In uno degli articoli più letti in assoluto della storia di Icebergfinanza, non dimentichiamolo, l’unico che da almeno sei anni parla di questa crisi in termini di “debt deflation” abbiamo scritto…
Come può andare a finire?
Ma veniamo quindi alle possibili soluzioni nascoste tra le pieghe della storia e dell’analisi empirica.
Incominciamo per prima dall’analisi empirica e precisamente da uno studio uscito qualche anno fa ad opera della McKinsey dal titolo “Debt and deleveraging: The global credit bubble and its economic consequences”, il quale analizza 45 episodi storici di deleveraging accaduti in alcuni settori delle 10 principali economie occidentali e 4 relative ai Paesi emergenti.
Il risultato è che in 23 episodi la crisi si risolse con una crescita futura del debito inferiore a quella del Pil, attraverso un calo del debito in termini nominali, in 12 episodi vi fu un aumento nominale della crescita attraverso la creazione di inflazione, la quale riduce il rapporto debito/crescita economica, in 7 episodi la contrazione del debito avvenne ad opera di fallimenti generalizzati pubblici e privati e solo in tre casi l’economia mostrò un livello di crescita in grado di far diminuire il rapporto debito/PIL.
Purtroppo, al momento attuale l’evidenza sembra far propendere tutto verso la terza ipotesi, ovvero la contrazione del debito attraverso fallimenti generalizzati o ristrutturazione del debito. Opzione confermata anche da Reinhart e Rogoff, due dei massimi esperti di crisi di debito al mondo, capaci di analizzare ben 800 anni di storia.
Mentre in Europa infuria il dibattito tra i sostenitori dell’austerità e della flessibilità, tornando alla crisi giapponese è importante osservare come nel 1997 la scelta di politiche di consolidamento fiscale fecero aumentare il deficit del 68% con 6 trimestri di crescita consecutiva negativa (vedi Figura 2)…
… etc etc!
Purtroppo, al momento attuale l’evidenza sembra far propendere tutto verso la terza ipotesi, ovvero la contrazione del debito attraverso fallimenti generalizzati o ristrutturazione del debito.
Lo scrivo dal lontano 2009, ma probabilmente troppi non vogliono comprendere quello che in realtà sta accadendo. Il Giappone ha dimostrato che la scelta politica di non affrontare il problema, quello di rinviare a tempi migliori scelte difficili, quello di lasciare per troppi anni cadaveri economici e finanziari in circolazione, veri e propri mostri, zombie che stanno distruggendo anche la parte sana del tessuto economico/finanziario.
Ora arriva anche lei, Carmen Reinhart, a ricordarvi che…
Anno nuovo, default nuovo… Mosca: Ucraina ha fatto default
Non solo fallimenti sovrani ma soprattutto nei prossimi anni, fallimenti corporate, banche e imprese. Lo so, non vi piace la prospettiva, ma continuando ad ignorare la realtà, rischiate di farvi male. In fondo non è colpa Vostra se la fuori la classe politica e manageriale non ha la più pallida idea di quello che sta accadendo.
L’unica cosa che sanno dirvi è che noi non siamo come loro, a noi non succederà mai!
MIAMI – Quando si parla di debito sovrano, il termine “default” è spesso frainteso. Quasi mai esso implica il rifiuto totale e permanente di tutto il debito; infatti, perfino alcuni titoli russi dell’epoca zarista erano stati alla fine (anche se solo in parte) rimborsati dopo la rivoluzione del 1917. Piuttosto, il mancato pagamento – un “default”, secondo le agenzie di rating, quando coinvolge creditori privati – spinge in genere a una discussione sulla ristrutturazione del debito, che può comportare una proroga della scadenza, tagli nel pagamento della cedola o riduzione del valore nominale (i cosiddetti “haircut”).
Se la storia è maestra di vita, tali discussioni potrebbero verificarsi anche nel 2016.
(…) Già agli inizi del 2016, si sono manifestati chiari segni di gravi burrasche di debito/default all’orizzonte.
Per alcuni stati sovrani, il problema principale deriva dalla dinamica del debito interno. La situazione dell’Ucraina è certamente precaria, anche se, dati i suoi fattori chiave unici, probabilmente è meglio non trarre conclusioni più generali dalla sua situazione.
La situazione della Grecia, al contrario, è fin troppo comune.(…)
(…) la mossa della Federal Reserve degli Stati Uniti di aumentare i tassi di interesse, insieme al rallentamento della crescita (e, a sua volta, gli investimenti) in Cina e al crollo del prezzo del petrolio e delle materie prime, ha portato l’afflusso di capitali a una battuta d’arresto. Ultimamente, molte valute dei mercati emergenti si sono deprezzate bruscamente, aumentando il costo del servizio del debito in dollari. I ricavi delle esportazioni e del settore pubblico sono diminuiti, allargando il disavanzo delle partite correnti e il deficit di bilancio. La crescita e gli investimenti hanno rallentato quasi su tutta la linea.
Da un punto di vista storico, le economie emergenti sembrano essere dirette verso una crisi maggiore. Naturalmente, esse potrebbero mostrarsi più resilienti delle loro precedenti. Ma non è detto.
MA NON E’ DETTO! Buona consapevolezza!
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Il fallimento ” parziale ” dell’ukraina è un atto d’ingerenza del fmi di ritorsione nei confronti della Russia. E’ stato creato un precedente in cui ci sono creditori o debitori di serie A o B .