in caricamento ...
LA MERKEL RICORDI CHE ANCHE I FUGGER FALLIRONO!
Non c’è nulla di più affascinante che seguire le orme della storia, leggere le vicende umane, sociali ed economiche della storia, quando la storia si specchia nel presente e ti aiuta a comprendere il passato, cercando di fornirti la soluzione è un’ esperienza magnifica.
E grazie alla storia che Icebergfinanza ha saputo vedere lontano oltre l’orizzonte, comprendere i meccanismi di questa crisi, grazie alla storia e all’economia comportamentale, alle scienze cognitive cancellando dalla mente le fesserie delle aspettative razionali o quelle della campana a morto gaussiana.
La fine di una famiglia che era giunta a maneggiare le sorti dell’Europa
Schwaz è una tranquilla cittadina del Tirolo, nella bassa Valle dell’Inn, un tempo importantissima per le sue miniere d’argento. Uno dei capisaldi del potere degli Asburgo. E del legame tra gli Asburgo e il potere finanziario. Infatti, proprio allo sfruttamento delle miniere di Schwaz erano legati i Fugger, la più grande dinastia di banchieri tedeschi. Ancora oggi nell’immaginario del popolo tedesco essi rimangono il simbolo del banchiere, sono sinonimo di ricchezza e potere. Leggi il resto: Linkiesta.
Mentre in Italia troppo spesso si dimentica che la borsa e l’economia nacquero nelle botteghe della nostra cara penisola e che noi eravamo i maestri…
Per imparare le tecniche dei commerci, le scritture contabili (come la partita doppia) e le lettere di cambio occorreva venire in Italia. Il giovane Fugger dal 1473 al 1478 fece il suo apprendistato nel Fontego dei Todeschi sul Canal Grande, adiacente alla fervida Piazza di Rialto. Prendendo esempio dagli italiani iniziò ad usare la leva finanziaria nei commerci, a gestire e a convivere con “il rischio”. (…)
(…) Carlo V lasciò a suo figlio Filippo II un impero vastissimo ma fortemente indebitato. Le finanze pubbliche erano connaturate da “squilibri strutturali”, ingigantiti dalla necessità di sostenere continue guerre: gli eserciti costavano. Le tasse non bastavano a coprire né il costo dell’apparato burocratico, sempre più famelico, né le spese per preparare flotte ed eserciti. Le enormi quantità di argento provenienti dall’America finivano in buona parte a pagare i prestiti o a pagare l’importazione di manufatti e spezie.
La bilancia commerciale dell’Impero spagnolo era fortemente deficitaria. Di fronte a questi squilibri, la scorciatoia fu..non pagare i debiti e dichiarare il default. Avvenne nel 1557: il colpo fu pesantissimo per la banca dei Fugger. La concentrazione del rischio presso gli Asburgo fu un errore fatale. Un impero così ricco e vasto era ritenuto affidabilissimo. Ma non fu così, né bastò la fedeltà alla Corona a renderli immuni ai fallimenti della politica: Filippo II sapeva benissimo quanto suo padre doveva ai Fugger per l’elezione a imperatore ma laragion di stato non li risparmiò. Anche per i banchieri genovesi il colpo fu duro, ma riuscirono a riprendersi, a resistere ai successivi e ricorrenti default, rimanendo fino al terzo-quarto decennio del Seicento i dominatori delle finanze dell’Impero spagnolo.
Nel regno di Carlo V, la nobiltà spagnola fu sempre ostile ai Genovesi, alle vertiginose ricchezze che accumulavano. Questa ostilità crebbe sotto Filippo II. Il sovrano ed il suo entourage furono preoccupati del loro crescente potere. Nel 1573 vi furono Actas de la Cortes de Castilla contro i genovesi ma il colpo più duro, un vero e proprio blitz – che puntava alla loro estromissione – venne messo in atto nel 1575 con il decreto regio del primo settembre (promulgato in dicembre): tutti gli asientos – contratti molto diffusi per anticipi a breve termine rimborsabili con i preziosi in arrivo dalle Americhe – stipulati dopo il 1560 furono annullati, quindi si cancellò con un colpo di spugna gran parte delle obbligazioni tra il governo spagnolo e i banchieri genovesi.
Filippo II voleva in questo modo sostituire i genovesi con i banchieri spagnoli, portoghesi e soprattutto tedeschi, confidando nella fedeltà asburgica dei Fugger che subito sostennero le finanze spagnole. Il piano contro i genovesi era ben articolato: aveva un braccio normativo, uno finanziario con l’individuazione dei banchieri di supporto e un terzo politico, alimentando la rivolta e le divisioni all’interno della Repubblica genovese.
Un ciclone finanziario pesantissimo colpì Genova ma, soprattutto, la città fu sconvolta dalle lotte intestine: i nuovi mercanti si ribellarono contro l’aristocrazia finanziaria, che fu cacciata dalla città (non pochi storici vedono la mano spagnola dietro lo scoppio della rivolta). L’alleanza tedesco-spagnola sembrava vincente, i Fugger colpiti duramente dalla bancarotta del 1557 tornavano in auge, veniva premiata la loro fedeltà all’Impero.
Ma i genovesi seppero bloccare il flusso dell’oro dai porti mediterranei verso le Fiandre e soprattutto interruppero il “sistema delle lettere di cambio”: l’infrastruttura finanziaria dell’Impero fu bloccata. Ben presto le truppe spagnole impegnate nelle Fiandre rimasero senza soldi e si ammutinarono, saccheggiando Anversa nel 1576. Dopo poco tempo ci si accorse che i portoghesi non avevano capitali a sufficienza, che i finanziamenti dei tedeschi servivano all’Impero a prendere tempo ma non risolvevano il problema del blocco dei flussi perché non governavano le piazze finanziarie, che i banchieri castigliani non erano depositari delle raffinate tecniche contabili e bancarie dei genovesi.
Si incepparono dunque gli scambi tra le varie piazze finanziarie europee. Ma con il “default per decreto” Filippo II ed i suoi consiglieri fecero un altro grave errore, sottovalutando i meccanismi di circolazione dei titoli che avevano condannato al default e dei titoli connessi: ijuros de resguardo – che i genovesi avevano venduto in tutt’Europa perché pagavano una buona rendita – venivano rimborsati al momento della liquidazione dell’asiento, ma se saltava uno saltava l’altro. Pensando di colpire i banchieri della Superba, con il default si infiammò invece l’Europa e si colpirono anche mercanti e risparmiatori spagnoli.
Filippo II fu costretto a trattare di nuovo con i genovesi. Si arrivò ad un accordo sul debito, il “medio general” del novembre del 1597 tra i ministri della Corona imperiale e i rappresentanti dei banchieri genovesi: il nuovo accordo riconosceva loro maggiori prerogative e la loro presa sulle finanze dell’Impero divenne sempre più forte, sempre più esclusiva. I Fugger furono definitivamente tagliati fuori. (…)
La Merkel rilegga la storia dei Fugger e del loro rapporto con gli Asburgo: a volte pensare di governare i mercati finanziari con il cinismo della politica può provocare disastri.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/merkel-fugger#ixzz2Tlj0FK7H
Grande Andrea!!!
A volte basterebbe solo rileggere i l passato…. almeno per non commettere gli stessi errori.
Possibile …. non è come il pesto ma come la peste…
Ma vi rendete conto della differenza, culturale ed antropologica esistente tra noi ITALIANI, goderecci, e gli Alemanni, germanici, i Deutsche parlanti ?
amano saccheggiare, fottere i diversi da loro, Lebensraum de m.e.r..d.a.
Non faccio più distinzione tra filo germanici, germanici e loro vassalli….
feccia tutti sono ! 😈
e per rincarare la dose, attualizzando la storia, gli eventi passati…ricordo quello che fece un certo Beniamino Andreatta tra il 1978 e il 1981….
o si fu il Parlamento…la DC….Paolo Baffi si dimette, Sarcinelli arrestato, Ciampi diviene Governatore….ehh…
nel 1979 entrata nello SME, ECU….
Cosa voleva Andreatta ? lo Scudo a parità con l’ECU nel 1881 – 1982 ?
la storia non la si vuole insegnare …ehhh chissà il perchè ?
Dopo averl letto il buon Mazzalai, fatevi un giretto da Bagnai…
Opporsi all’euro è l’unico segnale che oggi rimanga a un cittadino europeo per dichiarare il proprio dissenso dal metodo paternalistico con il quale l’élite mette il popolo di fronte al fatto compiuto, affinché il popolo vada dove l’élite vuole condurlo. Così come l’autore del “divorzio” ammette di essere stato perfettamente consapevole del fatto che questo avrebbe condotto a un’esplosione del debito, gli autori dell’euro ammettono di essere stati perfettamente consapevoli che iniziare l’integrazione europea dalla monetaavrebbe condotto a una crisi. Sfido io! C’erano trent’anni di letteratura accademica a dimostrarlo. Ma, teorizzano questi politici, la crisi era necessaria: bisognava che il debito pubblico esplodesse perché lo Stato imparasse a spendere di meno; bisognava che l’Europa arrivasse all’orlo del conflitto perché gli Stati si decidessero a muovere verso la non meglio specificata “unione politica”.
Solo che in questi argomenti c’è sempre qualcosa che non torna. Dopo il divorzio lo Stato non ha speso di meno, ma di più, e per di più orientando la propria spesa verso i più ricchi. L’unione politica proposta si configura sempre di più come progetto imperialistico: si parla apertamente di creare Zone economiche speciali in Grecia, di mettere sotto tutela tutti i governi periferici…
Se accettiamo questo metodo, non ci sono limiti a quello che ci potrà essere imposto. E l’unico modo per opporci è rifiutare l’euro, il segno più tangibile di questa politica e dei suoi fallimenti. 😉 😀
http://goofynomics.blogspot.it/2012/09/a-rata-der-mutuo.html
http://goofynomics.blogspot.it/2012/09/a-rata-der-mutuo.html
per gli indecisi ? ma vaaaa…per i seguaci dei Crucchi , in stile Tobias Piller
http://goofynomics.blogspot.it/2012/09/a-rata-der-mutuo.html
l divorzio tra Tesoro e Bankitalia e la lite delle comari: uno scritto per il Sole del 26 luglio 1991
di Nino Andreatta
http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=891110&chId=30
L’ imperativo era di cambiare il regime della politica economica e lo dovevo fare in una compagine ministeriale in cui non avevo alleati, ma colleghi ossessionati dall’ ideologia della crescita a ogni costo, sostenuta da bassi tassi di interesse reali e da un cambio debole. La nostra stessa presenza nello Sme era allora messa in pericolo (c’è da ricordare che il partito socialista si era astenuto quando il Parlamento voto’ nel 1978 sull’ adesione all’ accordo di cambio e che i ministri socialisti avevano di fatto un potere di veto sulla politica economica).
La nostra stessa presenza nello Sme era allora messa in pericolo
La nostra stessa presenza nello Sme era allora messa in pericolo
La nostra stessa presenza nello Sme era allora messa in pericolo
e ancora Andreatta:
Naturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamente in un nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l’ escalation della crescita del debito rispetto al prodotto nazionale.
Da quel momento in avanti la vita dei ministri del Tesoro si era fatta piu’ difficile e a ogni asta il loro operato era sottoposto al giudizio del mercato. 😈
poi la Tesoreria, caricata nel recente passato, provoco’ un volume eccezionalmente elevato di indebitamento
poi la Tesoreria, caricata nel recente passato, provoco’ un volume eccezionalmente elevato di indebitamento
poi la Tesoreria, caricata nel recente passato, provoco’ un volume eccezionalmente elevato di indebitamento
il collega Formica propose di rimborsare una quota soltanto del debito del Tesoro con una specie di concordato extragiudiziale.
il collega Formica propose di rimborsare una quota soltanto del debito del Tesoro con una specie di concordato extragiudiziale.
il “divorzio” tra Banca Italia e Min. Tesoro…continuo’ ad assicurare legami fra la politica italiana e quella dell’ Europa
http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=891110&chId=30
continuo’ ad assicurare legami fra la politica italiana e quella dell’ Europa
————————————————————————————————-
europa ? Quale ? Lebensraum ?
Ma vi rendete conto cosa dichiarò pubblicamente Beniamino Andreatta ?
Facendo queste proposte era mia intenzione drammatizzare la separazione tra Banca e Tesoro per operare una disinflazione meno cruenta in termini di perdita di occupazione e di
produzione, sostenuta dalla maggiore credibilita’ dell’ istituto di emissione una volta che esso fosse liberato dalla funzione di banchiere del Tesoro. Accarezzai anche l’ ipotesi di un rebasement della lira che avrebbe potuto essere sostituita da uno scudo italiano, con parita’ uno a uno con l’ Ecu
era mia intenzione drammatizzare la separazione tra Banca e Tesoro
era mia intenzione drammatizzare la separazione tra Banca e Tesoro
era mia intenzione drammatizzare la separazione tra Banca e Tesoro
lira che avrebbe potuto essere sostituita da uno scudo italiano, con parita’ uno a uno con l’ Ecu
lira che avrebbe potuto essere sostituita da uno scudo italiano, con parita’ uno a uno con l’ Ecu
lira che avrebbe potuto essere sostituita da uno scudo italiano, con parita’ uno a uno con l’ Ecu
Giobbe vediamo di non esagerare e di non generalizzare! Grazie
Devi essere connesso per inviare un commento.
La Merkel pensa che questa volta è diverso per cui pensa di scrivere una nuova pagina di storia, e oggi l’Italia ha la capacità e/o possiede qualcosa al dl là del debito per cui costringere gli altri a trattare?