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ITALIA REPUBBLICA BTPIZZATA!
Sul suo blog Beppe Servegnini pubblica la lettera di un lettore…
Caro Bsev, il 15 aprile ci sarà la quarta emissione annuale dei BTP Italia; mi viene in mente l’articolo 1 della Costituzione: “l’Italia e’ una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Visto che lavoro non ce n’è, si potrebbe dire che l’Italia e’ una repubblica fondata su BOT e BTP? In fin dei conti sono i titoli di stato che stanno reggendo la nazione. O da bot-people diventeremo “boat-people” anche noi? Matteo Sametti
L’Italia è fondata sul lavoro (in teoria), sui precari (di fatto), sugli annunci, sulle promesse, e sulle chiacchiere (tante chiacchiere). Comunque è vero: i titoli di Stato reggono la nazione – finché qualcuno li compra. Io l’ho fatto, come altri: mi sembrava doveroso, e non mi sento certo un eroe. L’Italia sarà anche una repubblicata BTPizzata; ma non è la Grecia e non è Cipro. Non è neppure la Spagna, economicamente più gracile. L’Italia è terra di imprenditori e artigiani, capaci di pensare con le mani: questa è la nostra forza. Alcuni bravi industriali, purtroppo, si sono messi a fare i finanzieri: ma restano una minoranza.
Certo, il debito pubblico è una palla al piede immensa. Pensate: gli interessi annuali – 80 miliardi! – superano la spesa per l’istruzione (61 miliardi, pari 4,4% del Pil: siamo ventunesimi in Europa). Come sappiamo, se lo spread aumenta, questa spesa cresce. Ecco perché un Parlamento incapace di formare un governo scherza col fuoco. I mercati, in qualche modo, danno per scontato che facciamo un po’ di casino in politica; e aspettano. Ma non per sempre. Una Repubblica BTPizzata? | Italians
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Non per sempre certo, ma per molto tempo ancora ( to big to fail …) a parte la pausa descritta all’inizio dell’anno dal nostro Machiavelli.
Un paio di giorni fa un altro degli illuminati che vanno di moda nelle aule accademiche Manasse, ha sussurrato… A preoccupare e’ il progressivo rimpicciolimento della quota di debito in mano agli investitori italiani, scesa in un anno al 35% dal 51%. “Non ci pone al riparo”, come invece avviene in Giappone. “Se salta l’Italia, salta l’euro: e’ troppo grande per essere salvata e troppo grande per uscire”. Wall Street Italia l
A preoccupare e’ il progressivo rimpicciolimento della quota di debito in mano agli investitori italiani, scesa in un anno al 35% dal 51%… a parte il fatto che è il contrario, a parte che siamo più vicini al 30 % come quota in mano ad investitori esteri vista la quota del 5 % detenuta dalla BCE ma che insegnano nelle aule universitarie, ma non diciamo fesserie meglio detenere la quota maggiore possibile del nostro debito pubblico..
State pronti lo spettacolo Italia non è ancora finito anzi….
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Leggo che l’inflazione in Italia è scesa a 1,6%, è stabile sotto il 2% in USA, in calo in Cina ed è calata persino qui (New Dehli) anche se è sempre difficile conoscere i dati reali in questi paesi. I consumi elettrici sono in calo in Cina e in USA mentre sono in crollo verticale in Europa. I consumi di carburanti liquidi sono in crollo in Europa, in calo costante in USA e l’aumento in questi paesi è minore del previsto e non basta a compensare le spinte al ribasso dei prezzi. E’ lecito aspettarsi un calo del Brent sotto 80$ ovvero sotto il costo di produzione del tight oil americano e da sabbie bituminose del Canada, evento catastrofico che porrà le basi per una crisi energetica appena più avanti. Le spinte deflazioniste si stanno palesando sempre di più. Mi aspetto il rendimento del decennale USA sotto l’1% e del trentennale al 2% entro il 2014. Sarà impossibile continuare a far finta che istituzioni finanziarie, industrie fortemente indebitate e fondi pensionistici non siano del tutto insolventi. Solo allora, perchè non resterà altro da fare, i vari QE che non sono altro che asset swaps che non immettono liquidità nell’economia, verranno sostituiti dall’arma finale, l’helicopter money drop che in realtà Bernanke non ha mai usato. Allora avremo inflazione, quella vera e nei paesi più esposti forse anche iper-inflazione. Per avere forte inflazione prima prima ci vuole super deflazione e ci stiamo arrivando. La scelta infausta fatta nel 2009 di salvare a tutti i costi qualunque istituzione bancaria TBTF porterà al risultato opposto a quello sperato ma nel frattempo le possibilità di ripartenza dell’economia in tempi ragionevoli sono scese a zero.
Forse è meglio che una parte consistente di obbligazioni italiane sia in mano a stranieri perchè se fossero tutti in mani italiane potrebbero tagliare il capitale per ridurre il debito pubblico (con standing ovation europea). D’altronde il debito è nostro…. 👿 👿
Gli investitori esteri penso che s’incazzerebbero con più potere di noi poveri mortali.
sarebbe più corretto, se necessario, tagliare solo la parte di debito in mano straniera.
A questa soluzione non avevo pensato.
Ma mi sa che si incazzerebbero ancora di più. 😆
@sherpa: non sarebbe un prblema nostro 😀 😀 😀 😀 😀
e sarebbe anche ora, finirebbero tutti i giochetti vari tesi dei CRUCCHI!!!!
se se tagliasse solo il debito in mano italiana, il saldo aggregato (pubblico + privato) rimarrebbe invariato, vi sarebbe solo uno spostamento dal privato al pubblico, se si tagliasse il debito in mano straniera il saldo migliorerebbe.
scusa, e poi cipro, con i prelievi forzosi solo sopra i 100.000,00 E di fatto ha penalizzato solo o quasi solo gli stranieri.
@laverita . A proposito dei giochetti vari tesi dai crucchi, ho letto oggi che l’iItalia ha versato altri 0,7 miliardi al fondo efsf..o m.. si insomma alle banche tedesche e francesi. E se non viene data alla banche di cui sopra, vengono investiti in … bund tedeschi. La nostra quota versata e’ ora di 43 miliardi, quella deliberata se non erro 135 miliardi. Per le imprese italiane o per ricapitalizzare le nostre banche i soldi non ci sono, per darli alla Merkel li troviamo sempre, e tutti zitti ( i media sussidiati).
@Sherpa. Direi che un altro fatto a favore del debito pubblico in mano a italiani, e’ che gli interessi rimangono in patria. Purtroppo anche qui ci sono i giochetti tedeschi e francesi, dovuti alla nostra storica politica debole, loro non pagano quasi nulla e noi veniamo spolpati.
quindi ti aspetti prima un crollo del prezzo del petrolio anche se nelle altre tue analisi documentavi che e’ destinato a salire in quanto difficile da estrarre a costi del passato?
quando prevedi avvenga il passaggio dalla deflazione all’ inflazione? 2017 o prima?
grazie
@ferrariferrari,
“se se tagliasse solo il debito in mano italiana, il saldo aggregato (pubblico + privato) rimarrebbe invariato, vi sarebbe solo uno spostamento dal privato al pubblico, se si tagliasse il debito in mano straniera il saldo migliorerebbe.”
Grazie per la precisazione, penso che ai possessori dei btp ed affini, egoisticamente parlando, il saldo aggregato interessi fino ad un certo punto, ciò che più gli importa e che non gli taglino il capitale investito. Non scordando comunque che nessun investimento è privo di rischio.
@Stanziale.
Certo se gli interessi rimanessero in Italia sarebbe un bene, ma fanno gola a molti….
E i nostri politici i nostri interessi si guardano bene dal farli.
Appunto lo suggerisce la storia in caso di default parziale sempre è avvenuto nei confronti del debito estero sempre… per opportunità politica
icebergfinanza,
Scusa l’ignoranza, ma dici che è possibile, in caso di default parziale, che tagliano solo il capitale dei btp ed affini in mano straniera lasciando intatto quello in mano nazionale?
Visto l’incapacità (o la non volontà) dei nostri “dirigenti” di difendere i nostri interessi, come spesso tu dimostri, avrei pensato il contrario.
Per quanto stupidi sia non credo che i nostri politici vogliano perdere il consenso dei propri connazionali.
Spero tu abbia ragione. E d’altronde il consenso del quale li investiamo e già talmente basso che se fanno una cosa del genere si meriterebbero bastonate.
Grazie per la risposta.
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un pensiero….se tutti il debito pubblico italiano fosse nelle mani degli investitori italiani, tutti quei miliardi di interessi finirebbero nelle tasche degli italiani, cosa che permetterebbe anche a tanti piccoli risparmiatori di avere un piccolo reddito integrativo.