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COOP CAPITALISM OR… A FAILURE OF CAPITALISM!
Nel fine settimana ho partecipato ad alcuni incontri al Festival dell’Economia di Trento che vorrei condividere con tutti Voi soprattutto quello che ha visto la partecipazione di Noreena Hertz teorica di una nuova visione del capitalismo, il Coop Capitalism, che si ispira all’esperienza delle cooperative, sostiene che l’uscita dalla crisi sia possibile solo adottando un modello economico basato sulla collaborazione e sulla solidarietà.
Se vogliamo non è certo una novità, visto che in questi cinque anni abbiamo spesso parlato di cooperazione e di sistemi economici alternativi bastai sulla collaborazione e sulla solidarietà ma se qualcuno di Voi ne vuole sapere di più QUI QUI in inglese,e QUI in video troverete tutto il necessario.
Molti di Voi ricorderanno quando scrissi che dalla Scuola di Chicago un pò la roccaforte del pensiero liberista o neoliberista che ha pervaso 30 di economia e di finanza venivaun semplice messaggio.
” Non importa tanto la validità di una teoria, quanto la sua capacità di contagio.”
Oggi abbiamo scoperto senza fare di tutta un’erba un fascio che questa teoria fallimentare era appoggiata più sulla sua capacità di persuasione e contagio piuttosto che sulla validità.
Ovviamente gli organizzatori del Festival dell’Economia hanno pensato bene di affiancare a Noreena uno dei figli della Scuola di Chicago dove ha ottenuto il dottorato, laureato alla Bocconi, il professor Alberto Bisin , per manifestare la giusta dose di scetticismo di coloro che fanno ancora oggi fatica ad ammettere il fallimento della loro ideologia.
Vediamo quello che ci raccontano gli amici di Giudicarie.com…
“Chi di voi ritiene che le vostre vite siano migliori di quelle dei vostri genitori? E chi di voi pensa che la vita dei vostri figli sarà migliore della vostra?”. Con queste due domande provocatorie rivolte al pubblico del Teatro Sociale, Noreena Hertz ha iniziato il suo intervento su “Giovani, crisi e coop capitalism” nell’ambito della settima edizione del Festival dell’Economia di Trento. Con Hertz, che è direttrice del Cibam e fellow dell’Università di Cambridge nonché consulente di molte multinazionali e organizzazioni, vi era Alberto Bisin, professore di Economia alla New York University e fellow di alcuni fra i principali istituti di economia internazionali. A mediare i “Dialoghi”, appuntamento promosso dalla Federazione Trentina della Cooperazione, Luca Rigoni, giornalista Mediaset.
Scontata la risposta del pubblico alle due questioni poste da Noreena Hertz: se quasi tutti hanno alzato le mani alla prima domanda, quasi nessuno lo ha fatto per la seconda. “Abbiamo pochi ottimisti fra di voi – ha commentato Hertz – ma in generale il quadro è piuttosto deprimente visto che questa è la risposta che ottengo praticamente ovunque.
Ci sentiamo così perché c’è mancanza di speranza, non è solo a causa della recessione, c’è qualcosa di più profondo. Qualcosa che è legato al sistema di capitalismo che ci ha guidato negli ultimi 30 anni”. In sostanza, per Noreena Hertz: “È passata l’epoca in cui si credeva che il mercato si regolasse da solo, in cui c’era quasi un rispetto religioso del mercato, come meccanismo che potesse garantire uguaglianza, giustizia, libertà. Così non è stato, dopo 30 anni di questo esperimento i paesi che hanno adottato questi meccanismi sono diventati più diseguali. Oggi in Italia, il Paese forse con la maggiore disegualità, i 10 più ricchi guadagnano come 3 milioni di poveri”.
È quindi necessario pensare a una visione che sia più articolata del capitalismo, e qui si inserisce il cosiddetto coop capitalism: “Si tratta di una nuova concezione del capitalismo, basata sul cooperativismo e su tre principi – ha proseguito Noreena Hertz -.
Il primo riconoscere che ‘collettivo è positivo”, perché la disuguaglianza, i programma di austerità se pongono gli oneri sulla parte più povera della società, danneggiano la coesione sociale e il capitale sociale, in definitiva i territori nel loro insieme. Poi il coop capitalism riconosce che il nostro modo di interagire è importante, riconosce il valore dei rapporti, la loro qualità, come interagiamo con gli altri, perché se ci sosteniamo reciprocamente abbiamo più possibilità di garantire un futuro migliore a tutti”. Infine, al terzo posto, la collaborazione che: “Può dare un giusto taglio alla concorrenza, perché collaborando i costi di transazione scendono e possiamo essere competitivi e produttivi”.
In definitiva per Noreena Hertz il coop capitalism concilia gli elementi migliori del capitalismo con i valori etici della collaborazione: “Non è un sogno nel cielo, lo vediamo all’opera ogni giorno. Oggi ci troviamo di fronte a una scelta importante, il mio auspicio è che noi possiamo scegliere di collegare l’economia con la giustizia sociale”.
Contrapposta e decisamente più cinica la visione di Alberto Bisin: “Gli economisti si sono occupati da tempo di capire qual’è il sistema economico migliore, ovviamente esso dipende da molte varianti, ma per la maggior parte delle ipotesi quello migliore è il sistema di mercato. E se è vero che l’uomo tende a cooperare, è anche vero che lo fa in determinate situazioni. Ad esempio lo abbiamo visto per il terremoto in Emilia, quando succede qualcosa di drammatico le persone cooperano ma poi, lentamente, il fenomeno cala di intensità. Quindi affermare che davanti ai problemi economici gli uomini cooperino sempre è una scorciatoia intellettuale, se così fosse sarebbe tutto perfetto ma non è così.
Figurarsi una scorciatoia intellettuale! Chissà come si dovrebbe invece definire il cammino intellettuale di coloro che da trent’anni portano avanti la teoria del contagio di un’idea per certi versi fallimentare basata sul bene assoluto e sul massimo profitto nel minor tempo possibile!
Hei ragazzi, tempo scaduto, fine delle trasmissioni. Avete avuto 30 anni per dimostrare che il vostro è il miglior sistema. Il fallimento è evidente, sotto gli occhi di tutti, fallimento intellettuale e politico, fallimento della finanza e della politica, della regolamentazione e della governance, fallimento o meglio un’ autostrada invece che scorciatoia intellettuale fallimentare.
E’ ora di mettersi da parte e lasciare spazio all’alternativa come in ogni democrazia. Se l’altenativa non è sostenibile e inadeguata lo vedremo nei prossimi anni!
E invece no dai media ai think tank, dai numerosi blog dissemiati per la rete di cui non faccio i nomi tanto li conoscete, dalle università alle scuole di manager, il fallimento del mercato viene presentato come il fallimento dello Stato.
Chiariamo un punto! In questa crisi sono fallite tutte le panzane sulle teorie delle aspettative razionali, tutte le barzellette sulla deregulation, quelle sulle capacità divinatorie di autoregolamentazione del mercato e allo stesso tempo è fallita la capacità di regolamentazione dello Stato e una concezione equilibrata di economia sociale di mercato.
Prosegue Bisin…
L’idea di costruire sopra questo concetto un sistema economico mi lascia perplesso”. Se diversi sono i sistemi finanziari fra i vari paesi, e in particolare fra Usa e Europa, uguali sono i risultati: “Negli Stati Uniti la finanza è lasciata al mercato, ovvero alla grandi lobbies, molto più che in Europa, dove è invece la politica a controllare la banche. Ma il risultato è lo stesso, ovvero il sistema finanziario è gestito in maniera inefficiente ovunque: che siano lobbies o politica il sistema finanziario sfugge comunque al controllo”.
Vero è però che il sistema cooperativo del Trentino è davvero efficiente: “Le cooperative qui sono un sistema di governance dell’impresa, si tratta di uno dei casi più interessanti – ha proseguito Bisin -. In Trentino le cooperative funzionano ma per una tradizione storica diversa, per un substrato culturale favorevole e per peculiari condizioni geografiche, visto che il territorio è montuoso, fatto a valli isolate dal punto di vista delle comunicazioni”.
Apriti cielo, la cooperazione funziona solo perchè il territorio è montuoso e fatto di valli isolate dal punto di vista della comunicazione. Bene allora finiamola con la globalizzazione e isoliamoci ognuno nella propria tradizione.
Se c’è una tradizione storica diversa non vedo per quale motivo non possa essere condivisa con altre realtà che hanno conosciuto solo il contagio del capitalismo unico e puro per la felicità di alcuni selvaggio.
Come ricordava Michele Dorigatti della Federazione Trentina della Cooperative peccato che nel mondo vi siano oltre un miliardo di cooperatori e solo in America la stessa America dove Bisin lavora sono oltre 120 milioni di soci cooperatori e che forse grazie alla cooperazione l’America non si trova in condizioni ancora più disastrose delle attuali.
Ricordate AMERICA: ESODO VERSO LE BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO e non dimenticate che ad oggi ben 46 miliardi di dollari sono migrati dalle banche d’affari americane alla cooperazione.
Concludendo con un riferimento alle parole di Bisin …
…Quindi affermare che davanti ai problemi economici gli uomini cooperino sempre è una scorciatoia intellettuale, se così fosse sarebbe tutto perfetto ma non è così.
…c’è solo da aggiungere che oltre un miliardo di cooperatori sono tuttora in azione e lo sono stati nei momenti migliori di questa grande illusione che ha prodotto il capitalismo.
Il professor Bradford DeLong fa una sintesi magistrale
(…) Mi sorprende l’entità della catastrofe, ma quello che mi sorprende ancor di più è l’apparente fallimento degli economisti accademici nel prepararsi per il futuro. Sulla scia della crisi mi aspettavo che i dipartimenti economici di tutto il mondo affermassero che bisogna cambiare i modelli impiegati.
Il fatto è che abbiamo bisogno sempre meno di teorici di mercati efficienti e sempre più di persone che lavorino (…) sui pregiudizi nozionistici. (…) Abbiamo bisogno di più storici delle politiche monetarie ed economiche e meno ideatori di modelli. Abbiamo bisogno di più economisti come Eichengreens, Shillers, Akerlofs, Reinharts, e Rogoffs e soprattutto come Kindleberger, Minsky, o Bagehot.
Tuttavia, non è questo quello che dicono i dipartimenti economici.
Forse non mi rendo perfettamente conto di quello che sta succedendo. (…) Ma se per caso mi sono perso qualche cambiamento epocale in atto, mi piacerebbe che qualcuno me lo indicasse.
Forse gli economisti accademici perderanno la condivisione delle loro teorie e la loro influenza sugli altri attori -dalle scuole di business ai programmi sulla politica pubblica, ai dipartimenti di scienze politiche, di psicologia e sociologia-. Mentre poi i rettori e gli studenti universitari chiedono più rilevanza ed utilità, forse questi colleghi inizieranno ad insegnare le funzionalità dell’economia lasciando agli accademici una disciplina che insegna semplicemente la teoria della scelta logica.
O forse l’economia rimarrà una disciplina che dimentica gran parte delle nozioni di una volta e che si fa continuamente distrarre, mandare in confusione e negare. Se dovesse veramente succedere, staremo tutti molto peggio.
Non è cambiato nulla stiamo tutti molto peggio! Coloro che guidavano uno scuolabus bendati e ubriachi con tutti noi sopra hanno ripreso in mano il volante in attesa della prossima curva!
ops ho diemnticato il link:
http://www.youtube.com/watch?v=mN8YEQagNII
Giuseppe
Sbagli, perchè Auriti sosteneva la moneta del popolo e non la moneta dello stato.
La moneta del popolo è la moneta di proprietà del portatore ed è la moneta democratica perchè è decentralizzata.
La moneta dello stato/del re/del governo presuppone sempre centralizzazione e quindi potere in mano di pochi (a volte buoni a volte cattivi).
Vedi che nel video si dicono cose molto simili, e non varrebbe nemmeno la pena specificare differenze che sono soprattutto formali, ma lo stato secondo te che sarebbe? uno stato democratico è diverso da uno stato monarchico o dittatoriale ma sempre stato è, non esiste lo stato per definizione buono o quello per definizione cattivo, anche se si desse la proprietà della moneta al popolo sempre “stato” sarebbe, uno stato in cui la sovranità è del popolo esattamente quello che c’è scritto nella costituzione del nostro di “stato” “la sovranità appartiene al popolo” oggi c’è lo sport di parlare contro lo stato a prescindere ma quale stato? quello di cui non si rispettano nemmeno le leggi?
Auriti era un giurista e sapeva che lo stato è un fantasma giuridico (lo stato siamo noi) per questo diceva ci vuole la democrazia? bene allora democrazia si ma integrale, diamo la moneta al popolo e poi voglio vedere chi è democratico e chi è anti-democratico.
Perché uno Stato democratico è lo stato in cui il popolo ha la sovranità.
E galloni cosa dice? Che è in pericolo la democrazia, in pratica dice la stessa cosa… con parole diverse, lo dice anche sempre Andrea che è in pericolo la democrazia…
Che diavolo significa la moneta del popolo e non la moneta dello stato se stato e popolo sono la stessa cosa?
E che dice Galloni nel video? “accettare questa impostazione monetaria significherebbe accettare che ci sia la democrazia e i centri del potere economico e finanziario sono assolutamente contrari alla democrazia…”
Insomma sono dettagli
Giuseppe
Ragazzi se vi va parliamo dell’argomento senza divagare troppo!
Io chiudo qui perché purtroppo divago automaticamente, e non è giusto perché devierei dal blog che è tuo e sarebbe scorretto da parte mia, alla fine poi ognuno è in grado di farsi una propria idea.
Giuseppe
Guarda, ci ho provato ma probabilmente è inutile perchè è ormai radicato il concetto di stato= popolo, ma se provi ad obiettare diventi un antistatalista e quindi anti popolo, da qui ha gioco facile chi vuole dividere i cittadini.
Ultimo tentativo, ma se non ti prendi tempo per riflettere e mettere in discussione i tuoi stessi punti fermi…
prendi un penna e scrivi sopra che è del popolo/dello stato/di chi vuoi tu, poi vengo io e ti dico che la penna è nostra e siccome macchia la voglio buttare; se ho sufficiente autorità (governo) te lo impongo… quindi di chi è la penna?
tua (sei tu il portatore/possessore)? nostra? dello stato?
…a meno che tu non sia consapevolmente contro la proprietà privata, allora capirei.
Beni pubblici,beni privati,beni comuni (come il tempo e la conoscenza).
Se non si riescono a distinguere, è inutile parlare di democrazia (potere al popolo, non allo stato/papa/re/banche ecc)
…e per chiarezza, ne contro Galloni nè contro Auriti ma presi insieme capendone le implicazioni.
Rientrando in topic, per forme di capitalismo cooperativo credo si possano prendere in cosiderazione le realtà che usano una moneta locale (ma senza mai dimenticare l’abuso che se ne può fare).
Con la moneta locale puoi trattenere la ricchezza sul territorio ed evitare gli effetti delle cavallette.
Ho seguito la conferenza in streaming e non mi sono ancora rivisto la registrazione, per cui mi potrebbe essere sfuggito il significato. Il coopcapitalism, per come è stato presentato è più un’idea che un modo di essere. Se le persone e le imprese cooperassero invece di competere sarebbe meglio. Ma in realtà il sistema cooperativo esiste e si comporta bene.
Di fronte alla prepotenza del sistema finanziario che pretende di dare le regole, di non pagare per i propri errori, la cooperazione che si comporta bene è la cenerentola che paga per gli altri.
Penso che le persone cooperino per risolvere i problemi comuni, ma quando sono messi in una situazione competitiva, in cui gli interessi sono contrapposti è molto difficile mantenere i rapporti collaborativi.
Questo problema, noto come “tragedia dei beni comuni” fa si che chi non collabora abbia dei vantaggi nei confronti degli altri.
http://it.wikipedia.org/wiki/Tragedia_dei_beni_comuni
In sostanza l’idea può essere giusta, ma la semplice volontà non basta.
La finanza sceglie i governi, figuriamoci se è disposta a cedere il proprio predominio. Prima va abbattuta e poi il coopcapitalism può costruire sulla macerie.
A una precisa domanda di come potesse fare un governo, la signora Hertz ha risposto:
-cambiare le regole di mercato
-fare in modo che le cooperative siano avvantaggiate fiscalmente
-coinvolgere le donne
Per chi vuole introdurre un nuovo sistema economico mi sembrano davvero proposte semplicistiche.
La cooperazione che consoco, in questo periodo, sta facendo il tentativo di inventare una rete di aiuto che coinvolga anche le piccole realtà economiche individuali, sperando di creare dei rapporti duraturi. Per vincere bisogna però considerare l’intera gamma dei rapporti economici.
Per essere più esplicito, se una cooperativa finanzia un piccolo esercizio con il microcredito, deve anche trovare il modo perché ci siano dei canali economici di sbocco che lo sostengano. Avrà così maggiore sicurezza nel rimborso del proprio credito e avrà creato una rete economica alternativa.
Io ho capito cosa mi hai scritto fidati… se non si ha chiaro il significato dei termini stato, governo dello stato e sistema giuridico si parla di aria fritta e si divaga, conosco il significato della parola stato e mi sono preso sufficiente tempo per rifletterci fidati non c’è bisogno di fare altri tentativi 😉
Giuseppe
p.s. Andrea se ti hanno dato fastidio cancella pure i miei interventi non mi offendo:)
Buna sera
Voglio esprimere un opinione personale sulle Cooperative.
Credo che le Aziende Cooperative insieme ad un economia basata sulla cooperazione e la solidarietà siamo un ottima soluzione a molti dei problemi creati dalla globalizzazione tra cui la delocalizzazione selvaggia e quindi disoccupazione diffusa e la sempre più diffusa finanziarizzazione delle aziende.
Naturalmente anche nel mondo delle COOP ci sono le mele marcie, probabilmente a causa di leggi e norme fatte all’italiana che in sostanza hanno reso una certa parte di cooperative un azienda privata guidata da un “capò” ed un infinità di “soci” all’oscuro di tutto quello che accade all’interno dell’azienda.
Ma sicuramente ci sono moltissime realtà (credo la maggioranza) da imitare sicuramente. Certe realta di quest’ultime le ho anche conosciute personalmente, lavorando per loro come azienda esterna per molti anni, e posso affermare che l’ambiente di lavoro è totalmente diverso da quello di una qualsiasi altra azienda tipo Spa, Srl o Snc; è migliore più “umano” e sicuramente più solidale e collaborativo.
Ma come tutte le cose anche le COOP sono fatte da uomini e quindi se gli uomini sono onesti le aziende andranno bene (mercato permettendo !!!) altrimenti……….faranno la fine di qualsiasi altra azienda privata.
Molte grazie per il link al video di Galloni moooolto interessante. Ne linko uno anch’io:
http://www.stampalibera.com/?p=46807#more-46807
E poi vorrei ricordare la definizione di moneta:
Per moneta si intende ogni oggetto materiale o entità astratta che svolga le funzioni di:
1) misura del valore (moneta come unità di conto)
2) mezzo di scambio nella compravendita di beni e servizi (moneta come strumento di pagamento)
3) fondo di valore (moneta come riserva di valore)
SD
thank you per il link, l’unica cosa… nemmeno li sanno cosa sia uno stato…
Giuseppe
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bellissimo video di Galloni che spiega la moneta e cosa è successo recentemente: “si è capito definitivamente che stampare moneta non aumenta l’inflazione questa è la novità che è emersa grazie alla crisi, è caduto il vincolo che ha impedito uno sviluppo sano, gli investimenti in tecnologia etc. si è capito che oggi l’umanità ha a disposizione tecnologie che consentono di avere a disposizione beni e servizi in modo molto maggiore rispetto alle esigenze degli attuali 7-8 miliardi di esseri umani con questo si scontrano gruppi di potere ad esempio impauriti dal fatto che l’energia si possa produrre per tutti a costi vicino a ZERO portando l’essere umano alla LIBERTA'”
Dorf ci sei? per la serie AURITI FOREVER 😉
Giuseppe