ARGENTINA E SPAGNA: IL DESTINO MANIFESTO!
Destino manifesto (in inglese: Manifest destiny) è una frase che esprime la convinzione che gli Stati Uniti abbiano la missione di espandersi, diffondendo la loro forma di libertà e democrazia. I sostenitori del destino manifesto credevano che l’espansione non fosse solo buona, ma che fosse anche ovvia (“manifesta”) e inevitabile (“destino”). In origine frase ad effetto della politica del XIX secolo, destino manifesto divenne un termine storico standard, spesso usato come sinonimo dell’espansione degli Stati Uniti attraverso il Nord America e verso l’Oceano Pacifico.
Il destino manifesto fu sempre un concetto generale più che una specifica politica. Il termine combinava un credo nell’espansionismo con altre idee popolari dell’epoca, compresi l’eccezionalismo americano, il nazionalismo romantico e un credo nella naturale superiorità di quella che allora veniva chiamata la “razza anglosassone”. Wikipedia
Puntuale come un orologio svizzero nel bel mezzo della più grave crisi economico/finanziaria della storia all’improvviso una sorta di ribellione latina al “destino manifesto” sembre tornare alla ribalta anche se non stiamo parlando di America o della famigerata razza anglosassone ma degli interessi spagnoli che in maniera sfumata richiamano il fantasma della razza ” conquistadores “…
(ASCA-AFP) – Buenos Aires, 15 apr – L’Argentina espropriera’ la YPF, la piu’ grande compagnia petrolifera del paese controllata dalla spagnola Repsol, e la proprieta’ verra divisa fra lo Stato e le province. La decisione, che aveva gia’ provocato le reazioni di Spagna e Unione Europea, e’ stata annunciata ufficialmente oggi fra gli applausi al termine di un meeting fra la presidente Cristina Kirchner, il gabinetto di governo e i governatori provinciali.
In un comunicato emesso al termine della riunione, la YPF-Repsol viene ”dichiarata di pubblica utilita’ e soggetta all’esproprio del 51% delle sue azioni”. Il restante 49% verra’ distribuito fra le province argentine che producono petrolio.
Si tratta di un’iniziativa acclamata tra slogan da stadio nelle aule parlamentari che ricorda altre situazioni verificatesi in passato in altri paesi dell’America Latina sotto il dominio occidentale.
Il governo argentino, la cui decisione è stata preceduta da mesi di voci e inchieste giornalistiche, non ha giustificato la misura come «una questione di interesse nazionale»: nel 2010 il paese si è visto obbligato a importare combustibili per un totale di 10 miliardi di dollari. La decisione è stata presentata sotto il titolo altisonante di «Sovranità degli idrocarburi della Repubblica Argentina» ed è stata giustificata con il fine del «raggiungimento dell’autosufficienza». Secondo Kirchner, «l’Argentina è l’unico paese d’America che non gestisce le proprie risorse naturali». L’annuncio arriva dopo mesi di pressioni del governo argentino su Repsol: La Kirchner punta il dito sulla mancanza di investimenti della compagnia sul territorio che sarebbe la causa della caduta della produzione.
L’esproprio riguarda il 51% della totalità di YPF che corrisponde esattamente alla quota di Repsol. La restante proprietà rimarrà in mano della famiglia Eskenazi e di altri piccoli investitori.
Ma per capire a fondo questa storia è necessario ricordare l’acquisizione: nel 1999 Repsol decise di scommettere sulla internazionalizzazione e comprò il gruppo YPF per 13 miliardi 437 milioni di euro, un prezzo nemmeno pronunciabile se tradotto nelle antiche pesetas. Eppure anche il Financial Times allora premiò il presidente del gruppo, Alfonso Cortina, per aver condotto la fusione dell’anno. Come è facile da immaginare l’acquisizione fu un duro colpo per l’opinione pubblica , tanto che il successore di Cortina, Antonio Brufau, dovette compiere enormi sforzi per mantenere gli equilibri all’altro lato dell’oceano. Il gruppo Petrersen (della famiglia Eskenazi) fu scelto nel 2008, con il consenso del governo che mantenne diritto di veto, per argentinizzare la gestione, ed estese la sua quota al 26%. L’inizio della fine è stato un lento deterioramento delle relazioni del governo Kirchner con la famiglia proprietaria di Petersen.
I tentativi di salvare il salvabile da parte spagnola sono stati numerosi, tanto da fare intervenire in un’occasione il capo dello Stato (il re Juan Carlos) per contenere i danni. YPF rappresenta un quarto dell’utile operativo di Repsol, che non può attualmente reggere il colpo dell’esproprio. Nell’intervento alla Casa Rosada, Kirchner ha fatto riferimento a un articolo apparso negli ultimi giorni sulle pagine del quotidiano spagnolo El País in cui si riportavano questi dati e si accusava «la politica economica del governo con aumenti dei salari superiori al 20% e congelamento delle tariffe e dei prezzi dei prodotti» di essere la causa dei problemi di approvvigionamento energetico argentino. In relazione al testo ha dichiarato che «la presidentessa argentina non risponde a nessuna minaccia». Ha poi rassicurato dicendo che nessun gruppo straniero, che investe in Argentina, deve temere per il proprio futuro. Una rassicurazione che suona più che altro come una minaccia.
Tra gli investitori stranieri in Argentina regna il timore. Il congelamento delle tariffe che non segue l’andamento della crescita dei costi già soffoca il mercato. Ogni gruppo straniero, secondo quanto conferma un insider, ha nel proprio Cda almeno un uomo del governo. In concomitanza di questa azione contro Repsol l’uomo del governo avrebbe insistito affinché i dividendi venissero reinvestiti nel 100% sul territorio. Questo significa che la mano della Kirchner non ha bisogno degli espropri, i metodi di pressione sono variegati. Per quanto riguarda l’Italia, due gruppi del nostro paese gestiscono le reti del gas, sono Camuzzi e Techint, anche se la loro posizione non è nemmeno paragonabile a quella di Repsol.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/argentina-nazionalizzazione-petrolio#ixzz1sGjX0ZUn
Il petrolio in generale è il denominatore comune del cosidetto destino manifesto occidentale come vedremo in un’altra occasione.
E dopo la lunga tourne asiatica alla ricerca dell’elemosina orientale…
(ANSAmed) – ROMA, 16 APR – Dopo la Cina il Qatar: il governo di Mario Monti incassa un’altra partnership di rilievo sul piano internazionale, con Doha che si dice pronta a nuovi investimenti in Italia – ”e’ stata la corruzione” a scoraggiarli sino ad oggi – e riconosce al premier di essere a capo di un governo tecnico “che in cosi’ breve tempo e’ riuscito a riportare il Paese al livello che merita”. (…) Il Professore ha ricordato che il Qatar e’ “tra i Paesi piu’ dinamici e ricchi del Golfo”, e che ha un ruolo “molto attivo nel mondo arabo”, in particolare negli scenari interessati dalle Primavere arabe. (…) Gli interessi qatarioti in Italia abbracciano una vasta gamma di interessi. Doha sarebbe sul punto di rilevare almeno in parte la quota dei soci libici di Unicredit e punta a consolidare gli scambi con Finmeccanica: sul tavolo ci sono gli aerei da addestramento M346 e gli Eurofighter, i caccia che, attraverso la controllata Alenia Aermacchi, Finmeccanica produce in consorzio con i francesi, inglesi e tedeschi. C’e’ poi la Costa Smeralda: il braccio finanziario della famiglia reale del Qatar è a un passo dall’acquisizione della Costa Smeralda Holding con i terreni e gli alberghi dell’Agha Khan. Il Qia, infine, starebbe valutando anche un possibile passo verso Telecom Italia Media. (ANSAmed).
Quanto manca al giorno nel quale il Destino Manifesto guiderà i paesi dell’America Latina e il continente asiatico ad accompagnare l’inevitabile destino o declino “manifesto” del mondo occidentale sotto la spinta inesorabile di un collasso demografico e antropologico oltre che economico/finanziario anch’esso manifesto ?
Non appena avremo le necessarie autorizzazioni, la storia del Destino Manifesto diventerà più chiara e forse sarà possibile identificarla con quello che sta accadendo in Europa e nel nostro Paese.
Per la Spagna piove sul bagnato. L’Argentina si è mossa nel momento più favorevole per lei. Credo che l’evoluzione sarebbe stata diversa in caso YPF fosse parte di una compagnia inglese. Ci sono altre compagnie italiane che hanno grossi investimenti in argentina Telecom Italia per fare un esempio. Rivogliono le loro aziende, che le ricomprino e per come sono gli argentini (noi non siamo diversi) sono curioso di vedere se sanno fare meglio. Sono falliti,non hanno pagato i debiti quando si tratta di corruzione figurano ai primi posti, la ricchezza è concentrata in poche famiglie (ancor più rispetto a noi), mi auguro che il tutto venga svolto per il bene comune, ne dubito. L’occidente si era salvato perchè sfruttava il resto del mondo ora per salvarci dobbiamo imparare a camminare con le nostre gambe e non mi sembra che il resto del mondo sia indirizzato verso qualcosa di innovativo anzi sta copiando e allora avanti ognuno controlli il proprio orticello.
In Italia ci sarebbe da espropriare Autostrade.
E’ una mia fissa.
Saluti,
Raffaele
Sull’espropiazione non concordo pur sapendo che i Benetton curano bene i loro interessi. Una bella opa sul 70% del capitale senza premio di maggioranza da parte della CDP sarebbe un bel segnale.
Rispetto la tua opinione. Giova ricordare che quella e’ stato uno stupro finanziario, un’acquisizione tutta a leva. In pratica il flusso di denaro degli automobilisti passa dal casello e va a pagare dividendi, interessi alle banche e rimborso dei debiti. Cosi’ l’imprenditore lo faccio anch’io.
raffaele
p.s.: se poi scoppia qualche casino per overleverage si socializziamo i costi, come al solito.
Quello era stato l’ennesimo regalo che la politica aveva fatto alla finanza. Quello che mi infastidisce non è tanto una eventuale socializzazione dei costi ma la non certezza della pena e l’ eventuale relativa detenzione dei resposabili.
“regalo”…chissa’ che giro di megamazzette su conti offshore, un po’ scudati e quelli non scudati ancora al riparo. La verita’ che anche sul fronte lotta all’evasione e corruzione e’ molto fumo negli occhi e tutto e’ molto mediatico. I grandi non vogliono prenderli.
Ma poi perche’ CDP dovrebbe pagare un asset costruito con le tasse degli italiani delle precedenti generazioni? Al danno la beffa??
Anche se fantasiosa la ritengo un ipotesi equilibrata con la certezza che l’azienda resta in mani “nostre”. Riguardo “Al danno la beffa” mi sembra che in quel senso si vive così ogni giorno senza che i responsabili paghino.
Il fatto che si viva cosi ogni giorno non e’ un buon motivo per fare ulteriori regali (nella tua ipotesi ai Benetton che si vedrebbero liquidata dalla CDP, quindi dai cittadini, la loro partecipazione per la quale a suo tempo non hanno cacciato un euro di tasca loro) e per perpretare una situazione odiosa (non far pagare i responsabili)
E’ vero, hai ragione. Comunque con un nulla di fatto noi continuiamo a discutere e loro a godere.
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Sul collasso antropologico possiamo discutere sulla base di quello che ciascuno ritiene il fine dell’esistenza umana , sempre che un fine esista.
Sul “Collasso Demografico” invece ho idea che non sia affatto causa di problemi, anzi.
Il mondo PURTROPPO continua ad avere una drammatica espansione demografica che per fortuna mostra qualche segno di rallentamento almeno sulla derivata seconda.
Dire che per mantenere lo sviluppo è necessario continuare ad espandere la popolazione del pianeta è un GRAVE ERRORE equivalente a quello di chi pensa che per mantenere la prosperità economica sia necessaria una crescita infinita.
E’ come se un ciclista per tenersi in equilibrio invece di aver semplicemente bisogno di raggiungere una determinata velocità tale da permettegli di sfruttare la conservazione del momento angolare delle ruote per tenersi diritto dovesse invece continuamente ed indefinitamente accelerare.
Il mondo con le sue risorse e le sue capacità di assorbire le scorie del ciclo umano manterrebbe assai meglio 5 miliardi di persone anzichè le attuale 7 o i futuri 9.
Spero che cominci presto anche la decrescita demografica anche dei “paesi in via di sviluppo”.