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PORTOGALLO: DON’T CRY FOR ME…!
Come amava ricordare il premio Nobel, Kenneth Arrow, “Non siamo mai sicuri, in una certa misura siamo sempre ignari!
Leggendo i dati dei mercati la Grecia potrebbe non essere l’unico Paese insolvente dell’Eurozona. La strada che ha intrapreso il Portogallo, purtroppo, è piena di spine. Oggi lo spread tra i titoli a 10 anni di Lisbona e i rispettivi titoli tedeschi (Bund) si è ulteriormente impennato e ormani da settimane viaggia a 1.200 punti. In questo momento il governo di Lisbona è costretto a pagare il 14% sui titoli a 10 anni. Non va meglio se si guardano le scadenze più brevi dove spread e rendimenti decollano. Lo spread tra i titoli portoghesi a 5 anni e i corrispettivi Bund tedeschi si attesta a 1.590 punti. Con il rendimento dei titoli a 5 anni al 17% e quello dei titoli a 2 anni al 13%.
Sin qui nulla di nuovo ma quello che mi ha impressionato è che …
Del resto, che il quadro sia difficile lo indica anche il fatto che il Portogallo stia chiedendo aiuto alle ex-colonie Brasile e Angola. Il piano di austerity a cui è vincolato il piano di aiuti della Troika comporta anche una serie di privatizzazioni di imprese portoghesi. Tra gli acquirenti internazionali c’è anche l’Angola che sta investendo massicciamente nelle aziende dell’ex colonizzatrice. Le compagnie di Luanda, infatti, possiedono circa il 4% delle società portoghesi quotate in Borsa. Una quota destinata a crescere al pari degli investimenti del governo del presidente angolano José Eduardo Dos Santos in favore delle società dello Stato guidato dal primo ministro portoghese Pedro Passo Coelho.
Gli aiuti delle ex colonie portoghesi all’ex colonizzatore Portogallo non sono solo finanziari. Vista la crescente richiesta di manodopera in Angola e Brasile è in atto un forte processo di emigrazione di giovani portoghesi nei due Paesi. Dai dati forniti dall’ambasciata del Brasile a Lisbona il numero di portoghesi con un permesso di lavoro in Brasile è balzato dai 52mila del 2010 a 328.860 di metà 2011.
Secondo i mezzi di informazioni locali il numero di portoghesi in Angola è più che quadruplicato raggiungendo quota 100mila, quattro volte il numero degli angolani emigrati a Lisbona. Se questa non è crisi. di Vito Lops – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/tSvX1
Bene! Abbiamo appena visto che la Grecia non sarebbe mai fallita, grazie alle rassicurazioni di quel manipolo di falliti che amministra il fallimento dell’Euro. Ovviamente anche Portogallo e Irlanda non falliranno, come la stessa Grecia.
Se qualcuno ha contatti a Bruxelles, ricordi che come il denaro ha Wall Street non dorme mai, anche la speculazione non si arresta e che loro raggiungeranno l’obiettivo anche in questo caso!
Il sequestro delle Nazioni e del futuro delle giovani generazioni è in atto con la connivenza di un branco di politici inetti o collusi che non ha avuto il coraggio di imporre regole agli sciacalli e agli avvoltoi della finanza!
Non solo ma ogni tanto qualche illuminato si diverte a giocare con i fiammiferi all’interno della santabarbara europea, condividendo l’ovvietà dopo essere stato messo nell’angolo…
Se vorrà scongiurare il materializzarsi di una nuova “tragedia greca” anche in Irlanda e Portogallo, l’Europa e il Fmi dovranno essere pronti a versare nelle case di Dublino e Lisbona aiuti per circa 180 miliardi di euro. Lo sostiene Lorenzo Bini Smaghi in un articolo pubblicato oggi nell’edizione online del Financial Times. Se è vero che il Portogallo potrebbe essere impossibilitato a finanziarsi sui mercati prima del 2016, questo significa che il Paese avrà bisogno di “un ulteriore aiuto per circa 100 miliardi” scrive l’ex membro del comitato esecutivo della Bce. “La stessa cosa – aggiunge – potrebbe essere fatta per l’Irlanda che necessita di altri 80 miliardi”. Parole che suonano come un avviso nei giorni in cui le borse celebrano i loro record post-crisi, mentre la Bce rivede al ribasso le prospettive del Pil in Europa pur rimarcando l’efficacia delle proprie iniezioni di liquidità nel “contenere gli effetti di contagio della crisi del debito sovrano”.
L’interpretazione della Bce non è sbagliata. Lo sblocco dei prestiti al settore bancario sta producendo in effetti conseguenze più che evidenti sul fronte dei titoli di Stato. Spagna e Italia continuano a sperimentare un calo dei rendimenti e un abbassamento dello spread con il bund tedesco, il principale punto di riferimento in fatto di stabilità. La buona notizia, insomma, è che il temutissimo effetto contagio che avrebbe dovuto passare dalla Grecia all’Italia, ovvero da un’economia contenuta ad una troppo grande per essere salvata, appare davvero scongiurato. La cattiva, lascia però intendere Bini Smaghi, è che a fronte del collasso greco e, verrebbe da aggiungere, dalle mai sopite spinte alla speculazione ribassista, a rischiare siano i mercati più piccoli della periferia. Portogallo in primis. ILFATTOQUOTIDIANO
Ovviamente in molti ricordano che prima che il gallo canti tre volte…
EURONEWS 06/03/2009 – 21.18 – L’ipotesi che un Paese della zona euro dichiari il default del proprio debito non è realistica. Lo ha detto Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio direttivo della Banca centrale europea.
Recentemente abbiamo visto che a differenza di quello che si credeva ben poche banche sono riuscite a disfarsi della loro esposizione alla Grecia, in alcuni casi come Intesa e Commerzbank l’hanno addirittura aumentata negli ultimi mesi.
Diamo quindi un’occhiata a quale era l’esposizione al Portogallo e di conseguenza alla Spagna verso la fine del 2010…
A settembre dello scorso anno l’esposizione divisa per settori era la seguente…
Ovviamente Germania, Francia e Inghilterra sono sempre ai primi posti in relazione all’orgia subprime europea alla quale hanno dato un rilevante contributo in termini di credito, ma la naturale esposizione spagnola è quella che preoccupa maggiormente proprio ora che il mercato immobiliare iberico sta nuovamente accelerando al ribasso!
“Non siamo mai sicuri, in una certa misura siamo sempre ignari … ma non questa volta!
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