HIGH FREQUENCY TRADING: IL RITORNO DEL CODICE DA VINCI!

Scritto il alle 07:20 da icebergfinanza

Ieri e’ stato affascinante ascoltare le confessioni di un ex dirigente di Goldman Sachs che dichiarava come ormai l’ambiente fosse marcio tossico distruttivo privo di etica dove gli interessi del cliente finiscono nel cestino. Ci sono voluti dodici anni di bonus e lauti stipendi per sputare nel piatto in cui ha mangiato a questo redentore, dodici anni per accorgersi di servire e collaborare in una putrida palude un po’ come hanno fatto per anni due campioni italiani oggi alla ribalta sulla scena nazionale e internazionale. Goldman dopo aver suggerito mesi fa di vendere titoli francesi per acquistare quelli italiani ora replica di vendere quelli spagnoli per insistere sui nostri! Un ulteriore segnale visto che a Goldman hanno l’abitudine di suggerire il contrario di quello che in realta’ poi fanno! Correva l’anno del signore 2009 e precisamente il 26 luglio quando Icebergfinanza per la prima volta in assoluto condivideva con i suoi lettori il famigerato high frequency trading, un sistema oscuro di trading fantascientifico. IL CODICE DA VINCI

Si tratta di programmi in grado di eseguire milioni di ordini nello spazio di una frazione di secondo, effettuando simultaneamente scansioni impressionanti, algoritmi in grado di individuare la tendenza prima che altri investitori possano accorgersene, cambiando ordini
e strategie nello spazio di millesimi di secondo.

Nella sostanza si tratta di programma soffisticatissimi in grado di rubare, si rubare legalmente alla luce del sole o meglio nella penombra degli abissi finanziari.

Se volete avere una dimensione di come questi programmi che viaggiano nello spazio di un nanosecondo ovvero il tempo che la luce impiega a percorrere 30 centimetri la tabella qui sotto dell’Economis ci aiuta.

Ora se ne parla a quasi tre anni di distanza anche in Italia in un covegno organizzato dall’ AIAF associazione italiana degli analisti finanziari, dal titolo ” Finanza: la serva padrona? ” atto d’accusa a 360 gradi sui vari aspetti della deriva dei mercati finanziari negli anni della crisidi cui trovate il resoconto in questo pezzo su FIRSTONLINE di cui condivido alcuni pezzi…

“Sotto i cieli della algo-finanza, un titolo azionario resta in mano ad un trader in media 22 secondi. Una pioggia di migliaia di micro-operazioni orchestate da 15 banche d’affari controlla il 70 per cento del volume di scambi della Borsa Usa. Il prezzo di un credit default swaps è il risultato di scambi privati, in busta chiusa, tra cinque intermediari che avvengono in piena opacità. Senza alcuna rispondenza con i valori economici o con il rating di un Paese, come dimostra il fatto che a pagella eguale possono corrispondere valori di cds anche doppi (come è avvenuto ad inizio estate tra Italia e Polonia). Il risultato? “La pressione sul debito sovrano – spiega Emilio Girino, docente del Cuoa di Vicenza – è il frutto dell’azione di speculatori pieni di cds ma che non hanno in tasca un solo Btp”.

In numeri, il dominio della finanza sull’economia reale si sintetizza così: 836mila miliardi di dollari contro 58mila miliardi di Pil. Ma le azioni o altri strumenti “tipici” sono ormai un’infima minoranza di quel che compare sugli scaffali dei supermercati della finanza: nel 2009 l’83% del mercato era composto da derivati, di cui l’87% erano strumenti “over the counter” sostanzialmente lontani da ogni controllo di sorta.

Ma a pagare il prezzo, per ora, è l’economia reale, soprattutto quella di un Paese come l’Italia, potenza manifatturiera dove la Borsa, che in termini di capitalizzazione vale un quinto del Pil, non svolge più la funzione di canale di raccolta di capitale per le imprese, soprattutto per le pmi: oltre il 90 % degli scambi è concentrato sul paniere principale, l’Ftse/Mib, alle altre 170-180 spettano solo le briciole.(…)

“L’HFT è un operatore ipertecnologico, capace di sfruttare per sè il ritardo tecnico degli ordini immessi nel listino”. Ritardo per modo di dire, visto che il tempo di cui si parla si misura in nani secondi. “La mia proposta di limitare ad almeno un secondo la permanenza di un ordine – spiega Bragantini – non è stata nemmeno presa in considerazione. (…) la giustificazione etica del guadagno di Borsa sta nel rischio assunto dall’investitore”. Ma in questo caso il rischio non c’è perchè l’operazione si apre e si chiude, in media, in 22 secondi.(…)

Pochi operatori di High Frequency Traders, non più del 3% della platea degli attori di Wall Street, controllano oltre il 70% dei volumi trattati dalle Borse Usa.

Ma a che serve tanta rapidità?

A fottere il prossimo serve, altro che liquidità come sostengono i lavavetri del libero mercato quelli che ne decantano quotidianamente le lodi, arrampicatori sui vetri del fallimento del secolo!

E la politica che fa! Nulla assolutamente nulla, tantomeno le inutili istituzioni come la SEC o la CONSOB, tutti al servizio del libero mercato! Sveglia ragazzi sveglia, il campo dei miracoli è pieno di gatti e volpi!

Icebergfinanza  partecipa al ” ENEL BLOGGER AWARD 2012 ” Se qualcuno di Voi trova un attimo di tempo ed è disponibile a sostenerci , questo è l’indirizzo per
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2 commenti Commenta
7voice
Scritto il 15 Marzo 2012 at 10:00

i cetruli che governano l’europa propongono la tobin tax !!!!andassero affankulo QUESTI COLLUSI !

first em
Scritto il 15 Marzo 2012 at 16:34

@7voice
la tobin tax è perlomeno indicativa di un atteggiamento che vuole circoscrivere lo strapotere della finanza; certo, da sola non può nulla. La realtà è, come mette in luce questo post, che non si esce dall’abisso in cui siamo precipitati se non si rigetta in toto l’attuale paradigma finanzocentrico: niente di meno che proibire i derivati, chiudere le borse non regolamentate, fare una lotta serrata ai paradisi fiscali, ripudiare la moneta-debito.

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