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GRECIA: L’OMBRA DELL’ IPERINFLAZIONE DI WEIMAR!
Come i lettori di Icebergfinanza ben sanno amo la storia come maestra di vita, chiunque dimentica il suo passato è destinato a riviverlo.
Abbiamo visto più volte insieme come l’uomo spesso e volentieri non sia in grado di apprendere nulla dal passato, rinchiuso nelle sue presunte sicurezze e vanità, nel senso di onnipotenza che spesso e volentieri cancella le lezioni del passato che in maniera empirica ci indicano la via per uscire dalle crisi.
Ieri una piccola perla storica è apparsa sul Sole24Ore che voglio condividere con Voi…
Una sera di fine dicembre 1922 arrivò alla Westbanhof di Vienna un distinto signore di mezza età. Proveniva da Rotterdam, città della quale era stato sindaco senza farsi particolarmente amare. Si chiamava Alfred Zimmermann. Non fu accolto con la fanfara benché venisse a ricoprire nientemeno che l’incarico di controllore- plenipotenziario del bilancio pubblico austriaco.
Rimase nella capitale fino al 1926, mandando rapporti mensili alla Società delle Nazioni (l’Onu di allora) circa i progressi delle finanze austriache lungo il percorso imposto dai creditori. Il potere di Zimmermann era enorme: se avesse costatato scarso rigore, avrebbe potuto sospendere i crediti di favore concessi all’Austria.
Smembrato l’impero, grande area di libero scambio, appesantita da una burocrazia non più necessaria, l’Austria era precipitata nell’iperinflazione e nell’insolvenza. Per uscirne, il governo guidato da Monsignor Seipel aveva firmato con la Lega delle Nazioni un protocollo che prevedeva la concessione all’Austria di crediti di favore sufficienti a superare la fase critica.
Questi erano sottoposti a tre condizioni: la rinuncia a ogni progetto di unione con la Germania, la creazione di una banca centrale indipendente e l’accettazione di una tutela straniera sulla finanza pubblica. Di qui l’arrivo dell’arcigno Zimmermann, descritto come “crociato antisocialista” e, forse per questo, accetto al reverendo cancelliere.
Inadatto al compito di mediatore politico, l’ex sindaco di Rotterdam svolse sbrigativamente la propria missione applicando alla lettera l’ortodossia finanziaria sancita dalla comunità internazionale. Quando se ne andò, l’Austria aveva ripagato il debito estero, il bilancio pubblico era in equilibrio e il cambio stabile. Il costo sociale fu, naturalmente, elevato ma, soprattutto, restò nelle élite austriache la cicatrice di una sottomissione accettata per forza maggiore.
Anche la Germania, trattata dai vincitori più rudemente del Paese danubiano, fu sottoposta a tutele esterne. Un commissario residente a Berlino fu incaricato del trasferimento all’estero delle riparazioni di guerra. Cosa inaudita, fu imposto nel 1924 alla banca centrale (Reichsbank) un consiglio generale composto per la metà da membri stranieri. Pochi anni dopo si capì quale risentimento profondo queste misure avessero diffuso nell’opinione pubblica tedesca.
Forse Angela Merkel farebbe bene a ripassare un po’ di storia.
Il resto del racconto di Gianni Toniolo lo potete trovare sul Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/F7kED
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dopo Mon.ti.signor Seipel ci manderanno un antipatico Olandese … Van Rompuy ???!!! 🙄 😥