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CULTURA UMANISTICA CERCASI!
Come ho scritto nel mio libro … " La ricostruzione della scienza economica e della cultura finanziaria deve necessariamente passare da una riscoperta complementarietà tra la cultura umanistica e quella scientifica, attraverso la filosofia morale e la sociologia, l’economia cognitiva, la storia economica e politica, limitando il peso della componente matematica pura."
In una recente intervista a VittorioZincone il grande architetto e designer italiano Enzo Mari demolisce con stile il mercato e il marketing, tutto ciò che uccide la fantasia e la creatività, il profumo umanistico che questa società sta perdendo giorno dopo giorno…
Educazione. Lei quanti designer ha allevato?
«Nel mio studio sono passati circa 500 ragazzi. I migliori? Quelli che avevano fatto studi umanistici».
Mari, lei è démodé. Parla di cultura umanistica nell’Italia delle tre “i”: Internet, Inglese, Impresa.
«Le tre “i” servono per creare degli zombi, dei cyborg. La cultura umanistica, invece, ti fornisce un corrimano etico che ti accompagna in tutte le scelte. Nel design vuol dire anche progettare per la gente, ignorando il mercato».
Progettare. Oggi i giovani designer hanno a disposizione strumenti eccezionali. Con le macchine a controllo numerico possono progettare pezzi di design in libertà. È la via giusta per rilanciare la loro creatività?
«No. È la via giusta per ucciderla».
Ma come… il designer con quelle macchine computerizzate è libero dalle imposizioni del mercato. Si può sbizzarrire.
«I computer non fanno bene al processo creativo. I nostri neuroni sono più potenti di un software. Certo, se uno ha già una cultura umanistica, la macchina può dargli una mano a sbrigare certe faccende. Ma su uno studente ventenne e demente che frequenta Architettura, l’effetto del pc può essere devastante».
Non ha una grande considerazione delle Università e degli Istituti per designer.
«Per quel che ho visto, creano spesso un vuoto di conoscenza. Ci vogliono meno scuole di specializzazione e più sapere umanistico. E poi io parto dal presupposto che la vera qualità nasce dalla fatica. Dal lavoro».
Più che dal tempo passato nelle aule?
«I giovani che non vogliono restare disoccupati dovrebbero capire l’importanza del lavoro come trasformazione. Partendo da qui, si costruisce il futuro»
Nella sostanza bisogna respingere come disse Albert Einstein…" l'idea che la scuola debba insegnare direttamente quelle conoscenze specializzate che si dovranno usare poi nella vita. Le esigenze della vita sono troppo molteplici perchè appaia possibile un simile insegnamento specializzato nella scuola. La scuola dovrebbe sempre avere come suo fine che i giovani ne escano con personalità armoniose, non ridotti a specialisti. lo sviluppo dell'attitudine a pensare e giudicare indipendentemente dovrebbe essere sempre al primo posto."
Partendo da qui si ricostruisce il futuro!
In un Ricominciamo dalla famiglia e dalla scuola, bisogna respingere, come disse Albert Einstein…" l'idea che la scuola debba insegnare direttamente quelle conoscenze specializzate che si dovranno usare poi nella vita. Le esigenze della vita sono troppo molteplici perchè appaia possibile un simile insegnamento specializzato nella scuola. La scuola dovrebbe sempre avere come suo fine che i giovani ne escano con personalità armoniose, non ridotti a specialisti. lo sviluppo dell'attitudine a pensare e giudicare indipendentemente dovrebbe essere sempre al primo posto."