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IL SOGNO ETICO
La definizione di etica assume spesso carattere soggettivo, i confini di questa definizione possono essere immensi, ma allo stesso tempo molto vicini al nostro modo di essere, di credere.
Secondo quanto riportato da Wikipedia etica è un termine che si riassume in condotta, carattere, consuetudine, una branca della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di distinguere i comportamenti umani in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati.
Si può anche definire l’etica come la ricerca di uno o più criteri che consentano all’individuo di gestire adeguatamente la propria libertà; essa è inoltre una considerazione razionale, dei limiti entro cui la libertà umana si può estendere.
In questo blog ho spesso evidenziato la differenza tra la parola "etica" e la "morale" evidenziandola in rapporto alla finanza e all’economia, come quella serie di comportamenti che portano l’uomo ad assumere atteggiamenti come il rispetto e la ricerca dell’interesse reciproco, un comportamento razionale probabilmente ispirato anche da principi morali, valori e ideali, ma indotto dall’idea che una comportamento etico presuppone un vantaggio reciproco.
Spesso nei commenti dei lettori ho sentito parlare di "utopia" rapportata all’etica nella finanza, quasi un’eresia di difficile soluzione.
Amartya Sen, profondo conoscitore dell’etica rapportata all’ economia dice che:
" Se è vero che gli individui in realtà, perseguono incessantemente e senza compromessi solo il loro ristretto interesse personale, allora la ricerca della giustizia verrà intralciata a ogni passo dall’opposizione di tutti coloro che abbiano qualcosa da perdere dal cambiamento proposto. Se invece gli individui, come persone sociali, hanno valori e obiettivi di più vasta portata, che includono la comprensione per gli altri e un impegno verso norme etiche, allora la promozione della giustizia sociale non dovrà necessariamente fronteggiare un’incessante opposizione a ogni cambiamento."(…)
Anche Partha Dasgupta pensa che….
“abbiamo bisogno gli uni degli altri, ci dobbiamo fidare, anche indirettamente. La società, prima ancora che l’economia, funziona quando ci sono delle interazioni reciprocamente vantaggiose perché si fondano sulla mutua fiducia”.
Recentemente ho scritto al vice direttore di Borsa & Finanza, Claudio Kaufmann queste considerazioni che molti lettori di Icebergfinanza conoscono, per avviare una riflessione …..
Possiamo stare qui a discutere per anni del perchè di questa crisi, avidità, regole, finanza creativa, eccesso di liquidità…., ma se non siamo in grado di comprendere che si tratta di etica, mancanza di etica, non morale, ma etica intesa come rispetto, trasparenza e interesse reciproco, allora la prossima crisi è dietro l’angolo, chiuque dimentica il suo passato è condannato a riviverlo. Famiglia, scuola, università, istituzioni, una maggiore cultura etica e finanziaria, non esiste altra soluzione!
La sua risposta sul giornale è stata questa….
" Vaste programme! " avrebbe risposto il generale Charles de Gaulle. In realtà, il presidente francese rispondeva così a chi gli suggeriva ricette per eliminare gli imbecilli. Obiettivo utopico. Parafrasando, ho molti dubbi che si possano introdurre ricette etiche sui mercati. Più modestamente, bisognerebbe introdurre regole più efficaci. E farle funzionare. Che poi è anche quello che dice lei, rispetto, trasparenza e interesse. Tre cose che nel mondo della finanza non richiedono "etica" ma regole ferree. e la galera per chi le viola. Poi bisognerebbe capire. citando ancora De Gaulle, quanti sono gli imbecilli, magari titolati di doppia laurea, che hanno creduto che si potesse realizzare il paradiso in terra, mettendo fuori bilancio dalle banche ( con i Siv, per dirne una ) le cartolarizzazioni di credito strutturato. Ma anche questo sarebbe un "vaste programme". Sarò cinico, ma penso che avidità ed ingordigia, mascherate da finanza creativa, ci saranno sempre. Oltre ad un toto di speculatori e di imbecilli. Semmai c’è una domanda molto corposa che ci si dovrebbe porre. nel dibattito in corso si delineanoo du posizioni: C’è chi dice che il sistema funziona, è sano, ma ha bisogno appunto di maggiori regole. E chi invece avverte qualcosa di insano, e suggerisce che sia la politica a riacquistare quel ruolo che il mercato lasciato a briglie sciolte le ha tolto. Un dibattito per niente nuovo come pur qualcuno fa credere. i fautori del mercato e i critici del mercato esistono da secoli. Per esempio i future sul riso esistono inGiappone dal 1700. Dal loro utilizzo è anche nata la teoria delle candele giapponesi, non risulta che abbiano prodotto carestie epocali, ma oggi è diverso: a molti popoli manca il riso o costa troppo, che è la stessa cosa. E non si può lasciare alla carta finanziaria il compito di risolvere il problema. Speriamo che il G8 decida su questo e altro ancora.
Premetto di essere quasi d’accordo su tutto con Claudio, ma su una cosa dissento anche se possiamo stare qui a parlarne per mesi, anni, secoli e riguarda l’obiettivo utopico.
Abbiamo già visto che l’Utopia è l’unica città al mondo che l’Umanità visita incessantemente ogni giorno della sua vita, ma qui non si tratta di un " vaste programme" ma di un piccolo programma personale, che parte dal basso, perchè il cambiamento parte da ognuno di noi. Il comportamento etico deve essere "seminato" dal nostro agire prima di tutto, se aspettiamo il cambiamento dall’alto allora si che si tratta di "utopia".
Vanno bene le regole, la trasparenza, la galera e chissà che altro, ma se non vi è una condivisione di norme "sociali" resta un’utopia.
Se non partiamo dalla famiglia, dalla scuola, dalle università ad insegnare il rispetto dell’uomo, ad insegnare una cultura finanziaria che conosca la variabile "etica", non vi è alcuna possibilità di cambiamento se non attraverso alcuni individui che rappresentano ancora floride isole di speranza.
Gli speculatori e gli imbecilli titolati esisteranno sempre, anche coloro che dicono che la speculazione da equilibrio al mercato o che gli hedge fund assicurano liquidità al mercato stesso, ma la follia nel singolo è l’eccezione e nelle masse la regola, come dimostra ogni grande speculazione della storia, dai tulipani ad internet, dai Mari del Sud ai Subprime!
Se poi crediamo che non sia possibile avere un ritorno economico utilizzando l’etica nella finanza, ebbene vi invito a leggere l’ultimo articolo scritto da Barbara Ardu sulla Repubblica dal titolo " Risparmio,_la_rivincita dei_fondi_etici. " la trasparenza ha contribuito ad evitare le perdite subprime!
" L´etica paga sempre. Anche in tema di risparmio. A un anno dal tracollo dei mutui subprime, che ha messo a tappeto i mercati finanziari, si scopre che i fondi etici sono andati meglio di tutti gli altri. Il confronto, il primo in Italia, è stato fatto dall´Osservatorio finanza etica, in collaborazione con Morningstar.(…)"
" (…)Lo scarto più significativo è sull´anno: mentre i bilanciati tradizionali perdono l´11,04, quelli etici hanno ceduto la metà, il 6,29 per cento. E lo stesso accade se il confronto è fatto a sei mesi: il comparto tradizionali perde il 9,14 per cento, quello degli etici il 5,69. Stessa musica per gli obbligazionari. A un anno dall´inizio della crisi i fondi tradizionali hanno perso il 2,07 per cento, quelli etici hanno guadagnato, anche se pochissimo, uno 0,19 per cento.(…)
La musica cambia per quanto riguarda l’azionario, ma si sa, in quello spesso di tutta l’erba un fascio.
Quindi una maggiore trasparenza è significato di etica, ovvero permettere all’investitore di comprendere sino in fondo dove andranno investiti i propri risparmi.
Alle volte le regole sono fatte per essere aggirate e il sistema, la società ne è spesso la dimostrazione, manca comunque e sempre, non ovunque per fortuna, un fondamento etico e morale se vogliamo.
Amrtya sen richiama spesso il distacco che è avvenuto tra l’economia e l’etica, secondo il quale è sorprendente il carattere consapevolmente " non etico " dell’economia moderna e l’evoluzione di questa disciplina in gran parte quale derivato dell’etica.
Come abbiamo visto spesso in passato, Adam Smith, è stato principalmente un professore di Filosofia Morale all’Università di Glasgow, che ha scritto la "Teoria dei sentimenti morali" il suo primo saggio, un’opera che attira l’attenzione del filosofo Hume e quella di molti studenti dell’epoca che raggiungono Glasgow attirati dall’idea di assistere alle sue lezioni e diventa uno degli argomenti di conversazione preferiti dell’epoca.
Seguendo l’approccio basato sui sentimenti, Adam Smith descrive nella Teoria dei sentimenti morali appunto, un sistema morale fondato sul principio di simpatia che comporta l’immedesimazione nelle passioni e nei sentimenti altrui e che differisce dalla benevolenza e dall’ altruismo pur non sostituendosi all’egoismo.
Comunque sia si tratta sempre di scegliere e dalla scelta di ognuno di noi dipende il destino della collettività, utopia o possibilità di cambiamento, questo è il dilemma!
Per simpatia, sentimento innato nell’uomo, va intesa la capacità di identificarsi nell’altro, la capacità di mettersi al posto dell’altro e a comprenderne i sentimenti in modo da potere ottenere l’apprezzamento e l’approvazione altrui.
Da questo sentimento gli individui deducono regole morali di comportamento.
La coscienza morale non è allora un principio razionale interiore, ma, scaturendo dal rapporto simpatetico che l’uomo ha con gli altri uomini, presenta un carattere prevalentemente sociale e intersoggettivo. (http://it.wikipedia.org/wiki/Adam_Smith)
In sostanza, ciò evidenzia come lo stesso Adam Smith ritenesse l’interesse personale come frutto di quella "prudenza" che presuppone un interessamento all’altro, che si immedesima nelle sue passioni o nei suoi sentimenti.
Non ho idea di come viene dipinto il pensiero di Adam Smith nelle nostre università, se prevale l’insegnamento della " Ricchezza delle nazioni" o esiste anche un continuo riferimento alla sua " Teoria dei sentimenti morali", ma credo che oggi la libertà del mercato, l’interesse del singolo non possono prescindere in alcun modo dall’interesse collettivo.
In fondo si tratta di scegliere, come dice Tenzin Gyatso… " Poiché i nostri interessi sono inestricabilmente interconnessi, si deve accettare l’etica come l’indispensabile interfaccia tra il proprio desiderio di essere felici e quello altrui! "….il resto aggiungo io si tratta di speculazione, pura e semplice speculazione, comunque la vogliate chiamare!
A proposito di MORALE
Se avete seguito lo scandalo dei formaggi
http://www.investireoggi.it/forum/lo-scandalo-dei-formaggi-che-schifooooo-vt34158.html
http://www.investireoggi.it/forum/topic-redirect-vp624745.html#624745
leggete anche questo: Il padrone di Lactalis è un imbroglione. Già condannato
A proposito di morale, in Italia una condanna non si nega a nessuno, tanto poi c’è il perdono……………
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Vi ricordate il colonnello Bernacca? Almeno lui una perturbazione quando la vedeva ce lo diceva. Il FED-bernacca manco morto.