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LE SORGENTI DELLA LIQUIDITA' MONDIALE!

Scritto il alle 07:12 da icebergfinanza

Image:Hopetoun falls.jpg

http://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Hopetoun_falls.jpg

Come ho più volte ricordato la fonte, la sorgente principale dell’oceano di liquidità che stà innondando i mercati globali è da ricercarsi essenzialmente tra le montagne della splendida Svizzera e tra le rocce del lontano Giappone.

Carry trade, solo e sempre Carry trade!

Non è raro in passato ricordare le parole di alcuni banchieri centrali che hanno spesso richiamato l’attenzione sul fenomeno della possibilità di indebitarsi in alcune valute a tassi decisamente anemici, per poter investire nei paesi dove corre il rialzo dei tassi. Un oceano di liquidità che tutto uniforma, che rende soporifero qualsiasi concetto di premio al rischio.

Come scritto in un precedente post, il banchiere Max Weber, presidente della banca centrale tedesca sottolineò il fenomeno liquidità con le seguenti parole: “ Se sottovalutate il rischio, non venite da noi a cercare aiuto in liquidità! Più a lungo la cosa andrà avanti, più la situazione si farà rischiosa e più avrete bisogno di fortuna. E’ tempo che il mercato finanziario faccia un passo indietro, verso una più adeguata assegnazione del prezzo in base al rischio e forse di rinunciare ad un accordo anche se sembra attraente….. La liquidità globale si prosciugherà e quando saremo a qule punto, parte di questa svalutazione del rischio si normalizzerà.”

Anche il governatore della banca centrale svizzera,Jean Pierre Roth, probabilmente consapevole di lasciare scorrere quest’acqua di sorgente dal vago sapore di franchi svizzeri, a più ripresa a cercato di richiamare l’attenzione sulla pericolosità delle posizioni a leva totale. La settimana scorsa Roth, ha precisato come un franco debole non rifletta i fondamentali e che la Swiss National Bank potrebbe intervenire sul mercato nel caso di una persistente debolezza della moneta elvetica. Il Governatore ha ribadito, poi, la stretta vigilanza sui rischi causati dall’inflazione.

Alcuni quando se ne parla fanno spallucce, ricordano che ormai sono tempi diversi e che il mondo stà cambiando, ma non posso fare a meno di riportare le lancette indietro al “lontanissimo” per alcuni 1998 famoso per la crisi del Long Term Capital Market, quel mitico hedge fund che si divertiva a giocare con il rublo.

Se diamo una rapida occhiata ai grafici relativi alle sorgenti principali del franco svizzero e dello yen, rapportati al nostro caro euro vi noterete un possibile doppio massimo di lungo periodo.

Ora non è raro che suonino dei campanelli di allarme, specialmente da parte delle istituzioni in quanto è compito delle banche centrali quello di cercare di prevenire rischi ed eccessi di mercato che potrebbero condizionare anche le economie reali e credetemi quando cambierà l’aria, le condizioneranno in maniera pesante.

Se prendiamo ad esempio il caso della Banca centrale cinese, detentrice di un enorme tesoro fatto di recenti esplosivi surplus, ben 1000 miliardi di dollari e della ormai famosa Banca centrale giapponese, manipolatrice storica del cambio in virtù di una deflazione ormai cronica, la recente storia insegna che tramite le regine del “carry trade” come Blackstone appunto le banche centrali asiatiche si preparano a sciogliere gli iceberg dei propri surplus innondando direttamente i mercati globali con i loro patrimoni  “diversificando” i loro investimenti.

Quindi non esiste solo il pericolo “carry trade” ma ora vi è anche un serio pericolo “ China trade “

Alcuni sosterranno che la liquidità non è un pericolo, bensi una fonte di benessere che sostiene ogni asset class, ogni possibile sviluppo futuro. Vedremo!

E i Giappone come si vive questa grande notorietà, questa improvvisa notorietà legata alla ricerca di esasperate condizioni di alta redditività, di grandi plusvalenze legate al trading debito-investimento.

Ormai il Giappone è diventato la patria degli hedge fund e dei private equity di mezzo mondo, ma grazie ad un articolo apparso sul sito Movisol.org ho scoperto che anche in Giappone esiste una coscienza critica in alcuni organi di informazione che si chiedono se questa improvvisa notorietà, il costante soggiorno degli hedge fund  sul suolo nipponico, non stia diventando un qualcosa di esplosivo.

Due articoli apparsi sulla stampa giapponese e precisamente sul JAPANTIMES e sull’ ASAHISHINBUMriflettono secondo MOVISOL un nervosismo tutto nuovo che percorre il Sol Levante sul ruolo che il sistema bancario assolve nel “carry trade” ed in altre forme di globalizzazione come appunto gli hedge fund che stanno conducendo all’esplosione del sistema finanziario.

Riporto ora tali e quali le considerazioni apparse sul sito MOVISOL.org:

“Il fallimento di un grande hedge fund potrebbe far sprofondare il sistema in una crisi, sostiene un commento dell’Asahi Shimbun del 21 maggio. “I motivi per sottoporre gli hedge funds a stretti controlli sono decisivi”, sostiene il giornale, che nota come “molti fondi pensionistici e società d’investimento mettono il loro denaro negli hedge funds. Di conseguenza questi ultimi non influiscono più soltanto nel sottobosco degli speculatori sfrenati e non sono più estranei al mondo dei normali cittadini.

 Vogliamo sapere di più su come operano questi hedge funds”. Quali investimenti in quali mercati effettuano gli hedge funds con i loro 1,5 mila miliardi; quanto denaro prendono in prestito da istituti finanziari; quanti prestiti sullo yen carry-trade finiscono agli hedge funds?
“Se gli hedge funds sono collegati alle attività delle istituzioni finanziarie, nella misura in cui i rischi che i primi si assumono pongono una minaccia alla salute dei secondi, i supervisori finanziari dei grandi paesi debbono stabilire delle norme per le istituzioni finanziarie, affinché i loro rapporti con i fondi siano sani ed equilibrati. Se lo yen carry trade genera un eccesso di liquidità a livello mondiale, aumentando di conseguenza i rischi nei mercati finanziari, le autorità fiscali giapponesi dovrebbero considerare una risposta politica al problema”, afferma l’editoriale.

Asahi Shimbun si schiera a favore della regolamentazione degli hedge funds, cosa di cui si discute in vista dell’incontro del G-8 in Germania tra il 6 e 8 giugno, e a tale proposito scrive: “E’ essenziale che le nazioni si uniscano nell’affrontare le sfide politiche poste dagli hedge funds nella prospettiva di proteggere la salute di mercati cruciali”.

In un sorprendente commento pubblicato il 23 maggio da Japan Times, l’esponente della Commissione USA-Cina di rassegna economica e di sicurezza Thomas Palley fa appello al Giappone affinché metta fine allo yen carry trade, che definisce “pericoloso” e che rischia di innescare “il contagio globale” mettendo a soqquadro i mercati finanziari mondiali.

Da porre bene in rilievo è il fatto che Palley afferma che è il carry trade — e non il valore della moneta cinese — la causa dell’enorme deficit commerciale degli Stati Uniti e “la fonte dell’inflazione mondiale degli assets”. Palley sostiene inoltre che il carry trade ha spinto altri paesi asiatici a svalutare le rispettive monete, con grandi perdite di posti di lavoro e di crescita in altre parti del mondo.

Mentre il commento di Asahi Shinbun attribuisce il principale pericolo alla mancanza di regolamentazione degli hedge funds che dominano il carry trade, Palley punta il dito direttamente alla politica dei bassi tassi d’interesse seguita dalla Banca del Giappone e dalle autorità del Sol Levante.

Lo yen carry trade è un volano di speculazione mondiale con una massa di 700-1000 miliardi di dollari, che poggia sugli yen presi a prestito a tassi ridotti da qualsiasi mercato finanziario e speculativo del mondo che gioca sul differenziale dei tassi. Palley critica questa attività perché minaccia di scatenare una crisi generale: “Il carry trade genera fragilità finanziaria, creando scompensi fondamentali e pericolosi … Un’improvvisa rivalutazione dello yen potrebbe provocare grandi perdite sui mercati dei cambi … Tali perdite, o la loro semplice prospettiva, potrebbero innescare il contagio globale”.

Palley aggiunge una serie di argomenti a favore dell’eliminazione della differenza dei tassi d’interesse tra il Giappone e il resto dei paesi dell’OCSE, eliminando così il carry trade, cosa che gioverebbe all’economia e alla popolazione del Sol Levante, e conclude: “Il Giappone deve abbandonare decisamente i tassi d’interesse ultra-bassi”.

Ogni giorno, ogni istante continui campanelli di allarme, ma si sa questa è una nuova era e tutto è possibile.

 

 

4 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 29 Maggio 2007 at 15:15

nel frattempo i mercati continuano a salire, i trader si dicono fiduciosi e si aspettano nuovi massimi (analisi tecnica docet); oggi neppure una notizia come quella di una possibile ricomparsa di inflazione negli Usa (che porterebbe la fed ad un aumento dei tassi) interessa i mercati…la bolla immobiliare sembra oramai assimilata, operazioni con fondi speculativi e di private tutto passa…ma cosa veramente interesserà gli speculatori??quale sarà la molla del ribasso??

Scritto il 29 Maggio 2007 at 18:24

Come dice l’ultimo post, l’effetto soporifero della grande liquidità, ormai stà uniformando qualsiasi concetto di rischio, vi è in giro un senso di esaltazione tale che viene nascosto con dichiarazioni di facciata sui rischi di breve termine.
Per quanto riguarda l’analisi tecnica non è una scienza esatta ma prende origine dallo studio fondamentale del comportamento umano. Quali erano le analisi tecniche e quali le previsioni prima del grande crollo di Wall Street nell’ ’87, quali le previsoni stellari ad ogni rintracciamento, quale occasioni, quali finestre d’entrata per riprendere il trend! L’economia reale si stà inequivocabilmente deteriorando ed è da qui che partiranno i segnali più ecclatanti e chissà che l’inflazione non ci riserbi qualche sorpresa sgradita nei prossimi mesi. Per quanto riguarda il “timing” mi creda non c’è uomo o analista sulla terra che può conoscere la psicologia umana e le conseguenze di un’uniformità di pensiero.
Andrea

utente anonimo
Scritto il 30 Maggio 2007 at 09:40

Volevo commentare il fatto che un’altra sorgente di liquidita’ sembra essere pure il Medio orient dove sono stimati 4.1 Trilioni di USD disponibile per investimenti…
Saluti
Massimo

Scritto il 31 Maggio 2007 at 11:13

La ringrazio per l’infomazione e per l’invio dell’articolo connesso e questa è la prova che nel mondo esistono due diversi tipi di ricchezza:
la ricchezza “virtuale” dell’America e un pò occidentale, fondata sul debito ad oltranza e gli immensi patrimoni dei paesi asiatici e mediorientali che prima o poi potrebbero riversarsi in maniera massiccia sui mercati globali, ma non è detto che ciò avvenga in quelli azionari, ci sono altre asset class altrettanto attraenti!
Per quanto riguarda le sorgenti della liquidità, ormai neanche il minicrollo di Shangai, mette più di tanto apprensione, e neanche triplicare le tasse per il possesso di azioni può riuscire a fermare l’onda della liquidità.
Andrea

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