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ITALIA: MADE IN ITALY MISSILE INTERCONTINENTALE!
Credo che ben pochi hanno avuto il coraggio di scommettere sul nostro Paese in questi mesi di devastazione e panico mediatico, in questi mesi di devastazione economica e sociale.
Eppure come ho spesso scritto c’è una parte del Paese che nonostante tutto grazie alla qualità e alla professionalità ha tenuto alto l’onore della tradizione, del made in Italy.
Non c’è alcun dubbio che la svalutazione dell’euro ha fornito ulteriore carburante e nei prossimi mesi, l’attuale secca inversione del cambio si farà sentire.
Quello che è certo è che ogni serio programma politico o manifesto non può prescindere dall’industria manifatturiera, dalla spina dorsale dell’economia italiana, la piccola e media impresa, i distretti industriali e cooperativi, quella che i politici e manager occidentali hanno delocalizzato nell’illusione di una globalizzazione che si è rivelata nella sostanza un boomerang di proporzioni storiche.
Ne abbiamo già parlato in Economia solidale e sostenibile… Oggi che il mondo è cambiato e i contraccolpi del sistema globale hanno messo a dura prova i distretti e l’intero apparato produttivo nazionale, è forse il tempo che l’Italia riscopra un’altra sua antica vocazione. E’ un insieme di talenti che è assai facile scorgere, a patto di avere mente sgombra dai pregiudizi e dalle lenti ideologiche che abbiamo ereditato dal Novecento e dalle sue teorie economiche impregnate di produttivismo e consumismo. Sto parlando di tesori come la natura, il paesaggio, la storia, la sensibilità per l’ambiente, il senso di comunità. Sono qualità e vocazioni che ciascuna zona, potremmo dire ogni distretto, declina a modo suo.”
Nella stagione storica cominciata con il nuovo millennio, segnata da una profonda crisi economica, sociale e ambientale che nessuno in buona fede osa più negare, è urgente liberarsi dai condizionamenti del passato e guardare con occhi nuovi a simili tesori, oscurati e vilipesi negli anni del capitalismo puro, tutto produzione e consumo e sfruttamento del territorio.(…) occorre davvero voltare pagina e mettere in discussione i dogmi dell’economia dominante.
E’ una sfida che fa impressione, certo, ma riguarda ciascuno di noi e può essere affrontata solo con un’azione individuale e collettiva, sociale e politica. Si tratta di operare per un cambiuo di mentalità e di comportamenti. Perciò lo sguardo globale è l’ottica migliore per l’azione quotidiana. Non è un paradosso, ma un nuovo modo di concepire la responsabilità verso gli altri, generazioni future incluse e di darsi una linea di condotta capace di futuro.
(…) recupero del territorio, sovranità alimentare, protezione dell’ambiente, consumo responsabile, solidarietà, mutualismo, qualità del lavoro e della vita saranno i parametri sui quali misurarsi.(…)(Lorenzo Guadagnucci )
Diamo un’occhiata ora a quello che è accaduto in questi mesi…
I dati di luglio sul commercio estero testimoniano la vitalità dell’Azienda Italia. Rispetto a un anno fa le esportazioni sono cresciute del 4,3% in valore, e di altrettanto sono diminuite le importazioni. Il che dimostra capacità di difendere il mercato interno ed efficacia nella coltivazione dei mercati esteri meno colpiti dalla crisi.
Anno su anno le vendite sono cresciute del 30% verso i Paesi Asean, del 22% verso gli Stati Uniti, del 21% verso i Paesi Opec. Mercati difficili da servire e ancor più da penetrare. Ma molte imprese italiane di fronte al crollo del mercato interno e al rallentamento di quelli europei hanno saputo in pochissimo tempo aumentarvi le vendite.
Colpisce la relativa rapidità del successo, che in molti casi ha consentito di mantenere in positivo conti che sarebbero stati travolti dall’andamento dei mercati tradizionali. L’arma vincente è la qualità aziendale. Lo dimostra il successo del settore dei macchinari, le cui vendite verso Paesi Opec, Paesi Asean e Stati Uniti contribuisce per oltre il 15% all’aumento tendenziale dell’export. Il settore della meccanica strumentale riunisce in sé quanto di meglio sappia esprimere il made in Italy in fatto di capacità competitiva.
Creatività, flessibilità operativa, abilità esecutiva, cultura della convivenza accomunano le nostre produzioni di arredamento, abbigliamento, alimentare; in più, la meccanica strumentale incorpora, in misura maggiore degli altri citati, un contenuto elevatissimo di innovazione applicata, spesso originato da continui investimenti in ricerca. Dentro alle aziende regna la cultura del gruppo, inteso come insieme di persone che da un lato credono nella missione aziendale e sono orgogliose di proporre ai clienti prodotti e servizi contenenti un surplus di utilità. Dall’altro sono consapevoli che mantenere a un livello – per noi – confortevolmente elevato la retribuzione dei fattori produttivi locali, in primo luogo del lavoro, richiede un impegno corale di tecnologia, investimenti, competenze, lavoro.
Sfortunatamente questo quadro progressivo fotografa una parte troppo piccola del sistema produttivo e una quota insufficiente della forza lavoro. In troppe aziende la tensione verso il miglioramento delle prestazioni offerte ai clienti è inadeguata a produrre effetti commerciali trainanti, lasciando spazio a un circolo vizioso che intreccia profitti insufficienti e mancanza di risorse per promuovere innovazioni. La ricerca di protezioni, se possibile di garanzie, è ancora troppo praticata nel nostro Paese, laddove invece occorrerebbe dare spazio alle opportunità, soprattutto per i giovani. L’arma vincente della qualità – Il Sole 24 ORE.
Per un Paese che sta per fallire non male, non male davvero! Ovviamente ci sarà sempre qualcuno che sposterà le virgole e vorrà metterci i suoi punti, ma non abbiamo scelta recuperiamo culture e tradizioni, “glocalizziamo” la nostra economia, creare e distribuire prodotti e servizi ideati per un mercato globale sulla base di traduzioni e culture locali, evitando una deprimente uniformitàche cancella, la specificità del territorio.
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io sono un Italiano, un Italiano Vero.
e sono migliore di un Crucco.
Credo che ben pochi hanno avuto il coraggio di scommettere sul nostro Paese in questi mesi di devastazione e panico mediatico, in questi mesi di devastazione economica e sociale.
io ci ho scommesso già 2 volte. è ho realizzato il 20 % circa in entrambe le volte. 😉 😀
e il prossimo anno 2013 investirò ancora di più. Ben sapendo del concreto rischio di CONSOLIDAMENTO DEL DEBITO PUBBLICO, e dell’uscita dalla Tirannide dell’Euro 😈 , e conseguente svalutazione del 25% della Nuova lira. 😉 😀
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La penso come te, e siamo più di quanto appaia.
Con affetto
Silvio Andreoli