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BREXIT: LA FINE DEL GOVERNO MAY!
Tanto tuono che non piovve, alla fine il Governo May decide di subire gli ultimatum europei, decretando la sua fine…
Londra. La premier May annuncia l'accordo nel governo sulla Brexit dopo una riunione di oltre cinque ore. https://t.co/1GNRgSMg7V pic.twitter.com/V3wpXxa8IB
— RaiNews (@RaiNews) November 14, 2018
La bozza di accordo sulla Brexit rispetta la volontà espressa dal popolo del Regno Unito nel referendum di giugno del 2016. Lo ha detto la premier britannica, Theresa May, parlando alla Camera dei Comuni. La bozza d’intesa tecnica “avvicina significativamente” il Regno Unito verso “ciò per cui il popolo ha votato” nel referendum del 2016, ha spiegato, confermando per il pomeriggio la riunione del governo destinata a vagliare il testo. Attaccata dal leader laburista Jeremy Corbyn, la premier Tory ha rivendicato di voler chiudere “un accordo nell’interesse nazionale” e ha ribadito che il regno “riprenderà il controllo” dei suoi confini, delle sue leggi, del suo denaro. May a Corbyn: il referendum non sarà ripetuto Il referendum sulla Brexit “non sarà ripetuto” e Londra “lascerà l’Ue, l’unione doganale, la politica comune sulla pesca e sull’agricoltura”, ha ribadito Theresa May ai Comuni rispondendo agli attacchi del laburista Jeremy Corbyn. La premier Tory ha poi denunciato le ambiguità del Labour, sfidando Corbyn a dire se voglia “fermare la Brexit”. Sul fronte opposto tuttavia anche il brexiteer ultrà Peter Bone ha attaccato l’intesa con Bruxelles: la premier – ha detto – sta “perdendo il consenso di molti Conservatori”.
Tuttavia Theresa May deve ancora ottenere l’approvazione dell’accordo nel Parlamento britannico, dove deve affrontare l’ostilità sia del partito laburista dell’opposizione che dai membri del suo stesso partito conservatore.
Infatti Corbyn non è affatto d’accordo con l’accordo raggiunto!
Corbyn: Londra resterà bloccata a metà strada Le parole della May non hanno affatto convinto il leader laburista Jeremy Corbyn, che ha incalzato al premier durante il dibattito ai Comuni. In base all’accordo, ha detto Corbyn, il Regno Unito rimarrà bloccato a “metà strada”, con un piede dentro e uno fuori dalla Ue, “senza nessuna voce in capitolo” sulle regole europee. Per Corbyn, la premier sta imponendo al Parlamento una “falsa scelta” tra “un accordo raffazzonato e nessun accordo”.
Ci sono ben 51 deputati conservatori che non seguiranno la May in questo accordo, c’è bisogno di almeno 320 parlamentari per far passare questo accordo, ad oggi ha solo una maggioranza relativa di 318 parlamentari.
Togliete 51 deputati e aggiungete i 10 del Partito Unionista Democratico, partito politico protestante di destra dell’Irlanda del Nord, ne mancano almeno 61, se il Labour non arriva in soccorso alla May, l’accordo diventa carta straccia.
E’ ovvio che Corbyn punta a far saltare l’accordo, significherebbe nuove elezioni e probabilmente un nuovo referendum pro Remain.
Tra elezioni europee ed un nuovo referendum in Inghilterra, il 2019 si preannuncia davvero interessante.
Sarà interessante osservare l’atteggiamento dei burcrati europei nei confronti dei deputati laburisti e conservatori, o meglio in base ai sondaggi quante probabilità questi avranno di essere rieletti o meno.
Quindi le probabilità di nuove elezioni sono elevatissime. Sono quasi 600 pagine di accordo non escludo che nei prossimi giorni salteranno fuori punti o virgolette che faranno incendiare il dibattito politico in Inghilterra, ci sarà davvero da divertirsi, ripeto il 2019, ha tutte le caratteristiche per essere un anno decisivo, questioni politiche e geopolitiche, dazi, probabile recessione USA e l’addio di Draghi alla Banca centrale europea.
Ne parleremo insieme a Machiavelli nell’OUTLOOK 2019, il cui titolo sarà tutto un programma, intanto qualche accenno domenica in giornata.
Nel frattempo dopo il bombardamento di Donald Trump sulla Francia girano voci di nuovi dazi sulle auto europee, la risposta non si è fatta attendere…
Ue, Malmström: "Pronti a rispondere se Usa mettono dazi sulle auto" https://t.co/EBS2SWkCWX
— Repubblica (@repubblica) November 15, 2018
WASHINGTON – L’Ue ha stilato una “lista di possibili prodotti” statunitensi da tassare nel caso in cui il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, imponga dazi sulle auto europee. Lo ha dichiarato la commissaria europea al commercio, Cecilia Malmström. I dazi sulle auto – ha sostenuto a una tavola rotonda con i giornalisti, presso la sede della delegazione europea, al termine della sua visita a Washington, dove ha incontrato il rappresentante del commercio estero degli Stati Uniti, Robert Lighthizer – non sono giustificati e non sarebbero un bene nè per l’Ue nè per l’economia statunitense.
All’improvviso il ritorno della mummia Greenspan, uno dei principali artifici delle crisi finanziarie degli ultimi due decenni, che definisce folle la politica commerciale di Trump, ovvero aggiunge ovvietà a quello che noi sappiamo da tempo attraverso la storia…
Former Fed chief Greenspan calls Trump tariff policies "insane," and says both sides lose in tariff fight https://t.co/yRRCrkXDEB
— Bloomberg (@business) November 15, 2018
In attesa che Trump attacchi definitivamente la Germania assestandole il colpo finale, Deutsche Bank compresa, vola la crescita tedesca nell’immaginazione collettiva…
Tu pensa che a noi hanno fatto le pulci per la crescita zero dell’ultimo trimestre!
Ma non erano l'esempio da seguire?@monacelt @OGiannino @robertobrazzale
Germany's Q3 GDP drops by 0.2% https://t.co/HKykijjLbk via @rte
— Franco Tarquinia (@FrancoTarquinia) November 14, 2018
Non solo Austria e Olanda, l'offensiva tedesca contro il Governo: "La Bce lasci che i mercati castighino l'Italia" https://t.co/8kvDuAwVDh
— L'HuffPost (@HuffPostItalia) November 14, 2018
Ci sarà da divertirsi con i tedeschi, mamma se ci sarà da divertirsi e pensare che c’è qualche pirla che compra bund o trasferisce capitali in Germania e Austria, guarda caso ieri insieme all’Olanda, i primi Paesi a richiedere sanzioni al nostro Paese, si proprio loro, Paesi che favoriscono l’esporto di capitali, con specchietti per le allodole dei fessi!
Pensavo di fare un salto a Natale per i mercatini in Austria, penso proprio che devierò sulla molto più accogliente Svizzera, in fondo è molto più affascinante di questi piccoli ed in significanti cani da guardia della Germania.
Oooops….
“L’inflazione di base dell’Eurozona continua a oscillare intorno all’un per cento e deve ancora mostrare una tendenza al rialzo convincente. Il consiglio dei governatori ha notato “un aumento dell’incertezza”. Per questo “a dicembre, con le nuove previsioni disponibili, saremo in grado di fare una piena valutazione”.
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Grande casino generale che aumenta sempre piu’. L’euro implodera’ con un botto memorabile. Sara’ dura ma ormai, prima e’ meglio di poi. Trump, dai il colpo di grazia sanzionando la D.Bank!