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DIVAGANDO SULLO SPREAD…
In risposta al dubbio espresso da Alberto Bagnai nel suo blog…
Premesso che a volte per cercare di sintetizzare la realtà, adattandola alla consapevolezza dei nostri lettori talvolta digiuni di argomenti economico/finanziari, si corre il rischio di semplificare troppo, il mio scopo era quello di dimostrare che, se oggi il rendimento dei nostri titoli decennali ( …e quindi anche il costo di emissione del debito a dieci anni ) è più o meno sullo stesso livello di quello di questa primavera, per noi non cambia nulla in termini di risparmio sugli interessi del debito rispetto ad aprile e maggio,
La situazione ovviamente migliora rispetto ai momenti critici di fine 2011, anche se naturalmente solo grazie a Draghi e alla BCE… «Ho un messaggio chiaro da darvi: nell’ambito del nostro mandato la Bce è pronta a fare tutto il necessario a preservare l’euro. E credetemi: sarà abbastanza»… sarà vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza!
Come scritto inoltre su twitter sarà interessante osservare cosa accadrà alla fine di gennaio quando si saprà cosa la ECB ha deciso in merito alla contabilizzazione del rischio sovrano per le banche italiane e come le banche italiane troveranno i capitali per restituire la liquidità (LTRO) ricevuta in prestito dalla ECB, tuttora immobilizzata in titoli di Stato italiani.
Dalla cantina sociale mi dicono che forse qualcuno sta prerando un altro LiTRO di buon vino per le prossime settimane.
Questo anche se nel frattempo il differenziale con i titoli tedeschi si è ridotto, ridotto in questo specifico caso aritmeticamente, solo grazie al fatto che nel frattempo, i tassi tedeschi sono aumentati. Punto e basta solo una questione aritmetica.
Poi, come hai giustamente fatto notare e come suggerisce la storia, le dinamiche dello spread non sono automaticamente correlate e non sempre rispondono ai fondamentali e alle presunte e ormai defunte efficienze dei mercati. Il che mi rende alquanto dubbioso se non scettico, sul grado reale di misurazione “fondamentale” di un eventuale ” euro breakdown ” da parte del suddetto spread visto che come giustamente ricordi e ricordano due “insospettabili” come Bini Smaghi e Sinn è bastato far vendere titoli di stato italiani per trascinarsi dietro l’intero mercato e qualche innocente ingenuo risparmiatore italiano.
Guarda caso, la stessa dinamica avvenuta quando nella primavera del 2011 Deutsche Bank si è disfatta del portafoglio di titoli di Stato italiani ed è diventata molto attiva nella commercializzazione di credit default swap sul nostro Paese, ma questa è un’altra storia e lasciamola alla verità figlia del tempo.
Inoltre resto dell’idea che lo spread sia ormai un indicatore obsoleto, in quanto ciò che conta è il livello di tasso al quale lo Stato è obbligato ad emettere il suo debito, soprattutto in riferimento alla vita media delle emissioni e quindi del debito, aziende italiane comprese.
Leggo nel Tuo post di oggi…
“Se lo facciamo, non possiamo che restare un po’ perplessi nel veder attribuire la diminuzione dello spread alla crescita del benchmark (il tasso tedesco), e questo tanto più in quanto, a rigor di logica, il debito italiano è diventato molto, ma molto più rischioso(pur restando perfettamente sostenibile) di quanto non lo fosse quando lo spread era a 500!
Rispetto ad allora abbiamo avuto:
1) un aumento di più di 10 punti del rapporto debito/Pil;
2) una situazione di conclamata instabilità politica;
3) la necessità ormai impellente di sovvenire agli obblighi del Fiscal compact (necessità puramente teorica, son d’accordo, ma comunque noi e i mercati dovremmo far finta che non lo sia).”
Su questo non ci piove, visto che nel mio post ho richiamato la nuova dimensione del debito pubblico, più volte ultimamente l’instabilità politica che deriverà dall’avvicinarsi alle elezioni europee, per non parlare di fiscal compact, pareggi di bilancio in costituzione e soprattutto i “conctractual arrangements” che ci attendono dietro l’angolo.
In più c’è da tenere conto del maggior onere di un debito che aumenta in termini reali grazie ad un’inflazione depressa, una crescita inesistente, deflazione salariale e distruzione di occupazione.
Continuando tu scrivi… ” se il tasso tedesco scendesse prima delle europee, credo che i nostri tassi scenderebbero. Se invece si allargasse di nuovo lo spread, avrebbe ragione Mazzalai e sarei lieto di ammetterlo.
Occhio a cosa ho detto, però!
Mazzalai avrà ragione se prima delle europee lo spread si allargherà a fronte di una discesa del tasso tedesco che lasci invariati i tassi italiani (hint: è mai successa una cosa del genere? Guardate il grafico. Sì, mi piace vincere facile…). Se invece lo spread si dovesse allargare perché i tassi italiani crescessero a tassi tedeschi costanti (o magari crescenti), allora vorrà dire che ho ragione io e che i mercati avranno deciso di chiamare il bluff del “whatever it takes”. “
E no troppo facile! Io avrò ragione se prima delle europee lo spread si allargherà a fronte di una discesa del tasso tedesco accompagnato da una salita di quelli italiani anche se ho il sospetto che questa volta se qualcuno cercherà di testare per l’ennesima volta il leggendario “euro breakdown” piazzando le sue scommesse, questa volta lo farà picchiando sui titoli di Stato …francesi!
In realtà a meno di possedere una sfera di cristallo o di leggere nei fondi di caffè, nessuno sa come andrà, quello che posso dire è che come sempre i mercati talvolta rispondono a logiche di medio e lungo termine o meglio a logiche di ANALISI TECNICA (…scommettiamo che vanno a testare il livello di 3,85 punti percentuali prima di decidere che strada prendere sino a maggio …) o rispondono a logiche di breve termine, qualche telefonata o qualche scommessa, giusto per passare il tempo, visto che ci troviamo nel bel mezzo del più imponente esperimento di frode e manipolazione finanziaria che la Storia ricordi.
Ahh…dimenticavo sarà interessante comprendere se lor Signori lasceranno andare i popoli europei sereni a votare per il rinnovo del Sogno europeo e se qualche matacchione ne approfitterà per scatenare un nuovo inferno in maniera che votino diciamo…con qualche dubbio.
In sintesi spostando le virgole, il mio scopo era di far comprendere innanzitutto ai lettori l’estrema “volatilità” dei nostri politici nelle loro dichiarazioni dopo aver scoperto durante la crisi che lo spread non è un aperitivo, ma soprattutto far capire che lo spread non è altro che uno strumento mediatico per deprimere o esaltare le folle e le tendenze di mercato, quando in realtà ciò che conta è il rendimento che ogni quindici giorni il nostro Stato sarà costretto ad offrire nei prossimi mesi anni il 2014 e il 2015 che si preannunciano intensi a livello di emissioni e quindi di riflesso l’interesse che anche le nostre aziende dovranno pagare per far fronte alle loro esigenze.
Buon vento Andrea
OK faranno ltro faranno quello che faranno ma se l” economia reale non riparte fino a che punto la finanza può tenere in vita una nazione morta?
Non parlo nemmeno dell” italia che noi le nostre carte le possiamo ancora giocare se vogliamo ma parlo di paesi come il portogallo il cui tasso di interesse è infimo per un paese oramai senza più nulla, manco i cittadini che scappano in angola…..cazzo in angola perche c” è lavoro……se lo tengono in vita vuol dire che i tedeschi non segheranno il ramo….altrimenti non ci son santi si taglia e basta.
Giuro che questo post non l’avevo letto prima di scrivere nel post precedente quanto riporto: Kry Scrive:
6 gennaio 2014 alle 00:53
Oggi dopo pranzo mi si è rovesciata la tazzina del caffè e tra i vari fondi ( di certo non quelli finanziari ) ho trovato scritto la profezia: GENNAIO 2015 la festa dello spread continua: miracolosamente rimasti tutto l’anno sotto i 200. Poi c’era anche scritto che il btp rendeva il 4,9% mentre il bund il 2,9%. Purtroppo non ho trovato scritto durante l’anno che pensava ( sul fatto che pensa qualche dubbio ce l’avrei) nonna merkel dell’evoluzione dei tassi del suo bundino e che la cuccagna sta per finire visto che dovrà conteggiare non si sa quanti miliarducci di nuovo debito in tassi d’interesse. Ho trovato scritto anche che la Krande germania troverà qualche piccola difficoltà alle sue esportazioni per colpa della svalutazione della lira turca che sicuramente qualche squilibrio porterà. Se qualcuno è curioso di sapere ma che razza di caffè stessi bevendo con tutti quei fondi rispondo che era un caffè turco e vi assicuro che di fondi ce ne sono parecchi. Invece riguardo l’ultima tabella dove Andrea giustamente fa notare l’ingiustificato oltre che ingiusto tasso dei francesi, trovo curioso come siano aumentati e non di poco i tassi di svizzera +68 e bretagna +91 entrambi paesi con valuta no €.
Tra i vari commenti del sito di bagnai ho trovato questo molto interessante: Rick Deckard05 gennaio 2014 15:49
……………..
A novembre 2011, quando lo spread era intorno ai 500 punti base, il tasso di inflazione in Germania (indice CPI) era pari al 2,39% . Lo stesso indice in Italia era pari al 3,26% (differenza CPI Italia – CPI Germania = 0,87% )
A novembre 2013 lo spread è intorno ai 230 punti base. Il tasso di inflazione in Germania (indice CPI) era pari all’ 1,33% . Lo stesso indice in Italia era pari allo 0,66% (differenza CPI Italia – CPI Germania = – 0,67% )
Quindi, a parità di condizioni, la differenza di circa 300 punti base dello spead a novembre 2011 con quello a novembre 2013 può essere spiegata, per circa la metà, dalla diversa dinamica del tasso di inflazione nei due Paesi considerati.
Il resto lo fa essenzialmente la previsione che la baracca rimarrà in piedi (per ora l’Italia non esce dall’euro), dal momento che la BCE si è impegnata nel ruolo di prestatore di ultima istanza (chi lo avrebbe mai detto… ) e il contribuente italiano si è impegnato affinché nelle casse delle banche tedesche torni quanto da loro prestato in maniera piuttosto sconsiderata.
Da cui si evince che, nonostante l’Italietta nostra sia diventata un debitore un pochino più rischioso, NON STIAMO FINENDO COME LA GRECIA e a maggior ragione non stavamo finendo come la Grecia nel novembre 2011.
Che il tormentone “finiremo come la Grecia” fosse uno slogan con intenti terroristici oggi lo ha capito perfino la casalinga di Voghera. Mi voglio sbilanciare: lo hanno capito anche quelli con passaporto amerikano.
Due considerazioni banali:
1 – lo spread non coincide con il costo del debito pubblico, anche se Letta e Saccomanni provano ancora una volta a farcelo credere
2 – lo spread a 200 punti NON SIGNIFICA che paghiamo meno interessi sul debito e quindi si sono liberate risorse per fare altro. In rapporto al PIL, gli interessi sul debito non sono diminuiti. Saccomanni dovrebbe saperlo, dal momento che suppongo abbia messo bocca nella redazione dell’aggiornamento del DEF 2013 (piuttosto ottimista in termini di crescita del PIL nominale)
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Sergio Panzeri05 gennaio 2014 17:54
Fondamentalmente è ciò che sostiene Mazzalai, il Prof. ha messo i puntini sulle i per precisione. Ma a mio parere ciò che premeva a Mazzalai è ribadire che siamo stufi di essere presi in giro da chi ci dovrebbe (sic) amministrare, da chi dovrebbe fare i nostri interessi (risic). Grazie al Prof. e a Mazzalai per il lavoro che svolgono.
Bah, spero che abbiate ragione voi, per me il problema non è finanziario ma economico, sta scomparendo la classe imprenditoriale italiana, e se accade, lo spread sarà l’ultimo dei nostri problemi. I debiti sono un problema relativo, come accade sempre più spesso, basta fallire e il problema si riduce di molto, in realtà molti creditori si possono permettere delle perdite, e se non possono significa che non sanno gestire il loro denaro. Ma se scompare la produzione, la capacità di creare ricchezza vera,allora si che sono guai veri.
E ci stiamo andando a tutta velocità in quella direzione, e questi blog lo dimostrano, visto la differenza di spazio dedicata ai problemi finanziari rispetto a quelli economici veri.
Nel mio piccolissimo, io sul mio blog http://www.laforzamotrice.it continuo a sollevare problemi più terra terra, tipo che l’aumento delle tasse si scarica inevitabilmente sul prezzo del prodotto finale, rendendo sempre meno competitiva la nostra industria, che, è la radice della nostra economia e che sta seccando. Ma tutti, politici in primis, parlano di spread. bah.
Bottarelli dice che la Germania si stà preparando ad uscire … non si capisce più niente.
Io prenderei più sul serio questa. MILANO (Finanza.com) L’indice Ism non manifatturiero negli Stati Uniti è sceso a dicembre a 53 punti rispetto ai 53,9 punti della precedente rilevazione. Gli analisti si attendevano un dato a 54,7 punti.
Andrea, quindi ritieni che un ulteriore degrado del debito pubblico italiano possa mettere in dubbio la solvibità del nostro debito, anche con tanti parametri favorevoli tipo il debito implicito?
io credo, caro capitano, che l’unica ragione per cui qualcuno dovrebbe tenere d’occhio lo spread, è legato all’esportazione.
Per la produzione di molti beni, il costo del denaro influenza il prezzo finale del prodotto, addirittura più del costo del lavoro.
Ora, se un industriale italiano vuole produrre un bene che viene prodotto ANCHE da un imprenditore tedesco, e vuole vendere il proprio prodotto ANCHE in germania o su mercati nei quali ANCHE il prodotto tedesco è presente debba recuperare lo spread, sull’unica grandezza tutta italiana che impatta il costo finale del prodotto, ovvero il costo del lavoro.
Tutto questo sempre che il prodotto italiano debba competere con quello tedesco SOLO per il prezzo.
Per tutto il resto, e per tutti gli altri, dello spread non ce ne potrebbe fregar de meno.
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Ho molto apprezzato questo scambio e la reciproca stima , bene bene. Visto anche che e’ tutto un peana di elogi al governo sulla riduzione dello spread, probabile che Draghi piazzi la ltro a brevissimo, proprio per dimostrare che la crisi e’ finita (!) e far diminuire ancora i tassi a ridosso delle elezioni.