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QUELLO CHE NON VORREMMO MAI SENTIRCI DIRE.(Appunti sullo SVILUPPO SOSTENIBILE)

Scritto il alle 01:08 da icebergfinanza

 

http://www.flickr.com/photo_zoom.gne?id=49513388&size=m

La Natura nasconde dei messaggi educatori e…..Ella stessa è educatrice!

Ora che l’eccesso stà volgendo al termine, ora che tutti anche gli inguaribili ottimisti, coloro che credono nelle crescite infinite incominciano ad avere un piccolo sospetto che la festa stà per finire che succederà!

Sia ben chiaro che il sentiment del mercato è paragonabile ad un improvviso temporale che abbisogna di alcuni giorni, alcune settimane per far si che ritorni il bel tempo, l’alta pressione! Difficilmente si trovano economisti o analisti che ritengano cambiati gli elementi strutturali che compongono questa nuova era economica, nessuno vede all’orizzonte cambiamenti congiunturali rilevanti.

Eppure, oggi tutti ne parlano come di un evento che prima o poi doveva verificarsi, una logica conseguenza di un eccesso di breve termine. I confini dell’analisi tecnica delineano gli obiettivi di questa caduta, propongono gli obiettivi di un futuro rimbalzo, e scrivono  sui grafici la storia presente o futura di ogni tendenza partendo da Gann attraversando le onde di Elliot nell’interno delle bande di Bollinger e scrutando oltre il siderografo di Bradley e i cicli di Rinehart alla ricerca di un trend ben definito!

L’analisi fondamentale invece se si vuol vederla con l’ottimismo della Federal Reserve non riserva sorprese che possano deviare il cammino verso il tanto agognato atterraggio morbido a meno che…..non vi sia l’oggettività dei dati macroeconomici che ci stanno sussurrando ciò che……….. non vorremmo mai sentirci dire!

La bussola unica e difficilmente contestabile non è ciò che noi pensiamo accada, ciò che noi vorremmo sentirci dire, ma lo scenario macroeconomico che attraverso una serie di dati più o meno attendibili guiderà il futuro cammino del mercato.

In omaggio alla pura oggettività dei dati macroeconomici, per quanto revisionabili, per quanto intempestivi ripercorriamo la carrellata di dati usciti dal fronte macro americano, lasciando per un attimo da parte le vicende relative al crollo del mercato immobiliare e le performance disastrose dei titoli delle società implicate nella concessione dei mutui cosiddetti subprime che rischiano di ripercuotersi su le più grosse realtà finanziarie di Wall Street,oltre alla continua discesa dei prezzi delle abitazioni e al calo degli investimenti nel settore.

Dopo la revisione di cui abbiamo già parlato, dell’inattendibile prima lettura del PIL americano relativo all’ultimo trimestre passato da un baldanzoso 3,5 % ad un più reale 2,2 % ricordiamo l’uscita del dato sui beni durevoli, volatile quando è negativo e fondamentale quando risulta positivo rivisto dal precedente crollo del 7,8 % al nuovo 8,7%.

Analizziamo la salita dell’indice ISM manifatturiero salito senza l’apporto della primo e terzo distretto industriale e precisamente Chicago e Philadelphia che viaggiano sotto la soglia di recessione per arrivare alla nuova ed inaspettata discesa dell’ISM dei servizi calato da 59 a 54 circa.

Arrivando infine al dato sulla produttività dimezzatosi dal 3% all’1,6 % e finendo con gli ordini all’industria che scendono dolcemente del 5,6 %.

Ora nessuno o forse a fatto caso al dato relativo al costo del lavoro ….esploso a + 6,6 % il doppio rispetto alle previsioni e quasi il triplo rispetto al rilascio precedente.

Tutto ciò che non avremmo mai voluto sentirci dire sta scritto nelle statistiche ufficiali!

Gli switch verso le obbligazioni abbondano alla ricerca di un porto di approdo sicuro che metta al riparo i guadagni di quest’ultima ondata di plusvalenze, gli investitori ascoltano i fiumi di parole e analisi che riempiono le giornate di questo incredibile ribasso che annulla in un colpo solo ben tre mesi di salita alla ricerca di un’interpretazione che possa rendere meno amaro questo ritorno alla realtà!

Si sente nell’aria una nuova consapevolezza che presto lascerà il posto alla frenetica ricerca del tempo perduto, alla ricerca di quei traguardi paradisiaci che all’alba del nuovo anno l’innumerevole schiera di guru e maghi delle sfere di cristallo finanziarie avevano predetto.

La chiusura delle posizioni speculative dei carry trade alimentata dalla politica alquanto interessata della Banca Centrale Giapponese che dopo la bellezza di ben 13 lunghi anni di deflazione non è riuscita ancora a trovare una politica monetaria in grado di risollevare il paese, tranne scatenare con tassi vicino allo zero la fantasia del popolo degli speculatori e  il crollo dell’indice di Shangai che dopo essere sceso negli anni 2003/2004/2005 è salito in un solo colpo del 140 % alimentato dagli acquisti della Banca Centrale Cinese che detiene un patrimonio di circa 1000 miliardi di dollari e abbisogna di diversificare le proprie riserve per non restare intrappolata dalla svalutazione del dollaro, sono solo alcuni dei fattori che hanno scatenato questa ondata di realizzi.

Un’onda che per intensità e per volatilità è seconda solo al crollo delle borse dopo l’attentato dell’undici settembre.

Oggi secondo me aumenta l’incertezza sulle sorti dei mercati finanziari, del ciclo economico, della realtà sociale che percorre le nostre terre.

Sarò ripetitivo ma siamo ancora in tempo forse a fare un passo indietro, a tornare ad uno sviluppo sostenibile, ad applicare le leggi della gravità per ogni nostro pensiero economico. Fermiamoci a riflettere, perché chi si ferma non è perduto……se ha il coraggio di riconoscere i propri errori e di scoprirvi una valenza educatrice.

Bisogna creare un modello di sviluppo che comporti una moderazione nei consumi a favore di una redistribuzione delle risorse, un modello di crescita sostenibile dove le risorse finanziarie vengano incanalate verso il progresso e si allontanino dalla speculazione!

Belle parole si, che si scontrano con la realtà ma…….. è un difetto comune dire quello che crediamo gli altri vogliano sentire, piuttosto che attenersi alla verità, tuttavia, purchè gli uomini possano attenersi alla verità, dovranno prima conoscere gli errori e poi commetterli.(Josè Saramago)

 

 

Sviluppo sostenibile ( http://it.wikipedia.org/wiki/Sviluppo_sostenibile)

Lo sviluppo sostenibile è una forma di sviluppo (che comprende lo sviluppo economico, delle città, delle comunità eccetera) che non compromette la possibilità delle future generazioni di perdurare nello sviluppo preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle risorse naturali (che sono esauribili). L’obiettivo è di mantenere uno sviluppo economico compatibile con l’equità sociale e gli ecosistemi, operante quindi in regime di equilibrio ambientale.

http://unimondo.oneworld.net/article/view/141406/1/

 

WWF: entro il 2050 esauriremo le risorse della Terra

martedì, 24 ottobre, 2006
Ecosistemi a rischio - da Wwf
Ecosistemi a rischio – da Wwf

"Se continueremo a consumare acqua, terreno fertile, risorse forestali e animali ai ritmi attuali, nel 2050 servirano due pianeti". E’ l’allarme che il Wwf lancia da Pechino, dove oggi ha presentato il "Living planet report 2006", il rapporto – giunto quest’anno alla sesta edizione – frutto di un lavoro di durato due anni durante i quali sono stati compilati due indicatori dello Stato di salute del pianeta. Le risorse naturali si stanno deteriorando a un ritmo impressionante tanto che – avvertono i ricercatori – la popolazione umana entro il 2050 raggiungerà un ritmo di consumo pari a due volte la capacità del pianeta Terra, un ritmo davvero insostenibile visto che il pianeta Terra è un sistema biologico chiuso.

Il Living Planet Report conferma anche una continua perdita di biodiversità, così come analizzato nelle precedenti edizioni, tanto che negli ultimi trent’anni le specie terrestri si sono ridotte del 31%, quelle di acqua dolce del 28% e quelle marine del 27%. Il primo indicatore, l’Indice del Pianeta Vivente (Living Planet Index) si basa sui trend di oltre 3.600 distinte popolazioni di 1.300 specie di vertebrati in tutto il mondo. In tutto sono stati analizzate 695 specie terrestri, 344 di acqua dolce e 274 specie marine.

Ma ciò che preoccupa maggiormente è l’impronta ecologica, il peso cioè dell’impatto umano sulla Terra che risulta più che triplicato nel periodo tra il 1961 e il 2003 tanto che la nostra impronta sul pianeta già nel 2003 ha superato del 25% la capacità bioproduttiva dei sistemi naturali da noi utilizzati per il nostro sostentamento Nel rapporto precedente (quello pubblicato nel 2004 e basato sui dati del 2001) l’impronta ecologic era del 21%. In particolare, l’Impronta relativa alla CO2, derivante dall’uso di combustibili fossili, è stata quella con il maggiore ritmo di crescita dell’intera Impronta globale: il nostro ‘contributo’ di CO2 in atmosfera è cresciuto di nove volte dal 1961 al 2003.

“Siamo in un debito ecologico estremamente preoccupante, considerato che i calcoli dell’impronta ecologica sono per difetto. Consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra sia capace di rigenerarle e di quanto la Terra sia capace di ‘metabolizzare’ i nostri scarti" – ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia. "E questo porta a conseguenze estreme ed anche molto imprevedibili. E’ tempo di assumere scelte radicali per quanto riguarda il mutamento dei nostri modelli di produzione e consumo. Siamo tutti consapevoli che i cambiamenti necessari per ridurre il nostro impatto sui sistemi naturali non saranno facili ma si basano su straordinarie qualità umane: la capacità di innovazione, la capacità di adattamento, la capacità di reagire alle sfide. E’ da come impostiamo oggi la costruzione delle città, da come affrontiamo la pianificazione energetica, da come costruiamo le nostre abitazioni, da come tuteliamo e ripristiniamo la biodiversità, che dipenderà il nostro futuro” – conclude Bologna.

I Paesi con oltre un milione di abitanti con l’impronta ecologica più vasta calcolata su un ettaro globale a persona, sono gli Emirati Arabi, gli Stati Uniti, la Finlandia, il Canada, il Kuwait, l’Australia, l’Estonia, la Svezia, la nuova Zelanda e la Norvegia. La Cina si pone a metà nella classifica mondiale, al 69mo posto, ma la sua crescita economica (che nel 2005 è stato del 10,2%) ed il rapido sviluppo economico che la caratterizza giocheranno un ruolo chiave nell’uso sostenibile delle risorse del pianeta nel futuro. Il WWF crede che sia vitale per il pianeta che la Cina e gli altri paesi di nuova industrializzazione (che globalmente raggiungono oltre il miliardo di abitanti e che stanno raggiungendo un livello di consumo paragonabile ai paesi dell’area OCSE) non segua i modelli di sviluppo dell’Occidente, ma persegua il proprio sviluppo in una chiave di sostenibilità.

L’Italia si piazza al 29mo posto, in coda rispetto al resto dei paesi europei, con un’impronta ecologica (sui dati 2003) di 4.2 ettari globali pro capite con una biocapacità di 1 ettaro globale pro capite, dimostrando quindi un deficit ecologico di 3.1 ettaro globale pro capite. "Il nostro paese necessita di avviarsi rapidamente su una strada di sostenibilità del proprio sviluppo integrando le politiche economiche con quelle ambientali. Solo tenendo in conto la natura saremo in grado di fornire il giusto valore al nostro “benessere” e di procedere a politiche energetiche, dei trasporti, di uso del territorio capaci di rispettare il nostro straordinario Bel Paese, facendo fruttare al massimo i suoi elementi di qualità" – commenta il WWF. Il Living Planet Report viene lanciato proprio nella settimana che il WWF Italia sta dedicando ai suoi 40 anni di vita dell’Associazione: il 27 ottobre il rapporto verrà illustrato presso la sede della Luiss di Roma, mentre, nella stessa sede, sabato 28 verrà lanciata la sfida per la biodiversità con la presentazione al Governo delle Biodiversity Vision per Alpi e Mediterraneo. [GB]

 

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