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ASSALTO ALLA FEDERAL RESERVE!

Scritto il alle 08:00 da icebergfinanza

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Un inutile idiota, cosi ha definito nel suo libro Bob Woodward, Donad Trump, ma in realtà è solo una vecchia volpe spelacchiata, uno capace di dire tutto e il contrario di tutto nello spazio di un istante… 

Ricordo agli amici di Icebergfinanza, che questo signore era uno che qualche anno fa gridava alle bolle finanziarie, suggeriva che la Federal Reserve era un fabbrica seriale di bolle che teneva i tassi troppo bassi, insomma tutto il contrario di quello che esige ora.

Ieri il vecchio Donald ha suggerito che se la Banca centrale americana avesse fatto bene il suo lavoro, il Dow Jonese sarebbe dai 5000 ai 10.000 punti più in alto e che la crescita del pil sarebbe andata ben oltre il 4 %.

Siamo di fronte al mercato azionario più manipolato della storia, come vedremo in settimana nel prossimo Machiavelli e questo vuole dentro l’uovo di Pasqua, qualche altro trilione di dollari, una banca centrale al completo servizio dei ricchi d’America.

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Le cifre che girano sono impressionanti ho già spiegato in passato che questa crisi è costata oltre 22 trilioni di dollari ma ho l’impressione che siano cifre ridicole, siamo ben oltre la più fervida immaginazione, la più spettacolare frode della storia, miliardi di polli eliminati da quattro volpi, il cui capo ora chiede di aumentare ancora di più il livello della frode…

Col passare degli anni si tende a dimenticare le cifre messe sul tavolo, ma a rinfrescarci la memoria ci aiuta un rapporto di Better Market, un’organizzazione no profit indipendente che ha come obiettivo la prosperità del popolo a stelle e strisce. Ebbene, se la controffensiva alla Grande crisi è costata alle tasche degli americani complessivamente almeno 29mila miliardi di dollari (ai quali sommare i 20mila miliardi di Pil bruciato dalla recessione nel periodo), le Sei Sorelle del credito si sono spartite, grazie ai bailout, una fetta della torta pari a 8.278 miliardi. Così divisi: Citigroup 2.920 miliardi; Morgan Stanley 2.287; Bank of America 1.535; Goldman Sachs 874; Jp Morgan 460; Wells Fargo 198.

Tanta generosità sembra per la verità mal conciliarsi con chi ha avuto, negli anni, una fedina penale non proprio da educanda. Dalle frodi e abusi nella vendita di titoli garantiti da ipoteca alla falsificazione delle informazioni sul reddito; dall’utilizzo di rating di credito non validi per titoli garantiti da ipoteca alla violazione delle norme antiriciclaggio; dalle pratiche illecite di prestito titoli all’inganno dei mutuatari subprime nella stipula di polizze assicurative, c’è una quasi infinita lista di reati commessi non proprio secondari. E, infatti, questi comportamenti fraudolenti sono costati ai sei colossi bancari qualcosa come 182 miliardi, tra sanzioni e accordi di conciliazione, di cui 154 miliardi dovuti alla malefatte legate al crac subprime e altri 13,6 miliardi sborsati nel periodo successivo. Insomma, gli antichi vizi sono duri a morire. Come quelli che, passata la buriana, sono ricominciati da capo: bonus milionari ai top manager, e ricchissimi dividendi ottenuti inflazionando il valore dei titoli grazie al ricorso ai buyback, pratica evergreen agevolata da tassi estremamente bassi.

Ora la fuori le volpi stanno riprendendo a lavorare a pieno ritmo, stanno imbottendo i portafogli dei propri clienti di prodotti a leva, prodotti che distruggeranno i loro portafogli e riempiranno le tasche della banche di commissioni, prodotti inutili, che ingrassano solo le banche.

La richiesta di una nuova tornata di Qe sembra quindi l’ennesimo tentativo di foraggiare Wall Street. Sostenuta spesso da Trump a colpi di tweet. Vinta la resistenza della Fed sui tassi, con l’esito della partita sui dazi con la Cina ancora incerto e sparata anche la cartuccia contro l’Ue con la minaccia di tariffe punitive su aerei e pecorino (quando si dice l’affinità merceologica…), The Donald dovrà ora inventarsi qualcosa per tenere in piedi i rialzi di Dow Jones, Nasdaq e S&P 500. Non sarà facile.

Ben prima dell’inversione della curva dei rendimenti fra titoli a breve e lungo termine (in genere un segnale di recessione in arrivo), l’hedge fund di Goldman Sachs Asset Management aveva già puntato sulla caduta dei tassi sui T-bond a sette e dieci anni guadagnando circa l’8,8% nel primo trimestre. E non è stato l’unico. Non un buon segnale per il mercato azionario, per l’economia e anche per Trump.

Noi ci fermiamo qui, in settima nell’uovo di Pasqua per gli amici di Machiavelli una nuova puntata, dell’uovo di Colombo…

Dopo il suo ritorno dall’America nel 1493, Colombo fu invitato ad una cena in suo onore dal Cardinale Mendoza. Qui alcuni gentiluomini spagnoli cercarono di sminuire la sua impresa dicendo che la scoperta del Nuovo Mondo non fosse stata poi così difficile, e che chiunque sarebbe potuto riuscirci.

Udito questo, Colombo sfidò i commensali a un’impresa altrettanto facile: far stare un uovo dritto sul tavolo.

Vennero fatti numerosi tentativi, ma nessuno riuscì a realizzare quanto richiesto. Convinti finalmente che si trattasse di un problema insolubile, i presenti pregarono Colombo stesso di cimentarsi nell’impresa. Questi si limitò a praticare una lieve ammaccatura all’estremità dell’uovo, picchiandolo leggermente contro il tavolo dalla parte più larga, e l’uovo rimase dritto. Quando gli astanti protestarono dicendo che lo stesso avrebbero potuto fare anche loro, Colombo rispose:

“La differenza, signori miei, è che voi avreste potuto farlo, io invece l’ho fatto!

E mentre quasi tutti ancora oggi credono che il leggendario uovo equilibrista sia opera di  Colombo, all’improvviso si scopre Vasari nel suo trattato intitolato ” Le Vite” risalente all’anno 1550,  suggerisce che un certo Filippo, per gli amici Brunelleschi, qualche decina di anni prima di Cristoforo, utilizzò il trucco dell’uovo nel 1418, al fine di convincere i sovrintendenti ad affidargli la costruzione della cupola.

(…) che chi fermasse in sur un marmo piano un uovo ritto, quello facesse la cupola, che quivi si vedrebbe l’ingegno loro. Tolto dunque un uovo, tutti qu’ maestri si provarono per farlo star ritto, ma nessuno trovò il modo. Onde, essendo detto a Filippo ch’ e’ lo fermasse, egli con grazia lo prese e datoli un colpo del culo in sul piano del marmo, lo fece star ritto. Rumoreggiando gl’artefici che similmente arebbono saputo fare essi, rispose loro Filippo ridendo che gli arebbono ancora saputo voltare la cupola, vedendo il modello o il disegno”.(…) 

L’architetto fiorentino sosteneva infatti che sarebbe stato capace di “voltare” la cupolasenza bisogno di armature: un’impresa che, agli occhi della commissione, appariva impossibile oltre che completamente folle. Di fronte al rifiuto, Brunelleschi lanciò loro una sfida: “Chi riuscisse a fermare in sur un marmo piano un uovo ritto, quello facesse la cupola, che quivi si vedrebbe l’ingegno suo”. Ovviamente l’architetto fu l’unico a riuscire nell’impresa e, supportato da altre ed altrettanto convincenti prove del suo ingegno, ottenne il prestigioso lavoro.

C’è nell’aria qualche sintomo che mi ricorda la Grande Depressione e il suo racconto, nulla di terrificante, ma qualcuno sta davvero esagerando.

Riuscirà il nostro Machiavelli a “voltar” la cupola e ad ottenere il prestigioso lavoro?

Appuntamento a Sabato per gli amici di Machiavelli, per tutti quelli che hanno sostenuto o vorranno liberamente sostenere il nostro viaggio. Buon inizio settimana. Andrea

MACHIAVELLI!

2 commenti Commenta
alexandersupertramp
Scritto il 15 Aprile 2019 at 08:54

E infatti riuscirà nel suo intento ed a far toccare nuovi record ai mercati. Fintanto che là fuori i polli diventano sempre più stupidi è sempre più facile per le volpi sguazzare nel pollaio…

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