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CROLLA L’EURO: LIRA TURCA MAMMA LI TURCHI!
Prima la buona notizia per tutti coloro che credono nel nostro viaggio, nelle nostre visioni…
Noi nell’ultimo manoscritto di Machiavelli ve lo avevamo preannunciato, il dollar index ha rotto il triangolo di prosecuzione in corso…
La BCE è molto preoccupata, per l’esposizione delle banche europee alla lira turca, poi durante la giornata uscirà il solito comunicato per ridimensionare la questione.
Qualche problemino pure per Unicredit, ma il peggio è in arrivo per la banche spagnole e francesi…
The Euro has spiked lower towards the end of the Asian session, as the European Central Bank is said to be concerned about European banks exposure to Turkish Lira denominated assets.#Contagionrisk #ECB #Volatility pic.twitter.com/yzYxOBDtMi
— IGSquawk (@IGSquawk) August 10, 2018
In effetti il collasso della lira turca è davvero spettacolare, leggendario e pensare che c’è chi ti fa le pulci per avere qualche dollaro nel portafoglio, beata ignoranza!
La Spagna e la Francia hanno un’esposizione “invidiabile” nei confronti della Turchia, ma si sa, tanto ci pensano le banche centrali e quei fessi dei contribuenti se salta qualche altra banchetta…
Noi insieme a Machiavelli all’inizio dell’anno abbiamo suggerito di stare alla larga dai Paesi emergenti, mentre mezzo mondo suggeriva ai propri clienti di investire, investire e ancora investire solo in quell’area.
UPDATE: ore 13.40 via Repubblica…
Preoccupa poi che i creditori locali non si siano protetti dalle oscillazioni valutarie e siano in difficoltà dal restituire i prestiti in divisa estera che hanno sottoscritto e valgono ben il 40% delle esposizioni del mondo bancario turco.
Nonostante i crediti deteriorati siano solo al 3% dei prestiti, Moody’s paventa che questa cifra salirà con l’aumentare della pressione economica. WisdomTree notava pochi giorni fa che l’economia turca rimane vulnerabile, “in quanto il suo disavanzo delle partite correnti è il più elevato tra i mercati emergenti e i livelli di inflazione sono quasi tre volte superiori all’obiettivo della banca centrale”. Inoltre le società hanno 337 miliardi di dollari di passività in valuta, con un deficit di 217,3 miliardi netti rispetto agli asset. E le banche sono esposte a costi di finanziamento più elevati in quanto si prevede che il debito di quasi 100 miliardi di dollari vada a scadenza nell’arco di un anno. Gli osservatori internazionali sono poi preoccupati per come il potere politico si estende sulla Banca centrale, rea ad esempio di non aver dato corso a una stretta monetaria che poteva calmare un poco i prezzi
Ma facciamo una pausa e vediamo cosa è successo ieri…
Chi ci conosce sa cosa pensiamo di Bill Gross, da anni ormai non ne indovina una, semplicemente perché si intestardisce come tanti a considerare concluso il ciclo dei bond, il mercato toro dei bond…
BONDS: LA FINE DEL MERCATO TORO SECOLARE!
Loro non hanno la più pallida idea di cosa è una deflazione da debiti, studiano poco o nulla la storia, Gross è anni che scommette sulla fine del mercato obbligazionario, Gundlach ne sta seguendo l’esempio, l’ultimo genio è Jamie Dimon.
“I think the sort of underperformance we’re seeing is challenging and disappointing to [Bill Gross] more than any of us,” says Dick Weil, CEO at Janus Henderson ▶️ https://t.co/NV6J5WyvRP pic.twitter.com/YNcGpWja9G
— Bloomberg (@business) August 9, 2018
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – New York, 09 ago – Bill Gross si e’ conquistato negli anni il soprannome di ‘re dei bond’. Eppure colui che nel settembre 2014 sorprese tutti lasciando la sua Pimco per passare alla rivale piu’ piccola Janus Henderson non sembra piu’ meritarsi un simile soprannome. Almeno per Richard Weil, il Ceo dell’azienda per cui Gross lavora. Parlando ai microfoni di Cnbc, quest’ultimo ha detto che il guru del mercato obbligazionario quest’anno “non ha fatto altro che sbagliarsi” e che lo stesso Gross ha ammesso “di avere fatto qualche brutta scommessa”. Il Janus Henderson Global Unconstrained Bond Fund gestito da Gross ha perso il 7% da inizio anno e – stando a Bloomberg – il mese scorso ha sofferto riscatti per 200 milioni di dollari, portando il valore totale degli asset in gestione a 1,25 miliardi dai 2,24 miliardi di febbraio. (…)Il 29 maggio il fondo di Gross perse oltre il 3%, un record, colpa della crisi politica italiana.
Tutti sbagliano, anche noi il timing, ma ciò che conta è il medio e lungo termine, la sicurezza dell’investimento, la strategia conta più di ogni altra considerazione, noi abbiamo intrapreso una rotta e non intendiamo cambiarla per nessuna ragione.
Dopo più di nove anni, l’ultimo precedente risale al giugno del 2006, nel 2015 la Federal Reserve rialza i tassi d’interesse dello 0,25% finisce quindi, l’era del denaro a costo zero, durata esattamente 7 anni.
I rendimenti trentennali in America erano intorno al 3 % prima che la Fed iniziasse ad alzare i tassi, SETTE AUMENTI e il trentennale è ancora li.
Ieri altre buone notizie, oggi mentre scriviamo, siamo di nuovo a 144…
Nel frattempo i prezzi alla produzione frenano decisamente in America…
US producer price index unchanged in July, vs 0.2% increase expected https://t.co/oMAZw6mWK8
— CNBC Now (@CNBCnow) August 9, 2018
"BREAKING: US Producer Price Inflation slows from its #CyclePeak, 10yr Yield falls, Bond Bears retreat." @KeithMcCullough pic.twitter.com/XMsYnvawdd
— Hedgeye (@Hedgeye) August 9, 2018
Wholesale Sales Slump In June https://t.co/iRDQNVv26d
— zerohedge (@zerohedge) August 9, 2018
Ma soprattutto viene rivisto al ribasso il dato sull’accumulo di inventari del mese precedente, dopo un trimestre spettacolare per i consumi, ci sarà da ridere per gli inventari che tutti vedono come sostegno per il dato del terzo trimestre.
Tornando al dollaro e alla lira turca, George Magnus sul NIkkei Asian Revie, scrive che la guerra commerciale potrebbe innescare uno shoc valutario nei mercati asiatici…
Quando la crisi finanziaria asiatica si è verificata 20 anni fa, molte nazioni dell’Asia orientale e del Sud-Est hanno ceduto perché stavano seguendo politiche economiche e finanziarie interne ed internazionali incoerenti. Ma un fattore scatenante è stato il calo del 50% dello yen giapponese rispetto al dollaro tra la fine del 1995 e l’estate del 1998 , durante la corsa del mercato azionario americano che è durato fino al 2002.
(…) e il dollaro è di nuovo in rialzo, grazie a una forte economia e tensioni tra le sue politiche fiscali e monetarie. I più alti tassi di interesse statunitensi e un dollaro più forte stanno già aumentando i costi degli interessi del debito per i mutuatari asiatici, ma questa volta il calo dello yuan cinese appare come causa immediata di problemi.
La vulnerabilità dell’Asia agli sviluppi nei mercati finanziari statunitensi è stata ampiamente riconosciuta. È vero che a differenza della crisi finanziaria asiatica del 1997-1998, la maggior parte dei paesi della regione ha riserve di valuta estera più forti. Sono posizionati meglio se misurati rispetto a indicatori importanti come importazioni, debito a breve termine e indebitamento estero.
Ma mentre la sensibilità agli shock è inferiore a 20 anni fa, non c’è motivo di autocompiacimento. E c’è ancora un potenziale spoiler, lo yuan, che ora è sotto pressione, al ribasso, ma che era un agente calmierante nell’ultima crisi asiatica.
La sintesi la trovate qui sotto…
L’Asia dovrebbe prestare molta attenzione alla banca centrale cinese nelle prossime settimane, e allo stesso modo, al quadro più ampio in cui potrebbe verificarsi un ulteriore deprezzamento dello yuan, indipendentemente da come la Cina scelga di gestirlo. Tutto ciò significa che i responsabili politici, regionali e non, dovrebbero essere pronti a consentire una combinazione di risposte, dal deprezzamento della valuta locale alle misure monetarie e fiscali, per affrontare le conseguenze.
Con tutto il resto che ben conoscete sullo sfondo, ovviamente va tutto bene, ridicolo che solo ora al Banca centrale europea si mostri preoccupata per l’andamento della lira turca, la tendenza era chiara da tempo, ma si sa, interrompere l’orchestra mentre i mercati ballano, sarebbe pericoloso, qualcuno potrebbe accorgersi che non ci sono abbastanza scialuppe!
Il tracollo della lira turca è da dedicare a tutti coloro che invocano i capitali esteri……..poi quando i capitali se ne vanno succedono queste cose.
Comunque passata la bufera può essere una buona occasione di acquisto, è vero che la bilancia commerciale turca è sempre in rosso ma un tracollo del genere non è nei fondamentali a mio parere. Più delicata la questione politica, usare il collasso della lira turca per destituire il pessimo Erdogan.
Chi dice che è pessimo?
Siamo dentro una narrazione assurda, sia della teoria economia che della finanza legata al liberismo.
Siamo dentro una truffa, la più grande di sempre.
Il campo di battaglia è il mondo.
E intanto l’Euro scivola sotto agli 1,14.
Ehehehe, con buona pace di chi prevedeva cambi a 1,30-1,40.
Vediamo se è l’inizio di un deciso e duraturo movimento verso il basso del cambio EUR/USD e del rendimento dei T-bond.
” Mamma li turchy ”
Brrrr che paura ….. opsss una svalutazione competitiva.
Li Turchi so’ Turchi, quello che chiami “pessimo” Erdongan ha impersonato volontà e spirito popolare Turco ed è difficile trovare in giro gente più sovranista.
Approccio sbagliato, solo una componente della loro classe dirigente euroglobalizzata-finanziarizzare voleva il + europa, il popolo e a ragione, no.
Un mio ex-collega che si è trasferito con moglie a lavorare da quelle parti, ci si è trovato benissimo anche perché sono ospitali.
Ovvio che dopo il fallito euroglobal-golpetto, i Turchi essendo proprio Turchi, se la siano presa.
Penso che la Merkel&c abbiano sofferto molto.
Dal loro punto di vista hanno respinto un tentativo coloniale.
Hanno disponibili varie opzioni strategiche.
Approccio sbajato.
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Andrea non coglioniamoci da soli.
Se una banca ti offre una obbligazione al 12percento a 5 anni è perché crede di rimetterci?
Faccio notare che circa un mese fa parlai delle banche che vendevano prodotti a interessi di 12percento annui su scommessa prezzo fiat con assicurazione del 40percento.
Giorno dopo il collocamento meno quindici.
La questione è molto ma molto più drammatica.