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TERRORE A WALL STREET, TERRORE A MAIN STREET !
Mentre un manipolo di falliti menestrelli circondati da immensi conflitti di interesse vi raccontano quotidianamente la leggenda metropolitana della speculazione buona e giusta, noi andiamo a dare un’occhiata a cosa ne pensa uno dei “maestri” pentiti di questa stagione irripetibile di follia collettiva, trent’anni passati ad inventare formule e algoritmi per moltiplicare il denaro da scoprire in questa splendida inchiesta di REPUBBLICA di cui vi riporto alcuni passi ma che vi consiglio di leggere per comprendere quello che è accaduto in questi anni…
“Per capirlo bisogna andare indietro di quarant’anni. Il periodo tra le fine dei ’60 e l’inizio dei ’70 è stato contraddistinto da una crescita molto bassa. Ci si iniziò a preoccupare di cosa stava succedendo alla crescita. Fu in quel clima che vennero eletti Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Andarono al potere non per chissà quali ideologie, ma perché avevano in mente un modello per far riprendere la crescita. Iniziò così il mito della deregulation, che nella finanza ha trovato il suo terreno più fertile. La deregolamentazione si mostrò in un certo senso efficace. La gente cominciò a indebitarsi, spesso scordandosi del rapporto tra investimenti e ricavi. Gradualmente ogni aspetto della vita divenne dipendente dal debito. Nel frattempo i protagonisti della finanza acquisirono sempre più potere: erano visti come dei “maghi”, capaci di far proseguire la crescita all’infinito. Il nostro errore è stato illuderci che la deregulation fosse la formula magica. Poi ci sono diversi fenomeni che hanno contribuito alla composizione del quadro, come ad esempio, negli Usa, la privatizzazione dei risparmi personali sotto forma di fondi pensione. Ora il sistema è saltato ed è come se tutte le stelle si stessero allineando”.
Le banche e gli hedge funds lo odiano perché va in giro ad aiutare avvocati e magistrati a decifrare gli aspetti più tecnici dei mercati. Nei suoi libri racconta le evoluzioni della finanza estrema, ormai lontana anni luce dall’economia reale. E nel futuro vede ancora molti guai.
Trent’anni passati in finanza. Come consulente ed esperto di derivati per banche, governi e società private. Poi, gradualmente, il distacco da un mondo che “somigliava sempre di più ad Alice nel Paese delle Meraviglie”, solo che si giocava con le sorti dell’economia mondiale. Satyajit Das oggi vive in Australia ed è pressoché introvabile. Da quando è “passato dall’altra parte”, scrivendo libri di denuncia diventati best seller, si è fatto parecchi nemici. Alle banche e ai fondi di investimento non piace quello che fa: collaborare con team di avvocati e legislatori fornendo un parere tecnico sulla presenza o meno di illeciti. Nell’ombra è coinvolto in diverse vertenze in giro per il mondo. Sa di non essere un missionario, ma considera questa sua “seconda vita” come un’occasione per contribuire al ripensamento di un modello economico che “così com’è non può più funzionare”.
Quali sono le minacce di una finanza portata al suo estremo? “In origine, i soldi avevano solo due scopi: come mezzo di scambio per beni reali o come deposito di valore. Ora sono diventati un mezzo per fare altri soldi. Abbiamo iniziato a usarli in un gioco autoreferenziale. Così facendo, abbiamo creato sempre più livelli nel sistema, perdendo completamente di vista il senso. Il risultato è che ci stiamo prendendo in giro da soli. Abbiamo portato la finanza al suo estremo, l’abbiamo spinta troppo lontano, tradendo l’unica vera fonte di valore: i comuni cittadini”.
Sono passati quattro anni dall’esplosione della bolla dei mutui subprime. Cosa è cambiato oggi nel sistema? Possono i cittadini sentirsi più sicuri? “C’è stato un gran mescolamento di carte, ma alla fine la situazione è rimasta la stessa. Anzi, il gioco è diventato ancora più estremo. Ora in campo non ci sono più solo le istituzioni finanziarie, ci sono anche i governi e le banche centrali. La legislazione è indietro anni luce. Prendiamo ad esempio il Dodd Frank Act, una delle leggi più buffe che io abbia mai visto. È la dimostrazione perfetta del metodo di lavoro del lobbista: dopo aver provato a rifiutare ogni forma di regolamentazione, convince il legislatore a lasciarsi aiutare, per poi creare una legge così complessa da fare acqua da tutte le parti. Ahimè, il gioco della extreme money non è cambiato e penso che non cambierà nel prossimo futuro. I nostri problemi stanno diventando sempre più seri, ma forse non ne abbiamo ancora avuto uno abbastanza grande. Potremmo aver bisogno di un evento davvero catastrofico”.
Sia negli Stati Uniti che in Europa si è parlato molto della necessità di regolare in qualche modo l’High Frequency Trading. Ad oggi, però, il processo legislativo è ancora fermo “a causa della mancanza di dati certi”, come ha detto Mary Shapiro della Securities and Exchange Commission. Come si esce da questa impasse? Crede davvero che l’HFT sia un fenomeno così “misterioso”, pur essendo ormai dominante? “Partiamo da due concetti. Il potere di lobbying di queste persone è sconfinato. E se non vuoi fare qualcosa, puoi trovare un migliaio di scuse per non farla. È come per il riscaldamento climatico: molti continuano a ignorare il problema dicendo che non ci sono abbastanza dati, e intanto la Terra si fa sempre più rovente. Vogliamo aspettare che ci sia una tragedia prima di dire che il sistema non funzionava bene? In generale, è molto facile capire i benefici di un’innovazione, mentre è più difficile intravederne i costi. Nel caso del sistema finanziario, i costi non sono neanche lontanamente paragonabili ai benefici. Andiamolo a chiedere ai greci o agli spagnoli, che sono stati costretti ad abbassare enormemente il loro tenore di vita”.
Grazie al cielo qua e la c’è sempre qualche protagonista che si pente, cancellando le solite teorie del complotto messe in giro ad arte da coloro che cercano di nascondere la realtà.
Conclude Satyajit Das, con un pezzo da manuale …
Nel suo libro scrive che “cambiare la finanza è come provare a cambiare gli dei”. Come si fa – ammesso che sia possibile – a cambiare una divinità? “È molto difficile. Credo sia necessario un processo a più fasi. Innanzitutto dovremo accettare che la crescita illimitata guidata dall’accumulazione di debito non può più funzionare. Poi avremo bisogno di un periodo di transizione. Bisognerà cambiare il processo di contribuzione alle campagne elettorali e sbrogliare la matassa di lobby e politica in cui ci siamo impantanati. Servirà un’infrastruttura legale basata sui principi. Prima di accingerci a un’impresa del genere, però, dobbiamo farci una domanda: vogliamo davvero la responsabilità individuale delle persone? Perché, se la vogliamo, c’è bisogno di un’alfabetizzazione finanziaria anche minima. Corsi a scuola, aggiornamento, formazione dell’opinione pubblica. E poi è inutile negarlo: a livello politico serve gente coraggiosa, qualcuno che voglia davvero cambiare le cose. Le mie aspettative per il futuro? [sorride] Sono positivo, ma non mi aspetto miracoli. Di certo sarà un periodo storico affascinante. Non facile da attraversare, ma affascinante. E questo di per sé conta già moltissimo”.
Si serve gente coraggiosa ma in giro oggi nemmeno l’ombra!
L’atto a volte estremo di chi non ha nulla da perdere non si chiama coraggio bensì DISPERAZIONE. Il coraggio è la consapevolezza dell’ideale che vuoi portare a termine e tener conto che sei solo,non devi contare sull’aiuto di nessuno e soprattutto non aver paura di morire.
Cosi giusto per avere dei dati http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2012/6/7/FINANZA-2-I-numeri-che-mettono-a-tacere-il-prof-Obama/288685/
bisogna andare indietro di quarant’anni. Il periodo tra le fine dei ’60 e l’inizio dei ’70 è stato contraddistinto da una crescita molto bassa. Ci si iniziò a preoccupare di cosa stava succedendo alla crescita.
…
La deregolamentazione si mostrò in un certo senso efficace.
……
Il risultato è che ci stiamo prendendo in giro da soli.
E’ andata veramente cosi?
Incredibbbbbile.
E pensare che io mi son sempre bevuto la tesi sostenuta dai gran Sacerdoti del Tempio del Pensiero Pirla che sosteneva che tutto era frutto di un complotto pluto-giudaico-massonico e pure fenicio.
Che fesso che sono stato.
Ed ancora:
Potremmo aver bisogno di un evento davvero catastrofico
Ma va? Guarda che stupido che sono.
Avevo l’avatar giusto, Santa Madre Bomba e l’ho cambiato con un gattino.
Sono un povero pirla, sono un povero pirla, o un povero pirla……..
Per chi mastica l´inglese un interessante documento sulle agenzie di rating
http://www.europarl.europa.eu/committees/fr/studiesdownload.html?languageDocument=EN&file=67771
Speravo che google lo traducesse. Ti ho lasciato un link nel post rane e spagna io lo utilizzo spesso.
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Il coraggio è inversamente proporzionale a quello che si ha da perdere da l cambiamento.