GERMANIA: ANCHE BERLINO SCOPRE LA CRISI!
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Al di là delle polemiche sulla reale situazione e sulle differenze tra Italia e Germania, fa sorridere il titolo con il quale ieri il Sole24Ore enfatizza la dissoccupazione italia ed esalta i minimi per quella della Germania…
“Disoccupazione ai massimi del 2004 in Italia, ai minimi storici in Germania”
Al di là dei numeri complessivi che in realtà nascondono anime la cui dignità è perduta, la situazione dei nostri giovani lascia l’amaro in bocca …Il 31%dei giovani è senza lavoro
A preoccupare è soprattutto la disoccupazione giovanile: in Italia è disoccupato quasi un giovane su tre di coloro che partecipano attivamente al mercato del lavoro. A dicembre il tasso di disoccupazione nella fascia 15-24 anni si è attestato al 31%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al 31,2% di novembre.
Con una certa superficialità però i giornalisti del Sole enfatizzano un dato che in realtà nasconde mille sfumature… In Germania disoccupazione ai minimi storici
Il mercato del lavoro presenta un quadro completamente diverso in Germania, dove a gennaio la disoccupazione è scesa addirittura ai minimi storici. Secondo le statistiche nazionali diffuse dall’agenzia per l’impiego, il rapporto tra persone in cerca di lavoro e forza lavoro é sceso al 6,7% destagionalizzato (6,8% dicembre) e il numero di disoccupati é calato di 34mila unità, a 2,85 milioni (-25mila a dicembre). La lettura é decisamente migliore rispetto al consensus degli economisti che indicava un tasso fermo al 6,8% e un calo di 10mila unità. A livello non destagionalizzato il tasso di disoccupazione è cresciuto di 0,7 punti al 7,3% (+302mila unità a 3,08 milioni).
A cura di Stefano Natoli e Antonia Bordignon – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/Mnwgx
Abbiamo già visto nelle BUGIE DI NONNA MERKEL come in realtà i dati sull’occupazione tedesca non corrispondano alla realtà ma andiamo a dare un ‘occhiata ad un’altro articolo segnalatoci dal nostro Davide dove si scopre che .
” La Germania è un Paese tra miseria e nobiltà. Così si potrebbe riassumere la situazione sociale ed economica, a poco più di venti anni dalla riunificazione tedesca. La Repubblica federale oggi è la Nazione più ricca e potente dell’Ue, tuttavia vive alcune contraddizioni interne che stanno aprendo delle crepe sempre più profonde all’interno del solido ed invidiato sistema teutonico. Se da una parte la grande industria e le esportazioni continuano a volare e a segnare record, dall’altra sempre più persone in Germania diventano povere
Secondo studi e ricerche, pubblicate recentemente dai media, almeno un tedesco su sette, vive in condizioni di povertà. Si tratta di circa 12 milioni di persone, molti dei quali stranieri ma anche tanti tedeschi. La maggior parte si concentra nelle regioni orientali del Paese e in particolare nella capitale Berlino, ma le mense dei poveri sono stracolme anche nelle ricche Amburgo, Monaco e Colonia. I poveri tedeschi, tutti o quasi, percepiscono il sussidio sociale, poco più di 300 euro mensili.
Il paradosso è che molti di loro non sono considerati dal ministero del Lavoro disoccupati, poiché svolgono delle attività retribuite spesso anche con 1 solo euro all’ora. «Gli ultimi dati sulla disoccupazione non sono veritieri – ha tuonato il leader della Spd, Sigmar Gabriel – perché non può essere considerato un lavoratore chi percepisce un salario di pochi euro all’ora e poi è costretto a richiedere il sussidio di disoccupazione per sopravvivere».
La disoccupazione quest’anno è scesa sotto la soglia del 7% e c’è chi non ha escluso il raggiungimento della piena occupazione, ma secondo gli analisti la crisi, nei prossimi anni, creerà sempre più poveri.Il cancelliere Angela Merkel è consapevole del problema, non a caso dal 1° gennaio 2012 è entrato in vigore il salario minimo al livello federale, provvedimento già adottato in altri Paesi dell’Ue: 7,89 euro nei Länder dell’Ovest, 7,01 euro in quelli dell’Est. Si tratta di una vera e propria svolta, perché il governo democristiano-liberale ha sempre bocciato la proposta dei partiti di
opposizione, ma si è deciso di intervenire proprio per tentare di arginare la povertà e ridurre il numero di coloro che percepiscono sussidi sociali, circa 6 milioni di persone, un salasso che rischia di diventare insostenibile per le casse dello Stato.
Ecco perché la crisi fa paura anche alla Germania, all’apparenza sempre più ricca. Lo confermano gli ultimi dati, forniti ieri dall’Ufficio di statistica federale di Berlino. L’economia tedesca nel 2011 è cresciuta del 3%. Nel 2010, anno del boom, il Pil tedesco era aumentato del 3,7%, un record dopo la pesante contrazione del 4,7% avvenuta nel 2009, il peggiore risultato dalla seconda guerra mondiale. Per il 2012 gli analisti stanno rivedendo al ribasso le loro previsioni, la crescita economica scenderà sotto l’1%, «ma la nostra economia resta florida e solida», ha ribadito il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble. La colonna portante della Germania è rappresentata dalle esportazioni che nel 2011, solo fino a settembre, hanno fruttato 955 miliardi di euro; 1160 in tutto il 2010. Negli ultimi dodici mesi alcuni settori industriali, come quello dell’auto (4,5 milioni di vetture vendute) e delle nuove tecnologie hanno registrato un vero e proprio boom, mentre è invece in calo l’industria pesante.
La Germania, insomma, è e resterà la Locomotiva d’Europa ma anche a Berlino, come ha spesso sottolineato
l’esperto ministro Schäuble, si guarda con preoccupazione al debito, il cui rapporto con il Pil è all’83,2%. La soglia da non superare, non troppo lontana, per evitare recessione o il declassamento, è il 90%. Ecco perché la misera-ricca Germania non può contare solo sul suo export, ma «ha bisogno di un’Europa unita e solida», come ha ribadito il cancelliere Merkel.Avvenire
Suppongo sia inutile ricordare gli ultimi dati relativi alle esportazioni tedesche, senza esportazioni la Germania è un Paese fragile soprattutto osservando i consumi interni, anemici da sempre e non da oggi…
Germania – Prosegue il calo dei consumi al dettaglio. Nel mese di novembre 2011, infatti, la locomotiva tedesca ha iniziato a mostrare i primi evidenti segni di crisi e il mercato ne ha subito risentito. I consumatori tedeschi hanno reagito come nel resto d’Europa con un calo degli acquisti pari al 1,4%. Un segno meno che preoccupa moltissimo poichè la Germania non dovrebbe risentire delle paure che affliggono pesantemente altri mercati.
Evidentemente i cittadini tedeschi sono molto più sensibili di quanto non si creda e la crisi internazionale li preoccupa sempre di più spingendoli al risparmio. Gli economisti si aspettavano addirittura un segno positivo e ora guardano con molta preoccupazione ad un segnale che potrebbe far rivalutare le posizioni del cancelliere Angela Merkel sulla necessità di intervenire al più presto per arginare la crisi che si allarga a macchia d’olio.
Non fosse altro che per prevenire i timori di un mercato interno che non può rallentare.OggiNotizie
Un consiglio nonna Merkel! Invece che condividere quaotidianamente le paranoie su un pareggio di bilancio che in piena depressione economica è pura follia e la psicosi di un’inflazione o ipeinflazione che non esiste, suggerisco di incominciare a pensare seriamente a cosa in realtà sarebbe la Crande Gemania senza le esportazioni che contano per più del 70 % sulla ricchezza dei paesi della cosidetta area periferica, Francia compresa.
Imporre la propria fragilità finanziaria, arrivando a suggerire caldamente la rinuncia alla propria sovranità fiscale e nazionale in cambio dell’elemosina tedesca non nasconde l’evidenza di una nazione, la Germania che sta quotidianamente beneficiando di una sorta di dittatura che troverà la sua naturale collocazione nelle pieghe della storia.
Come scrive Adriana Cerretelli oggi la Germania è come una sorte di elefante in una cristalleria.
«Chiunque costringa la gente a scegliere tra assistenza finanziaria e dignità nazionale ignora una delle lezioni fondamentali della storia», ha dichiarato Evangelos Venizelos, il ministro delle Finanze greco, evocando tra le righe l’occupazione nazista del suo Paese.Pessimo servizio alla Germania del dopoguerra. Pessimo perché altri non l’hanno detto ma di sicuro l’hanno pensato. Pessimo perché la schiacciante maggioranza (72%) degli irlandesi vuole ratificare per referendum il “fiscal compact” con tutti i rischi del caso. Favorevoli e contrari per ora sono spaccati quasi a metà (40% contro 36%) ma ci vuole molto meno dei progetti tedeschi per spostarne gli umori in negativo. Pessimo perché già prima dello scivolone del cancelliere, il Belgio di Elio di Rupo aveva respinto con forza «le intrusioni europee nella politica di bilancio quando noi non lo facciamo in casa d’altri». Pessimo perché ieri la Repubblica Ceca ha detto no alla firma del fiscal compact. Pessimo, infine, perché neanche la Germania è senza macchia: per esempio è uno dei pochissimi (con l’Austria) a non avere ancora trasposto nel proprio ordinamento la direttiva europea sulla liberalizzazione dei servizi, un settore che incide per oltre il 70% nel Pil europeo, sottraendo così ai partner, con il suo protezionismo, un notevole potenziale di crescita in questi tempi di magra. Già, perché il recupero di stabilità non passa solo per il rigore: senza una frustata allo sviluppo rischia di rivelarsi un esercizio sterile. E anche pericoloso.
di Adriana Cerretelli – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/ao9dR
Date un’occhiata a questo blog Sogna ancora Germania Der Spiegel dopo aver denigrato mezza Italia con le sue masturbazioni mentali ci spiega perchè il sogno di poter commissariare le finanze europee potrebbe infrangersi.
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la merkel fà i suoi interessi , semmai noi da un clown siamo passati ad un maggiordomo !
Disoccupazione ai massimi…31 % dei giovani e’ senza lavoro….l’enfatizzazione dei media si ricollega al piano part time dei 50 enni by Fornero. Stanno preparando il terreno per diminuire PRIMA lo stipendio dei 50enni da 2000 a 1000 euro, con la scusa di favorire l’ingresso al lavoro dei giovani. Che DOPO, probabilmente non verranno assunti.
Quando il TG di radio 1,2,3 apre con “ci colleghiamo con Piazza Affari…” e non con i dati sull’occupazione, ci si deve sorprendere del sonno della ragione ? In ogni disgraziato paese ex democratico si rincorre il modello schiavistico asiatico e si dimentica che il pensiero civile moderno è nato in Francia nel 700 mentre nessun contributo è venuto da quei paesi dai tempi di Buddha. D’altra parte mi rendo conto che queste mie esternazioni sono persino banali perché poi… che cosa si fa ? Però almeno lo sappiamo mentre ogni giorno parlo con gente che semplicemente non sa e a volte neppure vuole sapere.
Se qualcuno ha il piacere di incontrare Bassi riferisca che alle volte a calci in culo sarebbe meglio prendere se stessi scendendo dal piedistallo della propria illuminazione. Di catapecchie tedesche se ne vendono comunque! Con affetto Andrea
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Il potere di condizionamento di quattro dati statistici pubblicati senza alcun esame critico e accettati dalla massa come vangelo in grado di riassumere la complessità e rendere il mondo comprensibile sono lo specchio della superficiale e banale miseria intellettuale di questa epoca.