PORTOGALLO: ROGOFF…QUESTA VOLTA NON E’ DIVERSO!
Silenzio parla il Maestro! Si proprio lui, Kenneth Rogoff insieme a Carmen Reinhart massimo esperto di crisi del debito sovrano e crisi finanziarie, autore del capolavoro empirico ” .This Time Is Different: Eight Centuries of Financial Folly ” ovvero uno studio tra ottocento anni di storia e il debito di sessantasei paesi mondiali, dall’Europa mediovale, passando per la Cina del XII secolo e le guerre napoleoniche per giungere sino ai nostri giorni. Se sarà possibile nel corso dell’anno condivideremo insieme alcuni punti salienti di questo magistrale capolavoro nostra stella polare per il resto del viaggio.
Come i lettori di Icebergfinanza ben sanno quando parla la storia e l’analisi empirica non ci resta che ascoltare la lezione: senza l’analisi empirica e la storia Icebergfinanza non avrebbe mai potuto anticipare prima di molti altri questa autentica tempesta perfetta, senza l’analisi empirica non sarebbe possibile cercare di comprendere quello che ci attende.
DAVOS – Dopo la Grecia sara’ il Portogallo a dover avviare una ristrutturazione del debito sovrano. E c’e’ un’alta probabilita’ che lo debbano fare anche Irlanda e Spagna. Lo ha detto l’economista Kenneth Rogoff, professore alla Harvard University, a margine del meeting annuale del Forum economico mondiale, sottolineando che ”l’Italia e’ un caso borderline, dove potrebbe verificarsi solo un problema di liquidita”’.
”E’ chiaro che avremo bisogno di ristrutturazioni in Grecia e Portogallo, probabilmente anche in Irlanda – dove potrebbe bastare la ristrutturazione del debito delle banche – e anche probabilmente in Spagna, se si include il debito del settore privato, le grandi banche”, ha detto Rogoff, aggiungendo che l’Italia ”e’ un caso borderline, dove potrebbe verificarsi solo un problema di liquidita”’.
Secondo l’economista statunitense, anche Cipro e pochi altri piccoli paesi dell’eurozona avranno sicuramente bisogno di una ristrutturazione, mentre il Belgio, come l’Italia, probabilmente ce la fara’ a stento ”con una gestione ragionevole”. Mentre sono ”estremamente improbabili” le ristrutturazioni del debito di Francia e Germania.
I miglioramenti fatti dai paesi periferici dell’eurozona sul debito sono ”un’illusione”, ha detto Rogoff, aggiungendo gli spread sono scesi perche’ la Bce ”li sta finanziando”. BlitzQuotidiano
Mentre un manipolo di dilettanti e cassandre improvvisate in Italia continua a sostenere il fallimento del nostro Paese dato per certo un giorno si e un’altro ancora… ( …vero Loretta ) come dice Rogoff, il nostro è un problema di liquidità più che di solvibilità! Come vedremo a breve in molti possono ringraziare gli untori che sui media e sui blog hanno fatto perdere occasioni indimenticabili in questi mesi o per avere gettato nelle mani degli speculatori titoli di uno stato assolutamente solvibile!
Kenneth Rogoff, ex capo economista dell’Fmi ed ora professore ad Harvard, si mostra molto negativo sulla vicenda portoghese. La ristrutturazione greca sarà seguita da quella del Portogallo e il miglioramento del debito dei Paesi periferici dell’Eurozona «è un illusione». «Ci sarà bisogno di una ristrutturazione del debito in Grecia e Portogallo, questo è chiaro – ha proseguito Rogoff parlando a margine dei lavori al World Economic Forum Davos – forse anche in Irlanda, dove basterebbe ristrutturare il debito delle banche, in Spagna, se si include il debito del settore privato, quello delle grandi banche». Mentre l’Italia «è un caso borderline».Rogoff mette in discussione soprattutto i progressi annunciati da molti leader a Davos durante i lavori del Forum, spiegando che che l’unico motivo per cui gli spread sono scesi è che «la Bce sta finanziando il mercato». La situazione, secondo l’economista americano, potrebbe anche estendersi a Cipro e ad altri piccoli Paesi dell’area mentre nel caso del Belgio, come in Italia, «ce la faranno a stento con una gestione ragionevole».(…) Anche Laura Tyson, ex consigliere economica di Bill Clinton mostra segni di pessimismo a Davos. «Il futuro dell’Eurozona è incerto con problemi strutturali troppo a lungo lasciati insoluti, con una crisi finanziaria non ancora risolta la cui soluzione richiederà molto tempo – dice la Tyson (…) L’Italia invece sopravviverà – ha proseguito la Tyson – perché buona parte del debito è in mano agli italiani e ha subito un effetto contagio. Mario Draghi ha ragione quando dice che il mercato sopravvaluta il rischio sulla situazione italiana». Vittorio Da Rold – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/5fins
Come scritto prima in occasione del post sulla Grecia, Atene è ormai il passato, il vaso di Pandora che ha rivelato la fragilità dell’illusione monetaria europea mentre oggi Lisbona è il presente in attesa che la Verità figlia del tempo ci racconti quello che in realtà sta accadendo a Dublino!
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Caro Capitano, la relazione di Rogoff per noi che ti seguiamo continuamente, non ha nulla di nuovo. Serve solo a te come conferma della rotta che stai seguendo. I vari fallimenti dei PIGS sono già in agenda.
Quello che non è in agenda è il cigno nero. Un cigno nero nascosto forse nelle pieghe di qualche fantapazzia finanziaria che metterà in discussione anche:
“Mentre sono ”estremamente improbabili” le ristrutturazioni del debito di Francia e Germania”.
Ricordiamoci che gran parte della spazzatura finanziaria americana è stata distribuita alle banche francesi e tedesche…. e probabilmente, come al solito, noi conosciamo solo la punta dell’iceberg!!
Poi diranno che qualche operatore si è sbagliato a schiacciare qualche tasto
Ma questi si son fatti di colla ! Grazie a BillBill per il link, prima date un´occhiata a questo grafico, che mostra che gli US sono in default, hanno superato il limite del debito legale appena alzato ad Agosto 11:
http://www.treasurydirect.gov/govt/charts/charts_debt.htm
Allora si capisce meglio come le parole: Il futuro dell’Eurozona è incerto con problemi strutturali troppo a lungo lasciati insoluti, con una crisi finanziaria non ancora risolta la cui soluzione richiederà molto tempo…suona come il canto di chi si vuol parare il posteriore !
In Europa gli sforzi per ridurre il debito si stanno facendo o almeno se ne discute mentre in US, dove le discussioni dovrebbero essere piu´rapide questo non succede….ed il debito sale e sale e sale…ma le agenzie di RATing lo leggono Icebergfinanza ?
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Il volume di Rogoff è certo una pietra miliare ma mi piace riprendere quello che d’altra parte è anche uno dei tuoi cavalli di battaglia: il debito privato è molto più dannoso del debito pubblico. Riporto uno spezzone da un recente post di Alberto Bagnai:
“… I dati ci dicono che uno solo dei tanti default privati dell’ultimo decennio ha distrutto più risparmi di tutti i default “sovrani” messi assieme. Il default della Lehman Brothers su un portafoglio di 600 miliardi di dollari ha visto un recovery rate di circa il 30% in media, il che significa che i risparmiatori hanno perso il 70%, ovvero 420 miliardi di dollari. I default sovrani dal 1998 al 2006 (comprendenti i due episodi monstre dell’Argentina e della Russia) hanno riguardato un totale di 178 miliardi di dollari, con un recovery rate medio del 55%. In altre parole: le perdite su uno solo dei default privati sono state, a spanna, più del doppio dell’ammontare degli asset pubblici andati in sofferenza nei 12 episodi di default pubblico nel periodo (asset dei quali i risparmiatori hanno comunque recuperato quote molto più consistenti che nel caso dei default privati)….”
Link:
http://goofynomics.blogspot.com/2012/01/i-keynesiani-del-vii-giorno-o-too-much.html
Nello stesso articolo Bagnai cita un lavoro che cerca di trovare evidenze statistiche sull’entità di debito finanziario privato che diventa un freno e non più uno stimolo alla crescita economica. Esso è attorno al 110% del PIL ed è il vero problema dell’Irlanda che, non avessero i loro criminali politici scaricato sullo stato il debito bancario, sarebbe ancora un paese prospero invece che uno condannato o a morte. E’ il debito privato che stava scoppiando, e non quello pubblico. Finché i banchieri hanno scaricato i loro debiti sulle case pubbliche. Senza una soluzione “svedese” nessun paese uscirà da questa crisi, neppure in 50 anni.