PRIGIONIERI!

Scritto il alle 23:09 da icebergfinanza

 
 

 Sono ormai oltre tre anni che sostengo che la finanza ha definitivamente sequestrato la vita sociale ed economica delle Nazioni, un sequestro quotidiano che avviene tra l'indifferenza della gente comune che spesso continua a sognare il suo paese delle meraviglie, assecondata da media e istituzioni.
 

In Italia, l’intreccio politica, finanza, media  e corporate è come una piovra dai mille tentacoli.
 

" Abbiamo raggiunto un momento chiave nel governo e nella politica ( del Paese ) , una sorta di ultimo spasmo  del liberalismo New Deal. Quando il partito al governo, di fronte ad una crisi epica, non utilizza ampi poteri per invertire il disordine economico e curare il degrado sociale, allora deve essere la fine dell’ideologia di governo ereditata da Roosevelt, Truman e Johnson. Gli eventi politici degli ultimi due anni hanno consegnato un messaggio molto più profondo e devastante: la Democrazia americana è stata definitivamente conquistata dal capitalismo americano. Il Governo è stato disabilitato oppure catturato dai formidabili poteri dell’iniziativa privata e dalla concentrazione di ricchezza. L’autogoverno dei diritti che la democrazia rappresentativa conferisce e riconosce ai cittadini è stato ormai usurpato dalle esigenze prepotenti degli interessi aziendali e finanziari. Complessivamente, il settore delle imprese ha messo le sue braccia intorno ai partiti politici, finanziando le carriere politiche, producendo le agende politiche, attraverso la propaganda di influenti “Think Tanks” e attraverso il controllo della maggior parte dei principali media”

 
William Greider The End of New Deal Liberalism the Nation  

18 commenti Commenta
Scritto il 11 Gennaio 2011 at 03:53

bel colpo, Andrea, mi piacerebbe però capire perchè certe ovvietà le devi riportare come dette da qualcun altro.
quanto riportato, per me è credibile detto da Greider come detto da te, o da chiunque altro, ma semplicemente perchè risponde a quanto si può dedurre dagli eventi in corso.
forse la cosa che manca di più non è la fotografia dell'attuale, ma l'analisi di come si è arrivati a questo stato di cose.
cominciare a capire, ad esempio, che la "democrazia" come è stata messa in opera fino ad oggi, ha solo portato il potere a concentrarsi nelle mani di chi il potere economico già lo aveva, sarebbe almeno utile per capire che fare, ora, dopo non averlo capito per decenni.
non è una critica, mi raccomando, perchè tu fai già molto,  non prenderla per tale, ma è un suggerimento.
cordialmente
andreamensa (tanto per distinguermi da te, visto che siamo omonimi)

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2011 at 04:56

Senza dimenticare l'AIPAC, think tanks che salvaguarda gli interessi sionisti nei rapporti col congresso americano, che hanno nelle mani, dietro le direttive dell'ADL e del B'nei B'erith.
http://andrea-panenostro.blogspot.com/2010/12/i-veri-padroni-del-mondo.html

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2011 at 04:56

Senza dimenticare l'AIPAC, think tanks che salvaguarda gli interessi sionisti nei rapporti col congresso americano, che hanno nelle mani, dietro le direttive dell'ADL e del B'nei B'erith.
http://andrea-panenostro.blogspot.com/2010/12/i-veri-padroni-del-mondo.html

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2011 at 04:56

Senza dimenticare l'AIPAC, think tanks che salvaguarda gli interessi sionisti nei rapporti col congresso americano, che hanno nelle mani, dietro le direttive dell'ADL e del B'nei B'erith.
http://andrea-panenostro.blogspot.com/2010/12/i-veri-padroni-del-mondo.html

Scritto il 11 Gennaio 2011 at 07:42

Il nemico si nasconde si mimetizza tra le pieghe della coscienza
la sua violenza è subdola il suo passo di gatto
difficile davvero coglierlo sul fatto
il nemico è tra noi è dentro di noi
per farlo fuori occorre rinunciare ad una parte di noi stessi
se un tempo era più facile lottare contro ciò che non andava
perché il nemico una faccia ce l'aveva
una voce, una bandiera
sapevi dove andare a prenderlo in giro la sera
aveva nomi e facce, ma non è più
così adesso non si vede ma lui è ancora lì più forte che mai
e sotto sotto spinge col suo dai e dai
e ha stipulato un patto con le coscienze addormentate
nella pubblicità di una realtà falsificata
a migliaia di chilometri di distanza da questa
stanza uomini e bambini schiavizzati, sottopagati
diritti rubati derubati dell'infanzia in qualche capannone dell'estremo oriente
lavorano e producono le griffes dell'occidente
e qui non si sa niente perché sta bene a tanti
tacere verità che sono atroci e allucinanti
pilastri di un'economia vincente dal volto appariscente
che crea la sua ricchezza con la sofferenza di un sacco di gente
e quanti dovranno soffrire quante mucche impazzire
quanta aria velenosa bisognerà respirare
quanti cibi avvelenati bisognerà divorare
quante malattie ancora per interesse non si potranno curare
prima che qualcuno pensi che così non va bene
ma il nemico si è infiltrato dentro al sangue che ci scorre nelle vene
nei sorrisi compiacenti di politiche fatte di parole
all'insegna di "occhio non vede cure non duole"
il nemico ha il volto sorridente cravatta e doppio petto
intorno a grandi tavoli fa incetta di rispetto e di sorrisi
strette di mano accordi tra potenti che non guardano lontano
e approvano la produzione di mine anti uomo
di tutti gli armamenti necessari perché questo sistema
si mantenga bello saldo sui binari di sangue dove viaggia
cosicché anche il coraggio più coraggio si scoraggia
di fronte a questo gioco dove tutti hanno ragione
e i peggiori criminali sono tenuti in alta considerazione
e viaggiano in corsia preferenziale
rimbalzano sull'ammortizzatore sociale e non si fanno mai male
e cambiano i governi ed il nemico gli sorride in silenzio
protetto dalla logica del tacito consenso di chi gode
di questa situazione che fa comodo a tanti
tenere alto il livello di paura e le coscienze ignoranti
paura della povertà paura dell'ignoto
paura di trovarsi di fronte al grande vuoto di se stessi
con la coscienza critica in stato di assoluta catalessi
sconfiggere il nemico è guardarsi dentro
cercare il proprio centro e dargli vita
come a un fuoco quasi spento
renderlo vivo dargli movimento
il nemico si nasconde spesso in quello che crediamo
nei moralismi ipocriti
e nelle trasgressioni controllate e organizzate
nelle droghe illegali e sottobanco ben distribuite
il nemico crea falsi nemici per farsi scudo e apparir perbene
modellerà il suo aspetto e prenderà la forma di ciò che lo contiene
spacciandosi per libertà ti legherà con le sue catene
conservare il controllo di ciò che vediamo
conservare il controllo di ciò che sentiamo
verificare se sotto l'aspetto invitante di un'esca non sia nascosto un amo.
sconfiggere il nemico è guardarsi dentro
cercare il proprio centro e dargli vita come a un fuoco quasi spento renderlo vivo
e dargli movimento

(Occhio non vede, cuore non duole, Jovanotti)

http://www.youtube.com/watch?v=-nBX7ZRwavM

Scritto il 11 Gennaio 2011 at 07:42

Il nemico si nasconde si mimetizza tra le pieghe della coscienza
la sua violenza è subdola il suo passo di gatto
difficile davvero coglierlo sul fatto
il nemico è tra noi è dentro di noi
per farlo fuori occorre rinunciare ad una parte di noi stessi
se un tempo era più facile lottare contro ciò che non andava
perché il nemico una faccia ce l'aveva
una voce, una bandiera
sapevi dove andare a prenderlo in giro la sera
aveva nomi e facce, ma non è più
così adesso non si vede ma lui è ancora lì più forte che mai
e sotto sotto spinge col suo dai e dai
e ha stipulato un patto con le coscienze addormentate
nella pubblicità di una realtà falsificata
a migliaia di chilometri di distanza da questa
stanza uomini e bambini schiavizzati, sottopagati
diritti rubati derubati dell'infanzia in qualche capannone dell'estremo oriente
lavorano e producono le griffes dell'occidente
e qui non si sa niente perché sta bene a tanti
tacere verità che sono atroci e allucinanti
pilastri di un'economia vincente dal volto appariscente
che crea la sua ricchezza con la sofferenza di un sacco di gente
e quanti dovranno soffrire quante mucche impazzire
quanta aria velenosa bisognerà respirare
quanti cibi avvelenati bisognerà divorare
quante malattie ancora per interesse non si potranno curare
prima che qualcuno pensi che così non va bene
ma il nemico si è infiltrato dentro al sangue che ci scorre nelle vene
nei sorrisi compiacenti di politiche fatte di parole
all'insegna di "occhio non vede cure non duole"
il nemico ha il volto sorridente cravatta e doppio petto
intorno a grandi tavoli fa incetta di rispetto e di sorrisi
strette di mano accordi tra potenti che non guardano lontano
e approvano la produzione di mine anti uomo
di tutti gli armamenti necessari perché questo sistema
si mantenga bello saldo sui binari di sangue dove viaggia
cosicché anche il coraggio più coraggio si scoraggia
di fronte a questo gioco dove tutti hanno ragione
e i peggiori criminali sono tenuti in alta considerazione
e viaggiano in corsia preferenziale
rimbalzano sull'ammortizzatore sociale e non si fanno mai male
e cambiano i governi ed il nemico gli sorride in silenzio
protetto dalla logica del tacito consenso di chi gode
di questa situazione che fa comodo a tanti
tenere alto il livello di paura e le coscienze ignoranti
paura della povertà paura dell'ignoto
paura di trovarsi di fronte al grande vuoto di se stessi
con la coscienza critica in stato di assoluta catalessi
sconfiggere il nemico è guardarsi dentro
cercare il proprio centro e dargli vita
come a un fuoco quasi spento
renderlo vivo dargli movimento
il nemico si nasconde spesso in quello che crediamo
nei moralismi ipocriti
e nelle trasgressioni controllate e organizzate
nelle droghe illegali e sottobanco ben distribuite
il nemico crea falsi nemici per farsi scudo e apparir perbene
modellerà il suo aspetto e prenderà la forma di ciò che lo contiene
spacciandosi per libertà ti legherà con le sue catene
conservare il controllo di ciò che vediamo
conservare il controllo di ciò che sentiamo
verificare se sotto l'aspetto invitante di un'esca non sia nascosto un amo.
sconfiggere il nemico è guardarsi dentro
cercare il proprio centro e dargli vita come a un fuoco quasi spento renderlo vivo
e dargli movimento

(Occhio non vede, cuore non duole, Jovanotti)

http://www.youtube.com/watch?v=-nBX7ZRwavM

Scritto il 11 Gennaio 2011 at 07:42

Il nemico si nasconde si mimetizza tra le pieghe della coscienza
la sua violenza è subdola il suo passo di gatto
difficile davvero coglierlo sul fatto
il nemico è tra noi è dentro di noi
per farlo fuori occorre rinunciare ad una parte di noi stessi
se un tempo era più facile lottare contro ciò che non andava
perché il nemico una faccia ce l'aveva
una voce, una bandiera
sapevi dove andare a prenderlo in giro la sera
aveva nomi e facce, ma non è più
così adesso non si vede ma lui è ancora lì più forte che mai
e sotto sotto spinge col suo dai e dai
e ha stipulato un patto con le coscienze addormentate
nella pubblicità di una realtà falsificata
a migliaia di chilometri di distanza da questa
stanza uomini e bambini schiavizzati, sottopagati
diritti rubati derubati dell'infanzia in qualche capannone dell'estremo oriente
lavorano e producono le griffes dell'occidente
e qui non si sa niente perché sta bene a tanti
tacere verità che sono atroci e allucinanti
pilastri di un'economia vincente dal volto appariscente
che crea la sua ricchezza con la sofferenza di un sacco di gente
e quanti dovranno soffrire quante mucche impazzire
quanta aria velenosa bisognerà respirare
quanti cibi avvelenati bisognerà divorare
quante malattie ancora per interesse non si potranno curare
prima che qualcuno pensi che così non va bene
ma il nemico si è infiltrato dentro al sangue che ci scorre nelle vene
nei sorrisi compiacenti di politiche fatte di parole
all'insegna di "occhio non vede cure non duole"
il nemico ha il volto sorridente cravatta e doppio petto
intorno a grandi tavoli fa incetta di rispetto e di sorrisi
strette di mano accordi tra potenti che non guardano lontano
e approvano la produzione di mine anti uomo
di tutti gli armamenti necessari perché questo sistema
si mantenga bello saldo sui binari di sangue dove viaggia
cosicché anche il coraggio più coraggio si scoraggia
di fronte a questo gioco dove tutti hanno ragione
e i peggiori criminali sono tenuti in alta considerazione
e viaggiano in corsia preferenziale
rimbalzano sull'ammortizzatore sociale e non si fanno mai male
e cambiano i governi ed il nemico gli sorride in silenzio
protetto dalla logica del tacito consenso di chi gode
di questa situazione che fa comodo a tanti
tenere alto il livello di paura e le coscienze ignoranti
paura della povertà paura dell'ignoto
paura di trovarsi di fronte al grande vuoto di se stessi
con la coscienza critica in stato di assoluta catalessi
sconfiggere il nemico è guardarsi dentro
cercare il proprio centro e dargli vita
come a un fuoco quasi spento
renderlo vivo dargli movimento
il nemico si nasconde spesso in quello che crediamo
nei moralismi ipocriti
e nelle trasgressioni controllate e organizzate
nelle droghe illegali e sottobanco ben distribuite
il nemico crea falsi nemici per farsi scudo e apparir perbene
modellerà il suo aspetto e prenderà la forma di ciò che lo contiene
spacciandosi per libertà ti legherà con le sue catene
conservare il controllo di ciò che vediamo
conservare il controllo di ciò che sentiamo
verificare se sotto l'aspetto invitante di un'esca non sia nascosto un amo.
sconfiggere il nemico è guardarsi dentro
cercare il proprio centro e dargli vita come a un fuoco quasi spento renderlo vivo
e dargli movimento

(Occhio non vede, cuore non duole, Jovanotti)

http://www.youtube.com/watch?v=-nBX7ZRwavM

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2011 at 09:31

io utilizzo la metafora della strage:
i poteri aziendali e finanziari sono i mandanti,
gli elettori fanno entrare l'esplosivo nel sistema tramite "democratiche elezioni",
i politici azionano il detonatore.

raffaele

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2011 at 11:21

  Giorgio Gaber > Io Se Fossi Gaber (1985) (2002) > Il Deserto
 
Fonte luminosa, scena soffusa di magia
sera di televisione
voce sospesa nella mia casa
luce che fa compagnia
ma improvvisamente…
Un po’ d’incertezza fin quando
la mano
si ferma sul telecomando
lo posa lontano
la mente che è ancora presente
si è scelta il suo giusto abbandono, il corpo è sereno
non si è quasi mosso
il cuore si è scelto la sua tenera ipnosi
con tutto se stesso.
Fonte luminosa, scena pervasa di allegria
ma improvvisamente…
E se improvvisamente ti venisse in mente
ti venisse in mente come in un sogno visto dal di fuori
che cosa resterebbe di questo vetro luminoso
se non avesse spettatori.
Se ti venisse da pensare
che per un attimo soltanto non esiste
l’ascoltatore.
E se abbassando l’audio
e fermo sulla bocca del cantante ti venisse in mente
che fuori non c’è più nessuno
che sono tutti morti o andati via
e in tutto il mondo c’è soltanto quella bocca
piena di poesia.
Il deserto, il deserto.
E se improvvisamente ti venisse in mente
ti venisse in mente che quella bocca colorata
gira per le stanze vuote
la grande orchestra è lì che suona
e non si sentono le note.
Se tu vedessi la tua casa vuota
come vista da lontano, sempre più lontano
c’è soltanto la televisione e nei palazzi
nessuno.
Se ti venisse in mente che niente ha resistito
la massa è morta dolcemente e l’individuo
si è addormentato.
Il deserto, il deserto.
L’illogica illusione che la voce si disperda
nel deserto.
La grande sensazione di esser solo insieme a tutti
nel deserto.
C’è solo il grande schermo che va avanti
è una follia di indifferenza e presunzione
non si accorge di parlare a gente assente
a un auditorio di cartone.
La grande bocca non si può fermare, non fa conto dell’assenza
e sfoga, sfoga la furia di abbondanza sempre più vistosa
bisogna far qualcosa, bisogna far qualcosa
trecento ballerini, luci a tutto spiano
gli specchi, la ricchezza e anche lo spreco, il grande sacrificio
l’America che irrompe nelle case vuote
i fuochi d’artificio.
Bisogna far qualcosa, qualsiasi cosa, bisogna dirlo
a quella bocca aperta, mandargli un telegramma urgente.
"Guardate, non c’è più la gente", bisogna dirlo
al grande schermo, ai dirigenti, alla Demoscopea
la gente è andata via, la gente è andata via
è andata tutta via.
Il deserto, il deserto.
L’illogica illusione che la voce si disperda
nel deserto.
La grande sensazione di esser solo insieme a tutti
nel deserto.
E per la prima volta e per noi soli
il sole
è tramontato e poi si è alzato
e si respira e l’aria è fresca
al mio palato.
E per la prima volta e per noi soli
il sole.

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2011 at 11:21

  Giorgio Gaber > Io Se Fossi Gaber (1985) (2002) > Il Deserto
 
Fonte luminosa, scena soffusa di magia
sera di televisione
voce sospesa nella mia casa
luce che fa compagnia
ma improvvisamente…
Un po’ d’incertezza fin quando
la mano
si ferma sul telecomando
lo posa lontano
la mente che è ancora presente
si è scelta il suo giusto abbandono, il corpo è sereno
non si è quasi mosso
il cuore si è scelto la sua tenera ipnosi
con tutto se stesso.
Fonte luminosa, scena pervasa di allegria
ma improvvisamente…
E se improvvisamente ti venisse in mente
ti venisse in mente come in un sogno visto dal di fuori
che cosa resterebbe di questo vetro luminoso
se non avesse spettatori.
Se ti venisse da pensare
che per un attimo soltanto non esiste
l’ascoltatore.
E se abbassando l’audio
e fermo sulla bocca del cantante ti venisse in mente
che fuori non c’è più nessuno
che sono tutti morti o andati via
e in tutto il mondo c’è soltanto quella bocca
piena di poesia.
Il deserto, il deserto.
E se improvvisamente ti venisse in mente
ti venisse in mente che quella bocca colorata
gira per le stanze vuote
la grande orchestra è lì che suona
e non si sentono le note.
Se tu vedessi la tua casa vuota
come vista da lontano, sempre più lontano
c’è soltanto la televisione e nei palazzi
nessuno.
Se ti venisse in mente che niente ha resistito
la massa è morta dolcemente e l’individuo
si è addormentato.
Il deserto, il deserto.
L’illogica illusione che la voce si disperda
nel deserto.
La grande sensazione di esser solo insieme a tutti
nel deserto.
C’è solo il grande schermo che va avanti
è una follia di indifferenza e presunzione
non si accorge di parlare a gente assente
a un auditorio di cartone.
La grande bocca non si può fermare, non fa conto dell’assenza
e sfoga, sfoga la furia di abbondanza sempre più vistosa
bisogna far qualcosa, bisogna far qualcosa
trecento ballerini, luci a tutto spiano
gli specchi, la ricchezza e anche lo spreco, il grande sacrificio
l’America che irrompe nelle case vuote
i fuochi d’artificio.
Bisogna far qualcosa, qualsiasi cosa, bisogna dirlo
a quella bocca aperta, mandargli un telegramma urgente.
"Guardate, non c’è più la gente", bisogna dirlo
al grande schermo, ai dirigenti, alla Demoscopea
la gente è andata via, la gente è andata via
è andata tutta via.
Il deserto, il deserto.
L’illogica illusione che la voce si disperda
nel deserto.
La grande sensazione di esser solo insieme a tutti
nel deserto.
E per la prima volta e per noi soli
il sole
è tramontato e poi si è alzato
e si respira e l’aria è fresca
al mio palato.
E per la prima volta e per noi soli
il sole.

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2011 at 11:21

  Giorgio Gaber > Io Se Fossi Gaber (1985) (2002) > Il Deserto
 
Fonte luminosa, scena soffusa di magia
sera di televisione
voce sospesa nella mia casa
luce che fa compagnia
ma improvvisamente…
Un po’ d’incertezza fin quando
la mano
si ferma sul telecomando
lo posa lontano
la mente che è ancora presente
si è scelta il suo giusto abbandono, il corpo è sereno
non si è quasi mosso
il cuore si è scelto la sua tenera ipnosi
con tutto se stesso.
Fonte luminosa, scena pervasa di allegria
ma improvvisamente…
E se improvvisamente ti venisse in mente
ti venisse in mente come in un sogno visto dal di fuori
che cosa resterebbe di questo vetro luminoso
se non avesse spettatori.
Se ti venisse da pensare
che per un attimo soltanto non esiste
l’ascoltatore.
E se abbassando l’audio
e fermo sulla bocca del cantante ti venisse in mente
che fuori non c’è più nessuno
che sono tutti morti o andati via
e in tutto il mondo c’è soltanto quella bocca
piena di poesia.
Il deserto, il deserto.
E se improvvisamente ti venisse in mente
ti venisse in mente che quella bocca colorata
gira per le stanze vuote
la grande orchestra è lì che suona
e non si sentono le note.
Se tu vedessi la tua casa vuota
come vista da lontano, sempre più lontano
c’è soltanto la televisione e nei palazzi
nessuno.
Se ti venisse in mente che niente ha resistito
la massa è morta dolcemente e l’individuo
si è addormentato.
Il deserto, il deserto.
L’illogica illusione che la voce si disperda
nel deserto.
La grande sensazione di esser solo insieme a tutti
nel deserto.
C’è solo il grande schermo che va avanti
è una follia di indifferenza e presunzione
non si accorge di parlare a gente assente
a un auditorio di cartone.
La grande bocca non si può fermare, non fa conto dell’assenza
e sfoga, sfoga la furia di abbondanza sempre più vistosa
bisogna far qualcosa, bisogna far qualcosa
trecento ballerini, luci a tutto spiano
gli specchi, la ricchezza e anche lo spreco, il grande sacrificio
l’America che irrompe nelle case vuote
i fuochi d’artificio.
Bisogna far qualcosa, qualsiasi cosa, bisogna dirlo
a quella bocca aperta, mandargli un telegramma urgente.
"Guardate, non c’è più la gente", bisogna dirlo
al grande schermo, ai dirigenti, alla Demoscopea
la gente è andata via, la gente è andata via
è andata tutta via.
Il deserto, il deserto.
L’illogica illusione che la voce si disperda
nel deserto.
La grande sensazione di esser solo insieme a tutti
nel deserto.
E per la prima volta e per noi soli
il sole
è tramontato e poi si è alzato
e si respira e l’aria è fresca
al mio palato.
E per la prima volta e per noi soli
il sole.

Scritto il 11 Gennaio 2011 at 11:25

@ vale64
bella, soprattutto perchè espressa in rima, ma è questa strofa che mi lascia però perplesso:
"sconfiggere il nemico è guardarsi dentro
cercare il proprio centro e dargli vita come a un fuoco quasi
spento renderlo vivo
e dargli movimento"
io sottoscrivo il "guardarsi dentro" e sono convinto anche che il nemico sia "dentro di noi" alimentato e tenuto in vita dalle nostre certezze, che ci impediscono di vedere cosa invece è diverso.
gli occhi che vedono cosa vogliamo vedere, non cosa potremmo vedere, le orecchie che sentono cosa ci piace sentire, non cosa avremmo bisogno di sentire, ma poi la mente che si dedica a credere a ciò che ci piace credere, che ci fà sentire "in sintonia" con coloro e con l'ambiente con cui, l'immagine che vorremmo dare di noi stessi , si associa bene.
il problema di guardarsi dentro, non è quello di guardare, ma quello di mettersi "fuori" per guardare, fuori dalle abitudini, fuori dall'educazione ricevuta, fuori dai modelli preconfezionati.
quello è , a mio avviso, il vero problema.

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2011 at 13:02

Grandi commenti sia di Andrea Mensa ,sia di Valentina.
Io pero' sono altresi' convinto che la Forza e' Forza,non e' ne' giusta o sbagliata,ne' buona ne' cattiva.Siamo noi che ne facciamo categorie mentali a nostro uso e consumo,pensando, ma soprattutto sperando, che vada nella direzione 
a noi piu' consona.
Quello di cui  e' fondamentale riappropriarsi ,a mio avviso,e' la VIS latina che comprende dedizione,conoscenza,volonta' di trasformazione ,comunicazione diretta,convinzione interna irremovibile.
Oggi conosciamo il prezzo di tutto e il valore di niente.
La forza personale nasce da qui
Saluti Stefano.

Scritto il 11 Gennaio 2011 at 13:08

Già carissimo anonimo,  autentica poesia… autentica storia…come quella che segue…quanti ancora ne dovranno scrivere, ..analizzare cantare,
quante volte ancora dovremmo sentircelo ripetere, perchè qualcosa eternamente ci sfugge, ma è un qualcosa che riguarda sempre un altro…non noi..
cos'è ancora che non sappiamo…non abbiamo capito… cosa ???

Già mensa, "guardare con gli occhi e sentire con il cuore"…dal di fuori..

http://www.youtube.com/watch?v=MnbTH8WJsWI

Io come uomo
io vedo il mondo
come un deserto di antiche rovine.
Io vedo un uomo
che tocca il fondo
ma forse al peggio non c'è mai una fine.

Nel frattempo la vita non si arrende
e la gente si dà un gran da fare
tanti impegni tante storie
con l'inutile idea di colmare
la mancanza
di una nuova coscienza
di una vera coscienza.

[parlato] È come se dovessimo riempire un vuoto profondo. E allora ci mettiamo dentro: rimasugli di cattolicesimo, pezzetti di sociale, brandelli di antichi ideali, un po' di antirazzismo, e qualche alberello qua e là.

La decadenza
che viviamo
è un malessere
che ci prende pian piano
.
È una specie di assenza
che prevede una sosta obbligata
è la vita che medita
ma si è come assopita.
Siamo vivi
malgrado la nostra apparenza
come uomini al minimo storico di coscienza.

[parlato] È come se la vecchia morale non ci bastasse più.
In compenso se ne sta diffondendo una nuova che consiste nel prendere in considerazione più che altro i doveri degli altri… verso di noi. Sembrerà strano ma sta diventando fortemente morale tutto ciò che ci conviene.
Praticamente un affare.

La decadenza
che subiamo
è uno scivolo
che va giù piano piano.
È una nuova esperienza
che ti toglie qualsiasi entusiasmo

e alla lunga modifica il tuo metabolismo.

Siam lì fermi malgrado la grave emergenza
come uomini al minimo storico di coscienza.

[parlato] E pensare che basterebbe pochissimo.

Basterebbe spostare a stacco la nostra angolazione visiva. Guardare le cose come fosse la prima volta.

Lasciare fuori campo tutto il conformismo di cui è permeata la nostra esistenza.

Dubitare delle risposte già pronte.

Dubitare dei nostri pensieri fermi, sicuri, inamovibili.

Dubitare delle nostre convinzioni presuntuose e saccenti.
Basterebbe smettere di sentirsi sempre delle brave persone. Smettere
di sentirsi vittime delle madri, dei padri, dei figli. Smascherare, smascherare tutto: smascherare l’amore, il riso, il pianto, il cuore, il cervello
.

Smascherare la nostra falsa coscienza individuale.
Subito. Qui e ora.

Sì, basterebbe pochissimo.
Non è poi così difficile.
Basterebbe smettere di piagnucolare, criticare, fare il tifo e leggere i giornali.
Essere certi solo di ciò che noi viviamo direttamente.
Rendersi conto che anche l’uomo più mediocre può diventare geniale se guarda il mondo con i suoi occhi.
Basterebbe smascherare qualsiasi falsa partecipazione.
Smettere di credere che l’unico obiettivo sia il miglioramento delle nostre condizioni economiche perché la vera posta in gioco

è la nostra vita. Basterebbe smettere di sentirsi vittime del denaro, del lavoro, del destino e persino del potere, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza naturale della stupidità degli uomini.

Basterebbe rifiutare, rifiutare la libertà di calpestare gli altri, ma anche la finta uguaglianza. Smascherare la nostra bontà isterica. Smascherare la nostra falsa coscienza sociale.

Subito. Qui e ora.

Basterebbe pochissimo. Basterebbe capire che un uomo non può essere veramente vitale se non si sente parte di qualcosa. Basterebbe abbandonare il nostro smisurato bisogno di affermazione, abbandonare anche il nostro appassionato pessimismo e trovare finalmente l’audacia di frequentare il futuro con gioia.

Perché la spinta utopistica non è mai accorata o piangente. La spinta utopistica non ha memoria e non si cura di dolorose attese.
La spinta utopistica è subito. Qui e ora.

Io come uomo
io vedo il mondo
come un deserto di antiche rovine.
Io vedo un uomo
che tocca il fondo
ma forse al peggio non c'è mai una fine.

Perché non c'è nessuno che dia un senso
alle cose più semplici e vere
alla vita di ogni giorno
all'urgenza di un uomo migliore.

Io vedo un uomo
solo e smarrito
come accecato da false paure.
Ma la vita non muore
per le bombe
per la plastica o le acque del mare
e le ansie un po' inventate
son pretesti per non affrontare
la mancanza di una vera coscienza
che è la sola ragione
della fine di qualsiasi civiltà.

Una nuova coscienza di Giorgio Gaber
 

di GaberLuporini

 

basterebbe poco Dubitare,… Rifiutare…

SUBITO

QUI

ORA

Valentina

Scritto il 11 Gennaio 2011 at 13:08

Già carissimo anonimo,  autentica poesia… autentica storia…come quella che segue…quanti ancora ne dovranno scrivere, ..analizzare cantare,
quante volte ancora dovremmo sentircelo ripetere, perchè qualcosa eternamente ci sfugge, ma è un qualcosa che riguarda sempre un altro…non noi..
cos'è ancora che non sappiamo…non abbiamo capito… cosa ???

Già mensa, "guardare con gli occhi e sentire con il cuore"…dal di fuori..

http://www.youtube.com/watch?v=MnbTH8WJsWI

Io come uomo
io vedo il mondo
come un deserto di antiche rovine.
Io vedo un uomo
che tocca il fondo
ma forse al peggio non c'è mai una fine.

Nel frattempo la vita non si arrende
e la gente si dà un gran da fare
tanti impegni tante storie
con l'inutile idea di colmare
la mancanza
di una nuova coscienza
di una vera coscienza.

[parlato] È come se dovessimo riempire un vuoto profondo. E allora ci mettiamo dentro: rimasugli di cattolicesimo, pezzetti di sociale, brandelli di antichi ideali, un po' di antirazzismo, e qualche alberello qua e là.

La decadenza
che viviamo
è un malessere
che ci prende pian piano
.
È una specie di assenza
che prevede una sosta obbligata
è la vita che medita
ma si è come assopita.
Siamo vivi
malgrado la nostra apparenza
come uomini al minimo storico di coscienza.

[parlato] È come se la vecchia morale non ci bastasse più.
In compenso se ne sta diffondendo una nuova che consiste nel prendere in considerazione più che altro i doveri degli altri… verso di noi. Sembrerà strano ma sta diventando fortemente morale tutto ciò che ci conviene.
Praticamente un affare.

La decadenza
che subiamo
è uno scivolo
che va giù piano piano.
È una nuova esperienza
che ti toglie qualsiasi entusiasmo

e alla lunga modifica il tuo metabolismo.

Siam lì fermi malgrado la grave emergenza
come uomini al minimo storico di coscienza.

[parlato] E pensare che basterebbe pochissimo.

Basterebbe spostare a stacco la nostra angolazione visiva. Guardare le cose come fosse la prima volta.

Lasciare fuori campo tutto il conformismo di cui è permeata la nostra esistenza.

Dubitare delle risposte già pronte.

Dubitare dei nostri pensieri fermi, sicuri, inamovibili.

Dubitare delle nostre convinzioni presuntuose e saccenti.
Basterebbe smettere di sentirsi sempre delle brave persone. Smettere
di sentirsi vittime delle madri, dei padri, dei figli. Smascherare, smascherare tutto: smascherare l’amore, il riso, il pianto, il cuore, il cervello
.

Smascherare la nostra falsa coscienza individuale.
Subito. Qui e ora.

Sì, basterebbe pochissimo.
Non è poi così difficile.
Basterebbe smettere di piagnucolare, criticare, fare il tifo e leggere i giornali.
Essere certi solo di ciò che noi viviamo direttamente.
Rendersi conto che anche l’uomo più mediocre può diventare geniale se guarda il mondo con i suoi occhi.
Basterebbe smascherare qualsiasi falsa partecipazione.
Smettere di credere che l’unico obiettivo sia il miglioramento delle nostre condizioni economiche perché la vera posta in gioco

è la nostra vita. Basterebbe smettere di sentirsi vittime del denaro, del lavoro, del destino e persino del potere, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza naturale della stupidità degli uomini.

Basterebbe rifiutare, rifiutare la libertà di calpestare gli altri, ma anche la finta uguaglianza. Smascherare la nostra bontà isterica. Smascherare la nostra falsa coscienza sociale.

Subito. Qui e ora.

Basterebbe pochissimo. Basterebbe capire che un uomo non può essere veramente vitale se non si sente parte di qualcosa. Basterebbe abbandonare il nostro smisurato bisogno di affermazione, abbandonare anche il nostro appassionato pessimismo e trovare finalmente l’audacia di frequentare il futuro con gioia.

Perché la spinta utopistica non è mai accorata o piangente. La spinta utopistica non ha memoria e non si cura di dolorose attese.
La spinta utopistica è subito. Qui e ora.

Io come uomo
io vedo il mondo
come un deserto di antiche rovine.
Io vedo un uomo
che tocca il fondo
ma forse al peggio non c'è mai una fine.

Perché non c'è nessuno che dia un senso
alle cose più semplici e vere
alla vita di ogni giorno
all'urgenza di un uomo migliore.

Io vedo un uomo
solo e smarrito
come accecato da false paure.
Ma la vita non muore
per le bombe
per la plastica o le acque del mare
e le ansie un po' inventate
son pretesti per non affrontare
la mancanza di una vera coscienza
che è la sola ragione
della fine di qualsiasi civiltà.

Una nuova coscienza di Giorgio Gaber
 

di GaberLuporini

 

basterebbe poco Dubitare,… Rifiutare…

SUBITO

QUI

ORA

Valentina

Scritto il 11 Gennaio 2011 at 13:08

Già carissimo anonimo,  autentica poesia… autentica storia…come quella che segue…quanti ancora ne dovranno scrivere, ..analizzare cantare,
quante volte ancora dovremmo sentircelo ripetere, perchè qualcosa eternamente ci sfugge, ma è un qualcosa che riguarda sempre un altro…non noi..
cos'è ancora che non sappiamo…non abbiamo capito… cosa ???

Già mensa, "guardare con gli occhi e sentire con il cuore"…dal di fuori..

http://www.youtube.com/watch?v=MnbTH8WJsWI

Io come uomo
io vedo il mondo
come un deserto di antiche rovine.
Io vedo un uomo
che tocca il fondo
ma forse al peggio non c'è mai una fine.

Nel frattempo la vita non si arrende
e la gente si dà un gran da fare
tanti impegni tante storie
con l'inutile idea di colmare
la mancanza
di una nuova coscienza
di una vera coscienza.

[parlato] È come se dovessimo riempire un vuoto profondo. E allora ci mettiamo dentro: rimasugli di cattolicesimo, pezzetti di sociale, brandelli di antichi ideali, un po' di antirazzismo, e qualche alberello qua e là.

La decadenza
che viviamo
è un malessere
che ci prende pian piano
.
È una specie di assenza
che prevede una sosta obbligata
è la vita che medita
ma si è come assopita.
Siamo vivi
malgrado la nostra apparenza
come uomini al minimo storico di coscienza.

[parlato] È come se la vecchia morale non ci bastasse più.
In compenso se ne sta diffondendo una nuova che consiste nel prendere in considerazione più che altro i doveri degli altri… verso di noi. Sembrerà strano ma sta diventando fortemente morale tutto ciò che ci conviene.
Praticamente un affare.

La decadenza
che subiamo
è uno scivolo
che va giù piano piano.
È una nuova esperienza
che ti toglie qualsiasi entusiasmo

e alla lunga modifica il tuo metabolismo.

Siam lì fermi malgrado la grave emergenza
come uomini al minimo storico di coscienza.

[parlato] E pensare che basterebbe pochissimo.

Basterebbe spostare a stacco la nostra angolazione visiva. Guardare le cose come fosse la prima volta.

Lasciare fuori campo tutto il conformismo di cui è permeata la nostra esistenza.

Dubitare delle risposte già pronte.

Dubitare dei nostri pensieri fermi, sicuri, inamovibili.

Dubitare delle nostre convinzioni presuntuose e saccenti.
Basterebbe smettere di sentirsi sempre delle brave persone. Smettere
di sentirsi vittime delle madri, dei padri, dei figli. Smascherare, smascherare tutto: smascherare l’amore, il riso, il pianto, il cuore, il cervello
.

Smascherare la nostra falsa coscienza individuale.
Subito. Qui e ora.

Sì, basterebbe pochissimo.
Non è poi così difficile.
Basterebbe smettere di piagnucolare, criticare, fare il tifo e leggere i giornali.
Essere certi solo di ciò che noi viviamo direttamente.
Rendersi conto che anche l’uomo più mediocre può diventare geniale se guarda il mondo con i suoi occhi.
Basterebbe smascherare qualsiasi falsa partecipazione.
Smettere di credere che l’unico obiettivo sia il miglioramento delle nostre condizioni economiche perché la vera posta in gioco

è la nostra vita. Basterebbe smettere di sentirsi vittime del denaro, del lavoro, del destino e persino del potere, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza naturale della stupidità degli uomini.

Basterebbe rifiutare, rifiutare la libertà di calpestare gli altri, ma anche la finta uguaglianza. Smascherare la nostra bontà isterica. Smascherare la nostra falsa coscienza sociale.

Subito. Qui e ora.

Basterebbe pochissimo. Basterebbe capire che un uomo non può essere veramente vitale se non si sente parte di qualcosa. Basterebbe abbandonare il nostro smisurato bisogno di affermazione, abbandonare anche il nostro appassionato pessimismo e trovare finalmente l’audacia di frequentare il futuro con gioia.

Perché la spinta utopistica non è mai accorata o piangente. La spinta utopistica non ha memoria e non si cura di dolorose attese.
La spinta utopistica è subito. Qui e ora.

Io come uomo
io vedo il mondo
come un deserto di antiche rovine.
Io vedo un uomo
che tocca il fondo
ma forse al peggio non c'è mai una fine.

Perché non c'è nessuno che dia un senso
alle cose più semplici e vere
alla vita di ogni giorno
all'urgenza di un uomo migliore.

Io vedo un uomo
solo e smarrito
come accecato da false paure.
Ma la vita non muore
per le bombe
per la plastica o le acque del mare
e le ansie un po' inventate
son pretesti per non affrontare
la mancanza di una vera coscienza
che è la sola ragione
della fine di qualsiasi civiltà.

Una nuova coscienza di Giorgio Gaber
 

di GaberLuporini

 

basterebbe poco Dubitare,… Rifiutare…

SUBITO

QUI

ORA

Valentina

Scritto il 11 Gennaio 2011 at 21:50

Andrea di ovvio non vi è nulla nel bosco delle belle addormentate, nulla!
Serve scriverlo, scriverlo e riscriverlo! Hai una strana concezione delle citazioni. Se riporto una citazione è perchè esprime il maniera chiara il pensiero anche se magari in ritardo o a distanza di anni, mettendo in evidenza quanto sta succedendo in America come in Italia. Non comprendo questa tua ripulsione per le citazioni. Ciao Andrea

Scritto il 11 Gennaio 2011 at 22:16

caro Andrea
forse hai ragione nel definire "repulsione" la mia spiccata antipatia per le citazioni.
non l'ho provata per le poesie postate da Valentina perchè hanno un qualcosa in più, la ritmica, le rime, quella ricercatezza per le parole e le immagini che normalmente in uno scritto non ci sono.
ammiro anche le citazioni che in una frase sanno condensare anche un concetto che io impiegherei una pagina intera per esprimere, e poi nemmeno così bene, ecco, se voglio riassumere la mia sensazione devo dire che le accetto e le ammiro  quando hanno qualcosa di più rispetto a quello che saprei fare io  oppure il mio interlocutore.
altrimenti mi sembra (attenzione che esprimo una opinione personale, non una verità rivelata) un nascondersi dietro ad uno specchio, il voler dire, ma preferire che a dirlo sia qualcun altro, mi dà l'impressione di qualcuno che vuole defilarsi.
mi scuso in anticipo se la ritieni una critica, ho cercato solo di spiegare cosa evocano in me le citazioni, cosa che mi pare , mi domandassi.
non per questo, però , non approvo il contenuto.
andreamensa

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