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TU CHIAMALA SE VUOI, ….RECESSIONE!

Scritto il alle 23:41 da icebergfinanza

http://artfiles.art.com/images/-/A-Galasso/Tramonto-Sulla-Baia-Print-C12041671.jpeg

È un difetto comune degli uomini di dire più facilmente quello che credono che gli altri vogliano sentire piuttosto che attenersi alla verità. Tuttavia, purché gli uomini possano attenersi alla verità, dovranno prima conoscere gli errori e poi commetterli.

Questa frase di Josè Saramago premio Nobel alla letteratura è un pò il filone conduttore che ci ha accompagnato in questa lunga crisi.

Detto questo torniamo per un attimo alla parola recessione, dimenticate i classici due trimestri sotto zero e guardate che scrive il National Bureau of Economics Research, NBER ente che rileva ufficialmente l’inizio e la fine di una recessione in America!

Traduco con le mie parole:

" La recessione è un calo significativo dell’attività economica diffusa in tutta l’economia, della durata di più di due mesi, normalmente visibile nei dati del PIL, in termini reali, reddito, occupazione, produzione industriale, vendite al dettaglio "

Ieri nella_relazione_semestrale al Congresso,  Bernanke è stato terribilmente realista, un miracolo, un autentico miracolo condito dalla nostalgia dei tempi che furono, ha rivelato alcuni passaggi significativi che possono essere interpretati come una recessione in corso:

The growth of real gross domestic product (GDP) held up well through the third quarter despite the financial turmoil, but it has since slowed sharply.  Labor market conditions have similarly softened, as job creation has slowed and the unemployment rate–at 4.9 percent in January–has moved up somewhat.

Consumer spending continued to increase at a solid pace through much of the second half of 2007, despite the problems in the housing market, but it appears to have slowed significantly toward the end of the year.  The jump in the price of imported energy, which eroded real incomes and wages, likely contributed to the slowdown in spending, as did the declines in household wealth associated with the weakness in house prices and equity prices.  Slowing job creation is yet another potential drag on household spending, as gains in payroll employment averaged little more than 40,000 per month during the three months ending in January, compared with an average increase of almost 100,000 per month over the previous three months.  However, the recently enacted fiscal stimulus package should provide some support for household spending during the second half of this year and into next year.

Ma ha rallentato bruscamente, ma sembra aver subito un significativo rallentamento verso la fine dell’anno…… La famosa inflazione " core " ha eroso i salari e gli stipendi, il potere di acquisto dei consumatori, contribuendo al rallentamento della spese unitamente al declino della ricchezza tramite il crollo dei valori delle abitazioni e l’impossibilità di rifinanziare il proprio mutuo.

Si energia ed alimentari, quella misura d’inflazione spesso dimenticata dalle banche centrali di mezzo mondo supportate in questo compito dagli economisti.

Ora credere che lo stimolo fiscale possa aiutare l’economia durante la seconda metà dell’anno può starci ma aggiungere che i suoi benefici si vedranno anche nel 2009 mi sembra eccessivo.

" Many of the challenges now facing our economy stem from the continuing contraction of the U.S. housing market. "….molte delle sfide che ha di fronte la nostra economia, derivano dalla continua contrazione del mercato immobiliare, e pensare che sino a qualche mese fà, secondo la Fed, si stava stabilizzando e non vi erano segni di contagio nell’economia.

Oggi la componente " monetarista " della Fed ha deciso di scommettere sino in fondo sulla politica monetaria, forse unica arma rimasta alla banca centrale, una politica monetaria ultraespansiva, memore del pensiero unico di Milton Friedman ed Anna Schwartz, che nel loro libro " History of the United States" rivoluzionarono nel 1965, le cause della Grande Depressione, accusando la Federal Reserve di quei tempi.

Voglio ora riportarvi alcuni passi di quanto scritto circa un mese e mezzo fà:

In un’intervista al TELEGRAPH.CO la nostra arzilla nonnina con i suoi teneri 92 anni, venerata all’interno della Federal Reserve e tuttora consulente della National Bureau of Economic Research di New York, senza peli sulla lingua, accusa la Banca Centrale Americana di essere essa stessa la principale responsabile della bolla del credito ed ancora stordita dalle conseguenze sul mercato finanziario.

Non vi sarebbe stato alcun fenomeno subprime se la Fed avesse vigilato ……..è il momento di dire le cose come stanno, ammettere i propri errori e voltare pagina:

"They need to speak frankly to the market and acknowledge how bad the problems are, and acknowledge their own failures in letting this happen. This is what is needed to restore confidence," she told The Sunday Telegraph. "There never would have been a sub-prime mortgage crisis if the Fed had been alert. This is something Alan Greenspan must answer for," she says.

She is scornful of Greenspan’s campaign to clear his name by blaming the bubble on an Asian saving glut, which purportedly created stimulus beyond the control of the Fed by driving down global bond rates. "This attempt to exculpate himself is not convincing. The Fed failed to confront something that was evident. It can’t be blamed on global events," she says

" Questo tentativo di discolparsi, non lo trovo convincente (…)"

Ed ora una pietra miliare firmata da Anna Schwartz, la sacerdotessa del monetarismo ovvero il monetarismo una scuola di pensiero che si occupa degli effetti dell’offerta di denaro tanto di moda in questi ultimi anni, orchestrata dalle banche centrali, che ha come pensiero unico considerare l’inflazione come la diretta conseguenza di un’offerta di denaro superiore alla domanda.

 
"Liquidity doesn’t do anything in this situation. It cannot deal with the underlying fear that lots of firms are going bankrupt,"


….la saggezza in persona, LA LIQUIDITA’ NON SERVE IN QUESTA SITUAZIONE.
Vogliamo continuare a credere nei sogni, volare nella Polvere di Stelle dimenticando la realtà , nascondendola sotto un tappeto di dollari.

E’ incredibile vedere come il credo assoluto di alcuni componenti della Federal Reserve sia seguito senza esitazione dai mercati finanziari, da analisti ed economisti, quasi un’ancora di salvezza, un fiducia  cieca negli stessi uomini che si sono addormentati al timone della nave, gli stessi uomini che hanno sostenuto l’eccesso immobiliare, quelli stessi uomini che hanno sottovalutato l’effetto contagio della " piccola " farfalla subprime.

Credo a coloro che ricordano che una recessione in fondo non è un male assoluto, aiuta a ristabilire gli equilibri, depura il ciclo degli eccessi e elimina le scorie, una disintossicazione di cui l’ America ha assoluto bisogno, come di ritrovare il senso del risparmio, il senso del limite. 

Il resto strategie, mercati pronti a riparire dopo aver scontato il " NULLA ", mercati che sono sostenuti da una scommessa sbagliata, lasciano il tempo che trovano. Amo ricordare Voltaire e le sue parole, in questo momento sembra di rivivere il clima della Grande Depressione quando l’euforia continuava ad ondate nonostante l’evidenza dei fatti,

“ se abbiamo bisogno di leggende, che queste leggende abbiano almeno l’emblema della verità! Mi piacciono le favole dei filosofi, rido di quelle dei bambini, odio quelle degli impostori!

Inflazione? Stagflazione? Un problema per volta, domani è un’altro giorno e si vedrà.

FALLACY_OF_INFLATION_TARGETING!

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Nel discorso al Senato Bernanke ha espresso il suo convincimento che la pericolosa miscela degli anni 70′ che và sotto il nome di STAGFLAZIONE non è nelle sue visioni.

"I don’t anticipate stagflation," Bernanke told the Senate Banking Committee. "Io non anticipo stagflation," ha detto Bernanke al Senato comitato bancario.

Non abbiamo alcun dubbio su questo, in fondo ha solo anticipato che i fondamentali economici erano solidi e che non vi era nessun contagio da un mercato immobiliare che si stava stabilizzando. Anche il presidente degli Stati Uniti ha detto ieri che sta notando una lentezza nella crescita ma non è recessione è solo un miraggio.

"We are concerned," Bernanke said. "Siamo preoccupati", ha detto Bernanke. "We are trying to balance a number of different risks against each other," he told lawmakers. "Stiamo cercando un equilibrio tra un certo numero di rischi diversi gli uni contro gli altri", ha detto il governatore.

Ieri nel secondo preliminare del PIL la notizia peggiore è  quella che riguarda l’inflazione. Nel quarto trimestre, l’indice che misura i prezzi dei prodotti di uso personale è aumentato del 4,1% (anzichè del 3,9%) . Le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono aumentate di 19 mila unità a 373 mila, contro un consenso a 350 mila e quelle della settimana riviste al rialzo. Questi sono dati, queste sono testimonianze e non inventiamoci la favola che ormai il mercato è assuefato a ricevere brutte notizie, perchè non stà scontando nulla, solo le illusioni.

Crisi immobiliare permanente e probabile fallimento di alcune banche, anche se ciò non dovrebbe toccare le regine americane ricapitalizzate allo spasimo dai sammaritani fondi sovrani ricorda Bernanke. Vedremo! 

Ricordo  inoltre a tutti le parole di Paul Volcker il grande condottiero della Federal Reserve negli anni della Grande Inflazione: " Io penso che Bernanke sia in una situazione molto difficile, troppe bolle per troppo tempo, la Fed non ha realmente il controllo della situazione "

Tratto dal post del NewYorkTimes, THE_EDUCATION_OF_BEN_BERNANKE!

“I think Bernanke is in a very difficult situation,” Paul Volcker told me. Volcker was the Fed chief who preceded Greenspan and who conquered, painfully, the great inflation of the 1970s and early ’80s. (He was chairman from 1979 to 1987.) “Too many bubbles have been going on for too long,” Volcker added. “The Fed is not really in control of the situation.”

Risulta oltremodo difficile comprendere come sia possibile credere in un forte ripresa dell’economia, attraverso un palliativo di un rimborso fiscale per qualche centinaia o migliaia di dollari, in un sistema che stà affondando nelle sabbie mobili del debito. Che sia l’uno o il due percento del PIL il suo effetto sarà limitato dalla crescita esponenziale della crisi in corso, una crisi sistemica correlata che giorno dopo giorno si alimenta confluendo in un’unica direzione.

Non credo che i mercati e con loro analisti ed economisti, gestori o quant’altro abbiamo ancora compreso l’essenza stessa di questa crisi d’altronde sarebbe impossibile ottenere un minimo di consapevolezza da coloro che per mesi ne hanno sottovalutato la dinamica e le possibili conseguenze, ammortizzati da anni di credito e liquidità infinita.

Vi è inoltre un’escalation di proposte che sublimano la " SOCIALIZZAZIONE DELLE PERDITE " interventi statali o proposte politiche che rischiano di stimolare il potenziale rischio sistemico racchiuso nei colossi di derivazione pubblica Fannie Mae e Freddie Mac che hanno appena presentato alla comunità finanziaria, bilanci da brivido.

Nonostante questo i regolatori americani hanno dato il VIA_LIBERA alla rimozione dei limiti imposti in seguito agli " errori contabili " del 2006!

Unconstrained by portfolio limits, the government-chartered companies may buy more loans and bonds, replacing buyers who fled the market amid the collapse in subprime mortgages. "

A coloro che credono ad un via libera definitivo ad ogni soluzione che contrasti con l’ideologia del libero mercato, consiglio la lettura del post del Wall Street Journal dal titolo: PAULSON_DISMISSES_MORTGAGE_RESCUE_PLANs

In sintesi Paulson marchia molte delle proposte di aiuto che circolano in questi giorni come aiuti a finanziatori, investitori e speculatori piuttosto che misure di sollievo a favore dei mutuatari in difficoltà!

WASHINGTON — The Bush administration is hardening its opposition to the chorus of Democrats, bankers, economists and consumer advocates calling for a big-money government rescue program for struggling homeowners.

In sostanza si tratta di uno scontro ideologico tra il pensiero repubblicano che previlegia la soluzione proveniente dal settore privato e quello democratico, il libero mercato, l’ideologia e la fede nelle sue proprietà terapeutiche.

[Plan]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ogni dato di questi ultimi giorni, trasuda recessione, che sia un aumento dei sussidi di disoccupazione piuttosto che un crollo degli ordini durevoli, un crollo delle quotazioni immobiliari piuttosto che una serie infinita di profitwarning si torna sempre al punto di partenza, una recessione.

……as did the declines in household wealth associated with the weakness in house prices and equity prices. Ebbene, il declino dei prezzi delle abitazioni e l’impossibilità di rifinanziare e rinegoziare il proprio mutuo è il pericolo maggiore che oggi l’intera economia americana subisce e con essa il consumatore.

La notizia principe di ieri è quella trasmessaci dalla MortgageBankersAssociation relativa ad un crollo dei rifinanziamenti e delle richieste di mutuo.

WASHINGTON, D.C. (February 27, 2008) — The Mortgage Bankers Association (MBA) today released its Weekly Mortgage Applications Survey for the week ending February 22, 2008.  The Market Composite Index, a measure of mortgage loan application volume, was 665.1, a decrease of 19.2 percent on a seasonally adjusted basis from 822.8 one week earlier.  On an unadjusted basis, the Index decreased 25.8 percent compared with the previous week and was up 5.1 percent compared with the same week one year earlier.

The Refinance Index decreased 30.4 percent to 2458.9 from 3533.8 the previous week and the seasonally adjusted Purchase Index increased 0.2 percent to 358.2 from 357.6 one week earlier.

Le richieste di mutui  ipotecari sono letteralmente crollate la scorsa settimana e l’indice generale ha accusato una contrazione del 19,2%. Tenete presente che la MBA non è in grado di segnalare le richieste multiple in quanto oggi per avere un mutuo bisogna rivolgersi a più banche.  Le domande di rifinanziamento sono precipitate del 30,4%.  

House_20080226013 

Thanks to  WSJ  >

Il perchè è presto detto:

The average contract interest rate for 30-year fixed-rate mortgages increased to 6.27 percent from 6.09 percent, with points increasing to 1.15 from 1.10 (including the origination fee) for 80 percent loan-to-value (LTV) ratio loans.

The average contract interest rate for 15-year fixed-rate mortgages increased to 5.77 percent from 5.55 percent, with points decreasing to 1.01 from 1.08 (including the origination fee) for 80 percent LTV loans.

The average contract interest rate for one-year ARMs increased to 5.84 percent from 5.72 percent, with points decreasing to 0.86 from 0.91 (including the origination fee) for 80 percent LTV loans.

Sono tre settimane che vi segnalo questi numeri, questi tassi e dopo la più veloce e concentrata manovra espansiva dei tassi della storia della Federal Reserve, i tassi relativi ai mutui ipotecari stanno salendo in progressione siamo già a circa in media più o.60 % di aumento in tre settimane! 

Il credit crunch finanziario si stà propagando come un’edera, sull’albero dei mutui immobiliari.

L’articolo del WallStreetJournal testimonia ampiamente la situazione in corso. Alcuni tassi ipotecari sono in progressivo aumento e quelli che stanno calando, calano molto lentamente.

The average interest rate on a standard 30-year fixed-rate mortgage was 6.38% yesterday, little changed from September but up from 5.61% in late January, according to HSH Associates, a mortgage-data publisher in Pompton Plains, NJ Interest rates on so-called jumbo mortgages — those larger than $417,000 — were at 7.35%, also close to their September levels. 

I  tassi sulle impotece ARMs sono scesi dal 6,29 % di metà settembre al 5,43 %, ma di quanto ha tagliato i tassi la Fed negli ultimi mesi? 2,25 %! Due sono le ragioni secondo il Wall Street Journal, una riguarda i  rendimenti a lungo termine dei buoni del tesoro che sono il riferimento principale per la maggior parte dei tassi ipotecari e la loro salita alimentata dalle prospettive d’inflazione, due la riluttanza del sistema finanziario alla concessione di mutui ipotecari.

Ieri Bernanke è stato chiaro, "WE_HAVE_A_PROBLEM" un piccolo problemino con il differenziale dei tassi del Tesoro ovvero i Treasury Rates e i " Landing rates " i tassi di erogazione dei prestiti. E chi non ha problemi nella madre di tutte le crisi, sembra un’invasione di locuste, tante sono le sorprese giorno dopo giorno.

‘We have a problem, which is that the spreads between the Treasury rates and lending rates are widening, and our policy is essentially, in some cases just offsetting the widening of the spreads, which are associated with signs of illiquidity,’ Bernanke told the House Financial Services Committee.

‘So in that particular area, it’s been more difficult to lower long-term mortgage rates through Fed action,’ he said.

 

Se poi non bastasse questa interpretazione date un’occhiata a questa ulteriore notizia avvistata tramite un colpo d’occhio leggendario: WELLS_FARGO_TIGHTENS_MORTGAGE GUIDELINES. Il secondo istituto di credito ipotecario americano la leggenda WELLS FARGO ha deciso di irrigidire l’orientamento alla concessione di mutui ipotecari in più di 200 mercati in tutto il paese a cominciare dalla contea di Los Angeles, una mossa che potrebbe avere implicazioni devastanti per i potenziali acquirenti del Golden State e altrove.

No signori questa crisi ha una tale correlazione che nessun intervento più aiutare a risolverne, se non attenuarne gli effetti, nel medio breve termine.

Il crollo delle quotazioni immobiliari che verrà è un ulteriore motivo di preoccupazione in quanto molti proprietari si stanno avviando verso il cosidetto " patrimonio netto negativo" in quanto l’ipoteca sulla casa è superiore al valore della casa stessa. Oggi quasi, quasi, con prezzi destinati a scendere del doppio se non del triplo per ristabilire un livello di equilibrio tra domanda e offerta per eliminare le scorte, conviene lasciarsi pignorare l’abitazione e questo significa una cascata di foreclosure in arrivo che aumenterà il rischio di default tra le istituzioni finanziarie.

Questo è un vero e proprio credit crunch, un evento sistemico ramificato che si stà espandendo a macchia d’olio. Sono troppo pessimista? Vedo nebbia ovunque da quasi un anno? Non vi piace il mio realismo? Mi dispiace non posso fare diversamente, per il rispetto del lettore e della Verità! 

11 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 29 Febbraio 2008 at 08:14

IL GRANDE MOGOL BATTISTI,
quasi fossero la stessa persona!!!!!!!

capitano , qua gli analisti, gli economisti, i mercati,danno x scontato che l’america vincerà sempre.
bisogna ricordare però che la stessa fiducia era accordata ai veneziani nel 500 ,agli spagnoli nel 600, ai francesi nel700, agli inglesi nell 800
che non sia arrivato il momento degli americani????????
qua sta nascendo uno tsunami incredibile
non ho mai visto la FED tagliare cosi, in poco tempo
loro lo sanno quanto drammatica è la situazione

utente anonimo
Scritto il 29 Febbraio 2008 at 09:27

A volte capita di essere gli sconfortati ed allibiti testimoni di grandi eventi storici.

Solo che ultimamente ne stanno accadendo un po’ troppi, e stiamo andando in escalation

utente anonimo
Scritto il 29 Febbraio 2008 at 10:20

Ciao Andrea, mi sono letto anch’io Fugnoli, non ho parole, o meglio le avrei ma e’ meglio non dirle.
ho la netta sensazione che la pressione da parte delle banche a favore di un intervento statale sia molto piu’ forte di quanto crediamo, solo che da buon americani, stanno studiando su come farla digerire ai contribuenti.
qualcuno sembra stia sponsorizzando l’idea che l’intervento statale serve, tramite congelamento dei debiti e dilazione delle rate negli anni, a tenere le famiglie nelle proprie abitazioni ed evitare cosi’ tensioni sociali.
molto nobile sembrerebbe, in realta’ in america per cultura non si fa niente per scopi sociali. ma questa e’ una mia personale convinzione, figlia della storia di quella cozzaglia di banditi.
Mariano

utente anonimo
Scritto il 29 Febbraio 2008 at 13:24

ma dov’è il crollo dei mercati?? Quel famoso 30% che molti auspicano, il DJ è a -10 dai suoi massimi, e con tutti gli scandali ed i risultati societari inferiori alle attese, tutto è anestetizzato, non che forse il vero campo di battaglia sono le svalutazioni competitive delle monete?? dove la volatilità può essere ben superiore al 30%…grazie per avermi letto

utente anonimo
Scritto il 29 Febbraio 2008 at 13:56

Cari tutti,
scusate se il testo che allego è un po’ lungo, ma si tratta di un pezzo di Stiglitz (Premio Nobel per l’Economia) e se quello che lui dice è vero, e cioè che i costi per la guerra per gli USA saranno in totale di 3 TRILIARDI (3000 miliardi) di Dollari, oltre ai costi che pagheranno tutti gli altri Stati, allora si capisce perché c’è il Credit Crunch, perché l’America è in effetti in bancarotta, e perché questa è una crisi sistemica di proporzioni devastanti.Mi spiace per chi non legge l’Inglese, ma non ce la faccio a tradurre tutto.
Guido

The Bush Administration was wrong about the benefits of the war and it was wrong about the costs of the war. The president and his advisers expected a quick, inexpensive conflict. Instead, we have a war that is costing more than anyone could have imagined.

The cost of direct US military operations – not even including long-term costs such as taking care of wounded veterans – already exceeds the cost of the 12-year war in Vietnam and is more than double the cost of the Korean War.

And, even in the best case scenario, these costs are projected to be almost ten times the cost of the first Gulf War, almost a third more than the cost of the Vietnam War, and twice that of the First World War. The only war in our history which cost more was the Second World War, when 16.3 million U.S. troops fought in a campaign lasting four years, at a total cost (in 2007 dollars, after adjusting for inflation) of about $5 trillion (that’s $5 million million, or £2.5 million million). With virtually the entire armed forces committed to fighting the Germans and Japanese, the cost per troop (in today’s dollars) was less than $100,000 in 2007 dollars. By contrast, the Iraq war is costing upward of $400,000 per troop.

Most Americans have yet to feel these costs. The price in blood has been paid by our voluntary military and by hired contractors. The price in treasure has, in a sense, been financed entirely by borrowing. Taxes have not been raised to pay for it – in fact, taxes on the rich have actually fallen. Deficit spending gives the illusion that the laws of economics can be repealed, that we can have both guns and butter. But of course the laws are not repealed. The costs of the war are real even if they have been deferred, possibly to another generation.

Background
American voters must choose: more benefits or more defence
$3 trillion budget leaves little for Bush to bank on
MoD forced to cut budget by £1.5bn
They’re running our tanks on empty
On the eve of war, there were discussions of the likely costs. Larry Lindsey, President Bush’s economic adviser and head of the National Economic Council, suggested that they might reach $200 billion. But this estimate was dismissed as “baloney” by the Defence Secretary, Donald Rumsfeld. His deputy, Paul Wolfowitz, suggested that postwar reconstruction could pay for itself through increased oil revenues. Mitch Daniels, the Office of Management and Budget director, and Secretary Rumsfeld estimated the costs in the range of $50 to $60 billion, a portion of which they believed would be financed by other countries. (Adjusting for inflation, in 2007 dollars, they were projecting costs of between $57 and $69 billion.) The tone of the entire administration was cavalier, as if the sums involved were minimal.

Even Lindsey, after noting that the war could cost $200 billion, went on to say: “The successful prosecution of the war would be good for the economy.” In retrospect, Lindsey grossly underestimated both the costs of the war itself and the costs to the economy. Assuming that Congress approves the rest of the $200 billion war supplemental requested for fiscal year 2008, as this book goes to press Congress will have appropriated a total of over $845 billion for military operations, reconstruction, embassy costs, enhanced security at US bases, and foreign aid programmes in Iraq and Afghanistan.

As the fifth year of the war draws to a close, operating costs (spending on the war itself, what you might call “running expenses”) for 2008 are projected to exceed $12.5 billion a month for Iraq alone, up from $4.4 billion in 2003, and with Afghanistan the total is $16 billion a month. Sixteen billion dollars is equal to the annual budget of the United Nations, or of all but 13 of the US states. Even so, it does not include the $500 billion we already spend per year on the regular expenses of the Defence Department. Nor does it include other hidden expenditures, such as intelligence gathering, or funds mixed in with the budgets of other departments.

Because there are so many costs that the Administration does not count, the total cost of the war is higher than the official number. For example, government officials frequently talk about the lives of our soldiers as priceless. But from a cost perspective, these “priceless” lives show up on the Pentagon ledger simply as $500,000 – the amount paid out to survivors in death benefits and life insurance. After the war began, these were increased from $12,240 to $100,000 (death benefit) and from $250,000 to $400,000 (life insurance). Even these increased amounts are a fraction of what the survivors might have received had these individuals lost their lives in a senseless automobile accident. In areas such as health and safety regulation, the US Government values a life of a young man at the peak of his future earnings capacity in excess of

$7 million – far greater than the amount that the military pays in death benefits. Using this figure, the cost of the nearly 4,000 American troops killed in Iraq adds up to some $28 billion.

The costs to society are obviously far larger than the numbers that show up on the government’s budget. Another example of hidden costs is the understating of US military casualties. The Defence Department’s casualty statistics focus on casualties that result from hostile (combat) action – as determined by the military. Yet if a soldier is injured or dies in a night-time vehicle accident, this is officially dubbed “non combat related” – even though it may be too unsafe for soldiers to travel during daytime.

In fact, the Pentagon keeps two sets of books. The first is the official casualty list posted on the DOD website. The second, hard-to-find, set of data is available only on a different website and can be obtained under the Freedom of Information Act. This data shows that the total number of soldiers who have been wounded, injured, or suffered from disease is double the number wounded in combat. Some will argue that a percentage of these non-combat injuries might have happened even if the soldiers were not in Iraq. Our new research shows that the majority of these injuries and illnesses can be tied directly to service in the war.

From the unhealthy brew of emergency funding, multiple sets of books, and chronic underestimates of the resources required to prosecute the war, we have attempted to identify how much we have been spending – and how much we will, in the end, likely have to spend. The figure we arrive at is more than $3 trillion. Our calculations are based on conservative assumptions. They are conceptually simple, even if occasionally technically complicated. A $3 trillion figure for the total cost strikes us as judicious, and probably errs on the low side. Needless to say, this number represents the cost only to the United States. It does not reflect the enormous cost to the rest of the world, or to Iraq.

From the beginning, the United Kingdom has played a pivotal role – strategic, military, and political – in the Iraq conflict. Militarily, the UK contributed 46,000 troops, 10 per cent of the total. Unsurprisingly, then, the British experience in Iraq has paralleled that of America: rising casualties, increasing operating costs, poor transparency over where the money is going, overstretched military resources, a
nd scandals over the squalid conditions and inadequate medical care for some severely wounded veterans.

Before the war, Gordon Brown set aside £1 billion for war spending. As of late 2007, the UK had spent an estimated £7 billion in direct operating expenditures in Iraq and Afghanistan (76 per cent of it in Iraq). This includes money from a supplemental “special reserve”, plus additional spending from the Ministry of Defence.

The special reserve comes on top of the UK’s regular defence budget. The British system is particularly opaque: funds from the special reserve are “drawn down” by the Ministry of Defence when required, without specific approval by Parliament. As a result, British citizens have little clarity about how much is actually being spent.

In addition, the social costs in the UK are similar to those in the US – families who leave jobs to care for wounded soldiers, and diminished quality of life for those thousands left with disabilities.

By the same token, there are macroeconomic costs to the UK as there have been to America, though the long-term costs may be less, for two reasons. First, Britain did not have the same policy of fiscal profligacy; and second, until 2005, the United Kingdom was a net oil exporter.

We have assumed that British forces in Iraq are reduced to 2,500 this year and remain at that level until 2010. We expect that British forces in Afghanistan will increase slightly, from 7,000 to 8,000 in 2008, and remain stable for three years. The House of Commons Defence Committee has recently found that despite the cut in troop levels, Iraq war costs will increase by 2 per cent this year and personnel costs will decrease by only 5 per cent. Meanwhile, the cost of military operations in Afghanistan is due to…

utente anonimo
Scritto il 29 Febbraio 2008 at 15:22

rise by 39 per cent. The estimates in our model may be significantly too low if these patterns continue.

Based on assumptions set out in our book, the budgetary cost to the UK of the wars in Iraq and Afghanistan through 2010 will total more than £18 billion. If we include the social costs, the total impact on the UK will exceed £20 billion.

© Joseph Stiglitz and Linda Bilmes, 2008. Extracted from The Three Trillion Dollar War, to be published by Allen Lane on February 28 (£20). Copies can be ordered for £18 with free delivery from The Times BooksFirst 0870 1608080.

Joseph Stiglitz was chief economist at the World Bank and won the Nobel Memorial Prize for Economics in 2001. Linda Bilmes is a lecturer in public policy at the Kennedy School of Government at Harvard University

utente anonimo
Scritto il 29 Febbraio 2008 at 20:13

La Fed per salvare le banche non è che manda a p….ne tutto il sistema. Se qualcuno a fatto il furbo che fallisca che faccia uscire i dati reali così si quatifica l’intera esposizione sui subprime si mette un bel punto e si va a capo. Invece comportandosi così abbiamo che le borse fanno 5 giorni di calo e uno di rimbalzo tecnico dove solo gli speculatori guadagnano. Molte banche d’affari negli USA hanno nascosto la spazzatura sotto il tappeto e molte in Europa tacciono. Allora perchè gli organi di controllo non fanno emergere la portata globale di queste esposizioni e delle perdite? Ormai sono mesi che si partala della crisi del credito e delle banche che non si fidano più l’una dell’altra. Ho impressione che ci stiano prendendo per i fondelli e che tutto era già stato pianificato a tavolino. Vs pareri oltre ovviamente quello autorevole del mitico Capitano. Grazie Michele.

utente anonimo
Scritto il 29 Febbraio 2008 at 22:25

Caro Michele,
studiato tutto a tavolino non direi, perché c’è sempre di mezzo la stupidità e voracità irrazionale di questa cupola mafiosa, ma che essa sapesse quale fosse il “canovaccio” risulta lampante da una circostanza: l’impennata dell’oro è iniziata quando le borse nel 2002-2003 iniziavano a risalire bene (almeno a livello nominale). Chi comprava massicciamente in quei momenti? Non credo arabi e cinesi!
Saluti da Canna al vento

Scritto il 29 Febbraio 2008 at 23:23

Avviso ai naviganti!

Onda anomala in vista per la prossima settimana, ritirare le vele e prepararsi allo tsunami di dati macro e un’anteprima di notizie da brivido, che ci porteranno verso la rottura dei minimi di gennaio.

Tenete d’occhio lo S&P500 indice principe assoluto.In caso di rottura ” la Fossa delle Marianne ” ci attende!

Buon fine settimana Andrea

utente anonimo
Scritto il 1 Marzo 2008 at 00:04

Buon fine settimana al capitano, ringraziandolo ancora per tutto il tempo che dedica per questo grande grande lavoro.Ti meriti un bel BUY…..

Muec65

Scritto il 1 Marzo 2008 at 01:41

Beh, ci siamo. Probabilmente siamo alla resa dei conti ed ora, alla TV, Bloomberg , CNBC ecc., si sentono le cose che il nostro capitano diceva circa un anno fa. E’ questo il problema: sono indietro di 12 mesi. Non si sono ancora resi conto che l’incertezza non sta sulla presenza della recessione, ma sulla durata della depressione. Questo lo sentiremo tra un anno. Eppure qualche campanellino d’allarme lo stanno snocciolando anche loro: “banchette” che possono fallire, dati che non si vedevano da 30, 40, 50 anni… Posegue l’istruzione controllata, un rendere consapevoli le masse degli addetti ai lavori poco per volta. Ma se facciamo una proporzione tra ciò che (Bernanke)si diceva ad agosto e cosa sta succedendo e cosa (Bernanke) si dice ora e ciò che succederà, abbiamo un quadretto niente male. Tu chiamale, se vuoi, conclusioni.
Come può uno scoglio arginare il mare, come possono alcuni provvedimenti tardivi e posticci fermare questa piena esponenzialmente devastante. Ho l’immagine di un sole cocente nel deserto e di una danza della pioggia che produce qualche goccia, subito assorbita da un terreno arido e bruciato. Tutti lì a danzare e noi del vascello che li guardiamo con stupore e compassione: ma cosa stanno facendo???!!
Ogni tot anni i nodi vengono al pettine e forse 80 anni senza depressioni stanno ora chiedendo il conto.
Ragazzi, però, che pulizia che verrà. Se poi il petrolio dovesse continuare a salire, fosse che fosse la volta buona che tiriamo fuori tutte le energie che l’uomo è in grado di sfruttare.
No, non pensate al vento o ai pannelli solari, sono carriole per gli interessi di chi li produce. Io penso alla Ferrari dell’energia, quella di TESLA, che sfrutta la differenza di potenziale tra la terra e il cielo. Energia pulita, gratis, per sempre:

http://www.disinformazione.it/automobiletesla.htm

LEGGETELO ASSOLUTAMENTE

Oppure la fusione fredda, possibile ormai anche in laboratori casalinghi (peccato non posso allegarvi un video in mio possesso).
Sarebbe un bel salto in avanti per l’umanità e poi, senza volerne a nessuno, ci toglieremmo i petrolieri dalle balle, soprattutto quelli che ci vogliono imporre le loro religioni, come se non ne avessimo abbastanza dei nostri… …
Sono sicuro che grazie al nostro capitano, quando tutti vedranno nero, senza vie d’uscita e l’ansia sarà diventata depressione (anche psichica), vedremo la luce in fondo al tunnel. Prima degli altri rivedremo la speranza. Quando questo Fugnoli pronosticherà baratri e fosse delle Marianne sapremo vedere la luce che guiderà il capitano e il nostro veliero verso un mondo radicalmente trasformato. In meglio.

Come si dice in Brasile? Sognare non costa nulla.

Un tranquillo week end di paura.
Bill

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