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CHINA: LA LEGGENDA METROPOLITANA DEL DECOUPLING!
Ne abbiamo già parlato recentemente in CHINAS REAL ESTATE BUBBLE ormai il duro atterraggio dell’economia è una realtà, una realtà che nei prossimi mesi non mancherà di contaminare l’economia mondiale, l’ennesima illusione nascosta nella leggenda metropolitana del decoupling.
Ricordo ancora le polemiche sul blog quando nel lontano 2008 dissi che il decoupling cinese non poteva essere che una leggenda metropolitana, i paesi emergenti dipendono in tutto e per tutto dall’economia occidentale, come tanti adolescenti con un futuro radioso davanti a loro che non potevano prescindere dai genitori occidentali e da un’inevitabile prima crisi adolescenziale.
L’ Australia grande esportatore di materie prime è in recessione ed è stato il primo paese a comprendere sulla propria pelle la temporanea illusione cinese!
Thanks to ZeroHedge
Settimo mese consecutivo di calo per il manifatturiero cinese I dati Pmi indicano per maggio un tasso pari a 48,7 punti contro i 49,3 di aprile. Economisti ed esperti prevedono un nuovo stimolo all’economia da parte del governo, che rischia però di viziare l’economia reale. La crisi greca e dell’intera Eurozona pesa sulla crescita asiatica. Asianews
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La crescita economica cinese, colpita dalla crisi dell’Europa e dalla disoccupazione negli Stati Uniti, continua a rallentare. Per il settimo mese consecutivo, infatti, le stime del Pmi – l’indice manifatturiero curato da Hsbc – registrano un calo nell’attività: il tasso si ferma infatti a quota 48,7 punti contro i 49,3 di aprile. Ogni dato sotto quota 50 punti indica una contrazione delle attività rispetto al mese precedente. In calo anche gli ordini per le esportazioni, che in aprile erano rimasti in territorio di espansione.
Nel comunicato con cui annuncia il nuovo rallentamento, Hsbc indica il bisogno di interventi di stimolo, soprattutto mediante tagli dei tassi, da parte delle autorità cinesi per stabilizzare l’economia. Inoltre gli esperti del settore tornano indietro rispetto alle previsioni di aprile e non parlano più di una ripresa dell’economia del gigante asiatico nella seconda metà dell’anno.
“Le attività manifatturiere si sono indebolite ancora in maggio – rileva il capo economista di Hsbc per la Cina, Qu Hongbin – riflettendo il deterioramento delle situazione sul fronte dell’export. Questo richiede una politica di riduzione del costo del denaro più aggressiva visto che l’inflazione continua a rallentare”. Secondo Qu l’economia cinese è comunque destinata a un “atterraggio morbido” nei prossimi trimestri “purché le autorità intervengano con le opportune misure di stimolo monetario”.
Il Consiglio di Stato cinese è consapevole di questa recessione e, dopo la riunione di ieri convocata proprio per commentare questi dati, ha rilasciato un comunicato: “Il governo deve intraprendere politiche proattive e misure reali per espandere la domanda e creare una politica che favorisca uno sviluppo stabile e veloce della crescita economica”. Pechino teme la recessione economica, che porterebbe a un aumento delle tensioni sociali sul proprio territorio.
Secondo uno studio preliminare della Reuters, il tasso di crescita cinese per il secondo quarto dell’anno dovrebbe scivolare al 7,9 %, contro l’8,3 % delle previsioni precedenti. Quindi la crescita totale per il 2012 dovebbe toccare l’8,2 %, al di sopra dell’obiettivo stabilito dal governo al 7,5 %. Su questi dati pesa però l’incertezza riguardo i mercati europei – maggiore acquirente dei beni cinesi – che potrebbero crollare in seguito alla crisi greca, devastando l’export cinese.
E’ importante non dimenticare che in Cina senza crescita superiore all ‘ 8/9 % aumenta la disoccupazione come accadde in maniera devastante nella recente recessione!
China and the Impending Global Slowdown ECONBROWSER
Even before the newest portents of a slowdown, [0] it was clear that 2012 gains in world output were going to be highly reliant on Chinese growth. Figure 1 shows that the Eurozone switches to a net drag on world growth. China’s contribution is thus a much larger share of total world growth.
Figure 4 from China Quarterly Update (April 2012).
With price pressures declining, China has some flexibility in terms of response. Monetary policy is easing already, by way of decreased reserve requirements. More likely fiscal policy will be stressed, as China has more fiscal space [1] than countries that engaged in reckless tax cuts at the beginning of the last decade [2]. (Although see Eswar Prasad’s arguments regarding how China should structure its fiscal response [3]
Figure 16 from Deutsche Bank, “What Can Asia Do?” Global Economic Perspectives (May 25, 2012) [not online].
Date un’occhiata alle dinamiche del debito di alcuni paese asiatici soprattutto Nuova Zelanda e Australia.
Benevenuti nella leggenda metropolitana del decoupling
Ma dobbiamo anche tenere conto che prima o poi qualcuno si accorgerà che l’occidente non può stare ancora in deficit sulla bilancia commerciale e che se non si rilancia la produzione nei paesi occidentali non si risolleverà neanche la domanda, visto che la domanda dal 2001 al 2008 è stata sostenuta a debito.
O la Cina riesce a fare uno sforzo interno per alzare il tenore di vita MEDIO dei suoi cittadini facendo crescere i consumi interni oppure andrà necessariamente in contrazione non potendo più contare su una domanda occidentale sostenuta a debito.
Si deve anche tenere presente che la crescita di Cina ed India , oltre alle esportazioni è basata, in India sulla crescita demografica, tuttora fuori controllo, ed in Cina dallo spostamento in urbe di grandi masse di popolazione rurale.
solo una strutturale crescita del tenore di vita dei paesi in via di sviluppo potrà salvarli dalla recessione.