MACHIAVELLI: TRADE WAR IS PEACE!

Scritto il alle 08:27 da icebergfinanza

Al capitolo nono, sotto il titolo “Amare la pace e saper fare la guerra”, come scrive Maurizio Viroli nel suo libro, ” Scegliere il principe ” Niccolò Machiavelli riteneva che le guerre fossero inevitabili, perché gli Stati tendono ad espandersi e a sottomettere le nazioni più deboli. Oltre alle guerre di conquista ci sono le guerre che nascono dalle carestie, dalle invasioni che spingono interi popoli a cercare nuovi territori. Per evitare la conquista, i popoli devono essere in grado di difendersi con buoni eserciti composti da sudditi nel caso delle monarchie, o da cittadini nel caso delle repubbliche, che combattono nel pieno rispetto della Costituzione e delle leggi, non da mercenari che fanno della guerra il loro mestiere per trarne guadagno. Scrive Machiavelli:

«Sopra a che dico come, essendo questa [l’arte militare] una arte mediante la quale gli uomini d’ogni tempo non possono vivere onestamente, non la può usare per arte se non una republica o uno regno; e l’una e l’altro di questi, quando sia bene ordinato, mai non consentì ad alcuno suo cittadino o suddito usarla per arte; né mai alcuno uomo buono l’esercitò per sua particulare arte. Perché buono non sarà mai giudicato colui che faccia uno esercizio che, a volere d’ogni tempo trarne utilità, gli convenga essere rapace, fraudolento, violento…”

Oltre ai consigli di arte militare, Dell’Arte della Guerra contiene importanti insegnamenti politici. … Poiché è un male, la guerra deve essere, fin quando è possibile, evitata, e se non può essere evitata deve essere regolata.

In sintesi il monito di Machiavelli è «amare la pace e saper fare la guerra» di cui, come scrive Viroli,  si avverte l’eco nell’articolo 52 della Costituzione repubblicana:

«La difesa della patria è sacro dovere del cittadino».

Non voglio qui entrare nel merito di quanto è accaduto in questi anni in nome dell’Europa a noi interessa riallacciarci al filo conduttore del posti di ieri, a George Orwell, lo scrittore che andrebbe più di moda oggi, in mezzo alle dinamiche del mondo attuale, 1984, forse il suo romanzo migliore, sulla facciata del Ministero della Verità appare la scritta, “War is peace!”, la guerra è pace!

Lo stato di guerra permanente che vede coinvolti gli stati di Eurasia, Estasia e Oceania è un meccanismo di distruzione eterna del surplus di produzione, guai a permettere il miglioramento delle condizioni economiche della classe media, guai.

Wikipedia scrive che, allo scopo di perpetuare la guerra, vengono compiuti periodici rovesciamenti d’alleanza, bisogna a tutti i costi far si che l’unico meccanismo sia quello di impedire che l’eccedenza di beni e servizi venga usata per redistribuire ricchezza alla popolazione,attraverso la guerra permanente, guerra è pace!

Lo abbiamo già scritto, recentemente, Noah Smith ha espresso un interessante punto di vista sui reali motivi per cui le élite sostengono così tanto l’austerità, anche se in pratica non funzionano. Le elites, egli sostiene, vedono le difficoltà economiche come un’opportunità per costringere a delle “riforme” – cioè in sostanza i cambiamenti da loro desiderati, che possano servire o meno a promuovere la crescita economica – e si oppongono a tutte le politiche che potrebbero attenuare la crisi senza rendere necessari questi cambiamenti.

Scrive l’ Economist in questi giorni…

Un piano di pace, può emergere dalla guerra commerciale globale!

Una figura spesso trascurata dai media, meno appariscente di un Ross o Navarro, tanto per fare due nomi é il rappresentante del commercio americano, Robert Lighthizer.

I suoi studi, i suoi grafici hanno largo seguito nell’amministrazione americana, Lighthizer ha la fiducia totale ed incondizionata di Trump!

Appuntamento a domani, per tutti coloro che hanno sostenuto o vorranno sostenere liberamente il nostro viaggio, con un’altra avventura nei meandri della guerra commerciale che verrà, analisi geopolitiche, macroeconomiche, empiriche, analisi ciclica e tecnica, come sempre un viaggio con all’orizzonte la consapevolezza. Buona giornata Andrea

7 commenti Commenta
charliebrown
Scritto il 30 Luglio 2018 at 05:53

Letto l’ultimo lavoro. Vi è ribadito che, per i treasuries, è necessario coprirsi dal rischio cambio. Come strumento di copertura conosco solo gli etf short sul dollaro. Diciamo che io abbia investito 30.000 euro in un treasury a 30 anni, se ben capisco dovrei coprirmi con 10.000 euro di un etf short sul dollaro a leva 3. Ma -mi domando- ha senso farlo se dai grafici proposti risulta una previsione di rafforzamento del dollaro (rapporto che punta sotto 1,13)?
Confesso che in passato dall’utilizzo ridottissimo di tale etf non ho avuto grandi risultati: forse perchè l’ho fatto come trading e non strutturalmente come mi sembra proponga Mazzalai? Comunque farlo strutturalmente significa impegnare un terzo del capitale investito sul treasury, il che non è poco.
In definitiva, il rischio dei tesorucci sembra restare il dollaro, il che pure -almeno da un punto di vista psicologico- non è poco.

icebergfinanza
Scritto il 30 Luglio 2018 at 07:36

Non c’è scritto da nessuna parte che è necessario, è una possibilità!

charliebrown
Scritto il 30 Luglio 2018 at 08:28

ice­berg­fi­nan­za,

Grazie del chiarimento.

noldor
Scritto il 30 Luglio 2018 at 08:30

Io non mi sono mai coperto da tale rischio, non lo vedo necessario personalmente.

char­lie­bro­wn@fi­nan­za,

luk
Scritto il 30 Luglio 2018 at 11:22

…l’ultimo lavoro ci dice che il QE di fatto continua, quello che non fa la FED con i treasuries lo fanno le banche commerciali e possono farlo fin quando vogliono senza rischiare…non se ne esce

icebergfinanza
Scritto il 30 Luglio 2018 at 11:29

Splendida sintesi!

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