MONTI BASTA STRAPPI…NELLA CURVA DI PHILLIPS!

Scritto il alle 09:40 da icebergfinanza

ROMA – È calato il gelo di Palazzo Chigi sul ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Il premier Mario Monti non ha per nulla condiviso l’ultima esternazione del titolare del Welfare: “O passa la riforma del lavoro, o il governo va a casa”. L’ha considerata inopportuna, a dir poco. (Repubblica)

Un paio di anni fa in un post sull’occupazione americana condivisi un paper proveniente dalla  Federal Reserve di San Francisco dal titolo … ” Inflation: Mind the Gap ”  ad opera di Zheng Liu e Glenn Rudebusch nel quale si sosteneva che i responsabili delle politiche monetarie hanno a lungo dibattuto sull’utilità della curva di Phillips, in rapporto all’ inflazione in seguito alle misure di allentamento monetario. Dal momento che la recessione è iniziata alla fine del  2007, l’evidenza suggerisce che, coerentemente con la curva di Phillips, un elevato livello di disoccupazione ha contribuito ad  un calo dell’inflazione.

La mia speranza era ovviamente che a qualche scienziato pazzo economico non passasse per la mente di applicare le teorie alla realtà di questa crisi.

L’occhio di falco del professor Bagnai ci propone questa importante riflessione sul suo blog dal titolo … Lo scopo inconfessato della riforma del mercato del lavoro

La letteratura economica fornisce una semplice spiegazione di quanto sta accadendo oggi in Italia. L’economia ci dice che lo scopo (inconfessato) della riforma del mercato del lavoro deve essere quello di causare un incremento della disoccupazione. Un (ulteriore) incremento del tasso di disoccupazione si rende necessario per un motivo molto semplice: la curva di Phillips. La curva di Phillips stabilisce che la crescita dei salari è in relazione inversa rispetto al tasso di disoccupazione, una relazione individuata da A.W. Phillips nel 1958. Questa relazione non è mai stata posta seriamente in discussione nella letteratura empirica, come ci ricorda Jeffrey Fuhrer. Non sorprende quindi che gli economisti ne facciano tuttora uso per prevedere l’inflazione (Fendel, Lis e Rulke), ed è assolutamente evidente che il governo italiano sta facendo altrettanto.

In tutta evidenza, i fautori della riforma si aspettano che un innalzamento del tasso di disoccupazione moderi la crescita dei salari e quindi il tasso di inflazione.

Ricordate il fantasma di Trichet con le sue fobie inflative di teutonica memoria che quasi quotidianamente minacciava un aumento dei tassi se non fosse stata perseguita la moderazione dei salari. Ora ci manca solo anche Draghi che ha sposato le fobie e le furbizie tedesche e il bollettino mensile della BCE che suggerisce riforme strutturali ovviamente del mercato del lavoro più flessibile con una moderazione salariale implicita.

Bisognerebbe chiedere a draghi cosa ne pensa dell’aumento superiore al 6 % concesso ai dipendenti pubblici in Germania e quelli che non tarderanno ad arrivare nei prossimi mesi ad opera di altre categorie! Ve l’immaginate le crisi isteriche della Bundesbank sul pericolo inflazione congiunto di un aumento dell’immobiliare e della pressione salariale nei prossimi mesi…roba da piegarsi in due dalle risate!

Anche un conservatore incallito come Tichy direttore del settimanale economico Wirstchaftswoche suggerische che …

La Germania ha costretto gli stati europei a risparmiare. Ma noi non siamo in grado
di mantenere l’impegno a casa nostra – a scapito dell’Euro zona. Con il freno
al debito Made in Germany l’Europa dovrà risparmiare per la propria salvezza. Ma
che cosa succede se proprio ai tedeschi questi risparmi non vanno giù? Sembra
proprio così: il grosso aumento del 6.3 % per il settore pubblico viene
finanziato a debito. E se il sindacato Ver.di ha ottenuto un aumento superiore
al 6% per i dipendenti pubblici, i sindacati dei metalmeccanici non si
accontenteranno di un 4% di aumento. E così il costo del lavoro crescerà e la
competitività dell’economia crollerà. La politica tedesca ama predicare una
forte politica di risparmio a spagnoli, italiani, greci e portoghesi: ma i tedeschi stessi non ne vogliono piu’ sapere del risparmio pubblico. Come primo ministro della Nord Reno – Westfalia, Hannelore Kraft ha fallito proprio perché la sua politica di alto indebitamento non aveva piu’ nessuna maggioranza nel parlamento regionale. Adesso attraverso nuove elezioni vuole ottenere un mandato per creare nuovi debiti. VocidallaGermania

Non c’è nulla da fare tecnici e professori concepiscono le persone come cavie da laboratori sperimentando le loro curve e i loro fallimenti ideologici.

Presegue Bagnai…

Ciò contribuirebbe a ristabilire la competitività di prezzo dei prodotti italiani e quindi a riequilibrare gli sbilanci esterni che sono alla radice della crisi dell’eurozona, come spiega ad esempio Martin Wolf. Tra l’altro, questo è uno dei motivi per i quali i mercati finanziari, che credono in questo meccanismo (come ci ricordano Fendel et al. in un altro lavoro), potrebbero accogliere con favore un innalzamento della disoccupazione in Italia.

L’unico piccolo problema con questo approccio è di natura politica, non economica. Il ragionamento del governo è impeccabile da un punto di vista economico. Il suo unico
(trascurabile?) difetto è che nessun membro del governo sta dicendo la verità,
ovvero che lo scopo immediato e inconfessabile di
una riforma altrimenti
insensata è quello di far aumentare la disoccupazione.

Anche lo strillone della Confidustria suggeriva cheIn un’intervista al Financial Times, il presidente uscente Emma Marcegaglia liquida l’ultima versione della riforma come “very bad”: “Pessimo, non è quello che abbiamo concordato. Sarebbe meglio non avere niente, oppure cambiarlo in Parlamento”, perché “questa riforma del lavoro non è quello di cui ha bisogno il Paese”. (…) “Molte imprese potrebbero non rinnovare contratti”. Emma Marcegaglia lancia un ulteriore allarme: il mondo delle imprese è preoccupato per i riflessi che potrebbe avere la riforma del mercato del lavoro pensata dal governo e minaccia di non rinnovare i contratti per timore dei contenziosi legali. Di conseguenza, l’occupazione potrebbe calare.

Che la Marcegaglia abbia ragione… scienziati pazzi in azione!

Fanno sorridere inoltre le disquisizioni tecniche sul pareggio di bilancio o sulla deflazione imposta all’Europa dalle idiozie e fobie teutoniche, associate alle barzellette e alle divagazioni accademiche sull’utilità delle riforme liberiste in un contesto depressivo spesso fomentate da giornali e blog a loro volta iperliberisti che tanto di moda vanno in in un’Italia che di economia non comprende una verza!

Fanno sorridere come l’ effetto placebo delle riforme del mercato del lavoro o di altre amenità simili come una la leggenda metropolitana di una crescita economica impossibile in un contesto depressivo indotto dalle masturbazioni mentali di alcune eminenze accademiche appoggiate da inutili marionette politiche che non distinguerebbero l’inflazione da una infrazione.

Difficile comprendere che il problema del nostro Paese è tutto racchiuso nell’imponente numero di parassiti che evadono, eludono, corrompono, colludono, devastano e minano il sogno della rinascita italiana? 

Non aveva poi torto Prezzolini… i parassiti amano i fessi!

 

 

2 commenti Commenta
kry
Scritto il 16 Aprile 2012 at 10:54

Ai parassiti dei fessi non importa nulla, i fessi rimarranno tali fino a che il sistema giudiziario continuerà a garantire sé stesso, pure lui parassita. Per aumentare la disoccupazione non c’è problema visti gli aumenti dei contributi, ci ritroveremo qualche migliaio di partite iva in meno per fine anno.

billbill
Scritto il 16 Aprile 2012 at 19:59

Pensare che ci sarebbero tanti politici da licenziare nelle regioni e nelle provincie. Ma no, questo governo che deve distruggere l’Italia agisce proprio sul tessuto produttivo, se no che distruzione è….

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