ITALIA RATING: S&P DECLASSA MEZZA EUROPA

Scritto il alle 09:06 da icebergfinanza

Come abbiamo  scritto tempo fa anche quel macellaio intellettuale di Milton Friedman nel 2001  sussurò che “There are two superpowers in the world today in my opinion. There’s the United States and  there’s Moody’s Bond Rating Service. The United States can destroy you by  dropping bombs, and Moody’s can destroy you by downgrading your bonds. And  believe me, it’s not clear sometimes who’s more powerful.” (M. Friedman,
2001)…

Ovvero… ci sono due superpotenze oggi al mondo  secondo la mia opinione. Ci sono gli Stati Uniti e c’è l’agenzia di rating  Moody’s. Gli Stati Uniti possono distruggerti facendo cadere bombe e Moody’s è  in grado di distruggerti facendo declassare le tue obbligazioni. Mi creda, non  è affatto chiaro a volte chi delle due sia la più potente…

Dopo il bombardamento pesante dell’artiglieria di  S&P in Europa e in Italia si sono levati i lamenti di centinaia di belle  addormentate nel bosco della tempesta perfetta, bosco molto ben frequentato  anche dalle illuminazioni di coloro che quotidianamente si arrampicano sugli  specchi per raccontarci che non c’è alcun complotto del cane di Topolino ovvero
Pluto e tantomeno della Perfida Albione.

Chiedo scusa se eccederò con l’ironia, molti messaggi  tra le righe arriveranno comunque, ma francamente è il momento di sorridere e  continuare a giocare con la finanza.

Tutto regolare, l’Italia la nostra principessa  sullo spread, giorno dopo giorno sente ammuffire il proprio materasso con il  proprio rating ridotto a BBB+ un paio di materassi prima della qualifica di “junk”  ovvero immondizia.

E’ affascinante aver raggiunto il leggendario  Kazakistan nell’immaginazione di questi poveri padri di famiglia americani o  inglesi che siano, affascinante scoprire che ora l’Italia ha lo stesso rating  del Kazakistan.

In fondo hanno ragione quei pulivetri che  quotidianamente cercano di cancellare dalla mente dei loro lettori le ombre di  chissà quale complotto formato disneyland, è tutta colpa di Qui Quo e Qua e  della Banda Bassotti.

Loro, i responsabili delle agenzie di rating  fanno solo il loro lavoro, regalano opinioni e devono rendere conto ai loro  superiori che a loro volta devono servire i loro azionisti nel quotidiano senno  di poi.

La signora Elsa Fornero, si è commosso pensando  alla sberla che le agenzie di rating hanno rifilato alla propria figlia, l’Italia,  soprattutto dopo che la ragazza aveva iniziato una cura dimagrante che la  sospinta alle porte dell’anoressia dei soliti noti, ovvero quelli del reddito  fisso. Non per questo il Paese deve scoraggiarsi ha detto la nostra Elsa, una
sberla che ci riporta addirittura indietro rallentando il recupero ha  sottolineato.

Non è affascinante notare come basti un’opinione  qualsiasi per farci tornare indietro nella menti di questi simpatici funzionari  tecnocrati.

Era l’anno del signore 2011, settembre per la  precisione quando un petardo colpi il nostro Paese…

 Senza un’accelerazione della crescita  l’Italia rischia «un nuovo taglio del rating» nei prossimi 12-18 mesi,  afferma l’analista di Standard and Poor’s Mertiz Kraemer in una conference call  seguita alla riduzione del rating. Secondo Kraemer le possibilità di un taglio del  rating sono quantificate «in una su tre», e si tratta così di «un rischio
ragionevole» che può però terminare al ritorno a un outlook stabile. Tuttavia
occorre valutare e monitorare nei prossimi mesi «alcuni elementi di debolezza
fra cui lo stallo politico sulle riforme» che ha impedito al paese il varo di
quelle necessarie.( ILMESSAGGERO  )

Non solo il taglio del rating è arrivato in meno  di 3 mesi ma addirittura dopo un taglio di due livelli l’outlook è rimasto  negativo soprattutto dopo che mister Kraemer ha affermato che il rischio  ragionevole di un downgrade può terminare al ritorno di un out look stabile.

Chissà quale prodotto useranno ora i lavavetri  per cancellare il normale tempismo di S&P, probabilmente una colla speciale  che gli aiuti a salire più agevolmente sui propri vetri.

L’Italia sconta l’alto debito e il basso potenziale  di crescita continuano a mormorare i padri di famiglia dopo aver per anni e  mesi sostenuto che l’Italia è un Paese fuoriclasse nel saper gestire un alto  debito in presenza di bassa crescita. Avanti con il detersivo!

 “Non siamo noi i mandanti della crisi  dell’euro”, spiega il direttore generale dell’agenzia Moritz Kraemer in una  conference call.

Per la cronaca il signor Moritz Kraemer è nato  nel Burundi! Che a qualcuno non salti in mente di pensare che sia tedesco o  meglio ancora nato in Germania perché sarebbe un complotto, un complotto tale che non basterebbe  più nominare Pluto ma anche tutti i suoi antenati e lavavetri annessi.

Figurarsi nessuno lo ha minimamente pensato,  certo che la tempestività dopo una manovra nella quale si elogia la portata è  una casualità di tutto rispetto.

S&P ci dice che c’è una possibilità del 40 %  di assistere ad una recessione in Europa, peccato che nessuno gli abbia avvertiti  che siamo già in recessione. Stavo appunto pensando di mettere su un’agenzia di  opinioni da far gestire a mio figlio.

Certo siamo in buona compagnia: anche la Francia  del mininapoleon e l’impero austro ungarico…ops intendevo l’Austria hanno  subito l’onta della tripla A ma alla Crande Gemania qualcuno ha suggerito che  le sue paranoie inflattive e sul pareggio di bilancio stanno distruggendo i  neuroni altrui.

Politiche di bilancio prudenti dopo aver  aumentato gli stipendi statali in grado di limitare il rapporto debito PIL ha  suggerito S&P gasando nonna Merkel che non vede l’ora di accelerare l’unione  fiscale sulla base delle proprio paranoie.

Da qualche mese gli analisti di S&P hanno  deciso di sospendere le opinioni sulle banche tedesche e sull’intero sistema  finanziario per permettere la nazionalizzazione al Governo e la monetizzazione  in santa pace alla Bundesbank che come abbiamo visto è specialista nel gioco  delle tre bundcarte.

Ma i lavavetri questo gioco non lo conoscono!

Godono i tedeschi con i fessi che riempiono di  depositi le loro banche esportando capitali dalle altre nazioni europee,  continuano a macinare spesa pubblica da onorare con interessi negativi sui loro  favolosi bund immaginari, in attesa che il popolo italiano continui a riempire il  suo cervello di  tecnologia tedesca e  tubi di scappamento weimariani

Ewald  Nowotny, membro tedesco del direttivo della Bce, avverte che “il downgrade
dell’Italia è uno degli aspetti più problematici del colpo terribile assestato
dall’agenzia di rating”.

Pensate che ci sono addirittura tre economisti  svizzeri dell’Università di San Gallo che si sono presi il compito di sottolineare  come la coerenza delle agenzie di rating con i propri metodi di analisi sia  carta straccia in quanto l’Irlanda secondo i loro parametri sarebbe stata  degradata per eccesso.

I lavavetri dovrebbero spiegare per quale motivo  la simpatica Fitch di proprietà francese non è in grado di ridurre il rating  della Francia a differenza di quanto ha fatto S&P, questione di feeling,  soprattutto quando la politica gioca a fare la finanza.

Ma al di la dei padri di famiglia che quotidianamente  gettano le retting per pescare qualche pesce lesso, la politica europea  dovrebbe fare uno sforzo per cancellare le paranoie tedesche fondate sull’austerity  e sulle elezioni nazionali.

Sembra che Pechino abbia sollevato dubbi sulla  credibilità di Pluto…  mentre Crossetto,
uno dei tanti speculatori politici ha sottolineato come: «Con le agenzie di rating purtroppo vale lo stesso ragionamento della  mafia: o si china la testa e si paga il pizzo per sopravvivere, o si combattono  cercando di distruggerle sostituendo il loro potere con quello degli stati  sovrani». Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/98pQw

Wow…siamo in guerra e non lo sapevamo!

Tornando a noi consiglio a tutti di rilassarsi! Se  l’opinione di S&P avrà lo stesso effetto dell’opinione sul rating degli  Stati Uniti d’America, intenti a sollevare nuovamente il limite massimo della  propria immondizia allora per il debito pubblico europeo sarà gran festa anche  se dubito in attesa che la Francia provi a chiedere in mattinata quasi 9  miliardi di euro.

Tranquilli secondo l’istituto di statistica  finanziaria JPMorgan dal 1998 tutti quelli che hanno perso la “TRIPLE A” hanno  visto aumentare i loro rendimenti in media di soli due punti, un po’ come lo  zio Sam e zia Albione che invece hanno osservato un crollo del costo della loro  carta straccia grazie alle stamperie delle banche centrali.

Sarkozy ha suggerito che dobbiamo resistere,  combattere, dimostrare coraggio e soprattutto restare calmi. Come ben sanno i  miei clienti in mezzo al panico invece si nascondo le opportunità. Certo che ci  vuole coraggio a resistere con un deficit di oltre il 7 % e un debito pubblico  che sia avvicina alla “sogliola” del 100 % soprattutto se hai la più imponente  polveriera tossica della storia della finanza mondiale in casa.

Ma di questo ne parleremo nel post “dedicato” ai  sostenitori  in arrivo questa sera!

Nonna Merkel invece galvanizzata dall’opinione di  S&P ha telefonato a zio Adolfo e si
è poi schierata naturalmente a fianco della posizione espressa dalla Banca
centrale europea nel negoziato in corso a Bruxelles sul fiscal compact, come
riferito ieri dal Sole-24 Ore, contro ogni possibile annacquamento delle regole
per la disciplina di bilancio. Alcune proposte di modifica della bozza
originale avrebbero questo effetto, secondo una lettera ai negoziatori europei
del nuovo consigliere della Bce (ed ex sottosegretario alle Finanze tedesco),
Joerg Asmussen, che rappresenta l’istituto di Francoforte nella trattativa in
corso a Bruxelles. dal nostro inviato Alessandro Merli – Il Sole 24 Ore – leggi
su http://24o.it/btDkY

«Le
revisioni proposte – ha sostenuto Asmussen – vanno a mio avviso chiaramente
contro lo spirito degli accordi di dicembre per un fiscal compact ambizioso».
Non a caso, ambizioso è la stessa parola usata ieri dal portavoce della signora
Merkel, Stefen Seibert, per definire il risultato che deve uscire dal prossimo
vertice europeo in materia di regole di bilancio. dal nostro inviato Alessandro
Merli – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/btDkY

Asmussen si
è dichiarato contrario in particolare ad allentare gli obiettivi di bilancio
(un tetto al deficit dello 0,5%) in periodi di severo rallentamento
dell’economia. Questo rappresenterebbe a sua parere una “via di fuga”
che porterebbe a un facile aggiramento delle regole. dal nostro inviato
Alessandro Merli
– Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/btDkY

Peccato che il nostro Paese ha chiesto solo che  venisse riconosciuto il basso debito privato e l’eccellente debito implicito  che surclassa quello di tutti gli altri paesi europei, ma si sa in Germania il  film dei tre moschettieri finisce con …”tutto per uno e ognuno per se”

Suvvia ragazzi domani Wall Street è chiusa per  festività e quindi i petardi dovrebbero essere lanciati dai monelli della City con  il patrocinio e la collaborazione del governo inglese per il quale la  speculazione è sacra, cosa buona e giusta, anche se per il nostro Paese si  tratta solo di folklore visto che ormai tutto quello che era da liquidare è
stato liquidato.

Per non sbagliarsi gli inglesi hanno suggerito  alla LCH CLEARNET di incrementare i margini richiesti sui titoli di Stato  italiani a 7 e 10 anni, una società di clearing britannica sempre molto attenta  alla dimensione temporale.

Probabilmente l’outlook negativo di S&P sul  nostro Paese durerà ancora un paio di mesi in attesa che nei prossimi 12/18  anni i loro analisti facciano qualche analisi attendibile il che potrebbe  invogliare qualche illuminato a scaricare i nostri titoli di Stato prima che
spariscano dall’ “INVESTMENT GRADE” nulla è impossibile per le agenzie di
opinione, soprattutto se devono assecondare le scommesse degli hedge fund che
sono da mesi al ribasso sull’Euro con il record di giocate sulla ruota della
fortuna.

Qualche ingenuo pensa che i titoli europei  saliranno di valore come quelli americani in omaggio alla teoria dei lavavetri  e degli astrologi.

L’altro giorno mio figlio mi ha accusato di  aggiotaggio ed insider trading per aver fatto il pieno della benzina prima che  il prezzo alla pompa salisse nuovamente di qualche centesimo, un po’ come i  franchi dell’ex presidente della Banca Centrale Svizzera che cercava di  proteggere il suo Paese da una banda di Attila assatanati che volevano
trasferire miliardi di euro nei forzieri delle banche elvetiche.

Mi sono chiesto allora se un’opinione espressa a  mercati aperti non fosse aggiotaggio o insider trading visto che in fondo quel  povero disgraziato che sedeva sullo scranno della banca centrale svizzera è  stato lapidato per una innocente galleria d’arte…

A  proposito quest’anno ci sarà da divertirsi nella terra dei cioccolatini!

Tornando seri l’oligarchia finanziaria continua  la sua missione, la missione della redenzione dell’euro, consapevole che un attimo prima della fine tutto dovrà essere ritirato per non assistere ad un’esplosione  termonucleare.

Mario Draghi ce la sta mettendo per proteggere le  nostre banche dai demenziali suggerimenti di Londra, ops dell’ EBA sulla  valutazione dei titoli sovrani a prezzo di mercato, soprattutto se il  suggerimento arriva dall’illuminazione tedesca, la stessa che ha partorito l’idiozia  dell’obbligo di partecipazione dei privati alla ristrutturazione forzata del
debito pubblico greco.

In fondo non penso che sia stato un caso che l’illuminismo  tedesco abbia perso ben due guerre mondiali, ma forse è il caso che nonna  Merkel cambi i suoi suggeritori e consiglieri economico/finanziari, per  stendere un velo pietoso su quelli politici.

Tornando a noi, il declassamento italiano non  mancherò di ripercuotersi su banche, comuni province, regioni, imprese e  partecipazioni statali in attesa che anche le altre due sorellastre si adeguino  all’opinione di S&P entro 12/18 giorni!

Ve lo anticipo io perché le opinioni vengono  somministrate a rate! Dopo lo Stato poi arriveranno le banche e le aziende statali  ENI ENEL e via dicendo in maniera che anche gli ingenui si rendano conto che le  questioni delicate non si possono comunicare tutti insieme.

Le banche poi come urlano quotidianamente i  lavavetri dovranno svalutare ancor di più i loro titoli di stato e chi mai  accetterà i loro collaterali e le loro obbligazioni down regredite.

Dai forza ragazzi ancora un paio di downgrade a  andiamo a sub investment grade, il paese dei balocchi dove i fondi comuni e  quelli pensione ci mettono sopra una pietra e ti scaraventano nel mare dell’indifferenza.

Scrive Fubini sul Corriere della Sera…

“ Quando il nuovo abbassamento del
giudizio è arrivato questa notte alle 23, è subito apparso evidente che le
ragioni della bocciatura erano diverse da quelle che S&P aveva indicato
come fattori di debolezza dell’ Italia in autunno. Non c’ è coerenza fra gli
argomenti che S&P aveva enumerato a settembre (poi a dicembre) e il severo
giudizio di ieri: un doppio calo del rating, appena tre gradini sopra il
livello «spazzatura», e prospettive ancora una volta negative. A settembre gli
analisti dell’ agenzia motivarono una bocciatura in arrivo con «rischi per gli
obiettivi di bilancio», con «incertezze sull’ attuazione di misure a favore
della crescita» e con il «blocco della situazione politica» che potrebbe
«ritardare le risposte alle sfide». Da allora tutti questi elementi di
vulnerabilità sono stati ridotti o eliminati dall’ Italia: l’ ultima manovra ha
blindato il percorso verso il pareggio di bilancio, il governo proprio ora sta
accelerando verso le liberalizzazioni e la riforma del mercato del lavoro e la
caduta di Silvio Berlusconi ha reso obsoleto lo «stallo» fra i partiti. A
settembre S&P aveva persino indicato che se ci fosse stato più «sostegno
politico sulle misure per la crescita», ciò avrebbe stabilizzato il rating.
Eppure l’ agenzia ha declassato l’ Italia proprio alla vigilia degli stessi
provvedimenti che chiedeva. In seguito, a inizio dicembre Standard & Poor’
s aveva anche indicato l’ aumento dei tassi d’ interesse sul debito italiano (e
di altri Paesi europei) come ulteriore fattore di rischio: ma ieri, quando l’
annuncio è arrivato, gli oneri sul debito a breve-medio termine erano dimezzati
rispetto a quando S&P aveva dato il suo avvertimento. L’ Italia ieri si è
finanziata a tre anni a condizioni migliori sia di quelle di dicembre, che di
settembre. Niente di tutto questo ha modificato la decisione negativa. Anzi,
nel comunicato dell’ agenzia non si fa quasi menzione dei fattori che in teoria
sarebbero stati sotto esame da mesi. Gli analisti del rating, è vero,
riconoscono al governo di Mario Monti di aver giocato un ruolo positivo;
osservano che la sua capacità di agire per mitigare la crisi «compensa in una
certa misura il quadro europeo che si va indebolendo»; danno atto che
«deregolare il mercato del lavoro, inclusi gli ordini professionali, può
aiutare a ricostruire la competitività italiana». E avvertono che si potrebbe
arrivare a una nuova bocciatura dell’ Italia «se il governo tecnico non attuerà
le riforme strutturali» o incontrerà ostacoli. Ma in realtà S&P indica
debolezze che con le sue stesse decisioni contribuiscono a esasperare.

 Il grande speculatore George Soros la definisce
«riflessività»: gli attori del mercato prevedono un problema, reagiscono dando
l’ allarme o fuggendo, e con le loro stesse azioni contribuiscono a farlo
esplodere. Così S&P indica che l’ Italia soffre di una diminuzione
strutturale della domanda dall’ estero per i suoi titoli di Stato: una
«vulnerabilità crescente ai rischi di finanziamento esterno». Ma abbassando il
rating dell’ Italia, fa sì che questo scenario si autorealizzi. La bocciatura
del rating sbarra infatti la strada ai grandi fondi pensione e ai gestori
assicurativi che avrebbero potuto gradualmente tornare sul debito italiano
grazie al taglio dei deficit, di fronte alla prospettiva di stabilizzazione del
debito (anche grazie alla riforma delle pensioni) e ai primi cali nei tassi d’
interesse su tutta la curva.

Le decisioni di ieri sul rating,
proprio mentre il mercato dava i primi segni di un ritorno alla calma,
rimettono tutto in dubbio. Sharma, l’ ex capo di Standard & Poor’ s caduto
sulla bocciatura dell’ America, aveva scritto prima di dimettersi che in certi
casi i rating non vanno presi sul serio. E magari, quella volta, ci aveva visto
giusto.

Bene il nostro Paese ora riposa nella terra kazaka, stesso
rating, stesso destino, in attesa del colpo di grazia!

Chissà forse questa volta non arriverà dalle agenzie
di rating, forse neppure da Goldman Sachs, o da Deutsche Bank o Black Rock
tutte istituzioni dove l’intelligenzia italiana investe i propri risparmi,
forse finalmente il colpo di grazia arriverà da uno dei tanti lavavetri che in
questi giorni e mesi si è arrampicato sugli specchi delle proprie leggende
metropolitane, raccontandoci quotidianamente le miserie strutturali e antropologiche di un Paese che non merita nulla! O sbaglio!

A proposito state tranquilli se domani dovessero chiudere le agenzie di rating garantisco personalmente che nessuno finirà… a lavare i vetri con tutto il rispetto per una professione che merita la stessa dignità di qualunque altra!

In serata verrà spedita l’ analisi ” dedicata” ai sostenitori di Icebergfinanza ” Anno 2012: L’ esplosione del debito”. Per tutti coloro che per disguidi tecnici non la riceveranno basta scrivere a icebergfinanza@yahoo.it e richiederla.

 

17 commenti Commenta
atomictonto
Scritto il 16 Gennaio 2012 at 10:07

La mossa di S&P è un suicidio.
Presupponendo che costoro utilizzino metodi scientifici e quindi i loro rating abbiano valore scientifico…si desume chiaramente che l’unica cosa scientificamente CERTA è che sparano balle a casaccio su input dei loro azionisti di riferimento (tutti i fondi e le banche di investimento USA e GB).
Il rating BBB+ dell’Italia, pari a quello della Colombia, è la prova provata che la credibilità di S&P è ZERO.
La colombia per inciso, ha 1/15 del PIL, esporta solo droga e caffè, ha 1/3 della popolazione che vive in totale povertà (campesinos magrissimi e vestiti di stracci), una rete ferroviaria e viabilistica solo abbozzata e sopratutto un terzo del territorio in mano a fazioni armate anti-governative…e questo dà la dimensione della totale ERESIA FALSA di S&P.

Da oggi in avanti chi crede a S&P è un coglione (licenza poetica) e lo dico sul serio.

john_ludd
Scritto il 16 Gennaio 2012 at 10:10

“cross posted in IntermaketAndMore…” non me vogliate, se non proprio fratelli siamo almeno cugini…

Secondo i dati del Fiscal monitor dell’Fmi quest’anno ci saranno da raccogliere 11,4 trilioni di dollari, dove figurano i 4.710 del debito Usa, i 3.500 del Giappone e i 1.350 miliardi (di euro) europei. Una partita che val bene un rating.

Quindi i poveri e indebitati e falliti staterelli europei devono raccogliere 1/6 di quello che devono raccogliere i falliti USA e Giappone. Da notare che gli USA emetteranno NUOVO DEBITO per un ammontare superiore a tutto il debito europeo compreso di roll-over !!! Del Giappone non vale neppure la pena parlare… Ma i soloni alla Krugmann o Napoloni e fetenzia intellettuale varia pensano che è irrilevante, tanto basta avere la facoltà di stampare moneta propria… e allora non posso fare a meno di ripostare un recente tweet di Bill Gross che parla abbastanza chiaro…

“Putrid long bond auction shows that the only investor that wants 30-yr Treasuries is the #Fed.”

“L’ignobile asta dei bond a lunga scadenza dimostra che l’unico investitore che acquista buoni del tesoro americano a 30 anni è la FED”

In questo bombardamento da parte di S&P e compagnia c’è disperazione… hanno al massimo 3 – 6 mesi di tempo per costringere Germania e BCE ad allinearsi in una gara a creare denaro su scala cosmica, se non ci riusciranno vedremo poi come si posizioneranno gli squali oggi corti sull’euro per trilioni quando in ogni caso la FED dovrà acquistare almeno 1 trilione di treasuries in un contesto di zero crescita, ulteriore calo delle entrate fiscali e guerra politica per la corsa alla Casa Bianca con candidati repubblicani che considererebbero Eisenhower un pericoloso comunista.

john_ludd
Scritto il 16 Gennaio 2012 at 10:27

“Dopo lo Stato poi arriveranno le banche e le aziende statali ENI ENEL e via dicendo in maniera che anche gli ingenui si rendano conto che le questioni delicate non si possono comunicare tutti insieme…”

Possono down-gradare tutto quello che vogliono, resta il fatto che, solo per dirne una, il valore della rete elettrica italiana ha un valore REALE talmente tante volte superiore al valore di borsa della società che la possiede (e del debito) da rendere i bond di TERNA (il 7 anni rende oltre il 5% lordo) oltraggiosamente più convenienti del t-bond a 10y che perderanno il 20% solo considerando l’inflazione attuale. E in USA l’inflazione non resterà (relativamente) bassa per sempre… Per chi ha pazienza il comportamento da orda imbecille del mercato è una manna… Continuate così portate ENI, TERNA… a CCC così compro bond a palate e vado in vacanza per i prossimi 10 anni.

tirlusa
Scritto il 16 Gennaio 2012 at 15:36

E quando arriverà il colpo di grazia, come lo chiama Andrea, che succederà ai nostri titoli?

icebergfinanza
Scritto il 16 Gennaio 2012 at 16:43

tirlusa@finanza,

Nulla verranno rimborsati tutti sino all’ultimo centesimo! Andrea

tirlusa
Scritto il 16 Gennaio 2012 at 16:48

icebergfinanza,

Lo penso anch’io. Ma pensavo più che altro a chi li può comprare…più si abbassa il rating e più per le banche sarà complicato detenerne un grosso quantitativo….molti fondi pensione e di investimento saranno costretti a vendere….non resta che la Bce o sbaglio?

ilcuculo
Scritto il 16 Gennaio 2012 at 17:59

C’è schiaffo e schiaffo…

c’è lo schiaffo del severo professore allo studente somaro e fannullone e c’è lo schiaffo che impone il duello e la guerra.

Quello ricevuto è ovviamente il secondo.

Una bella cannonata da sparare sarebbe la creazione di un veicolo in grado di emettere titoli garantiti da patimonio pubblico al fine di ridurre il debito generale nell’ordine del 10%-20% del PIL

Cosa ci manca per farlo ?

john_ludd
Scritto il 16 Gennaio 2012 at 18:08

ilcuculo@finanza,

Non molto, magari non nella forma che dici ma un debito al 120% non è sostenibile per nessuno compresi i nostri ex alleati di oltre atlantico. Mentre però gli italiani hanno uno stock di ricchezza privata tale da consentire forme di consolidamento soft del debito, altri paesi (quelli che ci sparano contro ogni giorno) non lo hanno e saranno condannati a monetizzarlo distruggendo la residua ricchezza privata. Quindi, ed è la mia opinione cui potete dare valore zero, sono pessimista nel brevissimo ma non nel lungo termine. Poi vediamo cosa scriveranno i buffoni tipo Krugmann o Napoloni.

il fringullo
Scritto il 16 Gennaio 2012 at 19:27

Moltissimi pacchetti contenenti MBS E CDO confezionati da banche americane continuano a mantenere un solido rating AAA pur sapendo che non verranno rimborsati e valendo sul mercato in taluni casi il 30% del face value. Ora c’e’ un limite a tutto. Ripeto, iniziamo isolando l’Inghilterra, fuori dal mercato unico, se davvero siamo l’Europa. Tassiamo pesantemente il risparmio detenuto in fondi di investimento di diritto Inglese o FSA regulated, imponiamo la Tobin tax a tutti i soggetti non residenti in Europa, non siamo noi quelli il cui popolo vive di finanza e debiti. Questi signori capiscono solo così. se non li colpisci nei loro interessi continuano fino alla nausea con una spudorata ipocrisia.

Il Fringuello

ilcuculo
Scritto il 16 Gennaio 2012 at 22:36

Questo passaggio non lo ho capito, qualcuno me lo spiega ?

grazie

Rischi per le banche dal rifinanziamento in dollari
Quanto alla situazione del settore bancario, Draghi lancia l’allarme sulle tensioni sul finanziamento in dollari che «può minare la solvibilità nell’ Ue». I finanziamenti in dollari sono un fattore di rischio e potrebbero spingere «il rischio di azzardo morale» per le banche europee raccomandando ai supervisori nazionali «di monitorare da vicino il finanziamento ed i rischi di liquidità in dollari delle banche e, quando appropriato, limitare tali rischi prima che raggiungano un livello eccessivo».
Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/jbmx4

edmontdantes
Scritto il 16 Gennaio 2012 at 22:46

Complimenti come sempre, sai che ho notato di strano che quando gli US vanno in default tecnico (il limite statutory viene superato) scoppia subito dopo il problema dell´EURO curioso ma sopratutto tonti i giornalisti italiani a non notarlo !!!

http://www.treasurydirect.gov/govt/reports/pd/mspd/2011/opds122011.pdf

In questo link si vede benissimo che hanno superato il tetto massimo legale…per cui sono in default legale. LO SO ROMPO LE PALLE AD ESSERE DIETROLOGICO MA IL FATTO CHE NON SIA RIPORTATO DA NESSUN GIORNALE A ME SEMBRA STRANO MOLTO STRANO…ma credo che proprio per questo di aver ragione.

john_ludd
Scritto il 17 Gennaio 2012 at 01:16

il fringullo@finanza,

La Tobin Tax è nell’agenda europea, il massimo “frenatore” in ambito europeo è Sarkozy che è espressione del potere finanziario. Ma fortunatamente è una mosca bianca, un eccezione nella storia francese: il primo e unico presidente filo americano. Non passerà il primo turno e a Maggio, Francois Hollande sarà presidente. Non solo, ma per essere efficace è necessario che la Tobin Tax sia adottata almeno anche da qualche altro mercato primario. Poichè non saranno USA e GB mi appare chiaro che siano in corso trattative tra gli europei e alcuni dei paesi BRIC. In tutta franchezza, e non è una speranza priva di fondamento, dello stra potere USA e GB ne hanno piene le tasche tutti. Credi forse che i paesi asiatici non ricordino il trattamento loro riservato nelle crisi degli anni 90 ? E che dire dei paesi sud-americani, che hanno subito i colpi di stato organizzati dalla CIA ? A breve la situazione sarà confusa, tuoneranno i cannoni di WS e della City ma hanno già perso.

john_ludd
Scritto il 17 Gennaio 2012 at 01:39

ilcuculo@finanza,

Provo a essere sintetico. Il cosiddetto mercato degli euro-dollari è costituito dai dollari “fuori” dal sistema finanziario USA. Poiché il sistema finanziario europeo è il maggiore vengono chiamati euro-dollari anche se ciò vale per Australia, Canada, Brasile etc… Ora il dollaro è stato per 60 anni l’unica moneta di riserva, impiegata non solo nelle transazioni commerciali come l’acquisto di materie prime ma anche per operazioni di finanziamento sul mercato privato e pubblico. Ancora oggi parte delle emissioni obbligazionarie dei paesi emergenti (EM) è in dollari e parte degli investimenti nei paesi EM è denominata in dollari. I massimi investitori nei paesi EM sono le banche europee che (dati di 6 mesi fa) erano oltre i 3 trilioni contro il trilione delle banche USA e i 500 milioni di quelle giapponesi. Questi investimenti NON sono stati effettuati con mezzi propri ma utilizzando una massiva leva finanziaria attingendo al mercato monetario USA. Questo mercato si è chiuso e ora le banche europee hanno problemi nel reperire i dollari necessari. Tuttavia è un problema temporalmente limitato e che, se nel breve è molto pericoloso per l’Europa, nel lungo è catastrofico per gli USA. Infatti, se da un lato si va comunque verso una contrazione del credito (che è alla base della deflazione da debiti) dall’altro si procederà alla sostituzione del dollaro con l’euro come moneta di finanziamento. I paesi che richiedono gli investimenti, gli EM, sono quelli che hanno più da perdere e quello che non vogliono vedere è la liquidazione dei propri asset e la conseguente contrazione dei propri mercati. Accetteranno quindi gli euro al posto dei dollari. Si andrà quindi verso una progressiva diminuzione dell’utilizzo del dollaro come moneta di riserva e nel lungo questo determinerà un suo forte calo di valore anche determinato dal mostruoso deficit di bilancio degli USA. Alcuni segnali sono inequivocabili: Giappone e Cina hanno firmato accordi per denominare in RMB e YEN parte degli interscambi, lo stesso per Cina e Brasile. La Russia ha pubblicamente dichiarato di voler ridurre le riserve in dollari e voler utilizzare altre valute tra cui la propria e di vedere con favore l’utilizzo dell’oro. Infine ma di estrema importanza le banche centrali asiatiche sono venditrici di t-bond di lunga scadenza (che sono acquistati solo dalla FED) mentre acquistano a mani basse scadenze brevi o brevissime. Questi sono fatti. E’ invece una mia opinione che dopo un periodo di estrema turbolenza si andrà verso un sistema dove emergeranno 3 monete di riserva: dollaro, euro e un paniere di monete asiatiche.

So di non essere stato sufficientemente chiaro ma spero possa bastare. Ciao.

plrunner
Scritto il 17 Gennaio 2012 at 08:35

john_ludd@finanza,

Grande John_ludd, non ho abbastanza conoscenza di finanza e macroeconomia per capire proprio tutto, ma credo che il concetto di fondo sia che il dollaro non sarà più la sola moneta di riferimento.

Mi chiedo, è possibile che il dollaro finisca molto peggio di quanto da te prospettato e che l’euro diventi la principale moneta di riserva?

Un’altra cosa: essere una moneta di riserva quali vantaggi porta all’economia dello stato o federazione di stati che la emette?

plrunner

ilcuculo
Scritto il 17 Gennaio 2012 at 08:39

john_ludd@finanza,

Grazie, adesso ho capito, non era a conoscenza che i paesi Europei avessero emesso una mole così rilevante di titoli denominati in dollari.

By the way pensavo al fatto che alcuni indicatori economici USA segnalano un miglioramento dello stato generale dell’economia e questo grazie al fatto che dopo aver “finito i soldi” negli USA ne hanno semplicemente creato altri che il mondo dei creditori USA (ovvero i creditori USA di tutto il mondo) ha accettato sostanzialmente a parità di valore.

E’ un po’ come se un’azienda facesse un’aumento di capitale facendo un bello split 1:2 lasciando invariato il valore delle azioni….

icebergfinanza
Scritto il 17 Gennaio 2012 at 10:08

john_ludd@finanza,

Chapeau John…chapeau!

john_ludd
Scritto il 17 Gennaio 2012 at 10:20

ilcuculo@finanza,

Purtroppo no, i dati economici americani sono “aggiustati” ma soprattutto parziali. Non si parla mai abbastanza della reale situazione del mercato immobiliare e del reale stock di case invendute (IcebergFinanza è una eccezione, ha sempre interpretato correttamente l’estrema importanza del settore e riportato i dati veri). Un recente e ben documentato post di Michael Olenick parla di uno stock “ombra di 9,3 milioni di unità e anche secondo Schiller il massimo esperto del settore i prezzi scenderanno ancora ma soprattutto non ci sarà alcuna ripresa prima del 2020. Recentemente sulla rete sono apparsi alcuni articoli di un insider del settore petrolifero, Chris Cook che aprono un faro sul mercato parallelo del petrolio e sulle cosiddette “dark inventories”. Secondo l’autore che in passato ha previsto il crollo del prezzo del petrolio nel 2008 in assenza di una guerra all’Iran il prezzo del petrolio è destinato a scendere a 55 $ entro il 2012. Ancora recentemente il capo economista di ECRI ha ribadito la sua opinione che nel 2012 gli USA andranno in recessione. Ora tutti possono sbagliare ma ECRI non ha mai chiamato una recessione che poi non c’è stata. A livello numerico, analisti che sono o ottusi o interessati battono sempre sul chiodo che gli utili delle società USA sono eccellenti e che al massimo non saliranno allo stesso ritmo del 2011. Ma è falso. Infatti 1) il boom degli utili delle società principali dello S&P 500 viene dalla finanza e dai guadagni mostruosi sul mercato delle commodities, del petrolio in particolare (cioè dal controllo delle “dark inventories”). Questi guadagni si vaporizzeranno nel 2012. Guardate le quotazione delle banche USA, cali in linea con quelle europee, il mercato, che dovrebbero controllare, non crede ai loro bilanci. E’ tutti contro tutti in una ultima folle danza satanica. 2) Permane l’idea che le multinazionali faranno soldi comunque nei paesi EM. Ma in passato ogni volta che l’occidente si è ammalato, gli EM sono crollati. Un giorno ci sarà il decoupling ma non ora quando la finanza occidentale ritirando i capitali dalla mattina alla sera può annientare in poche ore il lavoro di anni. 3) E’ inutile girarci attorno, il reddito disponibile al cittadino medio, che si chiami John Smith o Luigi Rossi SONO IN CALO. Non ci può essere alcuna ripresa finchè non si attua una massiccia REDISTRIBUZIONE dei redditi. Ma gli USA sono un paese fascista e quindi questo non accadrà senza una ribellione o un colpo di stato miliare.
Alla fine di questo desolante post fornisco un dato amcora più desolante che raccoglie l’essenza dell’economia a stelle e striscie: per generare 1 dollaro di crescitam gli USA necessitano di 8 $ di debito. Poi se leggo ancora le vaccate di Krugman o Napoloni che raccomandano ancora più debito beh allora…

Ma chiudo questo post anche troppo lungo con una nota positiva. Oggi anche le nostre tv e i giornali di regime parlano apertamente di “guerra monetaria”, Draghi e compagnia parlano di “situazione estrema”. Questo è un bene. Per risolvere un problema devi primi ammettere che esiste e fino a 3 mesi fa non era così. Sarà come dice Andrea Mazzalai un 2012 (e anche un 2013) difficilissimo ma il cambiamento è alle porte e lo strapotere di questa banda di malavitosi in giacca e cravatta che si fanno chiamare finanzieri e banchieri e alla fine. Ballare per pò tra i venti in tempesta non sarà piacevole ma ne varrò la pena. Sono razionalmente ottimista nel lungo termine, anche sul mio vilipeso paese.

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