REPETITA IUVANT…LA TERZA VIA!

Scritto il alle 10:34 da icebergfinanza

La scorsa settimana un lettore ha scritto giustamente che questo blog tende ad essere ripetitivo. In fondo gli argomenti sono sempre quelli, gira e rigira si arriva sempre nello stesso posto, alle stesse conclusioni.

L’autore di questo blog non parla solo di etica ma ha anche una responsabilità etica nei confronti di chi legge, una responsabilità che va oltre il pesciolino fritto su una padella d’oro!

Responsabilità verso chi legge significa anche l’immensa fatica di straripetere concetti che se il lettore che segue Icebergfinanza dal lontano 2007 forse conosce sino alla nausea, chi si affaccia per la prima volta sul nostro veliero non conosce affatto. Per il sottoscritto sarebbe infinitamente più facile scrivere due righe e lasciare un link senza spiegare nulla! Il libro aiuterà a comprendere il mio pensiero ben oltre tre anni di blog!

Qualcuno suggerisce che dovrei occuparmi di più dell’Italia, della politica, di attualità, ma Icebergfinanza non ha alcuna motivazione politica, ideologica o di business per andare alla ricerca di una visibilità esponenziale, raccontando inutili telenovelas politiche, difendendo indifendibili teorie economiche  o chissà quale misterioso complotto,  come sembra di moda oggi.

Quindi nessun pesce fritto servito su una padella d’oro, ma la consapevolezza che senza una lenza, un’esca, senza cultura, senza conoscenza, capacità di analisi il pesce non abboccherà mai. Inoltre Icebergfinanza ha probabilmente la presunzione di far conoscere alcune rive del fiume alternative dove poter sperare di pescare un futuro migliore.

Come scrive Andrea Di Stefano sul  mensile VALORI

…un nuovo fantasma si aggira per l’Europa. Non ha il volto barbuto di Karl Marx e neppure quello del Kapitalist raffigurato da George Grosz nel 1932. Si tratta dei “beni collettivi”. Gestiti secondo principi di democrazia partecipativa, possono scardinare alle radici il Fondamentalismo del Mercato, che, con la complicità dei decisori pubblici, si è imposto dalle fine degli anni Ottanta a livello globale. Le implicazioni di una nuova teoria economica dei beni comuni sono ancora tutte da definire e richiedono un notevole sforzo di analisi e l’adozione di nuovi strumenti di regolazione che possano portare all’affermazione di uno Stato moderno ed efficiente.

Parlare di beni comuni, secondo l’accezione anglosassone dei commons, significa affrontare un duplice problema – la proprietà e l’utilizzo – secondo paradigmi  da quelli che attribuiscono al mercato la migliore governance nella gestione di tali beni. Mentre l’ideologia ultraliberista dispiegava i suoi effetti con la maggiore forza, la dicotomia Stato-mercato è stata messa in discussione, almeno dalla metà degli anni ’90, anche all’interno dei santuari del Washington Consensus. Sotto la pressione delle proteste delle comunità locali nei confronti dei grandi progetti di sfruttamento dei beni comuni, la stessa Banca Mondiale ha raccolto una larga parte delle riflessioni accademiche, dando vita a una vera e propria strategia denominata CCD (Community driver development, lo sviluppo guidato dalla comunità). È stata elaborata intorno al 2005 e declinata in azioni tematiche che sembrano uscire dal contributo di un no global: microfinanza, inclusione dei giovani, gestione delle risorse naturali, lotta alle malattie, sviluppo urbano sostenibile. Indubbiamente nello sviluppo di questa strategia ha avuto un ruolo rilevante il contributo critico di Joseph Stiglitz, ma le incognite sulla strada della così detta “terza via” tra Stato e mercato sono numerose e ben si intravedono leggendo con attenzione il contributo del neo Premio Nobel per l’economia, Elinor Ostrom.

La terza via

Il lavoro della politologa statunitense muove dall’idea che si debba puntare sulle soluzioni empiriche elaborate dalle istituzioni collettive, né pubbliche né private, grazie ad una serie di tentativi ed errori che possano permettere di regolare, non un unico diritto proprietario proprietario,ma cinque categorie di property rights, cioè di diverse forme di proprietà: accesso, utilizzo, gestione, esclusione e alienazione. carbon tax, tassando cioè i consumi che producono anidride carbonica. Ben oltre parametri, graditi soprattutto al mercato, come il carbon footprint, l’impronta ecologica, che si muove dall’analisi di ogni singolo prodotto senza affrontare il ridisegno di sistemi economici e di consumo.

Un approccio interessante che dovrebbe permettere di stabilire nuove regole ed evitare la “tragedia dei beni comuni”, come venne definita per la prima volta nel 1968 in un articolo di Garrett Hardin, “The Tragedy of the Commons”. Il modello illustrato da Hardin si basa su un pascolo a ingresso libero, utilizzato contemporaneamente da più soggetti. Ciascuno di essi aumenterà il numero dei propri animali fino a quando il guadagno che ricaverà da ogni pecora inserita (prodotto marginale) sarà superiore al costo da sostenere per mantenerla all’interno (costo marginale).

Il cuore del problema identificato da Hardin consiste nel fatto che i benefici prodotti dall’aggiunta di un nuovo capo nel gregge saranno goduti esclusivamente dal singolo proprietario (individuali), mentre i costi – rappresentati dal consumo della risorsa – saranno ripartiti tra tutti gli attori che condividono il pascolo comune (collettivi).

Un meccanismo inefficiente perché ciascuno avrà l’interesse (egoistico) ad accrescere il proprio gregge, al di sopra di un livello collettivamente efficiente, con conseguenze, anche gravi, in termini di danneggiamento (al limite di distruzione) del bene comune.

Per fare un altro esempio, lo stesso ragionamento può valere per la pesca: più pesci prendo e più ho da cucinare per cena, ma meno ne restano per gli altri (in un luogo preciso e in un certo lasso di tempo, almeno finchè non si ricostituisce il banco di pesci). Cioè i benefici sono individuali, ma i costi collettivi.

In “Governing the Commons” la Ostrom, partendo dallo studio di casi empirici, riesce a venire a capo del problema, ma, soprattutto, pone in discussione l’idea che esistano dei modelli applicabili universalmente. In molti casi le singole comunità appaiono essere riuscite a evitare i conflitti improduttivi e a raggiungere accordi su una utilizzazione sostenibile nel tempo delle risorse comuni, creando al loro interno istituzioni deputate alla gestione di tali risorse.

Ma le soluzioni empiriche elaborate dalle comunità locali devono fare i conti con il “capitale naturale”, come lo ha teorizzato Robert Costanza, cioè quel capitale universale che deve essere considerato nel suo complesso.

Non basta, cioè, come sostiene la Ostrom, affrontare il problema del consumo delle risorse in un luogo, perché gli effe tti negativi potrebbero farsi sentire altrove. È necessario un approccio globale, per esempio mediante l’introduzione di una

La fortuna di Icebergfinanza, la fortuna del suo Autore è stata quella di non lasciarsi mai influenzare dalle ideologie, dalle scuole di pensiero economico, dalla politica in maniera di provare ad accogliere piccoli sistemi economici alternativi che da sempre attenuano le follie del comunismo e del capitalismo di massa! 

Sia ben chiaro, anche nell’alternativa esistono fragilità e punti deboli, ma non per questo è un valido motivo per non esplorarla. Non esiste nulla di assolutamente perfetto, se le ideologie avessero l’umiltà del confronto e del dialogo, il risultati sarebbero sorprendenti.

Esplorare tutto ciò che mette l’uomo al centro dell’universo e non il capitale è fondamentale!

UN premio Nobel fuori dal comune! di Paola Baiocchi

Governare i beni collettivi con l’auto-organizzazione. Un risparmio maggiore, ma si rischia l’individualismo.

Quando  ho sentito parlare per la prima volta di “beni comuni” ho avuto un soprassalto dalla sorpresa per la novità del termine. Ero a un incontro sull’economia solidale e il bene comune era l’acqua. Molti anni dopo, incontrando le tesi del Nobel 2009 per l’economia, Elinor Ostrom, ho capito di aver trovato una delle “radici” del termine. Per diverse ragioni il premio alla Ostrom è straordinario: perchè è la prima volta che viene assegnato a una donna. Ma anche perchè la Ostrom è una politologa e riceve un riconoscimento riservato di solito a economisti di formazione matematica.

Si è voluto, insomma, dare un segno nel momento in cui, sotto la spinta della crisi economica più grave mai generata dal capitalismo dopo quella del ’29, le istituzioni e la società sono oggetto di grandi cambiamenti.

La motivazione con la quale il premio è stato assegnato è stringata: “For her analysis of economic governance, especially the commons”, per le sue analisi nel campo della gestione economica e in particolare sui beni collettivi. Il termine “commons” definisce, dall’epoca feudale, la proprietà collettiva di porzioni di terreno lasciate alla popolazione residente in un dato territorio per il proprio sostentamento.

Il libro in cui la Ostrom tira le fila di un lungo percorso di ricerca è “Governing the Commons”, pubblicato nel 1990 e tradotto in Italia nel 2006 con il titolo “Governare i beni collettivi”. Nell’opera, a partire da studi empirici condotti su gestioni auto-organizzate di risorse collettive che coinvolgono le popolazioni locali – alcune zone di pesca della Turchia, le istituzioni di irrigazione della  Spagna centrale (huerta), le regole sullo sfruttamento di pascoli e boschi in Svizzera, le risorse di caccia degli Indiani d’America, la condivisione delle acque sotterranee in Nepal – la Ostrom analizza come possa esistere una terza via tra la gestione pubblica e la privatizzazione del mercato.

Emerge che l’auto-organizzazione nella gestione delle risorse collettive, naturali oppure no, può portare benefici maggiori in termini di risparmio, rispetto alle organizzazioni centralizzate, che, per raggiungere lo stesso livello di conoscenza, dovrebbero attuare programmi di studio molto dispendiosi. Ad esempio solo i pescatori conoscono gli spostamenti dei banchi di pesce tale da permetterne uno sfruttamento che dia le stesse opportunità di pesca a tutti senza depauperare la risorsa.

 «È un Nobel molto interessante, assegnato al metodo interdisciplinare nelle scienze sociali» spiega Sergio Ristuccia presidente del Consiglio italiano delle Scienze sociali, che segue la ricerca della Ostrom dagli anni ’80 quando era alla direzione della Fondazione Olivetti e le commissionò uno studio su “Il governo locale negli  Stati Uniti”. «Oggi certi discorsi della Ostrom – continua Ristuccia – potrebbero essere definiti di “sinistra”, ma le sue origini sono diverse, vengono da un filone di tradizione repubblicana della storia politica degli Usa, si potrebbe dire dei “padri fondatori” più legati al territorio, in opposizione ai democratici che volevano un governo federale centrale più forte».

Effettivamente nelle pagine che chiudono il libro la Ostrom richiama la necessità di riproporre il metodo di Hobbes, Montesquieu, Hume, Smith, Madison, Hamilton e Tocqueville, il meglio del filone liberale empirico e individualista.

«È un Nobel importante per la riscoperta della collaborazione, soprattutto in tempo di crisi – riprende Ristuccia – ma questi studi non vanno trasformati in ideologia». Applicare acriticamente queste teorie, soprattutto per noi europei, vuol dire dimenticare l’enorme percorso fatto nella gestione dei beni collettivi, sostanziato nel nostro sistema di

Bisogna quindi evitare l’avversione, culturalmente molto statunitense, per ogni forma di gestione pubblica-statalistica. Come ricorda il costituzionalista Salvatore D’Albergo: «Si vuole far pensare al pubblico solo come burocratizzazione. Invece il pubblico è sociale e i beni collettivi rappresentano la sintesi della proprietà pubblica e della gestione sociale».

Una cosa è chiara, il fallimento del neoliberismo, del turbocapitalismo ha bisogno di nuove soluzioni, di esplorare alternative. Lo stesso capitalismo ha bisogno di ammortizzatori nuovi, non quelli che continuano a riproporci uomini e donne che in questi anni hanno frequentato solo scuole di pensiero e ideologie che esaltano il bene assoluto e che da sempre difendono i loro interessi e non quelli della collettività.

 Nel frattempo appuntamento a…

SABATO 6 NOVEMBRE alle ore 14.30 a MODENA

in occasione della presentazione del mio libro

" Icebergfinanza: viaggio attraverso la tempesta perfetta "

al quale

siete tutti invitati

segnalando la Vostra partecipazione all’indirizzo  qui sotto esprimendo  una delle tre opzioni ….

 Solo Incontro / Incontro Cena / Incontro Cena Pernottamento

icebergfinanza.bookreservation@yahoo.it

….segnalando nome e cognome, quante persone intendono partecipare ed eventualmente le copie del libro che si intende prenotare.

Non appena possibile entro l’inizio della prossima  settimana,  riceverete tutte le informazioni relative al luogo e all’ora dell’incontro, oltre alle possibilità di pernottamento e cena.

Arrivederci a presto! Andrea

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Icebergfinanza come un cantastorie che si  esibisce nelle strade e nelle piazze delle città!   

La "filosofia" di  Icebergfinanza resta e resterà sempre gratuitamente a disposizione di tutti nella sua "forma artigianale", un momento di condivisione nella tempesta di questi tempi, lascio alla Vostra libertà, il compito di valutare se Icebergfinanza va sostenuto nella sua navigazione attraverso le onde di questo cambiamento epocale!   

Non solo e sempre economia e finanza, ma anche alternative reali da scoprire e ricercare insieme cliccando qui sotto in ……… 

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17 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 2 Ottobre 2010 at 10:44

Repetita Iuvant…Questo vale a maggior ragione se le cose scritte sono di interesse comune e si dimostrano vere e realistiche ogni giorno.Continua cosìCiaoNicola

Scritto il 2 Ottobre 2010 at 11:02

Grazie Nicola di avermi ricordato la locuzione….l'ho inserita nel titolo. Buona giornata Andrea

Scritto il 2 Ottobre 2010 at 14:34

La terza via passa anche per un ribilanciamento degli sbilanci commerciale, in particolare quelli tra i paesi ricchi e quelli in via di sviluppo.Ed in particolare la Cina.Sembra politically scorrect dire che in Cina  e negli altri paesi in via di sviluppo stanno crescendo troppo rapidamente da vent'anni a questa parte. Ma è un fatto. Che in larga parte abbiamo permesso e favorito.Se anche al Senato USA passerà la mozione ( e dovrebbe) per dichiarare la Cina manipolatrice della valuta cominceremo a vedere qualcosa che si muove. 

Scritto il 3 Ottobre 2010 at 01:32

Ciao AndreaTi leggo sempre con interesse e spero di poter essere a modena il 6 Novembre.Oggi però vorrei segnalarti che proprio dalle tue parti c'è un esempio estremamente interessante di gestione di "commons". Mi riferisco alla Magnifica Comunità di Fiemme" esempio veramente incredibile (è stata fondata nel 1111) di gestione comune del territorio montano.D'altra parte però proprio questa storia mirabile ci fa capire come la parte econmica deriva dalla cultura di una popolazione.Mi spiego: la gestione in comune dei territori è possibile soltanto se le popolazioni che vi risiedono abbiano una fortissima tradizione di comunità e condividano dei valori (io dico cristiani) etici molto radicati.Oggi purtroppo sono pochissime le popolazioni con queste caratteristiche (poche a livello locale, figuriamoci a livello di regioni o nazioni). Per questo motivo pur condividendo lo spirito dei commons ritengo sia ancora molto difficile esportarne la ratio su livelli territoriali ampi.  Proprio per questo motivo ritengo sia prematuro pensare di sostituire il capitalismo, mi accontenterei di riformarlo…..comunque il tema è troppo ampio per essere affrontato qui.Intanto ti segnalo il sito della Magnifica Comunitàhttp://www.mcfiemme.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=52&Itemid=56E' una storia affascinante che probabilmente tu conosci già ma che essendo trentino, forse non pubblici per non sembrare di parte.Io da buon emiliano che ama la montagna posso segnalarla in modo che definirei neutrale.ancora ciaoDuca 

Scritto il 3 Ottobre 2010 at 01:32

Ciao AndreaTi leggo sempre con interesse e spero di poter essere a modena il 6 Novembre.Oggi però vorrei segnalarti che proprio dalle tue parti c'è un esempio estremamente interessante di gestione di "commons". Mi riferisco alla Magnifica Comunità di Fiemme" esempio veramente incredibile (è stata fondata nel 1111) di gestione comune del territorio montano.D'altra parte però proprio questa storia mirabile ci fa capire come la parte econmica deriva dalla cultura di una popolazione.Mi spiego: la gestione in comune dei territori è possibile soltanto se le popolazioni che vi risiedono abbiano una fortissima tradizione di comunità e condividano dei valori (io dico cristiani) etici molto radicati.Oggi purtroppo sono pochissime le popolazioni con queste caratteristiche (poche a livello locale, figuriamoci a livello di regioni o nazioni). Per questo motivo pur condividendo lo spirito dei commons ritengo sia ancora molto difficile esportarne la ratio su livelli territoriali ampi.  Proprio per questo motivo ritengo sia prematuro pensare di sostituire il capitalismo, mi accontenterei di riformarlo…..comunque il tema è troppo ampio per essere affrontato qui.Intanto ti segnalo il sito della Magnifica Comunitàhttp://www.mcfiemme.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=52&Itemid=56E' una storia affascinante che probabilmente tu conosci già ma che essendo trentino, forse non pubblici per non sembrare di parte.Io da buon emiliano che ama la montagna posso segnalarla in modo che definirei neutrale.ancora ciaoDuca 

Scritto il 3 Ottobre 2010 at 08:07

Oggi purtroppo sono pochissime le popolazioni con queste caratteristiche (poche a livello locale, figuriamoci a livello di regioni o nazioni). Per questo motivo pur condividendo lo spirito dei commons ritengo sia ancora molto difficile esportarne la ratio su livelli territoriali ampi.  Proprio per questo motivo ritengo sia prematuro pensare di sostituire il capitalismo, mi accontenterei di riformarlo…..comunque il tema è troppo ampio per essere affrontato qui…….Bentornato caro Duca! Hai colto nel segno si la Magnifica Comunità di Fiemme terra che io amo tanto, cometutta  la mia regione è uno degli esempi che più si avvicina nelle sue radici all'argomento di oggi, come la cooperazione d'altro canto anche se qua e la le esaltazioni del turbocapitalismo si sono insinuate anche da noi.Non ne ho parlato per non glorificare troppo la mia terra e anche perchè vi sono realtà in altre parti d'Italia, ma non basterebbe il post per segnalarle tutte.Come più volte osservato qui non si tratta di esportare alla totalità del sistema questi gioielli del passato ma di offrire un'alternativa dove ogni comunità possa scegliere in attesa che ogni sistema contagi positivamente la degenerazione del capitalismo che ha bisogno di ammortizzatori per gli squilibri che sistematicamente origina.Ciao Andrea

utente anonimo
Scritto il 3 Ottobre 2010 at 15:52

Ciao Andrea,leggo sempre volentieri il tuo post del fine settimana, dedicato alla società che ha l'intento di mostrare quali strade ci siano per uscire dalla tirannia del mercato e che può esserci una economia più umana.Quello che proponi non è teoria, basta guardare i link che ci sono qui a sinistra, ma finché li guardiamo come azioni interessanti e poi ritorniamo alle solite cose, ci arrabbiamo e poi tutto si calma fino alla prossima volta. Finché siamo da soli siamo impotenti.L'informazione ci svia dal capire cosa succeda davvero, riceviamo continuamente studi che ricordano come l'Italia stia scendendo nelle classifiche virtuose, siamo da soli e non sappiamo cosa fare.E' ora di dire basta alle lamentele e alle gelosie di parte, è ora di impegnarsi personalmente, non possiamo aspettare che qualcuno dall'alto ci salvi, dobbiamo essere noi a trovare altri con cui condividere idee e lavoro per raddrizzare lo cose.Basta guardarsi attorno e si troverà qualcuno che si sta muovendo: mettiamoci assieme e diamo una mano!Vorrei riportare alcuni riferimenti che mi sono venuti casualmente sott'occhio poco dopo aver letto il tuo post, che riportano realtà vicine a molti:http://www.comunisolidali.org/ehttp://domenicofiniguerra.it/Non è un discorso di parte, non faccio il tifo per nessuno, vorrei solo che il recinto di tutti continuasse ad avere risorse per tutti e non solo per i soliti.Raffaele

utente anonimo
Scritto il 3 Ottobre 2010 at 15:52

Ciao Andrea,leggo sempre volentieri il tuo post del fine settimana, dedicato alla società che ha l'intento di mostrare quali strade ci siano per uscire dalla tirannia del mercato e che può esserci una economia più umana.Quello che proponi non è teoria, basta guardare i link che ci sono qui a sinistra, ma finché li guardiamo come azioni interessanti e poi ritorniamo alle solite cose, ci arrabbiamo e poi tutto si calma fino alla prossima volta. Finché siamo da soli siamo impotenti.L'informazione ci svia dal capire cosa succeda davvero, riceviamo continuamente studi che ricordano come l'Italia stia scendendo nelle classifiche virtuose, siamo da soli e non sappiamo cosa fare.E' ora di dire basta alle lamentele e alle gelosie di parte, è ora di impegnarsi personalmente, non possiamo aspettare che qualcuno dall'alto ci salvi, dobbiamo essere noi a trovare altri con cui condividere idee e lavoro per raddrizzare lo cose.Basta guardarsi attorno e si troverà qualcuno che si sta muovendo: mettiamoci assieme e diamo una mano!Vorrei riportare alcuni riferimenti che mi sono venuti casualmente sott'occhio poco dopo aver letto il tuo post, che riportano realtà vicine a molti:http://www.comunisolidali.org/ehttp://domenicofiniguerra.it/Non è un discorso di parte, non faccio il tifo per nessuno, vorrei solo che il recinto di tutti continuasse ad avere risorse per tutti e non solo per i soliti.Raffaele

Scritto il 3 Ottobre 2010 at 19:22

Non è il Blog ad essere ripetitivo ma è la fase economica/politica/finanziaria a esserlo. Siamo in una di quelle fasi di congestione a tutti i livelli, intanto dobbiamo attendere qualche mese e dopo il panico regnerà sovrano, dopo tutto le Banche sono brave, ci hanno fatto fare le vacanze, i figli hanno iniziato la scuola, i governi di quasi tutta Europa sono sotto attacco finanziario adesso, un anno fa la Elite ci attaccò con il "fantastico VIRUS", tra qualche anno ci attaccheranno con qualche "fantastico" UFO. Solo qualche mese perchè i Cesaroni del FMI e della BCE devono capire quando fare iniziare la danza del ventre. Non fidatevi di questa calma apparente che riflette di conseguenza anche il Blog.

Scritto il 3 Ottobre 2010 at 20:08

"Un altro uomo…un'altra società…un'altra luce…" Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo anticoma nazione vivente, ma nazione europea:e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,governanti impiegati di agrari, prefetti codini,avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!Milioni di piccoli borghesi come milioni di porcipascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,tra case coloniali scrostate ormai come chiese.Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.E solo perché sei cattolica, non puoi pensareche il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.(Alla mia nazione, P.P.Pasolini)

"Dove credete che siano andati gli unicorni, gli ippogrifi dagli occhi dolci e mansueti, le sirene gentili e aggraziate? In nessun posto: sono sempre qui. E' solo che non li vediamo". E. Bencivenga 
Valentina 

Scritto il 4 Ottobre 2010 at 00:06

….Hai colto nel segno si la Magnifica Comunità di Fiemme terra che io amo tanto, cometutta  la mia regione è uno degli esempi che più si avvicina nelle sue radici all'argomento di oggi, come la cooperazione d'altro canto anche se qua e la le esaltazioni del turbocapitalismo si sono insinuate anche da noi.

 

 

 

….Come più volte osservato qui non si tratta di esportare alla totalità del sistema questi gioielli del passato ma di offrire un'alternativa dove ogni comunità possa scegliere in attesa che ogni sistema contagi positivamente la degenerazione del capitalismo che ha bisogno di ammortizzatori per gli squilibri che sistematicamente origina.

 

*********************

 

Caro Capitano,

 

in questi due passaggi della tua risposta al Duca, purtroppo sarebbe opportuno che in futuro dedicassi un post il più esaustivo possibile.

 

Primo argomento: il tarlo del turbo capitalismo che ha contagiato

i responsabili finanziari gestori dei  "commons" che  non

sapendo fare il proprio mestiere  o meglio dire non attenendosi

al mandato ricevuto per la gestione finanziaria dei beni della collettività si son fatti ATTRARRE all'inizio dal guadagno facile, giocando con prodotti derivati, che molto spesso non ne conoscevano la struttura, per ritrovarsi successivamente con perdite megagalattiche ed con il mandare in rovina la struttura sociale di cui loro erano i responsabili finanziariamente parlando, per cui l'animo umano è sempre soggetto a cogliere quella famosa mela, oggetto proibito.

 

http://www.ilgrandebluff.info/2010/09/in-usa-salvano-dal-default-anche-le.html

 

 

Secondo argomento: parli di gioielli del passato, e concordo con te.

 

Erano regole che alcune comunità, che già nel XI secolo sotto la supervisione di menti di larghe vedute si erano date, vedasi dalle mie parti lo statuto della Partecipanza nonantolana, di cui allego

il link, ma che aveno una loro validità quando la popolazione

locale era al 90% dedita al lavoro della terra ed il restante 10%

svolgeva per lo più lavori artigianali ed una esigua minoranza,

per lo più ecclesiastici, si dedicava alle professioni "alte" e per

il fatto di svolgere lo stesso mestiere ne aumentava anche il

controllo e la gestione attraverso proprio la partecipazione.

 

http://web.comune.nonantola.mo.it/default.php?t=site&pgid=76&lang=IT

 

 

 

 

Oggi coloro che si dedicano all'agricoltura o a  mestieri che hanno

a che fare con il territorio, allevatori, boscaioli ed altri sono divenuti

una esigua minoranza – solo gli agricoltori mi sembra che non superino il 3% della popolazione italiana – e bisogna prenderne atto che gli interessi lavorativi si sono sempre più parcelizzati,specializzati, superspecializzati, portando ad una lacerazioneanche nel tessuto  sociale, di una categoria contro l'altra e tutti insime contro lo stato che con il passar del tempo si è sempre più burocratizzato, e quindi sempre più infoltito, facendoci perdere

quella concezione di STATO  al servizio di tutti.

 

 

Oggi va di moda parlare di GLOCALISMO, ed ognuno di questo termine da una interpretazione che più gli fa comodo, ma fino a quando non diverremo consapevoli nei consumi di tutti i giorni, qualunque essi siano  e non assumiamo un corretto stile di vita, privilegiando non solo i prodotti legati al territorio ed alla

stagionalità,ma anche riscoprendo un ritmo di vita meno accelerato, il piacere che si è perso trovandoci nei giorni di festa nelle nostre piazze, ridonando a questi luoghi il giusto valore per cui nel passato erano state concepite, ed a noi il dolce piacere di stringere la mano ad un nostro conoscente o amico o parente che magari non vediamo da anni ed il piacere di raccontarci, ce ne è tanta di voglia

in giro, purtroppo  andando di corsa , non sempre se ne trova di gente ad ascoltare…

 

In questa società, constato che tutto è divenuto relativo, abbiamo sempre una giustificazione a tutto quando si tratta di noi, mentre siamo assolutisti con gli altri…e fino a quando non riusciamo a toglierci le cataratte che affliggono i nostri occhi, purtroppo il nostro cammino sarà sempre più scosceso.

 

 

Un saluto affettuoso ed un abbraccio al Capitano, alla Valentina, alla Piera , alla Grazia, a Renzo, a Paolo, alla Cristina ed al marito Alessandro ed a tutti gli altri (e me ne scuso per non poterli menzionare tutti)che ho avuto il piacere di conoscere sia nel primo incontro di Trento che in quello di Assisi.

 

 

carpe diem

 

 

Vi aspetto numerosissimi a Modena per il 6 novembre….e per chi ancora

non lo avesse fatto comunichi al Capitano la propria partecipazione

che  presto vi sarà annunciata la sede dell'incontro, sia per la presentazione

del libro che per la cena ed il pernottamento.

 

Per chi fosse intenzionato a fermarsi a Modena qualche giorno in

più, e volesse visitare qualche sito tipico di questa zona(Caseificio: è zona

tipica di produzione di parmigiano-reggiano; Acetaia: Aceto Balsamico tradizionale

di Modena; Museo Motoristico Panini; Galleria Ferrari), o altro mi potrà contattare privatamente su SLINDER  e cercherò nel limite delle mie possibilità di organizzare

o per la mattina di sabato 6 novembre oppure per il giorno successivo, domenica

7 novembre delle visite ai suddetti siti.

 

 

carpe diem

Scritto il 4 Ottobre 2010 at 00:06

….Hai colto nel segno si la Magnifica Comunità di Fiemme terra che io amo tanto, cometutta  la mia regione è uno degli esempi che più si avvicina nelle sue radici all'argomento di oggi, come la cooperazione d'altro canto anche se qua e la le esaltazioni del turbocapitalismo si sono insinuate anche da noi.

 

 

 

….Come più volte osservato qui non si tratta di esportare alla totalità del sistema questi gioielli del passato ma di offrire un'alternativa dove ogni comunità possa scegliere in attesa che ogni sistema contagi positivamente la degenerazione del capitalismo che ha bisogno di ammortizzatori per gli squilibri che sistematicamente origina.

 

*********************

 

Caro Capitano,

 

in questi due passaggi della tua risposta al Duca, purtroppo sarebbe opportuno che in futuro dedicassi un post il più esaustivo possibile.

 

Primo argomento: il tarlo del turbo capitalismo che ha contagiato

i responsabili finanziari gestori dei  "commons" che  non

sapendo fare il proprio mestiere  o meglio dire non attenendosi

al mandato ricevuto per la gestione finanziaria dei beni della collettività si son fatti ATTRARRE all'inizio dal guadagno facile, giocando con prodotti derivati, che molto spesso non ne conoscevano la struttura, per ritrovarsi successivamente con perdite megagalattiche ed con il mandare in rovina la struttura sociale di cui loro erano i responsabili finanziariamente parlando, per cui l'animo umano è sempre soggetto a cogliere quella famosa mela, oggetto proibito.

 

http://www.ilgrandebluff.info/2010/09/in-usa-salvano-dal-default-anche-le.html

 

 

Secondo argomento: parli di gioielli del passato, e concordo con te.

 

Erano regole che alcune comunità, che già nel XI secolo sotto la supervisione di menti di larghe vedute si erano date, vedasi dalle mie parti lo statuto della Partecipanza nonantolana, di cui allego

il link, ma che aveno una loro validità quando la popolazione

locale era al 90% dedita al lavoro della terra ed il restante 10%

svolgeva per lo più lavori artigianali ed una esigua minoranza,

per lo più ecclesiastici, si dedicava alle professioni "alte" e per

il fatto di svolgere lo stesso mestiere ne aumentava anche il

controllo e la gestione attraverso proprio la partecipazione.

 

http://web.comune.nonantola.mo.it/default.php?t=site&pgid=76&lang=IT

 

 

 

 

Oggi coloro che si dedicano all'agricoltura o a  mestieri che hanno

a che fare con il territorio, allevatori, boscaioli ed altri sono divenuti

una esigua minoranza – solo gli agricoltori mi sembra che non superino il 3% della popolazione italiana – e bisogna prenderne atto che gli interessi lavorativi si sono sempre più parcelizzati,specializzati, superspecializzati, portando ad una lacerazioneanche nel tessuto  sociale, di una categoria contro l'altra e tutti insime contro lo stato che con il passar del tempo si è sempre più burocratizzato, e quindi sempre più infoltito, facendoci perdere

quella concezione di STATO  al servizio di tutti.

 

 

Oggi va di moda parlare di GLOCALISMO, ed ognuno di questo termine da una interpretazione che più gli fa comodo, ma fino a quando non diverremo consapevoli nei consumi di tutti i giorni, qualunque essi siano  e non assumiamo un corretto stile di vita, privilegiando non solo i prodotti legati al territorio ed alla

stagionalità,ma anche riscoprendo un ritmo di vita meno accelerato, il piacere che si è perso trovandoci nei giorni di festa nelle nostre piazze, ridonando a questi luoghi il giusto valore per cui nel passato erano state concepite, ed a noi il dolce piacere di stringere la mano ad un nostro conoscente o amico o parente che magari non vediamo da anni ed il piacere di raccontarci, ce ne è tanta di voglia

in giro, purtroppo  andando di corsa , non sempre se ne trova di gente ad ascoltare…

 

In questa società, constato che tutto è divenuto relativo, abbiamo sempre una giustificazione a tutto quando si tratta di noi, mentre siamo assolutisti con gli altri…e fino a quando non riusciamo a toglierci le cataratte che affliggono i nostri occhi, purtroppo il nostro cammino sarà sempre più scosceso.

 

 

Un saluto affettuoso ed un abbraccio al Capitano, alla Valentina, alla Piera , alla Grazia, a Renzo, a Paolo, alla Cristina ed al marito Alessandro ed a tutti gli altri (e me ne scuso per non poterli menzionare tutti)che ho avuto il piacere di conoscere sia nel primo incontro di Trento che in quello di Assisi.

 

 

carpe diem

 

 

Vi aspetto numerosissimi a Modena per il 6 novembre….e per chi ancora

non lo avesse fatto comunichi al Capitano la propria partecipazione

che  presto vi sarà annunciata la sede dell'incontro, sia per la presentazione

del libro che per la cena ed il pernottamento.

 

Per chi fosse intenzionato a fermarsi a Modena qualche giorno in

più, e volesse visitare qualche sito tipico di questa zona(Caseificio: è zona

tipica di produzione di parmigiano-reggiano; Acetaia: Aceto Balsamico tradizionale

di Modena; Museo Motoristico Panini; Galleria Ferrari), o altro mi potrà contattare privatamente su SLINDER  e cercherò nel limite delle mie possibilità di organizzare

o per la mattina di sabato 6 novembre oppure per il giorno successivo, domenica

7 novembre delle visite ai suddetti siti.

 

 

carpe diem

Scritto il 4 Ottobre 2010 at 06:22

Carissimo carpediem, non puoi immaginare quanto sia felice di sentirTi anche qui…a presto carissimo compagno di viaggio…a presto…Vento in poppa marinai…vento in poppaValentina

Scritto il 4 Ottobre 2010 at 07:37

Grande interpretazione CarpeDiem….grande davvero! Prima o poi ci dedicheremo l'attenzioneche merita all'argomento.

 

Andrea

Scritto il 4 Ottobre 2010 at 10:02

"Genius loci…luoghi ed identità…." Cambiare il mondo non basta. Lo facciamo comunque.E, in larga misura, questo cambiamento avviene persino senza la nostra collaborazione.Nostro compito è anche di interpretarlo.E ciò, precisamente, per cambiare il cambiamento.Affinché il mondo non continui a cambiare senza di noi.E, alla fine, non si cambi in un mondo senza di noiGÜNTHER ANDERS, 1980Da sempre lo sradicamento ha portato a perdita di identità, con ripercussioni nella sfera individuale prima, devastanti e collettivi poi……”Abitare un luogo vuol dire dunque prendersene cura attraverso i modi del costruire, del coltivare, del perpetuare i tratti identificanti del suo darsi, e anche onorare il suo carattere sacro, il suo genius loci, il che significa riconoscere che in ogni luogo c'è altro oltre all'uomo, e di più rispetto alle dimensioni visibili, la cui presenza e persistenza richiede rispetto e responsabilità.Rispetto e responsabilità…non Vi ricorda qualcosa?…"Se ogni comunità o cultura deve poter mantenere le sue caratteristiche attraverso un senso di appartenenza ai luoghi, vorrà dire che occorrerà contemplare altri valori e altri criteri oltre a quello economico, che, se assunto nella sua assolutezza, agisce come elementarizzazione e imbarbarimento delle forme di vita, producendo innumerevoli scompensi, disagi e anche diseconomie. Da questo punto di vista il propugnare l'esclusivo valore dell'economia è il più sicuro mezzo per liquidare quello che resta delle identità regionali o locali, o per continuare a sottomettere territori dotati di storia, cultura e logiche proprie, ad altri diversi…Bisogna naturalmente essere consapevoli che, al contrario di quanto afferma l'ideologia della mondializzazione, «il locale è una chance, la tradizione è un orizzonte, l'identità è una conquista. Il locale è una chance, un'occasione, un'opportunità; non il simbolo di una resistenza alla modernizzazione, ma la forma normale, e quindi ogni volta moderna, di stabilire in un luogo il senso della vita collettiva, lo sfruttamento giudizioso di una dotazione di risorse e di possibilità, il modo d'uso di una specifica forma del territorio. Locale è quindi una progettualità situata».http://www.estovest.net/ecosofia/sensoluogo.html siamo poi certi di Abitare questa terra?guardiamo oltre… “(…) Guardare oltre il velo vuol dire, insomma, cercare Dafne in un alloro, sentirsi nel mare come nel proprio Principio, lasciare che il proprio cuore danzi con le giunchiglie, morire per non dimenticar le stelle, ritenersi figlio del bosco cileno, accettare che il sole, al tramonto, posi un raggio di luce dorata sulla nostra spalla e ci conduca a casa”.“FRANCESCO BEVILACQUA, GENIUS LOCI”È ora di tornare a casa…o lo farà la storia al posto nostro…Valentina

Scritto il 4 Ottobre 2010 at 10:02

"Genius loci…luoghi ed identità…." Cambiare il mondo non basta. Lo facciamo comunque.E, in larga misura, questo cambiamento avviene persino senza la nostra collaborazione.Nostro compito è anche di interpretarlo.E ciò, precisamente, per cambiare il cambiamento.Affinché il mondo non continui a cambiare senza di noi.E, alla fine, non si cambi in un mondo senza di noiGÜNTHER ANDERS, 1980Da sempre lo sradicamento ha portato a perdita di identità, con ripercussioni nella sfera individuale prima, devastanti e collettivi poi……”Abitare un luogo vuol dire dunque prendersene cura attraverso i modi del costruire, del coltivare, del perpetuare i tratti identificanti del suo darsi, e anche onorare il suo carattere sacro, il suo genius loci, il che significa riconoscere che in ogni luogo c'è altro oltre all'uomo, e di più rispetto alle dimensioni visibili, la cui presenza e persistenza richiede rispetto e responsabilità.Rispetto e responsabilità…non Vi ricorda qualcosa?…"Se ogni comunità o cultura deve poter mantenere le sue caratteristiche attraverso un senso di appartenenza ai luoghi, vorrà dire che occorrerà contemplare altri valori e altri criteri oltre a quello economico, che, se assunto nella sua assolutezza, agisce come elementarizzazione e imbarbarimento delle forme di vita, producendo innumerevoli scompensi, disagi e anche diseconomie. Da questo punto di vista il propugnare l'esclusivo valore dell'economia è il più sicuro mezzo per liquidare quello che resta delle identità regionali o locali, o per continuare a sottomettere territori dotati di storia, cultura e logiche proprie, ad altri diversi…Bisogna naturalmente essere consapevoli che, al contrario di quanto afferma l'ideologia della mondializzazione, «il locale è una chance, la tradizione è un orizzonte, l'identità è una conquista. Il locale è una chance, un'occasione, un'opportunità; non il simbolo di una resistenza alla modernizzazione, ma la forma normale, e quindi ogni volta moderna, di stabilire in un luogo il senso della vita collettiva, lo sfruttamento giudizioso di una dotazione di risorse e di possibilità, il modo d'uso di una specifica forma del territorio. Locale è quindi una progettualità situata».http://www.estovest.net/ecosofia/sensoluogo.html siamo poi certi di Abitare questa terra?guardiamo oltre… “(…) Guardare oltre il velo vuol dire, insomma, cercare Dafne in un alloro, sentirsi nel mare come nel proprio Principio, lasciare che il proprio cuore danzi con le giunchiglie, morire per non dimenticar le stelle, ritenersi figlio del bosco cileno, accettare che il sole, al tramonto, posi un raggio di luce dorata sulla nostra spalla e ci conduca a casa”.“FRANCESCO BEVILACQUA, GENIUS LOCI”È ora di tornare a casa…o lo farà la storia al posto nostro…Valentina

utente anonimo
Scritto il 5 Ottobre 2010 at 19:15

infatti questa è la strategia per la distruzione della società :sradicare le persone dalla loro terra per impedire loro di controllarla di viverla hanno cominciato con l'africa portando via gli schiavi poi hanno continuato con il regno delle due sicilie e continueranno ancora: sradicare le persone dalla loro terra è di base per aumentare il loro dominio

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