CONTROCORRENTE!
Navigare controcorrente o essere sostanzialmente un contrarian, probabilmente non significa solo mettere in atto una strategia deliberatamente orientata ad eludere la moda o il trend principale, la tendenza del mercato.
Come ho spesso scritto per … continuare a pensare e desiderare un mondo migliore, abbiamo bisogno di stare fuori dall’acquario del pensiero comune, e dalla sua enorme forza di persuasione. Probabilmente i pesci dell’acquario pensano che quello sia l’unico mondo possibile. Noi invece sappiamo che non è così, anche se l’acqua che ci permette di vivere – quella dell’acquario appunto – è anche quella che ci tiene prigionieri." ( Miriam Giovanzana )
In questi tre lunghi anni, non è stato facile continuare a navigare controcorrente spesso in solitaria, cercando di comprendere sino in fondo quanto delle tue sensazioni, delle tue emozioni, fosse il frutto di analisi o letture che avessero una minima base empirica e sostenibile o semplicemente il frutto di una visione che rifiutava l’esaltazione dominante di un mondo basato essenzialmente sul breve termine.
Eppure nonostante l’ avere compreso le dinamiche di questa crisi, come dice Nassim Taleb, non basta avvicinarsi alla verità attraverso episodi negativi, senza alcuna verifica, lasciandosi influenzare da una regola generale sulla base di episodi accaduti nel passato. Come i lettori di Icebergfinanza ben sanno, la Storia è stata una delle più importanti stelle polari di questo viaggio, come quelle quattro parole che molti spesso usano in maniera impropria ovvero, "questa volta è diverso."
Taleb sottolinea anche che le nostre conoscenze non aumentano grazie esclusivamente ad una serie di osservazioni confermative, osservazioni che " una volta che abbiamo in testa una certa visione del mondo, ci portano a prendere in considerazioni solo i casi che ci danno ragione. "
Il pericolo di chi viaggia controcorrente è reale, quello di innamorarsi troppo delle proprie idee, di lasciarsi influenzare troppo da quanto ha contribuito a far comprendere le dinamiche di questo sistema di questa economia, i suoi squilibri. Nonostante ciò, se le proprie visioni sono continuamente messe in discussione, attraverso verifiche continue delle proprie idee, delle proprie visioni, lasciando sempre quel margine di incertezza che ti costringe a ricercare ulteriori conferme, a non dare mai nulla per scontato si prosegue per la propria rotta, magari navigando a vista in quanto la casualità di un evento non è da escludere in quanto il destino di un uomo, di un ciclo economico, dipende da molti fattori.
Oggi avrei potuto parlarVi delle recenti dinamiche immobiliari, dei dati ad esse riferiti che verranno pubblicati questa settimana, evidenziare le mai sopite fobie di un’ Europa che ha preferito ricercare prima l’unità della moneta e del commercio, prima ancora di comprendere quanto in realtà fosse possibile quella dei popoli, di banche regionali e non che continuano a fallire, del dollaro, della sterlina, dell’onnipotenza di una finanza che ha sequestrato le democrazie, la stessa economia, ma ho preferito condividere alcune mie sensazioni.
Nonostante l’evidenza, sono sempre alla ricerca di una ripresa sostenibile, che non sia essenzialmente tecnica, foraggiata da continui stimoli monetari e fiscali, probabilmente necessari, ma al momento insufficienti, perchè introdotti esclusivamente con una visione di breve termine. Le recenti dinamiche del settore immobiliare e automobilistico dimostrano se mai ve ne fosse stato bisogno il " corto respiro "di queste politiche, politiche che rifiutano la realtà, una realtà che rifiuta la responsabilità, la necessità in un’economia capitalista dii poter fallire, premiando quindi coloro che hanno operato in maniera sostenibile, dimenticando la fobia del rischio sistemico.
In nome dell’interesse privato, si sono evitate le nazionalizzazioni di soggetti finanziari, troppo grandi per fallire e troppo sistemici per essere lasciati in circolazione continuando a rimandare al domani la soluzione di una crisi, che non può desumere dalla lunga convalescenza che il "deleveraging" in atto, ovvero la riduzione del debito, richiede. Certo i progressi di queste politiche sono evidenti, stiamo lentamente risalendo da una fulminea depressione, anche se qualcuno non ama chiamarla cosi, ma gli ultimi dati confermano che probabilmente si tratta si soluzioni di breve termine, che hanno un limitato influsso sull’economia.
Le mie visioni non sono verità, ci mancherebbe, ma se facciamo riferimento ai motori dell’economia, la produzione o l’occupazione, dobbiamo amaramente costatare che sono dinamiche che stanno subendo gli effetti di precedenti effetti che qualcuno si illude di poter assorbire nello spazio di qualche mese o qualche anno.
Un eccesso di produzione, di capacità produttiva, oltre alle reali esigenze, ha determinato l’inevitabile aumento dell’indebitamento al servizio dei consumi, indebitamento che non è stato sostenuto da un pari incremento dei redditi della classe media. Ecco quindi che come la Storia insegna…
(…) Come la produzione di massa deve essere accompagnata da consumi di massa, i consumi di massa a loro volta implicano una distribuzione della ricchezza, non di ricchezza esistente, ma di ricchezza prodotta attualmente per fornire agli uomini il potere d’acquisto di importo pari a quello di beni e servizi offerti dal circuito economico nazionale. Invece di realizzare questo tipo di distribuzione, una pompa di aspirazione gigante aveva attirato nel 1929-30 in poche mani una crescente quota di ricchezza.(…)Di conseguenza, come in un gioco di poker dove i chips sono concentrati in poche mani, gli altri giocatori possono rimanere in gioco solo mediante assunzione di prestiti.(…) Questo debito, contratto a tassi di interesse elevati, in gran parte ha assunto la forma di debito ipotecario sulla casa, ufficio, hotel , credito al consumo, prestiti da parte di brokers e il debito estero.Lo stimolo al consumo offerto dalla creazione del debito è stato di breve durata e non può essere fatto affidamento per sostenere elevati livelli di occupazione per lunghi periodi di tempo.
Non sono mie parole, ma semplicemente la traduzione delle memorie di MARRINER.S.ECCLES, governatore della Federal Reserve tra il 1934 e il 1948, uomo che condivise accanto a Franklin Delano Roosevelt gli anni della Grande Depressione, il suo punto di vista su quello che causò la depressione è un libro aperto.
Certo, questa volta è diverso, le banche centrali sono intervenute in tempo, hanno fornito liquidità ai mercati, la depressione è stata evitata, l’economia si sta riprendendo, abbiamo imparato la lezione, etc, etc, eppure qualcosa non torna in questa parvenza di ripresa economica.
Questa sera tutti coloro che hanno contribuito alla nostra lunga navigazione o anche coloro che nel frattempo vorranno liberamente contribuire riceveranno, l’ultima analisi dal titolo " Inflazione e deflazione: fantasmi monetari " un’ulteriore viaggio attraverso il futuro di questa crisi, un’ulteriore probabile conferma empirica che proviene da un a sorpresa, in relazione alla famosa legge di Okun. Chiunque non riceva la suddetta analisi è pregato di comunicarlo al seguente indirizzo: icebergfinanza@yahoo.it
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Sono felice di leggere spesso l'affermazione di MARRINER.S.ECCLES, governatore della Federal Reserve tra il 1934 e il 1948.Un NON-COMUNISTA che spiega in poche parole il FALLIMENTO delle politiche fiscali in primis, economiche e monetatie in secundis.GIOBBE
Caro Andrea,io penso che l'uscita da questa crisi non verrà "progettata" da qualcuno, ma nascerà spontaneamente, come un fiume che trova un suo nuovo corso, se quello vecchio viene ostruito.Ciò che, invece, si potrebbe fare subito è rimuovere almeno parte delle cause che l'hanno determinata.Come già ti dissi tempo fa, la maggior parte delle persone che ti leggono (me compreso) deve fidarsi delle tue conclusioni, perchè non è possibile che tutti verifichiamo le tue analisi: si seguono i ragionamenti e, soprattutto, ci si guarda negli occhi. Se in tanti siamo ancora qui, un motivo ci sarà!Però qualcosa, anche se poco, è cambiato, se capita di trovare sul Corriere Economia di oggi articoli come questo:http://www.corriere.it/edicola/economia.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=FONDOIntendo dire che non sei più una voce nel deserto e penso che ciò ti faccia piacere, anche se, in realtà, i lavori non sono ancora cominciati ed il tuo "taglio" rimane molto originale.Anch'io penso che qualcosa non torni, ma forse qualche piccola fiamma di consapevolezza si inizia ad intravedere.Ciao ed ancora grazie.Luca da Mirandola
"Assetata….camminando controcorrente nel deserto dell'anima"Risalirò controcorrente tumultuosi fiumi in piena, solcherò le grigie acque di oceani in tempesta, camminerò stancamente, bruciato dal sole, in questo immenso deserto dell'anima…(S.Zanni)
Credo che uno sforzo di analisi fada fatto nella direzione di comprendere dove si trova il "livello della sostenibilita" ad un livello più ampio possibile.Io so dov'è il mio livello di sostenibilità e mi tengo distante dal limite per un ampio margine, ma questo è vero solo all'interno di un sistema che a sua volta sta in piedi…Ieri sul "Corriere"ho letto che gli italiani "hanno tagliato all'osso tutte le spese non indispensabili" e che pertanto la spesa si è contratta come mai da 40 anni , dell'1,8% nel 2009 dopo un calo dello 0.8% nel 2008.A me sembra che tra il livello di spesa corrente e lo stretto indispensabile ci sia una differenza superiore al 2% , ma forse non ho capito bene io.
per #3….. l'uscita da questa crisi non verra' " progettata " da qualcuno ma nascera' spontaneamente ……. spontaneamente e' nato il bolg di Andrea, spontaneamente tu sei andato a cercare, lo leggi, ti interroghi, rielabori …. fai un percorso di ricerca, spontanemente io mi sono aggregato a chi segnalava, ubbidendo ad un riflesso che credo si chiami " responsabilita' "…… questo e' gia' il fiume in piena, questo e' l'inizio del cambiamento che le nostre coscenze reciprocamente scambiano come possibilita' per il futuro …Apportare quindi il nostro contributo, la nostra esperienza come angolazione diversa, originale per dare la possibilita' al mondo politico di rielaborare i concetti di fondo che sottenderanno il cambiamento ……. la differenza quindi siamo noi, la faremo noi … o non ci sara' differenza, ma non possiamo farla direttamente perche' sara' giustamente mediata dalla politica, preposta a questo.L'importante e' essere li, non come accoliti, come facenti parte …. ma come supporto critico, l'altra possibilita' di vedere le cose, perche' e' dialettico cio' che muove da almeno due poli differenti …. …. cio' che invece si potrebbe fare subito e' rimuovere almeno parte delle cause ….E' quanto costantemente il mondo politico ci dice, cercando di confortare da un lato e di rassicurare dall'altro …… in realta' credo di avere capito che la maggioranza del mondo politico, e non solo a livello cittadino, non ha ancora compreso a fondo i concetti di " crisi strutturale " e di " mercato globale " …. a cui di fatto fanno riferimento senza pero' " cambiare la loro agenda per il giorno dopo, dare priorita' a quella rielaborazione indispensabile che richiede l'apporto fondante di piu' figure ( sindacato, giuslavorista, avvocato, commercialista, fiscalista ) ed in modo particolare l'opposizione come possibilita' di guardare alle cose da altra angolazione, come contributo vero …. per raggiungere concordemente ad una soluzione.La politica del giorno-dopo-giorno e' cio' che non ci serve, non aiuta, che fa sentire il profondo scollamento tra la realta' che ci circonda e sovrasta e le inadeguatezze proposte suggerite!Non hanno ancora capito !Aiutiamoli a fare questo !Non vogliamo, nesuno di noi vuole, che cio' che si puo' e si deve fare con la ragione …. venga poi fatto, ed in ritardo …. con le mani !arcsulon
BuonaseraAllego un link ad un articolo controcorrente:http://www.stampalibera.com/?p=10486#more-10486Sarà meglio non fare troppi debiti……..perchè la moneta per pagarlo non esiste e non è stata "stampata".SD
BuonaseraAllego un link ad un articolo controcorrente:http://www.stampalibera.com/?p=10486#more-10486Sarà meglio non fare troppi debiti……..perchè la moneta per pagarlo non esiste e non è stata "stampata".SD
BuonaseraAllego un link ad un articolo controcorrente:http://www.stampalibera.com/?p=10486#more-10486Sarà meglio non fare troppi debiti……..perchè la moneta per pagarlo non esiste e non è stata "stampata".SD
si, hai ragione, è questo che intendevo, non certo che le cose cadranno dal cielo.Ho solamene notato che, finalmente, certe cose non si leggono solo qui e questo accade anche perchè qualcuno, come me, ha cominciato a leggerle qui.Luca
io lo dico per scherzo da anni: dare ad ogni neonato un milione di euro e così avremo risolto tutti i problemi.ora scopro che che c'è qualcuno che ci crede davvero e ci scive pure dei libri…
Anonimo #9 un neonato non ha bisogno di soldi, od almeno non dovrebbe averne.Invece se lei mi sà dire dove sono finiti i soldi "mancanti", visto che ci sono più debiti che moneta!!!!Comunque ognuno è libero di fare "come gli pare" (o meglio è costretto a farlo!!!) e può benissimo contrarre debiti se il suo patrimonio glie lo permette……..poi qualcuno penserà a pagarli, forse il neonato in questione o forse con il proprio patrimonio oppure con i futuri consumi degli Italiani (ottimo l'articolo del Corriere descritto la Il Cuculo69 #5)SD
ContrariansA volte l'esasperazione di un concetto porta alla morte del concetto stesso. Oggi la parola contrarian e' la parola che detta legge nel mercato. Priva di qualunque originalita' come invece la parola stessa pretenderebbe. Oggi il gap tra main street e wall street, tra il pensiero della gente comune ( il mercato) e l'andamento dei mercati finanziari e' enorme. La percezione della gente comune e la consapevolezza della difficolta' del momento non riesce a prevalere proprio perche' ,forti del contrarian style, coloro (le banche) che si possono rifornire gratuitamente al distributore di denaro gratuito rappresentato dalle banche centrali e dai governi, riversano lo stesso deanro da noi tutti copiosamente elargito, direttamente nella direzione opposta alle scelte conservative, prudenti e prive di eccessi che le persone di buon senso guardandosi intorno credono e cercano di fare. A dimostrazione del fatto che il mercato non e' libero, che sul mercato non tutti gli attori sono uguali, e che gli arbitri della partita non sono imparziali. Non sono i virtuosi ad essere premiati ma i malfattori ad averla sempre vinta, spalleggiati da un sistema sempre meno imparziale, sempre meno coerente, sempre meno disposto a lascire opportunita' a chi le merita, sempre meno e basta. Oggi il vero contrarian si nutre del disagio percepito, delle perdite subite, della sfiducia nel sistema, dei conti in rosso, dei dati pessimi, e beatemente sogghigna pensando che ci sta sbattendo in faccia i nostri soldi, che arrivera' il giorno in cui ci convinceremo che siamo nel torto, che forse i pessimisti siamo noi, arricchendosi ancora una volta, mentre increduli stiamo a guardare, e dalla nostra rimane solo il tempo, sempre meno sempre meno giusto. E cosi' x una volta voglio essere nella corrente.Un abbraccio a tutti.Il fringuello
Questione di scelte caro Fringuello, questione di scelte. Andrea
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Ogni tanto ripeto la mia idea per uscire dalla crisi, è la stessa dagli anni '90 quando mi accorsi che ormai il capitalismo viveva di espedienti per tirare avanti.I bisogni oggi sono bisogni che solo il pubblico può soddisfare : ambiente, salute, istruzione, tempo libero, assistenza alla natalità e alla terza età, mobilità. Quindi serve che lo stato abbia a disposizione più risorse e che sappia operare in modo efficiente, senza sprechi, per stare meglio tutti. Quindi capitalismo come substrato ormai consolidato (come esempio 5 aziende nel mondo che producono automobili facendo utili), ma altro come motore di sviluppo.Vedo che ancora, in siti finanziari che pensano di avere la soluzione in tasca, si parla di stato più leggero, meno tasse, meno burocrazia. Ma per fare cosa, se abbiamo già tutto quello che ci serve?Alla fine degli anni '90 pensavo si potesse ripartire da due cose, il bilancio federale degli Stati Uniti (con Clinton era in attivo) e i consumi interni cinesi. Oggi come tutti sappiamo non resta che la seconda opzione. Ma penso anche che non sarà sufficienti per trascinare il mondo fuori dalla crisi.Certo le obiezioni sono facili : dove trovano i soldi gli stati già così indebitati? Può il pubblico lavorare in maniera efficiente?Infatti ritengo che si arriverà a qualcosa di simile a quello che penso dopo quasi un decennio di crisi, fallimenti, ricerca di soluzioni a livelli più alti (fino a qualcosa di simile ad un governo mondiale).Gianni