DRAGHI…EFFETTO PLACEBO!

Scritto il alle 10:15 da icebergfinanza

Come volevasi dimostrare… Dl Irpef, salta allargamento a famiglieIl bonus rinviato alla legge di stabilità (…) L’esclusione dal dl Irpef non significa però un accantonamento definitivo. Il nodo arriverà al pettine in autunno. Come per gli incapienti e le partite Iva, la questione viene infatti rimandata alla legge di stabilità per il 2015, dove, in parallelo alla definizione di nuovi interventi permanenti di spending review, dovranno essere individuate anche le risorse per rendere il bonus strutturale. Allora il governo dovrà rifare i conti, ma probabilmente con qualche asso nella manica sul fronte del bilancio pubblico ottenuto nel corso del semestre italiano di presidenza dell’Ue. Dl Irpef, salta allargamento

Si i nodi arriveranno al pettini a settembre, mentre il Governo sarà costretto a mettere la fiducia ad ogni provvedimento per restare in piedi, si a settembre quando i nodi della crescita che non esiste verranno al pettine insieme all’esplosione del debito!

Ora ascoltate bene e ringraziate Monti e la Merkel …

La contrazione della spesa in conto capitale ha consentito di compensare la caduta del gettito fiscale, diminuito dello 0,7%. E’ quanto si legge nel rapporto 2014 sulla finanza pubblica presentato dal presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri. ”E’ la seconda volta dopo il 2009 che le entrate fiscali si riducono in valore assoluto, un fenomeno mai verificatosi nei precedenti 50 anni. L’andamento del gettito è penalizzato dalla recessione e dall’erosione delle basi imponibili” (Quotidiano il Nord)

Lo so, lo so, troppo difficile da capire, lo capirete a breve!

Non solo Per la Corte dei Conti l’intervento che porterà 80 euro nella busta paga dei lavoratori non basta: «un surrogato», viene definito nel documento. «Politiche redistributive basate sulle detrazioni di imposta così come scelte selettive rientranti nell’ambito proprio e naturale della funzione dell’Irpef, affidate a strumenti surrogati (prelievi di solidarietà, bonus, tagli retributivi) sono all’origine di un sistematico svuotamento della base imponibile dell’Irpef finendo per intaccare la portata e l’efficacia redistributiva dell’imposta», si legge nel rapporto, caldeggiando «un disegno equo e strutturale di riduzione e redistribuzione dell’onere tributario’’.

La Corte dei Conti: “Gli 80 euro? Surrogato
Pressione fiscale eccessiva e mal distribuita”

Ma lasciamo l’Italia e occupiamoci dell’effetto placebo Draghi.

Non ho intenzione di servirvi un cocktail tecnico di quelle che sono le possibili opzioni di Draghi oggi, ne abbiamo già parlato più volte, quello che sappiamo è che in una debt deflation, una liquidity trap di dimensioni storiche ed uniche, non potrà che essere un effetto placebo per l’economia reale.

Altra dimensione assume strategicamente sui mercati le eventuali mosse di Draghi già a partire dall’entità del taglio dei tassi che verrà annunciato alle 13.45, tre quarti d’ora prima della conferenza stampa. Machiavelli ha già delineato un percorso chiaro per quanto riguarda il cambio euro/dollaro.

C’è scetticismo a proposito di quello che Draghi farà, in fondo non è una novità, ma questa volta non ha scampo, non dovrà sbagliare una sola mossa, questo è il momento nel quale i mercati chiederanno di vedere il grande bluff!

Altro discorso è se ci riuscirà, visto che ogni giorno deve telefonare a Weidmann per poter fare qualcosa. Comunque vada…ce ne faremo una ragione e le dinamiche non cambiano, anzi diventeranno più interessanti.

Nel frattempo i paranoici dell’iperinflazione di Weimar incominciano ad agitarsi e dopo aver nascosto le loro pesanti perdite e usato i nostri soldi per coprire le loro voragini …

“Stavolta a rivoltarsi contro la politica prolungata dei tassi zero è il presidente delle Sparkassen, le Casse di risparmio tedesche, Georg Fahrenschon, che intervistato da Stern, ha definito un “esproprio” ai danni dei risparmiatori tedeschi e di tutta Europa quanto è stato compiuto in questi anni, lanciando l’allarme sui “buchi” che i bassi tassi d’interessi potrebbero creare al sistema previdenziale e avvertendo che così si annientano i valori dei patrimoni, oltre che alla lunga si uccide la cultura del risparmio.Alla domanda se questa politica possa essere considerata un esproprio, la risposta di Fahrenschon è stata un “sì, certamente”, indicando in 15 miliardi di euro i minori interessi percepiti ogni anno dai risparmiatori tedeschi, pari a 200 euro a testa, spiega. E il taglio dei tassi all’orizzonte non farà che peggiorare la situazione, rincara la dose. In Germania è rivolta contro Draghi

Fanno tenerezza i tedeschi davvero, sono preoccupati dei loro risparmi dopo aver depredato mezza Europa! ITALIANIVI HANNO FREGATI!

Tornando a Draghi è importante non dimenticare questo…Ora anche la Germania è a rischio deflazione.

A maggio l’inflazione nella zona euro è scesa allo 0,5%, più del previsto (0,6%) e ancor di più rispetto a quanto fatto segnare nel mese di aprile (0,7%). Tra i singoli Paesi c’è la conferma della deflazione cronica in Grecia (-1,3%) e in Portogallo (-0,3%) mentre in Spagna siamo vicinissimi a quota 0 (0,2%). Il dato puntuale dell’Italia è 0,47%, vicinissima alla media dell’Eurozona. Quel che colpisce non è solo il fatto che è ormai da otto mesi consecutivi che l’inflazione si mantiene su valori pari alla metà degli obiettivi fissati dalla Bce ma anche il calo contestuale dell’inflazione in Germania dove i prezzi su base mensile sono scesi dall’1,3% di aprile allo 0,9%, toccando il livello minimo degli ultimi quattro anni, un segno evidente che anche Berlino è in pieno rischio di deflazione Vito Lops – Il Sole 24 Ore –

Non ci sono più alibi, nessuno!

Noi che da anni parliamo di deflazione, mentre mezzo mondo batteva i denti in attesa dell’inflazione o addirittura dell’imperinflazione abbiamo avuto ragione!

Questa è una DEBT DEFLATION associata alla più imponente dinamica di rientro dal debito privato e ora anche pubblico che la storia della finanza ed economia mondiale ricordi! Noi lo avevamo previsto in largo anticipo, il resto sono chiacchiere!

Ora è tardi, non una sola mossa come l’analisi empirica suggeriva è stata attuata per evitare la trappola della liquidità in Europa ma anche in America, ovvero la NAZIONALIZZAZIONE del settore finanziario, delle BANCHE, ma si sa su questo dotti, medici e sapienti, non ci sentono, ma ci arriveranno eccome se ci arriveranno.

Hanno già messo le mani davanti con il famigerato “BAIL IN”, d’ora in poi solo i polli potranno dire che le banche verranno salvate dallo Stato e dai contribuenti, d’ora in poi saranno gli azionisti ed obbligazionisti in primis, seguiti dai risparmiatori a vari livelli a perdere i loro risparmi o investimenti, il resto sono leggende metropolitane.

Alla BCE non potranno fare altro che prendere atto che le loro previsioni di “inflazione” andranno pesantemente riviste al ribasso e non avranno che un’opzione per cercare di salvare l’euro ovvero PESANTAMENTE svalutarlo.

Ci riusciranno? A noi non importa, la nemesi di questa moneta suicida andrà sino in fondo e nessuno potrà fare nulla per cambiare l’appuntamento con la storia e i suoi suggerimenti.

Lasciando da parte Draghi davvero interessanti gli ultimi dati di un’America sulla quel nevica anche a maggio, davvero interessanti mentre…la crescita c’è, ma continua a essere “moderata” o “modesta”. E’ quanto si legge nel Beige Book, il rapporto sullo stato di salute dell’economia americana che la Federal Reserve pubblica ogni sei settimane e che mostra che l’attività economica è migliorata in tutte le aree del Paese.(America24)

Moderata, modesta ma non hanno il coraggio di dire insufficiente!

Loro non si arrenderanno mai davanti alla realtà ma gli conviene?

Il deficit commerciale degli Stati Uniti è cresciuto in aprile al massimo in due anni sulla scia dell’aumento delle importazioni di prodotti che vanno dalle auto ai cellulari e ai computer. Secondo quanto reso noto dal dipartimento del Commercio, il deficit è aumentato del 6,9% a 47,24 miliardi di dollari dai 44,2 miliardi del mese precedente (dato invariato rispetto alla prima stima). Gli analisti attendevano un ribasso a 40,9 miliardi. Le esportazioni sono calate dello 0,2% a 193,35 miliardi di dollari, mentre le importazioni sono aumentate dell’1,2% a 240,58 miliardi. Deficit commerciale Usa +6,9% a aprile, massimo in due anni

 

I lettori di Icebergfinanza sanno bene cosa significano queste cifre, significano che dopo la debacle del PIL del primo trimestre anche il secondo sarà debole, altro che il 4 % di crescita previsto dagli analisti.

La delusione sull’occupazione del settore servizi non serve commentarla, tanto troveranno sempre il modo di aggiustare i dati in una maniera o nell’altra!

Appuntamento con Machiavelli nel fine settimana non mancate!

Mi dispiace ma questa è la pura e semplice realtà, bisogna prenderne atto, come noi facciamo da anni, mentre altri vi illudono inutilmente, in direzione sempre e solo ostinata e contraria!

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35 commenti Commenta
john_ludd
Scritto il 5 Giugno 2014 at 11:03

Nel 2012 la IEA pubblicò un report che venne enfaticamente ripreso dalla stampa di tutto il mondo nel quale prevedeva che nel 2020 gli USA avrebbero superato l’Arabia come produttore e che nel 2030 sarebbero diventati il primo esportatore. Ora la IEA ha pubblicato un nuovo report nel quale afferma il contrario esatto. Per la IEA a partire dal 2020 gli USA dovranno fare MAGGIORE AFFIDAMENTO al petrolio del medio oriente in quanto la produzione americana inizierà a calare. Non sto neppure a insistere sul fatto che anche queste previsioni sono largamente ottimiste, sia perchè il declino della produzione americana avverrà prima del 2020 sia soprattutto perchè l’OPEC ha raggiunto il picco nel 2006 e ora stanno pompando come disperati, iniettando CO2 e acqua in pressione per mantenere un flusso costante. Ora questo ha una serie di implicazioni al cui confronto l’euro sì/no (la risposta è no) appare problema ridicolo. Persone come il sottoscritto, che peraltro si limitano ad attingere alle fonti ufficiali, sanno tutto questo da tempo e tentano di suggerirvelo. Le fonti governative lo sanno da ancora prima ma sono obbligate a inforcare occhiali rosa. Se pubblicano report dalla portata micidiale come quello di cui parlo è perchè è inevitabile, ovvero i dati sulla produzione mostreranno che il picco globale è ora. Ora caro Mazzalai, negli USA la bilancia commerciale non è tornata a peggiorare temporanemante ma indefinitivamente. Non ho idea di come il dollaro possa essere forte in una situazione come questa in assenza di un grave e perdurante disordine geopolitico e/o una crisi finale nell’eurozona. Tuttavia quale che sia, questo sistema monetario è entrato nei suoi ultimi anni. Per diversificare realmente uno dovrebbe possedere un’unità monetaria contabile del blocco sino/russo in via di formazione per ogni unità contabile del blocco occidentale cioè il dollaro, l’euro è senza padroni e finirà nell’unico modo possibile.

“…The focus of the new report released by the IEA today is on how much investment in the energy sector is going to be needed in the next 20 years (World Energy Investment Outlook). The numbers are sobering. They estimate that $48 trillion dollars needs to be invested to meet energy needs…but really it needs to be closer to $53 trillion if we want to address climate change. They don’t even bother talking about a 350 parts per million target, but rather 450 parts per million to limit global warming to 2 degrees C…”

http://www.iea.org/newsroomandevents/pressreleases/2014/june/name,72035,en.html

Questo è il fact sheet di accompaniamento. Un distillato di numeri che sono 100 volte più importanti di quello che avete letto negli ultimi 6 mesi.

http://www.iea.org/media/140603_WEOinvestment_Factsheets.pdf

Ora l’aspetto cruciale è INVESTIMENTI. La IEA riconosce che in assenza di un piano di investimenti di dimensioni epocali (ma per molti del settore largamente insufficiente, ma non entro nel merito) la catastrofe è assicurata. Ora che fanno in Europa ? Austerity e taglio degli investimenti pubblici. Nel post di oggi Mazzalai riprende l’informazione che per mantenere gli impegni di suicidarci bene e subito al fine di liberare risorse fossili perchè siano utilizzate dagli altri, gli investimenti vengono tagliati per bilanciare il calo degli introiti fiscali. Quando un’azienda si comporta in questo modo è il segnale che è ormai fallita. Uno stato non è obbligato a comportarsi come un’azienda, NON è un’azienda. Ma la visione turbo liberista/masochista/suicida dell’eurozona è questa, quindi mentre i cinesi lanciano un piano per l’energia mastodontico, mentre anche gli indiani si apprestano a buttarsi capofitto nel solare/eolico mentre gli americani danno segnali contraddittori ma con elementi che vanno nella direzione corretta, il bastione ultimo del fallimento è l’Europa. Quindi più Europa !!!

ihavenodream
Scritto il 5 Giugno 2014 at 11:50

Io non capisco che senso abbia trattare Usa e Europa nello stesso modo, insomma anche ad un commentatore disattento non sfugge che Usa ed Europa hanno agito in modo molto diverso alla crisi del 2008, direi addirittura opposto…quindi è logico pensare che uno ha agito bene, l’altro male…anche accomunare banche usa e banche europee è cattiva informazione…provate a calcolare i core tier di gs, bac, Wells e Citigroup e poi quelli di DB e BNP cosi’ capirete la differenza…ed è normale che sia così visto che sono 5 anni che gli USA stampano dollari per ripulire i bilanci delle banche, e in Europa nisba…non ho capito bene la ricetta proposta dal blog, nazionalizzare le banche? E a cosa servirebbe? A parte che molte banche europee e moltissime italiane di fatto sono sotto il controllo pubblico, visto che i maggiori azionisti sono enti pubblici…vi ricordate: abbiamo una banca? Secondo voi Fassino che voleva dire? A parte questo nazionalizzare vuol dire comprare tutte le azioni di una banca, quindi sborsare soldi pubblici e poi accollarsi tutto il gigantesco passivo e l’attivo traballante…non vedo perché i contribuenti debbano essere particolarmente felici di questa soluzione…

ihavenodream
Scritto il 5 Giugno 2014 at 12:05

Ps: lo stato si comporterà in futuro con i fallimenti bancari esattamente allo stesso modo di prima, il paper sul bail in è il classico documento europeo che scopre l’acqua calda…infatti lo schema è sempre lo stesso: se servono 10 miliardi per ricapitalizzare mps, tu stato puoi anche chiederli ai soci, ma se ti dicono di no o li metti tu o fallisce la banca, e i soldi li perdono anche i correntisti, cosa che lo stato nella maggioranza dei casi, non può permettersi…

kry
Scritto il 5 Giugno 2014 at 12:17

ihavenodream@finanza,

Non mi sembra che MPS abbia tra gli azionisti di maggioranza enti pubblici. Puoi darmi dei dati oggettivi in merito,anche per le banche europee? Grazie.

ihavenodream
Scritto il 5 Giugno 2014 at 12:50

kry@finanza,

Fondazione Monte Paschi, poi in Italia fondazione Cariplo, compagnia di San Paolo, cassa risparmio Verona, Vicenza e Belluno, cassa risparmio Torino, cassa di Rovigo e Padova, di Cuneo, di Bologna…ce ne sono un’altra ottantina cercale su google…in germania ci sono le banche popolari e le casse di risparmio che per legge sono limitate territorialmente e godono di esclusiva territoriale, quindi non c’è per legge concorrenza tra di loro, poi c’è il casino delle landesbank, sorta di banche centrali regionali, anche quelle pubbliche…mi sembra superfluo continuare, il succo del discorso era e rimane: a cosa serve nazionalizzare? La mia risposta è: a far spendere ancora più soldi ai contribuenti! Poi il fascino della pallottola d’argento che risolve magicamente i problemi è sempre fortissimo, questo va riconosciuto…

aurelmes
Scritto il 5 Giugno 2014 at 13:56

Governatore della Banca d’Inghilterra: il capitalismo è condannato se l’etica svanisce:

http://www.iconicon.it/blog/2014/05/banca-dinghilterra-le-banche-paghino-tasse-sulla-creazione-di-denaro/

kry
Scritto il 5 Giugno 2014 at 14:17

ihavenodream@finanza,

Strano! Certamente sbagliano. Qui non dicono che le fondazioni bancarie sono enti pubblici. http://it.wikipedia.org/wiki/Fondazione_bancaria Poi il contribuente sarà ben felice di salvare qualche bad-bank nata dalla scissione d’altri istituti bancari i cui dirigenti potranno continuare impunemente i propri affari.

ihavenodream
Scritto il 5 Giugno 2014 at 14:24

kry@finanza,

Le fondazioni sono società possedute da enti pubblici, il profilo giuridico interessa poco, i consigli d’amministrazione vengono nominati dall’ente pubblico di riferimento, cioè dal partito che controlla l’ente medesimo…lascio alla tua immaginazione la raffigurazione dei criteri con cui vengono effettuate le nomine…bello lo stato vero?

kry
Scritto il 5 Giugno 2014 at 14:35

ihavenodream@finanza,

Per esempio la fondazione cassa risparmio di torino come ente pubblico avrebbe la maggioranza relativa di quale istituto?

ihavenodream
Scritto il 5 Giugno 2014 at 14:36

kry@finanza,

Ad ogni modo io non sono per principio contrario alla nazionalizzazione delle banche italiane sia chiaro, ritengo anzi che un serio controllo pubblico sia in linea generale molto meglio delle finte privatizzazioni che hanno fatto in Italia in tutti i settori, semmai ho dei dubbi sul fatto che lo stesso stato che ha creato le finte privatizzazioni poi riesca ad effettuarlo quel serio controllo…ma cmq almeno ci liberiamo di qualche ipocrisia e il mondo ci può chiaramente vedere per ciò che siamo: uno stato che esercita controllo diretto su tutti i settori dell’economia…quello che mi sembra fuori dal mondo sia sostenere che nazionalizzare, in un paese come questo poi, possa rappresentare una soluzione a breve, a medio o anche a lungo termine…

ihavenodream
Scritto il 5 Giugno 2014 at 14:42

kry@finanza,

Chiedi all’ufficio stampa della fondazione in questione, ad ogni modo è una cosa di dominio pubblico che le fondazioni bancarie controllano le banche, c’è scritto anche sul link che hai postato tu, se lo avessi letto, chiedilo anche a Mazzalai se non ti fidi, io non sono uno che fa ricerca e prepara tesi di laurea con riferimenti bibliografici e citazioni…tu dici che le fondazioni bancarie non controllano le banche? Perfetto hai detto un’altra cazzata, x me non c’è alcun problema guarda…

kry
Scritto il 5 Giugno 2014 at 16:35

ihavenodream@finanza: tu dici che le fondazioni bancarie non controllano le banche? Perfetto hai detto un’altra cazzata, x me non c’è alcun problema guarda…

Ho appena fatto il test del leggere ciò che scrivo. Mai scritto che le fondazioni bancarie non controllano le banche. Al limite qualche dubbio sul fatto che siano enti pubblici da me non scritto per cui non vedo quale ALTRA cazzata avrei detto. Per me non c’è alcun problema guarda… mai pensato di fondare un partito? Minimo un 5% lo trovi.

kanimambo
Scritto il 5 Giugno 2014 at 16:55

john_ludd@finanza,

Visto il volume degli investimenti previsti nel report IEA come valutare i contractor oil and gas e le società di ingegneria? se si cercherà sempre più petrolio e gas e in posti sempre più difficili dovrebbero fare un bel pò di affari nei prossimi anni….

john_ludd
Scritto il 5 Giugno 2014 at 16:57

kanimambo@finanza,

ci sono due strategie possibili:

1) legge una notizia come q
basta leggersi i bilanci

ihavenodream
Scritto il 5 Giugno 2014 at 17:03

kry@finanza,

Ok, quindi concordi che le fondazioni bancarie controllano le banche, decidono i vertici, i dirigenti, a cascata i direttori, gli analisti, i cassieri…mai provato a mandare un cv in banca senza raccomandazione? Ah poi decidono anche a chi fare i prestiti e a chi no, quale associazione benefica finanziare e quale no e così via…poi ti sei convinto che le fondazioni sono di proprietà di enti locali o hai ancora qualche dubbio? Pensi che siano Spa quotate in borsa? Se ti sei convinto di tutto questo capirai anche che nazionalizzare le banche non serve a nulla perché le banche in Italia sono già controllate dallo stato e dai partiti quindi…ecco siamo giunti ad una conclusione condivisa, se invece non sei d’accordo puoi dirmi in quale passaggio dissenti e ne discutiamo…ecco il metodo di discussione che Socrate inventò 3000 anni fa, mai sperimentato vero? E sospetto pure tutti gli altri frequentatori del blog non siano molto abituati a questo modo di ragionare, meglio sparare la qualunque in un linguaggio semicomprensibile e poi via di citazioni e riferimenti, pe’ fa vede’ che io leggo, so’ colto, non dico fregnacce…

ihavenodream
Scritto il 5 Giugno 2014 at 17:08

kanimambo@finanza,

E soprattutto come valutare i criteri utilizzati per lo studio stesso? Anche alla luce del fatto che lo stesso commentatore ha messo in evidenza che due studi a distanza di 2 anni dicono cose diverse? Non sarà che queste relazioni di organizzazioni sovragovernative infarcite di raccomandati e politici trombati lasciano il tempo che trovano?

john_ludd
Scritto il 5 Giugno 2014 at 17:13

kanimambo@finanza,

sorry… tastiera piccola, dito grosso

dunque…

strategia 1: leggo una notizia come quella riportata, e “intuisco” che si possono fare un sacco di quattrini (solo io naturalmente, gli altri sono tutti stupidi e ci arrivano dopo).
strategia 2: “intuisco” che il problema è complesso e mi studio la materia, poi quando ho compreso abbastanza mi leggo i bilanci di una paio di aziende. Per esempio la migliore, Chevron oppure dato che dovrebbe essere il gioiello nazionale ENI oppure se ti interessano le società di ingegneria, Saipem… ed ecco che improvvisamente non sembra più un grande affare.

qualche mese fa Steven Kopits allora direttore generale di Douglas-Westwood ha tenuto una conferenza alla Columbia University che è stata registrata e diffusa. Una presentazione power-point è scaricabile. Senza dubbio il documento in materia più importante apparso negli ultimi anni.

energypolicy.columbia.edu/events-calendar/global-oil-market-forecasting-main-approaches-key-drivers

un succinto riassunto qui:

http://www.caseyresearch.com/articles/peak-cheap-oil-rears-its-head-oil-majors-throw-in-the-towel

Qui trovi tutti i dati ufficiali sulla produzione aggiornati ogni trimestre con commenti e proiezioni del blogger (un insider) e una marea di informazioni nei commenti (molti insiders):

peakoilbarrel.com/

sul sito di Gail Tverberg questo e tutti gli argomenti collegati sono esaminati con dati dai principali database (IEA, EIA, World Bank, FMI, enti governativi etc…)… tutto sino allo sfinimento:

ourfiniteworld.com/

icebergfinanza
Scritto il 5 Giugno 2014 at 18:44

ihavenodream@finanza,

A parte questo nazionalizzare vuol dire comprare tutte le azioni di una banca, quindi sborsare soldi pubblici e poi accollarsi tutto il gigantesco passivo e l’attivo traballante…non vedo perché i contribuenti debbano essere particolarmente felici di questa soluzione…????????????????????????? Nazionalizzare vuol dire comprare tutte le azioni della banca???????????? Consiglio di studiare la crisi nordica degli anni novanta prima di scrivere “inesattezze”

stanziale
Scritto il 5 Giugno 2014 at 18:48

ihavenodream@finanza,

Sulle attuali quote detenute dalle fondazioni, credo che sei rimasto a qualche anno fa….la fondazione mps ora avra’ il 2,5% ed anche la fondazione s. paolo una quota simile, se non erro. Quando si trattava di cercare di trarre dagli impicci la fondaz. mps, e si parlava di una cordata di fondazioni, non fu possibile perche’ ormai non avevano la necessaria forza economica…tutto e’ andato avanti, e prima studiato e progettato, perche’ il sistema bancario italiano (italiano e basta, i francesi e i tedeschi difendono i loro interessi nazionali) andasse in mano al gruppo bildelberg, sulla spinta degli hedge founds e quant’altro alimentati dalla carta straccia della fed & simili. Ora l’ineffabile Visco che quando e’ entrato in banca d’italia e’ stato evidentemente promosso a pieni voti nel corso per traditori che dal 1981 viene effettuato ai neo assunti (chi non lo passa va a fare il cassiere o il contabile), sta premendo per far passare al bildelberg anche le banche cooperative, come anche Andrea ha piu’ volte rilevato. Leggi ihavenodream, devi ancora leggere molto.

stanziale
Scritto il 5 Giugno 2014 at 19:13

ihavenodream@finanza,

Scusa se me la prendo ancora con te, ma….e’ dall’inizio che Andrea, e pochi altri, sostengono che le banche al manifestarsi della crisi subprime, dovevano A QUEL TEMPO (ovviamente quelle marce, cioe’ quasi tutte quelle all’estero) essere nazionalizzate affinche’ i vecchi soci responsabili del disastro pagassero di tasca propria. Poi ripulite e rivendute sul mercato. Invece sono state salvate con i soldi dei contribuenti ingigantendo i debiti statali, mentre i vecchi banchieri sono rimasti i proprietari delle banche stesse (logico, si aveva a che fare con i Rotschild, il gruppo bildelberg ecc.) ovviamente la papata bollente dei debiti da pagare e’ stata passata ai fessi (vedi Italia) tramite golpes e quant’altro. Certamente anche ora quando e’ il caso, sarebbe da seguire lo schema di cui sopra, prima nazionalizzarle ecc., onde porre fine alla rapina tutt’ora in corso, che avviene anche con uso malavitoso delle agenzie di rating, del fmi, dello spread e quant’altro.

@John Ludd- strepitoso il commento delle 11.03, con precisa e polemica citazioni delle fonti :-))

stanziale
Scritto il 5 Giugno 2014 at 19:17

stanziale@finanza,

Naturalmente ho semplificato, ma stringi stringi questa pare l’unica spiegazione plausibile….

silvio66
Scritto il 5 Giugno 2014 at 19:18

Ancora non ho capito dove vuole arrivare ihavenodream, e quale sia il motivo che lo spinge ad inveire contro tutti farfugliando un mix di cazzate invereconde…quando parla ad esempio delle conseguenze sui correntisti, a fronte di una messa in liquidazione di un istituto di credito, giustificando in tal modo il salvataggio delle banche come male necessario per salvare i correntisti…ma lo sa ihavenodream che solo negl’ultimi due anni sono fallite quasi una ventina di banche in Italia? Mi convinco sempre più che voglia solo fare il figo(nel posto sbagliato) e che non porterà alcuno spunto al blog. Considero ancora di cambiare idea ma dovrei vedere degli apporti seri, non la secuenza di gossippate, maldestre per altro, espresse finora. Credo anche che qualche mese di lettura dei precedenti articoli di Andrea potrebbero schiarirgli le idee, dargli cognizione scientifica e infine renderlo utile alla discussione.

glare
Scritto il 5 Giugno 2014 at 20:08

-0,10% mi aspettavo meglio..ma davvero Draghi è un def totale..e così l’euro non scende..merda 👿
Qui si finisce per avere una deflazione attorno al 2%..pensate al nostro Pil..come andrà nel prox trimestre.

radius
Scritto il 5 Giugno 2014 at 20:23

ihavenodream@finanza:
Io non capisco che senso abbia trattare Usa e Europa nello stesso modo, insomma anche ad un commentatore disattento non sfugge che Usa ed Europa hanno agito in modo molto diverso alla crisi del 2008, direi addirittura opposto…quindi è logico pensare che uno ha agito bene, l’altro male…anche accomunare banche usa e banche europee è cattiva informazione…provate a calcolare i core tier di gs, bac, Wells e Citigroup e poi quelli di DB e BNP cosi’ capirete la differenza…ed è normale che sia così visto che sono 5 anni che gli USA stampano dollari per ripulire i bilanci delle banche, e in Europa nisba…non ho capito bene la ricetta proposta dal blog, nazionalizzare le banche? E a cosa servirebbe? A parte che molte banche europee e moltissime italiane di fatto sono sotto il controllo pubblico, visto che i maggiori azionisti sono enti pubblici…vi ricordate: abbiamo una banca? Secondo voi Fassino che voleva dire? A parte questo nazionalizzare vuol dire comprare tutte le azioni di una banca, quindi sborsare soldi pubblici e poi accollarsi tutto il gigantesco passivo e l’attivo traballante…non vedo perché i contribuenti debbano essere particolarmente felici di questa soluzione…

Ho capito dove sbaglia, l’errore è qui: “nazionalizzare vuol dire comprare tutte le azioni di una banca”

mirrortrader
Scritto il 5 Giugno 2014 at 20:55

Di solito quando una banca è fallita, le azioni vanno da sole a zero, quindi costa poco pochino nazionalizzare una banca.

kry
Scritto il 5 Giugno 2014 at 21:06

mirrortrader@finanza,

Magari. MPS è già costata 4 miliardi e sono ancora tutti lì.

mirrortrader
Scritto il 5 Giugno 2014 at 21:30

lasciamo perdere i casi di corruzione italiana. Qui è MATEMATICO che se una cosa costa zero la pagano 100. E’ un altro discorso, vedi Venezia e il MOSE e il PD atto secondo (dopo Expo).

Ma a quanto vedo , siete un branco di itaGlioti, in quanto avete appena votato il PD, il partito dell’onestà.
Gli itaGlioti meritano di affondare nella loro stupidaggine.

ihavenodream
Scritto il 6 Giugno 2014 at 09:23

icebergfinanza,

O compri le azioni o espropri…ps: le azioni non vanno a zero se c’è un compratore che vuole comprare tutte le azioni ovviamente, e meno male che siete esperti di metcati finanziari…

ihavenodream
Scritto il 6 Giugno 2014 at 09:31

stanziale@finanza,

Mi aspettavo questa precisazione inutile…certo dopo ricapitalizzazioni in serie e perdite di valore dei titoli dell’80-90% le quote cambiano, ma il punto è che
1. Anche se in alcuni casi le fondazioni non hanno più la maggioranza aritmetica, hanno quella qualificata, cioè decidono ancora tutto loro nella gestione, gli altri azionisti mettono solo soldi e li levano anche, come ha fatto il gruppo spagnolo in Unicredit qualche giorno fa…
2. Le fondazioni fino a ieri avevano anche la maggioranza aritmetica, ergo sono responsabili della gestione fino a ieri, chiaro? Il che dimostra che lo stato sa far danni come e più dei privati, cioè nazionalizzare non è una soluzione, per lo meno in Italia

ihavenodream
Scritto il 6 Giugno 2014 at 09:48

kry@finanza,

A parte che costerebbe di più di 4 miliardi comprare le azioni di mps, costerebbe almeno 2 volte il valore contabile, cioè 10-12 miliardi, il punto non è quello, anche se la espropri mettiamo, poi hai tutti i debiti da onorare, vale a dire quasi 200 miliardi di euro! Ti rivelo una cosa, se l’intento è quello di non far perdere soldi ai contribuenti o eventualmente nazionalizzare, i Monti bond sono stati uno strumento ideale da questo punto di vista…perché funzionano così: sono prestiti, non regali, ad un tasso di interesse altissimo per il periodo, se mps non riesce a pagarli, automaticamente deve cedere allo stato azioni della banca…quindi i contribuenti o non perdono soldi, anzi guadagnano un buon interesse, oppure diventano proprietari di mps, come vuole Mazzalai, dove sta il problema? Il problema sta nel fatto che ci vuole ben altro per uscire da questa situazione, altro che nazionalizzare…

ihavenodream
Scritto il 6 Giugno 2014 at 09:54

silvio66@finanza,

Le cazzate le farfuglierai tu prima di tutto, quello che affermo sui salvataggi bancari è vero fino a prova contraria, e la prova contraria non è il fallimento di una dozzina di banche con qualche spicciolo di deposito evidentemente….il problema è quando i depositi sono una magnitudine tale da provocare crisi aziendali estese e bank run…mai sentito parlare di banche di rilevanza sistemica…

silvio66
Scritto il 6 Giugno 2014 at 13:48

ihavenodream@finanza,
La cosa più tragica è che credi ancora a queste balle. Leggiti bene cosa sono le funzioni bancarie e cosa ha comportato e comporta, averne abrogato la separazione. Aggiornati poi sulle conseguenze di questo, ossia esposizioni che superano di molte volte i depositi ai quali fai riferimento tu come fattore determinante mentre non lo è.

ihavenodream
Scritto il 6 Giugno 2014 at 14:34

silvio66@finanza,

Uff che noia che siete: Unicredit: depositi 521 miliardi, altri debiti 274…Monte Paschi: depositi 123 miliardi, altri debiti: 70…intesa: depositi 281 miliardi, altri debiti 238…gli altri leggili da solo…per te lo stato può permettersi che questi falliscano e starà a cuor leggero a guardare evolversi la situazione? E quando i correntisti in fila al bancomat urleranno al politico di turno di intervenire quest’ultimo gli risponderà guardate cari elettori che le funzioni bancarie sono separate, oppure c’è un comma di un regolamento di una legge europea che dice che in caso di fallimento alla fine pagano i correntisti…sorry, ma in che mondo vivi?

silvio66
Scritto il 6 Giugno 2014 at 15:04

ihavenodream@finanza,

Bene, ora ho la convinzione che è inutile continuare, visto che il problema sta proprio nel fatto che le funzioni NON sono più separate. I tuoi slogan televisivi, code ai bancomat ecc fanno parte del repertorio degli ignoranti che si bevono tutto e non hanno visione della realtà. Mi scuso se ho ecceduto nei toni ma non sono abituato a leggere simili banalità giornalistiche.

ihavenodream
Scritto il 6 Giugno 2014 at 15:16

silvio66@finanza,

L’ignorante sei tu, nel senso che ignori le dinamiche del mondo che ti circonda, che le funzioni bancarie siano separate o unite è una cosa che non c’entra nulla con il discorso che se una banca ha rilevanza sistemica, lo stato fara’ di tutto per salvarla, il problema è non capire semmai che proprio perché Unicredit la devi comunque salvare, tu stato la devi controllare molto prima che succedano i disastri…questa cosa almeno come retaggio dalla crisi, speriamo di averla acquisita…

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