WARNING! IL FANTASMA DELL’INFLAZIONE FUTURA!

Scritto il alle 08:53 da icebergfinanza

Interessante articolo di Giovanni Ferri economista e professore ordinario di Economia politica all’università Lumsa apparso su Firstonline dal titoloeEconomia, la crisi entra nel settimo anno: ma abbiamo o no imparato la lezione? ” che ci permette di affrontare più argomenti nel tentativo di esplorare oltre le innumerevoli luci in fondo al tunnel quotidiano quello che probabilmente ci aspetta nei prossimi anni.

Ma prima una piccola premessa e riflessione prima di continuare!

Siamo entrati nel settimo anno di crisi e l’analisi empirica che comprende 45 episodi di crisi simili compresa la Grande Depressione del ’29 e l’ultima Lost Decade giapponese, ci racconta che mediamente sono necessari almeno 7/8 anni per veder risolta una crisi con le caratteristiche generali di quella attuale, una crisi del debito associata ad una depressione immobiliare, una debtdeflation. Questa è la più grave crisi economica e finanziaria della storia e probabilmente non basteranno 7/8 anni se si confrontano con il doppio e più decennio perduto giapponese o gli oltre 3 lustri delle due depressioni americane.

Per comprendere insieme le dinamiche di questa crisi riguardiamo i dieci punti della “DEBT DEFLATION THEORY” di Irving Fisher, primo e unico in Italia Icebergfinanza ad aver parlato di Debt Deflation quando ancora tutti guardava solo all’inflazione, dinamica sintetizzata nel nostro libro.

Settant’anni fa, negli anni peggiori della Grande Depressione,  Irving Fisher pubblica The Debt  Deflation, Theory of Great Depressions (1933) completando il suo precedente lavoro dal titolo: Booms and Depressions (1932).  Nel tentativo di riscattare la sua infelice previsione di un “altipiano di prosperità permanente” dichiarato qualche giorno
prima del crollo del 1929, Fisher cercò di dare una spiegazione alla terribile dinamica della Grande Depressione. La sua teoria non è mai stata accolta dalla comunità scientifica, fossilizzata sulla teoria delle aspettative razionali, delle capacità autoregolatrici, autostabilizzanti dei mercati finanziari, comunità che condannò la sua teoria ad una sorta di relativo isolamento.

1) una liquidazione dei debiti attraverso la svendita dei beni ( i proprietari di abitazione sono costretti a svendere la loro abitazione in quanto non riescono più a pagare la rata del mutuo e nel frattempo il valore della loro abitazione è sceso sotto il valore del mutuo residuo, le banche vedono crollare il valore dei loro attivi in seguito alle svalutazioni dei beni mobiliari, gli investitori che avevano speculato indebitandosi debbono immediatamente rientrare dai loro debiti svendendo i titoli acquistati )… 

2) si verifica quindi una concentrazione delle vendite e una caduta della velocità di circolazione della moneta che provoca a sua volta

3 ) un crollo generalizzato del livello dei prezzi, (diminuisce il valore degli immobili, le attese dei consumatori sono per una riduzione futura dei prezzi e quindi aumenta il risparmio) e un aumento dell’onere del debito espresso in termini reali ( ciò che ieri valeva 100 oggi vale 90, ma il mio debito resta nominalmente a 100). Il crollo dei prezzi a sua volta innesca un meccanismo a catena di danno economico, sia per quanto
riguarda il valore delle garanzie che automaticamente scendono ( la mia casa
ipotecata vale 90 e non più 100) , sia per quanto riguarda la riduzione della
ricchezza o la sua sensazione, che provoca a sua volta una riduzione dei
consumi.

4)Ecco che allora la riduzione del valore dei patrimoni privati ed aziendali, unita a quella delle garanzie, provoca il circolo vizioso dei fallimenti privati e aziendali…

5) il crollo dei profitti delle aziende ( … ciò non si è verificato grazie ad una selvaggia riduzione della forza lavoro ) che a loro volta provocano un…

6) crollo degli investimenti, dei redditi, dei salari,  e quindi dell’occupazione ( che a sua volta porta ad una contrazione ulteriore dei consumi ) che determinano un …

7) peggioramento del livello di fiducia nel sistema che invita al….

8) tesoreggiamento ( accumulo di liquidità infruttifera, ristagno, parcheggio di liquidità che non rende nulla, in attesa di un ulteriore calo dei prezzi degli immobili  ) o a tesaurizzare ( acquisto oro ) con la conseguente ulteriore diminuzione della velocità di circolazione della moneta….

9) provocando infine un’alterazione dei tassi di interesse con una riduzione del tasso nominale e un aumento di quello reale.

Provocando un’alterazione dei tassi di interesse…

Ebbene per la prima volta da una delle sedi regionali della Federal Reserve arriva l’ammissione… ” Gli acquisti sul larga scala da parte della Federal Reserve di titoli di Stato a lungo termine, molto probabilmente hanno fornito solo una spinta moderata alla crescita economica e all’inflazione. E’ importante sottolineare che gli effetti sembrano dipendere molto di più dalla prospettiva che i tassi di interesse a breve termine dovrebbero rimanere bassi per un periodo di tempo prolungato. In effetti l’andamento dei tassi a breve termine secondo le stime di un modello macroeconomico sembra suggerire che la politica di contenimento dei tassi a breve termine ha effetti maggiori rispetto alle politiche di allentamento quantitativo...FederalReserve di San Francisco

Amen!

Bene dopo sei anni passati ad ascoltare i profeti di sventura della grande inflazione o addirittura gli apocalitici dell’iperinflazione, mentre l’economia si dimena nelle sabbie mobili della deflazione da debiti o stagdeflation per i più sensibili all’inflazione ecco che loro tornano ….The Ghost of Inflation Future su Project Syndacate

Il fantasma dell’inflazione futura … ” Con tutti i problemi che affliggono l’economia mondiale al giorno d’oggi, l’inflazione sembra essere l’ultima delle nostre preoccupazioni. Per affrontare il malessere economico post 2008 ( …carina no questa espressione malessere economico mentre per il sottoscritto si tratta di una depressione ) , che deriva da un eccessivo indebitamento, i politici sono correttamente concentrati  sulla minaccia di una deflazione del debito, che può portare alla depressione. “

Ma, respingendo l’inflazione come un “problema di ieri”  si potrebbe minare gli sforzi delle banche centrali nell’ affrontare le questioni più pressanti di oggi e, in ultima analisi, favorire la recrudescenza dell’inflazione. Capire come la Grande Inflazione dalla fine del 1960 ai primi anni 1980 è stata domata offre importanti lezioni per affrontare problemi economici di vasta portata, per quanto diverse possono essere le nostre economie , e permette di comprendere meglio i pericoli che ci attendono.”

L’articolo continua ma prima una pausa, questa è oggi l’inflazione mondiale!

…e questa per rinfrescare la memoria è stata la dinamica storica negli Stati Uniti negli ultimi cento anni…

Vi risparmio la curva di Phillips e la stagflazione degli anni ’70 e vado oltre …

”  Se le persone non si aspettano inflazione, l’illusione di un aumento del potere d’acquisto può stimolare occupazione e la produzione per un periodo relativamente breve. Ma una volta che i lavoratori si rendono conto che i salari reali non sono aumentati, la disoccupazione tornerà al suo livello “naturale”, in linea con l’inflazione stabile. “

Più tardi, economisti “nuovi classici”  come Robert Lucas e Thomas Sargent hanno dimostrato che la gente una volta che ha capito che l’inflazione è stato manipolata per generare ottimismo sul mercato, le azioni delle autorità monetarie perdono il loro impatto. Il risultato è un aumento dei prezzi e non la creazione di posti di lavoro.

Sembra difficile per tanti medici, dotti e sapienti comprendere come in occidente la disoccupazione sta in parte diventando strutturale, ma soprattutto sembra difficile comprendere che senza la spirale dell’inflazione salariale non ci sono rischi in tal senso, soprattutto se il capitalismo sta quotidianamente distruggendo capitale umano, deflazionando il lavoro, tranciando occupazione in nome di sempre maggiore profittabilità.

Ma inutile parlarne non ci arrivano e si parla di esperimenti vari a partire da fantomatici target per ancorare le aspettative o la solita ricetta di una maggiore inflazione per erodere il valore reale del debito pubblico. Fa sorridere oggi la leggenda metropolitana delle aspettative in un oceano di depressione.

L’articolo chiude con il rischio che nei prossimi anni, l’Europa sembra destinato a passare dalla padella della depressione al fuoco/brace dell’alta inflazione. 

Che dire Godot è sempre dietro l’angolo ma se non si comprende sino in fondo la dinamica della debt deflation si passeranno anni con il naso all’insù a perdere occasioni e sperare che il doppio decennio giapponese non abbia contagiato le economie occidentali.

Ma torniamo all’articolo iniziale…

La grande recessione internazionale ha compiuto esattamente 6 anni: era infatti il 9 agosto 2007 quando le principali banche centrali del pianeta dovettero intervenire a sedare un anomalo boom dei tassi di interesse interbancari – Da Lehman Brothers a oggi, la domanda è sempre la stessa: la lezione è stata imparata o no?

La mia risposta è chiara e semplice, no la lezione non è servita a nulla, nulla è stato cambiato, nulla cambia, tutto è per sempre uguale in un oceano di conflitti di interesse e corporatocrazia che ha sequestrato la democrazia.

“Sono passati già sei anni da quando, il 9 agosto 2007, molti convincimenti si sono infranti. Quel giorno le principali Banche Centrali del mondo devono intervenire a sedare un anomalo rialzo dei tassi di interesse interbancari. Quel che manca non è però la liquidità. Infatti, è crollata la fiducia delle banche a prestarsi denaro tra di loro ora che titoli, fabbricati dalla finanza creativa di Wall Street e dintorni, ritenuti affidabili divengono inaspettatamente “tossici”. La malattia si aggrava fino alle fibrillazioni estreme seguite al fallimento di Lehman. Il violento shock si trasmette dalla finanza all’economia reale. E quando, verso la fine del 2009, si pensa che la ripresa si sia avviata è l’Europa a confezionarsi un imprevisto attacco ai debiti sovrani, per una somma di errori di policy e incapacità di leadership.”

La prima ondata colpisce di più i Paesi ricchi, la seconda è concentrata in Europa, specie del Sud. Così, da un lato i Paesi emergenti si attrezzano con modelli di sviluppo basati sulla domanda interna e sul commercio Sud-Sud – a rimpiazzare la latitante domanda dei Paesi ricchi – e gli USA si stanno in qualche modo tirando fuori con politiche ultra-espansive, sebbene la sostenibilità sia messa in forse dal persistente deficit di current account (ancora al 2,7% nel 1° trim. 2013). Dall’altro, invece, l’Europa è ancora lì a leccarsi le ferite con prospettive di ripresa tuttora fumose e incerti progressi di consolidamento istituzionale dell’euro. (…)

Per quanto riguarda l’ondata europea della crisi, si è detto più volte che i fondamentali dell’Eurozona avrebbero permesso di evitarla (un’area che ha conti esteri in equilibrio o surplus può permettersi rapporti debito/PIL anche assai elevati, Giappone docet). Se la crisi proviene dagli USA, che vivevano oltre le loro possibilità con forti squilibri esteri e indebitandosi coi cinesi, è infatti più difficile capire come essa abbia potuto avere un secondo, più grave, epicentro in Europa che, nell’insieme, ha conti esteri equilibrati e non vive dei risparmi altrui. Perciò la crisi europea è autoinflitta: la sciagurata austerità fiscale tutta e subito viene imposta agli europei (specie del sud) non dalla sfiducia dei risparmiatori stranieri ma dai nostri leader. Di più, proprio quando l’idolatria del mercato veniva screditata dalla crisi USA, si giustificava l’austerità col giudizio dei mercati. Ma, anche qui ci poteva aiutare la lungimiranza di Keynes, stavolta quello delle “Conseguenze economiche della pace”. Perché s’ignorava per i greci la sua esortazione (del 1919) a non far pagare tutte e subito ai tedeschi le massicce riparazioni di guerra, pena causare una destabilizzazione socio-economica in Germania? Insomma, se in primis dobbiamo osservare che per gli eccessi di indebitamento che si sono prodotti le responsabilità sono sì dei debitori ma anche dei creditori (e quindi ambedue dovrebbero contribuire alla soluzione), ancor più importante è notare che solo aggiustamenti graduali sono sostenibili per i debitori perché quelli repentini non funzionano. (…)

Sintesi perfetta soprattutto quando si richiama le lezioni della storia… Perché s’ignorava per i greci la sua esortazione (del 1919) a non far pagare tutte e subito ai tedeschi le massicce riparazioni di guerra, pena causare una destabilizzazione socio-economica in Germania?

Ma si sa oggi le guerre e i trattati di pace avvengono in un’altra dimensione, quella economico finanziaria e quella relativa all’inflazione è per il momento solo puro terrorismo ideologico o psicologico come meglio credete. Se trovate ancora qualche giapponese vestito di inflazione sperduto su qualche isola del Pacifico, ditegli che la guerra è finita, la debt deflation è con noi e con noi resterà per molto tempo ancora.

Il nostro Machiavelli dietro la paranoia inflativa intravvede l’ennesima opportunità per i prossimi mesi e forse anni.

il nostro Machiavelli è di nuovo con noi, con la sua nuova visione in “Luglio con il bene che ti voglio…”, per tutti coloro che hanno contribuito o vogliono liberamente contribuire al nostro viaggio.

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Inoltre Vi aspettiamo tutti per la nuova avventura su   METEOECONOMY  per condividere insieme nuove informazioni e analisi non solo economico/finanziarie attraverso la tempesta perfetta.

34 commenti Commenta
bergasim
Scritto il 13 Agosto 2013 at 09:58

Ciao Andrea vuoi una casa in Cina?
http://www.zerohedge.com/news/2013-08-12/inside-chinas-real-estate-bubble

stanziale
Scritto il 13 Agosto 2013 at 11:35

Importante svolta nella battaglia anti euro di Bagnai e Borghi: si aggregano . La porta e’ aperta ad altri economisti, speriamo la cosa abbia successo. http://goofynomics.blogspot.it/2013/08/due-anniversari-e-una-nascita.html

john_ludd
Scritto il 13 Agosto 2013 at 15:24

Ci sono gli iper inflazionisti che da anni urlano alla luna e ci sono i deflazionisti cronici, cui appartieni Andrea, che ci hanno visto benissimo ma sono fissati come colla sempre e solo sullo stesso concetto, tutta colpa della debt deflation ! Non c’è nulla da fare, i deflazionisti non riescono, perchè non vogliono (distruggerebbe la loro “soluzione” al problema), comprendere che la debt deflation non può spiegare perchè il petrolio è passato da 20 a 100 dollari in 15 anni malgrado 2 colossali recessioni nell’arco di soli 10 anni e una perdurante depressione. Probabilmente i deflazionisti, arrivano a denti stretti, ad ammettere che l’attuale moderata inflazione da aumento dei costi di alcune materie prime unite a continua diminuzione delle retribuzioni medie è MOLTO PEGGIO che alta inflazione in un contesto di elevata crescita economica come negli anni 60, ma un giorno probabilmente non lontano saranno sottoposti a una prova erculea. Ci sono 6 miliardi di persone fuori dall’ovest che VOGLIONO e avranno il loro petrolio (e gas e carbone e bistecche di manzo) perchè per loro vale molto di più che per noi. Il concetto di utilità marginale non è di difficile comprensione. L’elasticità delle ALTRE economie (basta con questa parola “emergenti” che non vuole dire niente) all’aumento dell’energia è 3 volte quello delle economie occidentali. Quando il petrolio farà inevitabilmente il prossimo salto verso i 130 e poi i 160 o 180 dollari (nessuno conosce il limite di resistenza oltre il quale c’è solo il collasso) forse anche voi smetterete di guardare nello specchietto retrovisore e capirete che il problema è altrove. Peccato che sarà tardi.

E dire che i dati sono pubblici, PUBBLICI, basta leggerli. Il nostro paese consuma il 15% in meno di carburanti liquidi rispetto la fine degli anni 90, e sono in calo in buona parte dell’occidente. Non c’è crescita economica senza energia, e la nostra economia è basata sui trasporti e la mobilità che dipendono al 95% dal petrolio. Noi NON POSSIAMO crescere perchè abbiamo superato (collettivamente) i limiti. Non c’è disponibilità. Alcuni paesi, meglio armati, stanno e faranno il possibile per continuare come ora ancora per un pò. Se lo si comprende, se la si smette di guardare sempre e solo alla debt deflation, agli squilibri commerciali etc… forse (un grande forse) ci si riesce a preparare al mondo che verrà perchè sia chiaro, il tempo lontano che tu Andrea vedi non è il 2035, ma molto molto prima.

Qualche numero:

Luigi impiegato, stipendio 1800 euro
percorre 20.000 km all’anno per andare a lavorare e andare al mare in estate, paga il gas per il riscaldamento e la luce elettrica più costose del mondo. Tutto questo gli costa OGGI tra il 20% e il 25% dello stipendio. Bene tra 10 anni il suo stipendio in termini reali è lo stesso ma il costo dell’energia sarà molto più alto. DEBT DEFLATION ????????

gnutim
Scritto il 13 Agosto 2013 at 16:16

caro jhon, condivido alcune tue idee ma ricordati che il prezzo del petrolio è mantenuto alto arbitrariamente da Usa e paesi produttori per poter guadagnare di più.

Quindi tutto si riassume sempre con la solita storia del mercato libero efficiente: questa è la più grossa fandonia raccontataci dagli economisti. Il libero mercato è efficiente se non esistono forze in campo in grado di influenzarlo e oggi le banche e le istituzioni finanziarie hanno appunto questo potere di governare il prezzo, questo è in linea con il pensiero di Andrea.

john_ludd
Scritto il 13 Agosto 2013 at 17:40

gnutim@finanza,

questo tuo punto di vista è di natura ideologica, come quella di tanti altri che non conoscono la materia e trovano più semplice e soprattutto molto più tranquillizzante pensare che è colpa di qualcuno, un complotto o altro. Basta punire i cattivi e il mondo torna a sorriderci. Un blog non è il luogo adatto per un argomento così ampio, ma solo per fornire qualche appiglio ai curiosi e a chi non si rassegna a vivere nel buio. E’ utile per fornire qualche traccia, non c’è nulla sulla stampa tradizionale e neppure sui blog che leggete di solito, editi prevalentemente da economisti o studiosi di economia che neppure conoscono le leggi della termodinamica. Ho impiegato molti anni per acquisire quello che so ora, ma non ci sarei mai arrivato se la mia professione non mi ci avesse condotto naturalmente, cosa non comune e quindi mi rendo perfettamente conto che il 99,99% non ha sino a poco tempo fa avuto possibilità di accesso a queste informazioni. Sta a voi decidere se volete capirci qualcosa oppure volete “gustarvi” la sorpresa quando arriverà e magari imprecare al complotto di turno, alle banche o ai marziani quando invece è il NOSTRO stile di vita che complessivamente ha raggiunto e superato i limiti posti dalla natura. Temo che nessuno vi aiuterà, ma forse se uno si prepara per tempo, potrà limitare i danni ed essere utile almeno alla cerchia di persone più vicine.

Provo comunque a ridurre l’incertezza di uno zero virgola. Il costo di produzione del petrolio dipende dalla provenienza, dal tipo di greggio (ci sono tanti tipi di petrolio e la stampa confonde petrolio con carburanti liquidi, di diversa natura e densità energetica), dall’età del giacimento, se in terra ferma o in acque profonde, dalla profondità etc…. Si stima che il costo di produzione del mega giacimento di Ghawar in Arabia abbia un costo di produzione sotto i 10 dollari, ma produce il 6% del petrolio mondiale, non il 99%. Il fatto che un solo giacimento produca così tanto suggerisce poi un altro problema: in natura le risorse sono distribuite secondo la legge di potenza e non secondo la “preferita da tutti” distribuzione normale. I carburanti liquidi prodotti dalla sabbie bituminose del Canada costano attorno ai 70-80 dollari ma hanno qualità minore, lo shale oil americano ha costi in forte aumento e l’ultima produzione è anti economica con un prezzo finale sotto i 90-100 dollari. E’ vero che per qualche anno gli americani potranno contare su un pò di petrolio in più (ma si possono sognare l’indipendenza energetica), ma a carissimo e crescente prezzo. Il petrolio del mega giacimento al largo delle coste brasiliane di cui ha scritto in modo grossolano anche la stampa tradizionale, se mai sarà prodotto, costerà non meno di 150 dollari (e non prima del 2025). Il petrolio da acque profonde, l’ultima trincea delle grandi corporation, ha costi enormi e rischi altissimi (costerà almeno 20 miliardi a BP la catastrofe del Golfo del Messico). Il problema è che non esiste capacità non utilizzata (2 milioni barili è l’elasticità globale) e il costo finale è determinato dal costo medio di produzione dell’ultimo 10% che è ormai attorno ai 90 dollari e aumenta rapidamente ogni anno. Ai costi devi aggiungere il margine di guadagno che dato i rischi estremi di questi mega investimenti deve essere almeno del 15% altrimenti nessuno li finanzia. Esiste una relazione precisa tra crescita economica e consumo di petrolio. Anche ipotizzando elevati miglioramenti nell’efficienza, ogni punto di PIL mondiale in più richiede approssimativamente uno 0,25% di aumento della produzione, mentre questa è destinata a calare esponenzialmente e il petrolio destinato all’esportazione ancora di più. Nel 2030, a essere ottimisti si disporrà del 25% di petrolio in MENO. Siamo ormai dentro l’era della grande contrazione, un’epoca di effimeri rimbalzi, seguiti da nuove e più profonde ricadute e poi da altri rimbalzi… il naturale feedback negativo dei sistemi complessi credo renda improbabile la possibilità del crack definitivo e immediato che gli apocalittici propongono come tesi. Sicuramente la possibilità di un collasso aumenta tanto più ci si ostina a negare la natura finita del sistema in cui viviamo senza seriamente impegnarsi al superamento dell’era dell’energia fossile. L’argomento è ampio, se davvero interessa sapere quello che forse non volete sapere, questo è il testo più recente e più completo.

http://www.amazon.com/Peeking-Peak-Oil-Kjell-Aleklett/dp/1461434238

Raccoglie oltre 10 anni di ricerche del gruppo di scienziati dell’università di Uppsala (Svezia) uno tra gli ultimi paesi dove esiste la possibilità (per ora) di intraprendere ricerche su temi così delicati e di pubblicarle. Troverete cenni anche alla inconsistenza degli altri “miti”: gas naturale per decenni, carbone per secoli, batterie elettriche per automezzi e altre assurdità scientifiche e più o meno divertenti cenni al fatto che agenzie dei governi maggiori sono perfettamente a conoscenza della reale situazione (non è che la nostra presenza in Libia e Algeria sia stata compromessa perchè siamo antipatici…). Ripeto, sta a voi. Io sono solo uno che ha imparato da altri e per riconoscenza può solo trasmettere.

Oggi la posizione unica che i mezzi di comunicazione ben presidiati propongono alle masse (e ai mercati) è che non ci saranno mai problemi di scarsità. Il giorno in cui un numero sufficiente di persone in certi posti dovesse maturare l’opinione che così non è, il mutamento sarà rapidissimo e la natura instabile dei mercati farà molto in fretta a trovare il valore attuale netto di gran parte delle attività che oggi prezza nel modo che ben conoscete. Può accadere tra 6 mesi o tra 6 anni, di sicuro i mercati finanziari che conoscete non esisteranno più dal giorno dopo insieme a quello che ci avete messo dentro. Tutto è transitorio. Avessi 30 anni di meno sarebbe entusiasmante partecipare alla costruzione di un mondo nuovo. Se siete giovani datevi da fare, innanzitutto ricercando la verità sul mondo che vi circonda.

glare
Scritto il 13 Agosto 2013 at 19:17

Siamo purtroppo al paradosso metà del mondo a Inflazione a due cifre, l’altra metà del mondo a Deflazione..il punto di incrocio non esiste..
Ora se qualcuno crede che si possa crescere con questo ritmo e con questa popolazione, beh si sbaglia..il resto lo lascio decidere a voi.

Ora parliamo di investimenti
Il campo di conoscenza tecnologico è detenuto dagli USA che sono circa 25 anni avanti al resto del mondo.
Nasceranno nuove aziende, start up basate su una nuova tecnologia che utilizza al meglio A.I..tra queste brilleranno la GOOGLE, LA INTEL..piccole aziende nasceranno presto basate sul Brain controll, tecnologie di visualizzazione innovative e interfaccia rapida con intenet..Occhio al mercato Americano Informatico..NO APPLE – NI SAMSUNG!!

In Italia sembra chiaro il destino di MPS..questo sarà il punto di svolta per le altre due sorelle con un’inevitabile conseguenza che trasformerà il sitema bancario nazionale ed europeo

PER NOI POVERI CRISTI, inverno freddo attenuato da una bassa produzione industriale, con conseguente bassa richiesta energetica ma gas sopra i 4$..

Sono UN AMICO, UN AMICO TORNA SEMPRE colui che gioca con Lo Shangai per le previsioni..colui che crede in un autunno caldo e un dicembre tempestoso..(SPERO DI SBAGLIARMI)

PORTELLO
Scritto il 13 Agosto 2013 at 19:25

Mi verrebbe da pensare che ci sono due opzioni seguendo il tuo discorso John…

la prima..legata ancora al modo di pensare odierno..come posso speculare e guadagnare? magari comprando qualche azione (infatti ti avevo posto una domanda simile tempo fa), qualche future..ma se poi la speculazione non segue questo discorso? l’ oil potrebbe andare a 30 e poi in 24 ore arrivare a 300..nel frattempo avrei perso il mio investimento e la mia scommessa…

la seconda..comporta un cambiamento al quale ho pensato molto..cambiare tipologia di vita in maniera da essere preparato un giorno..(come dici tu potrebbe essere tra 1 anno o 10-20 anni) ovvero diventare piu’ indipendenti come energia e rifornimento di cibo e acqua? prepararmi a viaggi non lontani e a coltivare le amicizie solo tramite facebook aspettando di fare il primo volo aereo con un altro tipo di combustibile…

la verita’ spesso sta nel mezzo…magari invece di andare a vivere in campagna e imparare a coltivare un po di ortaggi dovrei investire in ricerca o produzione di qualche energia bio magari credendo in qualche persona che vedo in faccia e o azienda reale…invece che investire in future e affini..

ho 36 anni…ti posso chiedere un consiglio?

cmq grazie per condividere le tue info e idee e semmai capitera’ sara’ un piacere conoscerti

luigiza
Scritto il 13 Agosto 2013 at 20:36

john_ludd@finanza,

John_ludd non sei solo, questo signore nel suo blog picchia duro sullo stesso tema da tempo.
E pare di capire che anche lui si occupi di energia per professione.

john_ludd
Scritto il 13 Agosto 2013 at 21:34

luigiza@finanza,

certo che non sono solo, ma siamo pochi e molti sono apocalittici e non serve a molto. Se pensi che il mondo finirà domani rinunci a qualsiasi tentativo di fare qualcosa, anche se solo nel breve intorno che ti circonda. Una civiltà complessa non collassa in un secondo, ma per cadute successive, come la storia dei passati imperi racconta. A mio parere in occidente abbiamo raggiunto il picco attorno alla fine degli anni 80 (le nuove economie vivono un breve e parziale riflesso del sistema occidentale, cresceranno ancora a nostro scapito ma poi collasseranno più rapidamente di noi per cause demografiche, ecologiche e climatiche) e da allora stiamo scendendo la china (ma sempre più in fretta). Immagino ci vogliano almeno due generazioni per arrivare in fondo e almeno un altro paio per ricominciare. Ci sarebbe tempo per ridurre i danni, almeno localmente, creare comunità resilienti, mettere al sicuro quanto di utile abbiamo imparato etc… Il collasso del sistema finanziario e commerciale è inevitabile. Il collasso del sistema politico avverà nei paesi più esposti (oggi la lista dei paesi falliti è giù piuttosto ampia, Pakistan, altri paesi del Centro Asia, Libia, Iraq, Siria, almeno la metà dei paesi africani…). I passi successivi sono il collasso del sistema civile e sociale. Se si vuole lo si può evitare ma serve:
1) conoscenza della realtà 2) volontà 3) forza 4) gioventù

Il tizio di cui mi hai passato il link è bene informato e ha uno spirito sinistro degno di nota…

john_ludd
Scritto il 13 Agosto 2013 at 21:46

PORTELLO,

Puoi anche speculare e puoi anche guadagnare nel breve ma già nel medio termine non ti servirà a niente. In compenso avrai sprecato i tuoi anni migliori a guardare grafici sul monitor di un computer, calcolando 3 volte al giorno il controvalore del tuo patrimonio finanziario in euro, dollari e oncie d’oro. Se hai più soldi di quel ti servono nei prossimi 5 anni, spendili, fai un viaggio oppure due, tre, dieci, vai a donne, compra vino buono invece che vino tristo etc… e lascia che eserciti di scimmioni sprechino il proprio tempo giocando alla lotteria (che è pure truccata).

gnutim
Scritto il 13 Agosto 2013 at 22:31

Ciao Jhon, ti ho letto con attenzione, interessante veramente se i dati riportati sono corretti, grazie per la lezione, qua a casa di Andrea si impara sempre tanto.

Che ne pensi della fusione fredda di Rossi? Non può essere un rimedio a ciò che tu prevedi? Visto che viene puntualmente sabotato dai media pare proprio che sia vero il suo sistema…

john_ludd
Scritto il 13 Agosto 2013 at 23:52

gnutim@finanza,

mi ha chiesto qualcosa un altro lettore. Non credo di poterti aiutare molto. Rossi è molto elusivo e questo non depone a favore. Solo recentemente ha permesso a un gruppo di scienziati indipendenti (credo siano svedesi) di effettuare una prova sulla macchina da lui inventata. I risultati non sono conclusivi nè in un senso nè nell’altro. Effettivamente la macchina produce più energia di quanta ne assorba e non sono note le ragioni, resta quindi aperta la possibilità che avvenga una reazione nucleare debole. Tuttavia il moltiplicatore energetico è basso e la durata dell’esperimento pure, è quindi possibile che avvenga solo una reazione chimica. Resta tantissimo da fare per validare il processo. Essenzialmente dipende da Rossi che non consente a nessuno l’accesso alla propria creatura. Mancano tantissimi elementi affinché il sistema possa divenire un prodotto, ma neppure lo si può definire una “bufala”. La scienza è tale solo se è aperta all’indagine dei “colleghi”. In ogni caso si tratta di un generatore di elettricità per piccole e medie potenze. Rossi afferma di avere in corso la realizzazione di un prototipo da 1 MW. Ci vorranno anni prima di poter avere una risposta conclusiva e in caso di esito positivo sarà un contributo alla realizzazione di una quota di energia elettrica “pulita”, nulla può fare per sostituire i combustibili fossili per la trazione.

In generale il problema della generazione elettrica è mal-posto. Sole e vento e biomasse saranno in grado nei prossimi 25 anni di produrre sino a 1/3 del fabbisogno elettrico. E’ troppo poco se si vuole insistere con un sistema produttivo come quello attuale che oltre tutto avvelena il pianeta con gli scarti e inquinamento chimico e termico ma è più che sufficiente a non mandarci nella preistoria, specie se abbinato a varie forme di risparmio energetico che potrebbero ridurre i consumi di energia di 1/4 senza alcun effetto sulla qualità di vita, ma che riducono il PIL mondiale e quindi riducono o annullano il valore di un grande numero di assets finanziari. Per ciò che riguarda la mobilità ci si deve rassegnare a un futuro molto diverso, che premierà treni per le lunghe distanze e il trasporto pubblico; il trasporto privato resisterà solo su piccole distanze con mezzi leggeri a trazione elettrica da pochi kW di potenza. I viaggi aerei lentamente si estingueranno, probabilmente torneranno in auge forme moderne di dirigibili o altri sistemi a vela. Le navi ricominceranno a trasportare persone e non solo merci. La tecnologia può produrre innovazioni straordinarie, tranne perpetuare il sistema attuale che beneficia “una tantum” di decine di milioni di anni di lavoro da parte di sole e gravità per produrre combustibili fossili che in soli duecento anni avremo consumato. Se vogliamo una nota positiva c’è: le previsioni di un aumento della temperatura di 5 gradi sembrano grossolanamente errate in quanto non esistono abbastanza combustibili fossili per permetterlo, dovremmo fermarci a 2-3 gradi, estremamente grave ma non tale da cancellare la nostra esistenza.

Attualmente siamo prigionieri di una illusione generale e di interessi che premiano la produzione di attività economica per quantità e non per qualità. O si cambia nel corso dei prossimi anni o sarà poi troppo tardi per evitare un collasso non solo finanziario (inevitabile), ma politico e sociale (evitabile) e una regressione a un’era barbarica. Non c’è solo il problema energetico tuttavia. Il consumo del terreno agricolo inteso come perdita di potenzialità di generazione di biomassa è una realtà già oggi. L’agricoltura industriale è potenzialmente in grado di produrre più danni a lungo termine che ogni altra attività umana; andrebbe sostituita da tecniche meno invasive e già ora in uso, per esempio in Israele. Il problema dell’acqua potabile si acuirà, specie nelle aree subtropicali, tropicali e aride con conseguenze immaginabili. Anche in questo caso, il contributo del sistema industriale e ancor più dell’agricoltura industriale che premia in breve termine a scapito del lungo è potenzialmente letale. E’ necessario avviare un percorso verso una economia a basso impatto ed eco-compatibile, con un attenta pianificazione familiare che porti naturalmente nell’arco di alcune generazioni a ridurre la popolazione a meno della metà di quella odierna. Così è come la vedo in estrema sintesi, le possibilità ci sono ma si continua a perdere tempo e a ridurre le possibilità di sopravvivenza di lungo periodo in cambio di un maggior benessere materiale che beneficerà davvero solo chi oggi ha oltre 40-50 anni.

gnutim
Scritto il 14 Agosto 2013 at 00:00

mi perdonerà Andrea se approfondisco questo tema sul suo blog , ma Jhon c’è un bel sto in italiano che si può seguire per tenersi ben informato sull’argomento energetico come quello postato da Luigiza?

dorf001
Scritto il 14 Agosto 2013 at 00:35

john_ludd@finanza,

ciao john. senti io cercavo tuoi post vecchi di tempo fa, in merito allo shale gas e fracking. ho cercato con google ma non ho trovato nulla. tu ti ricordi quando li hai postati in che mese, qui dal capitano?
sai perchè mi interessa? ho sentito poco tempo fa quell’idiota di scaroni parlarne moooolto bene, al tg 2. già continua con questa stronzata delle centrali nucleari. già in europa le smontano, noi dovremmo farne tante neh? fra 25 anni! poi ha detto che ora glim USA saranno indipendenti sarà un paradiso, perchè hanno inventato il fracking x trovare lo shale gas. ma lo sà o no che provoca terremoti? e insiste pure! facciamo come loro, dai muoversi. tutta europa e pure l’italia dovrebbe correre e fare buchi sottoterra x strovare sto cazzo di gas. siamo in ritardo dice. c’è un problemino dice. che l’europa è molto popolata, qui c’è maggiore densità di popolazione. ma però se lo facciamo sarà una figata!!

senti JOHN glielo dici tu a scaroni che la smetta di dire puttanate? lo prendiamo a calci in culo o calci nelle palle?

tiricordi quando avevi scritto su questo tema? me lo rieleggerei e poi lo salvo.

tu dici che chi ha soldi si goda la vita. li spenda sti soldi e faccia viaggi e si diverta. ehh si, però c’è un problema. e chi è nei guai che non ha lavoro ne soldi che fà? hai una qualche idea su come aiutarli? quello che ti dicevo su AURITI mi pare non ti piace mica tanto. eppure alla fine diceva le cose che dici tu.

mi sembra strano, dato che era il tuo settore, che non sai nulla del MAGLEV. o questa notizia si è voluta tenere nascosta?

e per finire. tu hai sentito parlare del dottore – ingegnere KESHE? parlano di rivoluzioni energetiche incredibili con le sue macchine.

va bene, ora chiudo qui.
N.B. trovami i tuoi vecchi post su shale gas. thks

by DORF

gnutim
Scritto il 14 Agosto 2013 at 00:43

su shale gas ed energia ecco un ottimo blog:

http://ugobardi.blogspot.it

icebergfinanza
Scritto il 14 Agosto 2013 at 08:25

Caro John se non intervengo sull’argomento energia è perchè non amo far finta di conoscere dinamiche che non seguo, che non conosco. Per quanto riguarda lo stipendio reale del signor Luigi…suvvia è dalla notte dei tempi che lo fregano con l’inflazione no core, lo fregano sul prezzo degli alimenti e dell’energia lo sai bene, lo hanno fregato pure non inserendo a paniere gli aumenti di valore delle abitazioni, degli affitti e via dicendo.

Ma in una deflazione da debiti che mediamente può durare lustri il problema è il debito e non il petrolio, alla prossima crisi o recessione o depressione, crollerà nuovamente a 30/40/50 dollari in attesa di una nuova staginflation o stagdeflation che si voglia. La caduta dell’impero trascinerà con se tutto energia inclusa, tra una fiammata e l’altra. Io preferisco parlare di quello che ci attende nei prossimi 5 anni, poi se all’orizzonte qualcosa cambia, si stramba e si inverte la rotta.

john_ludd
Scritto il 14 Agosto 2013 at 10:33

icebergfinanza,

Vedi Andrea non ho mai affermato il contrario, ne ho scritto più volte. La finanza è in grado di condizionare pesantemente i prezzi delle commodities energetiche (ma sempre meno a causa del maggior peso degli asiatici). Ma lo fa in entrambe le direzioni, mentre si enfatizza solo il caso del sovra prezzo; l’evidenza del caso del gas naturale in USA venduto sotto costo comporta conseguenze anche più gravi di quando viene imposto un maggior costo. Il passaggio a una economia sostenibile richiede la fine delle manipolazioni e quindi la possibilità di conoscere non solo il costo di produzione ma anche i costi non contabilizzati, come il costo di rimpiazzo e i costi ecologici scaricati sulle generazioni successive (da questo punto di vista il PIL cinese ricalcolato è fortemente negativo da anni). La sequenza di boom-bust imposta dalla finanza non regolamentata e dai loro accoliti impedisce una reale valutazione degli investimenti, chiude gli occhi, uccide ogni prospettiva. Ci vogliono decenni per costruire una nuova infrastruttura energetica, può essere realizzata SOLO in un contesto di stabilità e unità perchè non esiste nulla di più complesso.

Sostanzialmente sto affermando che i combustibili fossili costano troppo poco perchè il prezzo riflette solo una piccola parte dei costi. Ogni epoca ha la sua catastrofe ideologica; in un periodo lontano c’era l’inquisizione, oggi c’è la scuola di Chicago. Tra i tanti veleni, c’è la formula imbecille del DCF che premia tutto ciò che è flusso di cassa vicino nel tempo e annega le conseguenze di cattive decisioni nel lungo termine. Il caso dell’Inghilterra madre del libero mercato è emblematico: si è venduta il petrolio del mare del Nord a 20 dollari e ora lo ricompra a 100 mentre si trova all’ultimo posto nelle pipelines provenienti da Russia e Nord Africa.

Non la voglio fare molto lunga, ma non c’è niente di peggio per il passaggio a una diversa politica energetica, di prezzi irregolari e transitoriamente bassi del petrolio/gas/carbone. Essi illudono, bloccano ogni investimento. Se come pensi (e temo sia così), la debt deflation causerà una nuova e più profonda depressione (questa volta estesa alla Cina) sappi che questo distruggerà ogni possibilità di voltare pagina senza catastrofi, guerre e decimazioni. Abbiamo necessità di investire ora, abbiamo accumulato un ritardo enorme. Per alcuni rispettabilissimi scienziati è già troppo tardi, ma è un messaggio che non voglio accettare. Nel mio post precedente c’è una nota di relativo ottimismo ma esso va a zero se avremo una pesante recessione, perché semplicemente non faremmo più a tempo per gestire una transizione ordinata.

So bene che il tema energia non è tra le tue corde e apprezzo che scrivi di ciò che conosci (molto bene) senza debordare, ma sai bene che la storia non si ripete, non è scritto che una depressione riporti i prezzi dell’energia molto in basso e non sarebbe un male se contribuisse finalmente ad acquisire una generale consapevolezza. Una depressione ridurrebbe solo marginalmente l’utilizzo dei combustibili fossili, distruggerebbe la convenienza di quelli “meno peggio” e amplificherebbe l’utilizzo dell’economico carbone, il taglio delle foreste e quanto ne segue. La storia dimostra che per non soccombere qualsiasi essere vivente è disposto a ogni cosa. All’inizio dell’800 non c’erano più boschi in Gran Bretagna, consumati per produrre energia. Così sarà su scala planetaria SE una depressione profonda porterà i popoli alla disperazione e siamo ormai 8 miliardi, gente che per mangiare necessità di energia per produrre cibo in quantità. La chiudo qui, ma a volte ho l’impressione che, in fondo, la tua visione sia assai più cupa della mia.

E’ stata una buona discussione, noto molta attenzione e curiosità, il che mi fa piacere e mi conferma che la gente comune, se correttamente informata, saprebbe prendere la decisione giusta. E’ l’unica vera speranza rimasta.

john_ludd
Scritto il 14 Agosto 2013 at 10:51

dorf001@finanza,

Non ho accesso al computer di casa dove sono salvati tutti i documenti, links etc… Comunque questi dovrebbero essere sufficienti:

INTRODUTTIVI

http://www.rollingstone.com/politics/news/the-big-fracking-bubble-the-scam-behind-the-gas-boom-20120301

http://www.smartplanet.com/blog/take/the-murky-future-of-us-shale-gas/157

http://www.smartplanet.com/blog/take/trouble-in-fracking-paradise/1028?
tag=nl.e662&s_cid=e662&ttag=e662&ftag=TRE383a915

http://theautomaticearth.com/Energy/shale-is-a-pipedream-sold-to-greater-fools.html

APPROFONDITI E COMPLETI

http://www.theoildrum.com/node/8212

http://www.theoildrum.com/node/9751

Questo non c’entra ma leggilo, introduttivo ma molto ben scritto, contiene informazioni chiave per la comprensione del dilemma energetico.

http://www.smartplanet.com/blog/energy-futurist/what-eroi-tells-us-about-roi/361

icebergfinanza
Scritto il 14 Agosto 2013 at 10:52

john_ludd@finanza,

Non è questione di ottimismo o di pessimismo siamo nel bel mezzo di un nuovo “Minsky Moment” e nessuno se ne accorge…

john_ludd
Scritto il 14 Agosto 2013 at 11:23

icebergfinanza,

Siamo nelle prime fasi dell’era della grande contrazione dove per una concomitanza di ragioni uniche nella storia, quali eccesso di debito, crisi energetica, fallimento delle politiche di globalizzazione e mutamenti ambientali, il PIL mondiale si ridurrà di 1/3 nell’arco di una generazione e (quasi) nessuno se ne accorge. Questa è la tempesta perfetta è l’altra sponda è lontana, non tutti vi approderanno. Ciao.

laverita
Scritto il 14 Agosto 2013 at 16:56

@@@icebergfinanza
Sempre molto bravi a nascondere la realtà i nostri vicini CRUCCHI:

http://www.repubblica.it/economia/2013/08/13/news/crisi_il_9_1_dei_tedeschi_occupati_ha_un_altro_lavoro_per_sopravvivere-64713622/

Complimenti per tutto il tuo lavoro, compreso l’ultimo!

stanziale
Scritto il 15 Agosto 2013 at 13:29

Buongiorno John, i tuoi report sull’energia sono puntuali e perfetti, pero’ a mio avviso “voli” troppo alto, nel senso che vedi(molto bene) il futuro a lungo termine, ma attenzione a non trasmettere (probabilmente non e’ nelle tue intenzioni) un messaggio sbagliato, quello della rassegnazione….infatti, noi in Italia, ci stiamo per mettere nella melma nel breve, e se continua cosi’ non ce ne importera’ mai nulla se il pil mondiale calera’ di 1/3, perche’ la Germania Francia Inghilterra ci avranno del tutto colonizzato e fatti ritornare al livello pre unitario(1800), magari pure con i buoi e i cavalli….a questo riguardo posto un ottimo articolo di 48 sulla situazione attuale…http://orizzonte48.blogspot.it/2013/08/buon-ferragosto-von-hayek-per-fessi-3.html
in sostanza quello che penso, pur non mettendo minimamente in dubbio i tuoi allarmi sull’energia mondiale, e’ che se non reagiamo SUBITO, vista la ns classe politica, i giornali e le tv vendute e al cloroformio che abbiamo che non informano correttamente (eufemismo), i restanti 2/3 dell’energia se la spartiranno nazioni sovrane tra le quali Germanie e Francia, e gli italiani palla lunga e pedalare in bici: purtroppo non siamo abbastanza ricchi da poterci permettere e accettare rassegnatamente filosofie del tipo “tanto l’energia andra’ a calare, sara’ sempre piu’ cara”….no, dobbiamo assolutamente difendere, subito, la nostra sovranita’ , le nostre industrie residue, il lavoro, e quindi in sostanza il nostro pil….

tirlusa
Scritto il 15 Agosto 2013 at 18:36

john_ludd@finanza,

Nel ringraziarti per il tuo corposo ed interessantissimo contributo sul problema energetico volevo chiederti se hai un idea del perché il gas naturale made in Usa ha delle quotazioni cosi basse tanto da essere venduto sotto costo.

john_ludd
Scritto il 15 Agosto 2013 at 18:50

stanziale@finanza,

è esattamente come dici, se leggi bene i post precedenti sono razionalmente ottimista ovvero ci sono i mezzi per evitare di sprofondare nel medio evo purché si comprenda che non è possibile mantenere l’attuale modello di sviluppo. Ho pure scritto che se avessi 30 anno di meno (anche solo 20) troverei entusiasmante provare a costruire un mondo nuovo. Il nostro paese avrebbe un vantaggio considerevole rispetto quasi tutti gli altri: è posizionato in modo da godere di una sorta di optimum climatico che i cambiamenti in corso comprometteranno ma non annulleranno. Saremmo autosufficienti da un punto di vista alimentare e idrico (ma le follie dei burocrati di Bruxelles e il nulla dei nostri sta rovinando una eredità millenaria…) la barriera degli Appennini ci consentirebbe di posizionare abbastanza pale eoliche da avere una sufficiente quantità di elettricità da qui alla fine del mondo, nessuna città italiana importante è posta oltre 150 km dal mare e i trasporti marittimi consumano meno di 1/10 di quelli via terra. Etc… siamo un paese governato come ben sappiamo, ma non credo resteremo un paese unito a lungo così come la EU di oggi è un morto che cammina. Il futuro appartiene a comunità medio piccole autosufficienti, resilienti, civili, costruite attorno alla cooperazione e alla collaborazione dove la proprietà privata sarà limitata ai beni personali e che eventualmente collaboreranno tra loro. Le alternative che i globalisti vaneggiano sono negate dal secondo principio della termodinamica. Non voleremo mai su un altro sistema solare, a meno che Einstein si sia sbagliato, abbiamo solo questo pianeta, o lo assecondiamo oppure se saremo un disturbo troppo grosso verremo cancellati anzi tempo. Mi piacerebbe campare 300 anni anche solo per vedere come sarà, peccato che nel momento della disgregazione sarò un vecchio e il futuro prossimo non sarà adatto ai vecchi.

john_ludd
Scritto il 15 Agosto 2013 at 19:12

tirlusa@finanza,

E’ una domanda molto intelligente perché effettivamente appare incomprensibile come il gas naturale sia venduto sotto il prezzo di costo e che questo vada avanti da anni ! Attraverso la finanza, la vendita della produzione futura a prezzi prefissati, l’utilizzo spasmodico di strumenti derivati si riesce nel breve termine ad annullare la legge di gravità, ma poi…. Sia chiaro: molte delle compagnie coinvolte sono sott’acqua, perdono soldi, stanno in piedi attraverso trucchi contabili e speculazioni su terreni. Recentemente Shell ha annunciato un perdita di 2,1 miliardi a causa dell’abbandono di progetti nello shale gas perchè in perdita. Anche Chevron, Exxon e le altre hanno iloro bei problemi… Il marcio non è in Danimarca…

http://www.resourceinsights.blogspot.it/2013/08/america-exporting-our-way-to-energy.html

Colgo l’occasione per darvi questo link. Mi ero sempre chiesto perché un paese come l’Italia non avesse blog di spessore dedicati all’energia e al clima: è solo perché non li avevo cercati ! Ma ho trovato questo in quanto l’editor era citato su uno dei migliori blog USA e l’editor lo conosco bene: è il professor Ugo Bardi docente di chimica fisica presso l’università di Firenze. Si occupa di energia rinnovabile ed è’ membro del comitato scientifico dell’ associazione internazionale ASPO (association for the study of peak oil) etc… Il blog contiene una selezione di articoli scritti dai maggiori esperti al mondo, tradotti in italiano e articoli originali. Davvero un lavoro fantastico da parte del prof. Bardi, un sito idealmente complementare a questo.

Mettetelo tra i PREFERITI !

http://ugobardi.blogspot.it/

Ogni tanto lo riposto perchè DEVE essere diffuso !

tirlusa
Scritto il 15 Agosto 2013 at 20:23

john_ludd@finanza,

Infatti, proprio per le enormi perdite a cui vanno incontro, ai tracchiggi contabili, etc… mi suona incomprensibile dove vogliono andare a parare pilotando il prezzo in questo modo. L’altro giorno leggevo che attraverso il processo di liquefazione hanno deciso di esportarlo per rompere i coglioni ai russi……..ma pure questa mi sembra una cazzata, nel senso che mi sembra un approccio molto miope. Comunque, leggerò il blog che hai segnalato, più in generale mi hai convinto sull’importanza di approfondire l’argomento, è una variabile decisiva per capire dove andiamo a parare, il petrolio non è la moneta di turno che la Fed di turno può decidere di stampare.

stanziale
Scritto il 15 Agosto 2013 at 21:08

john_ludd@finanza,

Ok John, e’ veramente un mondaccio, io neanche sapevo che (pure) alcune compagnie petrolifere sono sott’acqua, e certo siamo molto indietro nella diffusione e comprensione del problema energia…preso nota del blog italiano segnalato , se qualcuno ne ha altri(in italiano, eh eh)…. Ecco, ci hai dato ulteriori interessanti spunti , saremmo autosufficienti per idrico e alimentare, per l’energia ” la barriera degli Appennini ci consentirebbe di posizionare abbastanza pale eoliche da avere una sufficiente quantità di elettricità da qui alla fine del mondo…..” …..puoi dirci altro al riguardo delle pale eoliche, sui costi e la resa? Insomma, facci il conto di quanto c’e’ da spendere! http://icebergfinanza.finanza.com/wp-includes/images/smilies/icon_lol.gif
Grazie per le risposte(oh, anche con calma domani, eh…)

PORTELLO
Scritto il 15 Agosto 2013 at 22:50

John ho ordinato il libro sul Peak Oil
Ti faro’ sapere quando lo finisco se lo usero’ come combustibile 😉

john_ludd
Scritto il 16 Agosto 2013 at 08:40

tirlusa@finanza,

non lo fanno per “rompere i … ai russi” ma perché perdono soldi e l’unico modo per recuperare le perdite è vendere il gas in Europa e Giappone dove i prezzi sono 3 volte che negli USA. Il turbo capitalismo è di natura suicida, deve guadagnare subito a scapito del dopo e gli americani preferiscono vendersi le residue riserve ora invece che tesaurizzarle e tenerle per il dopo, come i furbi inglesi che si sono venduti il petrolio a 1/4 del prezzo odierno e ora se lo devono ricomprare. Naturalmente chi ha a suo tempo incassato non è quello che paga ora e domani. Ma non ci si illuda che l’impero muoia per ultimo: questa è l’era del dollaro e della cultura made in USA, non c’è altro per ora. I BRIC hanno solo preso il peggio e lo hanno condito con il loro atavico sistema schiavista. Non sopravviverà nulla alla fine del dollaro, se poi qualche eurista sfegatato vede la secessione del Texas e l’ascensione dell’euro nell’olimpo è perchè ad aver perdere il senno sono in tanti.

john_ludd
Scritto il 16 Agosto 2013 at 08:49

stanziale@finanza,

WOW ! Chiedi troppo, anche supponendo che sia tecnicamente in grado di risponderti, ci vorrebbero pagine e pagine… Fornire spunti è lo scopo di un blog, per approfondire ci vuole tempo e passione. Posso dirti per certo che una pala eolica da 3 – 5 MW posta in un luogo adatto è ORA competitiva per costi con qualunque combustibile fossile. Se poi consideriamo che i costi ambientali del fossile nessuno li calcola e che la durata di una pala è nell’ordine di decenni (quando il fossile sarà stato bruciato tutto) e con minima manutenzione, il vento è praticamente gratis. Naturalmente ci sono sempre delle controindicazioni: una pala è efficiente se alta almeno 80 metri. Oltre quell’altezza esistono sempre correnti adatte a farle funzionare per gran parte del giorno, superano in buona parte i problemi di discontinuità. Da vedere non sono proprio bellissime… La domanda è sempre quella: quanta energia vogliamo, e che cosa siamo disposti a sacrificare per essa ?

dorf001
Scritto il 16 Agosto 2013 at 11:17

john_ludd@finanza,

grazie john x i 7 link. azz ora mi tocca tradurli tutti con google. vabbè lo farà. non conoscevi ugo bardi? è da anni che parla di autosufficenza. credo si sia costrutito la sua casa totalmente auto-sufficente su tutto.

però john ti volevo riportare su eolico. in particlare sul MAGLEV. mi pare strano che tu non ne sappia niente. ti prego informati. vedi qui intanto : http://punto-informatico.it/2126673/PI/News/eolico-galleggia-sul-magnete.aspx

1) io non sono un esperto, quindi devo “anche” fidarmi ogni tanto di quello che leggo.
2) il punto è questo. riferito a questo benedetto maglev. è altamente efficente.

3) mettiamo, (vedendo la foto) che sia alto 20-30 metri. lavora su magneti respingenti come i treni giapponesi, quindi nessun attrito. un affare di questi fà la rpduzione di 50 pale alte 100 metri.
epperò costa 8 volte di meno che 50 pale.
4) le pale con venti a 140km/h devi fermarle sennò si spacca tutto. lui no.
manutenzione pochissima. può durare 500 anni.

5) uno solo di questi cosi può fare corrente x una popolazione di 750.000 abitanti. non è anti-estetico. di certo fa meno danno e meno schifo che vedere 50 pale tutte su una montagna.
6) può funzionare benissimo anche in pianura padana, basta poco vento, non fà attrito.

esempio. prendi Verona. metti uno solo di questi cosi sulle torricelle, collinette sopra verona, e solo lui può fare andar avanti tutta la città e provincia da solo. verona fa 260.000 abitanti, con la provincia di verona, cioè i paesetti attorno, faremo si e no 500.000 persone.
quindi sarebbe fantastico, o no???

è anni che ne parlavano, allora non capisco perchè non sia ancora attivo funzionante. invece di riempire tutta la montagna di pale alte 100 metri. fosse tutto vero, non ci serve neanchew il petrolio. o molto meno.

john please, perdici un pò di tempo e vai ad indagare.

poi si sa che i nostri politici hanno cacca nel cervello. hanno ancora in mente la TAV o stronzate simili. vabbè se guardi loro ti metti a piangere.

vabbè ora ti saluto.

by DORF

kry
Scritto il 18 Agosto 2013 at 01:58

john_ludd@finanza,

Mi sono ricordato di questo post http://icebergfinanza.finanza.com/2012/08/14/passera-e-il-petrolio-made-in-italy/ e del primo commento. Immagino che molte cose le hai apprese da lui. http://www.barbadillo.it/scenari-le-idee-di-rifkin-e-la-terza-rivoluzione-industriale-che-ci-salvera/——–http://www.linkiesta.it/rifkin-terza-rivoluzione-industriale (……Spicca l’assenza dell’Italia, che sotto il profilo ambientale, è la pecora nera d’Europa! Non manca di rilevarlo lo stesso Rifkin: “l’Italia è l’Arabia Saudita delle energie rinnovabili! Ci sono così tante e distribuite energie rinnovabili nel vostro Paese! Mi meraviglio quando vengo nel vostro Paese e vedo che non vi state muovendo nella direzione in cui si muove la Spagna, aggressivamente verso le energie rinnovabili. Per esempio, voi avete il Sole! Avete così tanto sole da Roma a Bari. Avete il Sole! Siete una penisola, avete il vento tutto il tempo, avete il mare che vi circonda, avete ricche zone geotermiche in Toscana, biomasse da Bolzano in su nel nord Italia, avete la neve, per l’idroelettrico, dalle Alpi. Voi avete molta più energia di quella che vi serve, in energie rinnovabili! Non la state usando… umilmente, quel che posso dire al governo italiano è: a che gioco volete giocare?).

gnutim
Scritto il 18 Agosto 2013 at 11:23

attenzione c’è un pò di malainformazione, i rendimenti dei pannelli solari sono migliori in Italia nei mesi di maggio-aprile perchè con il sole di luglio e agosto i pannelli non rendono tanto. La temperatura troppo alta non aiuta la produzione. Difatti esistono già pannelli autorefrigeranti ad acqua e aria ma costano ovviamente di più. Di fatti i trentiti che non sono stupidi ne hanno montati un bordello sapendo che il rendimento nella loro regione è migliore rispetto alla sicilia.

Altro appunto da neofita ma non troppo, le pale eoliche vanno attivate elettricamente e i venti non devono soffiare troppo forte sennò queste pale non vanno bene. Quindi se la zona ha veti costanti e ideali la pala eolica è eccezionale, sennò può diventare una perdita

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