ARTICOLO 18: MONTI, FORNERO E LA MONOTONIA DI UN POSTO CHE NON C’E’!

Scritto il alle 08:56 da icebergfinanza

Chiunque dimentica il suo passato è destinato a riviverlo!

Come abbiamo visto recentemente … Il lavoro oggi si acquista, al pari di altre merci, in negozi appositi, acuendo in questo modo la precarietà e l’instabilità della vita di ogni individuo..

“Tuttavia, ciò che appare come flessibilità dal lato della domanda ricade come un destino duro, crudele, insuperabile e ineluttabile su tutti coloro che si trovano sul versante dell’offerta:…il lavoro viene e va, scompare subito dopo essere apparso, viene spezzettato o sottratto senza preavviso, mentre le regole del gioco per le assunzioni e i licenziamenti cambiano senza appello e chi ha o cerca un lavoro poco può fare per frenare il processo”. Questa è la descrizione della flessibilità del sociologo polacco Zygmunt Bauman.

Per Monti e la Fornero l’articolo 18 è ormai una sorta di apartheid del mondo del lavoro, ma in realtà è solo una loro frustrazione, il sogno di applicazione di un’ideologia.

Leggiamo su  LETTERA43

Da gennaio davanti al tavolo del ministero del Welfare tutti assistono al gioco delle tre carte: dietro il banco Elsa Fornero che ogni giorno cambia o aggiunge qualcosa promettendo «una paccata di miliardi» a chi accetta le sue condizioni. Davanti ci sono le parti sociali che, prima di dire sì, cercano invano di capire quale sia il trucco e quali siano i punti fermi della riforma del lavoro, dalla modifica degli ammortizzatori sociali a quella dell’articolo 18. BERTA: «L’ULTIMA PAROLA A MONTI». In realtà più che al gioco delle tre carte, il Paese sta assistendo a «una partita a poker», dice a Lettera43.it l’economista torinese Giuseppe Berta, che ha perso ormai anche l’entusiasmo di cimentarsi in un’analisi concreta delle varie proposte fatte in questi mesi dal governo. «Non si capisce più nulla, ogni giorno c’è una proposta diversa, troppe chiacchiere».
In realtà, secondo lo storico dell’Industria e docente della Bocconi di Milano, l’unica cosa da fare ora è aspettare il 23 marzo, «quando Monti scoprirà la carta definitiva», cioè la vera riforma del lavoro, «che in realtà è già pronta».

Le fobie del debito e l’idiozia dell’austerity in piena depressione portarono l’America e l’Europa ad una pesante ricaduta che aprì le porte alla seconda guerra mondiale senza dimenticare quanto avvenne nella stessa Germania dalla memoria corta, quando le nazioni vincitrici della prima guerra mondiale imposero condizioni capestro per riparare ai danni di guerra nel famigerato trattato di Versailles.

E per la gioia delle fobie teutoniche, degli amanti del posto mobile, per quelli che non sono sfigati grazie a mamma e papa, per gli amanti della flessibilità, per coloro che hanno lavori e incarichi multipli  a Voi il NEW DEAL europeo! 

IRLANDA 24 Novembre 2010 I tagli alla spesa previsti nel piano quadriennale, frutto del negoziato con la Ue e il Fmi per ottenere il salvataggio dell’Irlanda, equivalgono a un quinto dell’esborso totale. Si tratta di tagli complessivi per 10 miliardi, di cui riduzioni della spesa per finanziare il welfare per 2,8 miliardi entro il 2014. La composizione dei tagli è suddivisa fra tre miliardi di tagli alla spesa corrente e sette alla spesa per investimenti.  Gli stipendi agli impiegati pubblici di nuova assunzione saranno tagliati del 10%, e il numero complessivo sarà riportato ai livelli del 2005…ovvero 24 mila posti in meno Il Sole 24 Ore

GRECIA: MEDIA, LICENZIAMENTI PER 200MILA DIPENDENTI PUBBLICI =
Atene, 13 set. 2011 (Adnkronos/Dpa) – La Grecia licenzierà 200mila dipendenti
pubblici di 151 aziende statali entro il 2015 per alleggerire il peso dell’apparato statale sulle finanze del Paese

13 dicembre 2011 Atene ancora in cura dimagrante. Il licenziamento di altri 150mila dipendenti statali entro il 2015 per ridurre drasticamente la spesa pubblica: è questo quanto la troika – Fondo monetario internazionale, Unione europea e Banca Centrale Europea – chiede al governo Papademos ad Atene,
di Vittorio Da Rold – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/zjiIX

Le riforme varate nei tre Paesi sud europei sono molto simili: licenziamenti più facili, destrutturazione dei contratti nazionali, aumento della precarietà e contrazione dei salari. Hanno tanti aspetti in comune le riforme del lavoro che sono state appena varate in Spagna, Portogallo e Grecia. Riforme che richiamano, in qualche modo, anche il modello di mercato del lavoro che alcuni vorrebbero proporre in Italia. CONTROLACRISI

“No alla disoccupazione e alla precarietà”, gridavano le decine di migliaia di persone che hanno invaso le vie di Lisbona, per una protesta di dimensioni mai viste da decenni. 100.000 secondo la polizia, 300.000 secondo i sindacati:“Siamo qui per protestare contro lo sfruttamento, la disuguaglianza e la povertà. È quello che stanno dando al Paese le troika, l’FMI, la BCE e l’Unione europea, con il coordinamento del governo portoghese” In cambio dei 78 miliardi di prestito del maggio scorso, il governo ha varato drastici tagli a stipendi e pensioni, alla spesa sociale, agli investimenti, ai lavori pubblici, e nel contempo aumentato le tasse e le tariffe di luce gas e trasporti. Un impoverimento evidente anche tra i manifestanti: EURONEWS 

Il 2012 parte male sul fronte lavoro, con la disoccupazione che tocca nuovi record: il tasso dei senza posto raggiunge quota 9,2%, il valore massimo dall’inizio del 2004, ovvero da quando sono cominciate le serie storiche mensili. Lo stesso vale per il numero dei disoccupati, un esercito di oltre 2,3 milioni di persone, che, guardando ancora piu’ indietro, risulta essere il livello maggiore dal terzo trimestre del 2000. A pagare il prezzo piu’ alto sono ancora una volta i giovani, per loro il tasso di disoccupazione e’ pari al 31,1%. 

Tuttavia a gennaio, insieme alla cifra di chi e’ alla ricerca di un impiego, sale anche il numero degli occupati. Un recupero dietro a cui, con tutta probabilita’, si nasconde la mancata uscita degli over 55, che, sopratutto a causa del cosiddetto effetto finestra, sono costretti a restare piu’ a lungo sul posto di lavoro.  

Insomma, a fronte di un sensibile aumento della disoccupati (in crescita del 2,8%, ovvero di 64 mila unita’, su dicembre e del 14,1%, ovvero di ben 286 mila persone, su base annua) c’e’ stato un modesto rialzo dell’occupazione (in aumento dello 0,1%, circa 18 mila lavoratori, e di 40 mila rispetto a gennaio 2011).  

Quindi, il quadro e’ sicuramente peggiorato; l’unica nota positiva potrebbe essere rappresentata dal calo dell’inattivita’, cioe’ di coloro che ne’ hanno ne’ cercano un impiego (-63 mila in un mese). Mentre il tasto piu’ dolente riguarda le nuove generazioni, il tasso di disoccupazione tra gli under 25 ormai si colloca sopra quota 30% da 5 mesi, ovvero da settembre. E a gennaio ha di poco sfiorato il record raggiunto a novembre 2011 (31,2%). 

Oltre che per i giovani gennaio risulta un mese ‘nero’ anche per la componente maschile, con il tasso degli uomini senza lavoro che tocca una quota record (8,7%). Nonostante i continui rialzi il tasso di disoccupazione in Italia si mantiene sotto la media del Vecchio continente, pari al 10,7% nella zona euro, dove tocca la percentuale piu’ alta dall’ottobre del 1997, e al 10,1% nell’Intera Ue. Il presidente della Commissione Ue Jose’ Barroso ha parlato, infatti, di livelli “drammatici”, sottolineando come ora la priorita’ “sia creare occupazione”. 

Il quadro, pero’, cambia se si restringe il campo ai soli giovani: la quota dei senza lavoro under 25 nella Penisola e’ ampiamente al di sopra del dato medio registrato sia per l’area euro (21,6%) che per l’Ue a 27 (22,4%). Tra i sindacati e le associazioni del mondo imprenditoriale i nuovi dati dell’Istat non fanno che riaccendere i timori per l’emergenza lavoro. RAINEWS24

Le misure di austerità e i tagli economici operati dall’Unione Europea hanno influito su una crescita della disoccupazione, lasciando senza lavoro almeno 1,2 milioni di persone in più nell’Eurozona.

Secondo i dati diffusi ieri da Eurostat i disoccupati nell’Unione Europea sono a Gennaio 2012 24,3 milioni, 16.9 milioni dei quali nei paesi della zona Euro, con un tasso del 10,6%, il livello più alto toccato negli ultimi 12 anni, ovvero da quando è stato introdotto l’Euro.

La Spagna con il 23,3% della popolazione senza lavoro (2 punti percentuali di crescita solo nel mese di Gennaio) è il paese con il tasso di disoccupazione più elevato. Segue la Grecia con il 19,9%, Irlanda e Portogallo (14,8%), mentre dall’altro estremo della classifica si trovano Lussemburgo (5,1%) Olanda (5%) e Austria (4%).

Secondo i dati diffusi da Eurostat, nell’ultimo anno la disoccupazione è scesa in 10 Stati membri è rimasta stabile in due ed è salita in 15. ATLASWEB

Ovviamente il problema è tutto legato alla monotonia del lavoro fisso, è un problema di crescita e flessibilità o di produttività come meglio credete!

Mai sentito parlare di declino strutturale dell’occupazione, di delocalizzazione, di outsorcing, di redistribuzione, di equità, di sostenibilità. Auguri ne abbiamo proprio bisogno!

Si sono mai chiesti il professor Monti e la signora Fornero nelle loro illuminate considerazioni se in realtà la mancanza di lavoro non è un problema intrinseco di questo libero mercato concepito e fondato esclusivamente sul profitto e su obiettivi di breve termine, la massimizzazione del profitto nel più breve tempo possibile e la socializzazione delle perdite con annessa la privatizzazione dei guadagni.

Mi raccomando Ragazzi, seguite il professore, la “shock economy” continua e se non fate i bravi ci penserà lo spread!

Lo so, lo so è troppo complicato! E’ solo un problema di flessibilità…

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16 commenti Commenta
italywip
Scritto il 15 Marzo 2012 at 09:51

La riorganizzazione del mercato del lavoro deve conprendere anche il pubblico. I privati non hanno art 18 e possono essere licenziati e gente all’ATAC, Regione, provincia no? I dirigenti non sono misurati su nessun obbiettivo? cosi non vale. Inoltre i sindacati devono concentrarsi su altri punti : Stipendi per combattere la flessibilità, servizi accessori : asili, sanità, incentivi …per capirci guardate cosa succede in Germania:

http://italyworkinprogress.blogspot.com/2012/03/auto-tedesche-volkswagen-e-bmw-da.html

ilcuculo
Scritto il 15 Marzo 2012 at 10:13

Io non riesco a capire.

I lavoratori hanno un enorme potere, solo che non riescono ad usarlo.

Se un’azienda è veramente in crisi senza ordini senza lavoro senza prospettive non c’è nulla che si possa fare. Ma se , come comunque avviene per la maggior parte delle aziende, ci sono le condizioni per andare avanti i LAVORATORI possono fare una pressione enorme.

Se i lavoratori incrociano le braccia e le merci non escono dai magazzini l’imprenditore ha davvero da preoccuparsi , non riesce a rispettare i contratti, paga penali, deve pagre i fornitori e non riesce a fatturare, non può pagare i debiti , se ne ha.

E’ ora che i lavoratori rialzino la testa e ottengano quello che è giusto.

O si fa un patto sociale vero in cui gli imprenditori mettono sul tavolo le ricchezze accumulate negli anni buoni e rilanciano l’Italia investendo in produttività o si va allo scontro sociale SUBITO e si mette in ginocchi questa classe imprenditoriale di MERDA che non ha saputo tenere il passo con la modernità, e non certo per colpa dei lavoratori.

ilcuculo
Scritto il 15 Marzo 2012 at 10:17

La Ristrutturazione dell’articolo 18 è veramente un fatto ideologico , ma con ricadute pratiche drammatiche.

Agli imprenditori e Top manager, soprattutto ITaliani, (fattore culturale) piace il lavoratore sottomesso.

Prevedo un “sano” ritorno del terrorismo. Speriamo che questa volta gli obiettivi siano migliori che in passato.

Terrorismo dall’alto verso il basso deve richiamare terrorismo dal basso verso l’alto.

La classe dirigente deve avere paura delle malazioni che compie.

Non è una norimberga quella che auspico, è una vera guerra sociale.

kry
Scritto il 15 Marzo 2012 at 10:32

ilcuculo@finanza,

Scusa,hai mai provato a fare l’imprenditore? Come la pensi se un idiota fa del male a un tuo caro durante una rivolta sociale. Nella situazione odierna essere arrabbiati è più che naturale e forse anche un pò depressi perchè non si trovano soluzioni,di una cosa sono sicuro il male porta solo male ti si ritorce contro come un boomerang. Io invece spero in una norimberga con pene certe,prigione certa,processo in massimo 2 anni non a fantasilandia ma in italia.

lambe
Scritto il 15 Marzo 2012 at 11:39

Seguo il blog da diverso tempo. Lo trovo unico per valutazioni economiche e sociali. Talvolta Andrea insegui i giusti fantasmi nel tentativo di mostrare una realtà che esiste ma che viene superata dal diverso peso degli attori. Purtroppo l’Italia è suddita dalla Guerra Mondiale e tuttora, anche se i numeri possono recitare diversamente, ne paga le conseguenze. Ho voluto lasciare un commento perchè, in questo caso, ritengo che tu abbia centrato in pieno il PROBLEMA, il vero PROBLEMA, che supera in termini di importanza gli altri (visto che sembra tutto risolversi abbattendo alberi e stampando su carta senza valore).
Tutte le balle che ci vengono propinate sulla crescita (termine mai così abusato) servono a coprire la triste realtà: IL LAVORO NON C’E’!! Punto e basta, distrutto dalla decadenza del sistema e dalle delocalizzazioni selvagge. Occorre cercare un altra via (purtroppo ancora non la conosco). Andrea continua così.

PORTELLO
Scritto il 15 Marzo 2012 at 14:41

probabilmente la soluzione dato che ognuno guardera’ al proprio giardino sara’ quella di chiudersi…alzare i dazi…tornare a un feudalesimo economico…e magari finanziario…e da li ripartire con regole e intelligenza

ilcuculo
Scritto il 15 Marzo 2012 at 14:52

kry@finanza,

lambe@finanza,

GLI IMPRENDITORI ITALIANI SI SONO ARRICCHITI E HANNO PORTATO VIA I SOLDI.

HANNO INVESTITO IN FINANZA E IMMOBILIARE E HANNO SUCCHIATO IL SANGUE ALLE LORO AZIENDE E AI LORO DIPENDENTI FINO A LASCIARE GUSCI VUOTI.

IO SPERO DI VEDERE GLI IMPRENDITORI CHE OGGI NON VOGLIONO VEDERE L’ARTICOLO 18 TROVARSI DI FRONTE AD UNA CALIBRO 38 DI UN LORO DIPENDENTE LICENZIATO NON PERCHE’ FANNULLONE, INFINGARDO, ASSENTEISTA MA SEMPLICEMENTE PERCHE’ AVENDO SOTTRETTO DALL’AZIENDA TUTTO IL VALORE DALL’AZIENDA STESSA NON RESTA CHE CHIUDERE ED ANDARSI A GODERE IL CAPITALE BASTEVOLE A VIVERE DI RENDITA PER UN PAIO DI GENERAZIONI.

POI FANNO NOTIZIA UN PAOI DI IMPRENDITORI DEPRESSI CHE SI SUICIDANO…. MA FATEMI IL PIACERE.

IL LAVORO IN ITALIA NON C’E’ PER COLPA DELLA CLASSE DIRIGENTE FANNULLONA INFINGARDA E ASSENTEISTA.

E SO DI COSA PARLO PERCHE’ IL MIO LAVORO MI HA PORTATO A CONOSCERNE CHIOSSA’ DI IMPRENDITORI DI QUESTO GENERE.

italywip
Scritto il 15 Marzo 2012 at 15:07

In Italia il problema lavoro esiste sia percè imprenditori privati non sanno fare imprenditori , stock option elevate, zero piani industriali e sia perchè Tasse al 50 % e zero infrastrutture e legge che non funziona non aiutano a fare impresa.
Poi esiste il problema PA, un spreco di almeno 30/ 40 Mld anno con dirigenti ex politici, mai misurati, over conpensati e che non pagano mai vedi : Alitalia, Enti pubblci, sanità , magistrati.

O si cambia il sistema paese : Meno Tasse , innovazione, energie rinnovabili, informatica, servizi, turismo, infrastutture ( autoostrade, intermodali, TAv, porti), oppure parliamo ancora di produrre auto, acciaierie, e facciamo concorrenza a Cina e Serbia….

futre
Scritto il 15 Marzo 2012 at 16:15

Domanda
avete voglia di fare una guerra globale per risottomettere il mondo all’occidente per altri 500 anni (ammesso di vincerla)?
No perche’ il nostro mondo e’ finito.
Come si puo’ fare concorrenza con i nostri stipendi a i nuovi paesi emergenti con gli stipendi che circolano da quelle parti?
O loro iniziano a guadagnare di piu’ (con pensioni e sanita comprese) o noi siamo destinati a calare fino al loro livello cioe’ fino alla servitu’ della gleba o alla schiavitu’.
La terza guerra mondiale vinta invece risolverebbe (sic) tutti i problemi … a chi resta non devastato nella salute nella mente … sempre che ci sia ancora un habitat dopo…
Ora senza voler piu’ essere cosi’ tragici direi che i problemi sono sotto gli occhi di tutti risolverli non e’ facile ma e ‘ una lotta … ma oggi chi ha voglia di combattere sul serio per il nostro destino di Italiani fino in fondo?

lambe
Scritto il 15 Marzo 2012 at 17:34

ilcuculo@finanza,

Non generalizziamo. Sono un piccolo imprenditore. Ho un azienda edile con 4 dipendenti da 20 anni che tratto come fratelli. Non scherzerei tanto sui suicidi, poichè nn sono due e, ti dico la verità, anche io nei momenti di disperazione penso se ne vale la pena, ma poi ricordo di avere una famiglia e tutto passa!

icebergfinanza
Scritto il 15 Marzo 2012 at 18:27

Ho sempre scritto che affinché il male l’inefficienza la corruzione prevalgano e’ sufficiente che gli onesti non facciano nulla! Invece che fasciarsi la testa vediamo di isolare nelle nostre realtà il marcio invece di conviverci a costo di rischiare qualcosa di nostro. Troppo impegnativo? Lasciate perdere la Responsabilità non sempre e’ equa! Non si esce da un impero in decadenza in qualche mese o anno ci vuole tempo e fiducia. Andrea

kry
Scritto il 15 Marzo 2012 at 22:15

icebergfinanza,

Tempo,quanto? Fiducia,in chi?Cosa resta ,la speranza? Anche prima alla trasmissione “Le Iene” abbiamo visto un insegnante di sostegno fare un doppio lavoro. Il preside non c’era, il vice preside non centrava nulla e vuoi che lasciamo perdere la responsabilità. Non credo che verrà neppure denunciato e dobbiamo continuare ad aver fiducia. Ai nostri politici sono state poste delle domande d’attualità non sono stati capaci di rispondere,dimostrando cosi del perchè ci troviamo in questa situazione. Nel mio piccolo cerco di essere onesto il più possibile anche se mi si chiede il contrario cerco di essere d’esempio, è vero che per fare una spiaggia ci vogliono tanti granelli,per fare uno stato serio ci vogliono ( tante ) persone oneste,responsabili che compiano il proprio dovere e non che credono di compierlo. Stiamo discutendo dell’art.18 se lo cancellano cosa cambia,chi viene più penalizzato da una sua abrogazione, io credo proprio chi ora è più privilegiato e protetto ( o tutti o nessuno).

ilcuculo
Scritto il 15 Marzo 2012 at 23:00

lambe@finanza,

Il mio riferimento era alle imprese industriali non alle piccole imprese artigiane come la tua, ma parliamo dell’edilizia se vuoi, dal ’97 al 2007 gli imprenditori edili hanno fatto camionate di soldi (e cementificato l’Italia oltre ogni decenza), oggi la balla immobiliare si è sgonfiata e ci sono 300.000 operai edili disoccupati , fratelli di chi?

Intanto gli imprenditori che costruivano a 900 €/mq e rivendevano a 3000 €/mq ne hanno messi sotto abbastanza da stare tranquilli per i figli ed i nipoti e vanno ancora in giro con il SUV aspettando tempi migliori.

ilcuculo
Scritto il 15 Marzo 2012 at 23:02

Qualcuno si ricorda cosa fosse la Centralità Operaia ?

Bene andate a rivedervelo per capire qualcosa.

ilcuculo
Scritto il 15 Marzo 2012 at 23:06

futre@finanza,

Futre,

ho già scritto che se immaginiamo un mondo con ricchezze e guadagni distribuiti equamente ci aspetta uno stile di vita comparabile con quello della Bulgaria o della Turchia , malcontati
$ 5.000 anno.

Io personalmente non sono disponibile a scebdere a quel livello.

Ma ci sono molti paesi al mondo dove molti sono pronte ad uccidere per salire al nostro livello.

Siamo pronti a difenderci?

lambe
Scritto il 16 Marzo 2012 at 08:34

ilcuculo@finanza,

Gli imprenditori edili che hanno fatto camionate di soldi (uso la Tua definizione) nn li conosco: conosco invece losche figure con “paccate di soldi” di dubbia provenienza che hanno usato il momento opportuno (2001/2007) con i mezzi che noi conosciamo (finanziari) per sfruttare imprese di piccole e medie dimensioni (costruire a 900€ mq e ti assicuro che per farlo avrai qualche scheletro nel tuo armadio) al fine di ottimizzare i risultati. Gli effetti?? Le imprese sopracitate sono quasi tutte fallite o stanno per farlo, i loschi figuri, sono d’accordo con te, girano in SUV liftati ed abbronzati.
NN per nulla, cifre alla mano, in Emilia Romagna il 90% del mercato è in mano alla criminalità e questo qualche cosa vorrà dire. (il 10% in mano alle banche, ma tanto è lo stesso!!)
Il settore potrebbe contribuire a risollevare le sorti del ns Paese (negli anni di boom facevamo il 10% del PIL): riqualificazioni architettoniche, efficenza energetica
Non vorrei arrivare a sperare di sopravvivere ad una Guerra ….

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