EGITTO: LASSU' NEL CIELO DI SUEZ UN POSSIBILE CIGNO NERO!

Scritto il alle 06:59 da icebergfinanza

 Presentazione standard1

Come ho spesso ricordato, chiunque dimentica il passato prima o poi è destinato a riviverlo. Abbiamo già visto come i faraoni e la speculazione con le loro piramidi di carta, stiano incendiando il mondo, scommettendo quotidianamente su un mondo di cellulosa…barili di carta, grano di carta, materie prime di carta, mentre lassù, sopra il cielo di Suez, un cigno nero fa capolino.

Non sono in molti quelli che conoscono e ricordano la crisi del Canale di Suez risalente all'ormai lontano 1956, parte del conflitto arabo israeliano, quando Francia, Inghilterra e Israele tentaro di impadronirsi di uno dei punti nevralgici della terra, il canale di Suez appunto   La crisi del Canale di Suez Wikipedia 

Il professor Hamilton, riportando una prima pagina del New York Times di Londra del 1 dicembre 1956 ci ricorda come oggi attraverso il canale di Suez passi solo 1,1 % della produzione mondiale rispetto all’8,8 % di quel tempo…

LONDON, December 1– Europe's oil shortage resulting from the Suez Canal crisis was being felt more fully this week-end….LONDRA, 1 dicembre 1957 – La scarsità di petrolio in Europa in seguito alla crisi del Canale di Suez ha  prodotto conseguenze più profonde durante questo week-end …. la diminuzione delle forniture di benzina ha portato a forti tagli della produzione automobilistica con una riduzione delle settimane di lavoro e la minaccia di licenziamenti nelle stesse fabbriche. Non c’è riscaldamento in alcuni edifici, radiatori sono solo tiepidi in altri. Gli alberghi risparmiano gasolio e alcuni paesi come l’Olanda, la Svizzera e il Belgio hanno vietato l’utilizzo. Gran Bretagna, Danimarca e Francia hanno imposto il razionamento.  Quasi tutte le case automobilistiche inglesi hanno ridotto la produzione e hanno tagliato la settimana lavorativa dei loro dipendenti da cinque a quattro giorni.  Volvo, uno dei principali produttori di auto svedese, ha tagliato la produzione del 30%. A Londra e Parigi, lunghe code si formate all'esterno delle stazioni di benzina …. Domenica scorsa, il 70% delle stazioni di servizio in Gran Bretagna sono stati chiusi….  

Sul SOLE24ORE  Vittorio Carlini esplora le possibili conseguenze di un nuovo shock petrolifero, shock petrolifero annoverato da Icebergfinanza come uno dei possibili cigni neri del 2011 in NO MAN's OCEAN 2011

 (…) L'unica vero problema, secondo Clò, sarebbe la chiusura del Canale di Suez: «Di lì, transitano ogni giorno 4-5 milioni di barili al giorno, cioè il 5% della produzione mondiale e il 7% del commercio internazionale. Tuttavia, non credo proprio che arriveremo ad una simile ipotesi»(…) …forse, vedremo, chissà!

(…)Il problema è la speculazione finanziaria. Nessuna conseguenza, dunque, rispetto alla commodity energetica? Non proprio. Se non c'è da farsi prendere dall'ansia,bisogna però fare i conti con la domanda di barili di carta. «Su questo fronte, che è sempre più rilevante – ricorda Clò -, giocano i meccanismi delle aspettative. Nell'ipotesi in cui la crisi egiziana si risolva senza, per esempio, un qualsiasi coinvolgimento di Israele, potremo assistere a delle fiammate del prezzo del petrolio, sul breve periodo. Ma nulla di più». Al contario, in un worst scenario che prevede l'ampliarsi dello scontro col coinvolgimento di altre aree del Medio Oriente, gli effetti non tarderebbero a mancare. «In quel caso – dice Clò – le tensioni legate alla domanda finanziaria delle commodity spingerebbero all'insù i prezzi». Fino a dove? «Attualmente il Brent, senza alcuna giustificazione dal lato della domanda reale, viaggia già attorno a 100 dollari al barile. Potrebbe salire a 110 o finanche a 120 dollari». 

Come abbiamo già visto su base empirica esiste quasi il 100 % di probabilità che un nuovo shock petrolifero faccia ricadere l'economia mondiale in una recessione, specialmente l'economia occidentale, sempre che ci sia mai uscita da questa recessione.
 

Gasoline
shortages
Price
increase
Price
controls
Key
factors
Business cycle
peak
Nov 47-Dec 47 Nov 47-Jan 48
(37%)
no
(threatened)
strong demand,
supply constraints
Nov 48
May 52 Jun 53
(10%)
yes strike,
controls lifted
Jul 53
Nov 56-Dec 56
(Europe)
Jan 57-Feb 57
(9%)
yes
(Europe)
Suez Crisis Aug 57
none none no Apr 60
none Feb 69 (7%)
Nov 70 (8%)
no strike, strong demand,
supply constraints
Dec 69
Jun 73

Dec 73-Mar 74

Apr 73-Sep 73
(16%)
Nov 73-Feb 74
(51%)
yes strong demand,
supply constraints,
OAPEC embargo
Nov 73
May 79-Jul 79 May 79-Jan 80
(57%)
yes Iranian revolution Jan 80
none Nov 80-Feb 81
(45%)
yes Iran-Iraq War,
controls lifted
Jul 81
none Aug 90-Oct 90
(93%)
no Gulf War I Jul 90
none Dec 99-Nov 00
(38%)
no strong demand Mar 01
none Nov 02-Mar 03
(28%)
no Venezuela unrest,
Gulf War II
none
none Feb 07-Jun 08
(145%)
no strong demand,
stagnant supply
Dec 07 
 
  

Thanks to Econbrowser

Nel frattempo in America come per magia  i consumi crescono più dei redditi e il risparmio torna a scendere anche se di poco e chiunque voglia credere alle favole è pregato di accomodarsi nel paese delle meraviglie, dove faraoni novelli costruiscono le loro fragili illusioni su piramidi di carta straccia. Se magari qualcuno è tentano di raccontare il ritorno della leggenda della leva finanziaria consiglio vivamente di dare un'occhiata qui sotto a questo grafico targato rigorosamente Federal Reserve di St.Louis, le scorte del credito sono  razionate che si tratti di mutui o credito al consumo.

 

  

Probabilmente ormai molte famiglie americane con l'acqua alla gola ovvero con il valore della propria abitazione inferiore al valore del mutuo residuo, patrimonio negativo optano per il fallimento intenzionale, preferendo spendere i loro ultimi spiccioli consumando qualcosa per contribuire alla ripresa americana, il leggendario Sputnik Moment!

Anche il Wall Street Journal conferma la nostra previsione di una nuova "double dip" nella dinamica dei prezzi immobiliari, Home Prices Sink Further  probabilmente siamo stati terribilmente ottimisti.

 

[HOUSING]

Thanks to Nick Timiraos at nick.timiraos@wsj.com  


Su coraggio, con un po di fantasia si può avere tutto dalla vita, l'importante è continuare a credere alle favole!

 

  
 

18 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 1 Febbraio 2011 at 08:53

mi devi scusare Andrea non voglio offenderti o deriderti ma come fai a pensare sempre male, a vedere sempre nero, sono due anni che leggo questo blog e credo che la tua mente oltre all’amore alla jovanotti tutto l’amore che ho….. non riesca a elaborare pensieri concretamente positivi , i tuoi figli ne hanno bisogno . virgilio carli

Scritto il 1 Febbraio 2011 at 09:21

Caro Virgilio posso farci nulla se sei immerso nell’ebrezza di questo sistema. Ognuno vive nell’acquario che preferisce o meglio….preferisce leggere quello che ama sentirsi dire. Continua a sognare e pensare positivo, non vorrei che un po’ di sano realismo ti facesse troppo male. In quanto ai miei figli ti assicuro che sono felici lontani da questo giocattolo e respirano il mio ottimismo nella vita non certo in ciò che tu sembri amare. Senza offesa naturalmente! Andrea

utente anonimo
Scritto il 1 Febbraio 2011 at 10:36

@ #2

Andrea anche secondo me, tu e lo spacca-maroni e pure paranoico di nome luigiza, siete dei pessimisti  e  masochisti.

Leggi questo http://www.telegraph.co.uk/finance/comment/jeremy-warner/8294169/Ten-reasons-for-economic-optimism.html  e gioisci.
La crisi é FINITA e la ripresa é vigorosa.

luigiza

Scritto il 1 Febbraio 2011 at 11:43

saluti al capitano e a tutta la ciurma
sempre inpeccabili e documentati i tuoi articoli.
recentemente hai detto se non ricordo male
nussun aumento degli indici sulle aspettative di inflazzione.
ieri in borsa il titolo intesa sanpaolo in apertura  (causa crisi egitto) segnava meno -3%
dopo l'annuncio che l'inflazione in europa era in sensibile aumento
invertiva la rotta e superava +2%.
un oscillazione del 5% niente male .
una domanta ,so bene che quelle che succede nel breve non ti interessa piu' di tanto ma perche' se ci fosse inflazione i titoli babcari dovrebero
trarne vantaggio?
spero che stai ben vigile al timone pronto a cambiare rotta quando all'orizzonte avvisterai  per tempo gli scogli dell'inflazione.
che fine ha fatto andrea mensa?
grazie e saluti atutti

utente anonimo
Scritto il 1 Febbraio 2011 at 12:25

Noto con piacere che dopo ripetuti stimoli , altri riflettono sulle parole e le immagini del Capitano – cigni neri, tempeste perfette,doppia recessione…
sequestro delle ns vite……… e in mezzo a questo mare ci vuole far restare
o no ?
tante energie fisiche e mentali spese in nome della consapevolezza.
( speriamo non siano arrivati al punto di nutrirsi di energia !!! )

Perchè non Puntiamo decisi verso " La Terra Promessa "?
metto ai voti la proposta,  io posso indicare al capitano la rotta , dirvi fisicamente dove si trova,  com'è
bella, posso descrivervi nei minimi particolari tutto, vi è mai capitata una simile opportunità ?  Qui  ed Ora,  potete, se volete.
Gaia

utente anonimo
Scritto il 1 Febbraio 2011 at 12:56

@ #4
che fine ha fatto andrea mensa?

Me lo chiedo anche ioEra persona molto equilirata.
luigiza

Scritto il 1 Febbraio 2011 at 13:01

….

La mano dell'uomo vivente

è troppo impigliata nei fili dell'oggi e dell'ieri,

è troppo ricolma di vita e di plasma di vita!

Non potrà mai la mano dell'uomo mondarsi

per il tranquillo pianto del proprio fratello!

E dunque, soltanto una mano di angelo bianco

dalle lontane radici nutrite d'eterno e d'immenso

potrebbe filtrare serena le confessioni dell'uomo

senza vibrarne sul fondo in un cenno di viva ripulsa.
(Alda Merini..)
 

utente anonimo
Scritto il 1 Febbraio 2011 at 13:42

Per il Capitano e  il futuro economico
 
Si tratta di pompose sciocchezze. La pretesa di conoscere il futuro non ha alcun carattere escatologico-apocalittico, ma deriva dallo sviluppo unilaterale del concetto di capitalismo come “spazio uniforme” allo spazio della natura. E cosi come le eclissi si possono prevedere (in nome della uniformità dello spazio-tempo prevedibile), nello stesso modo il futuro storico può essere previsto, sulla base della quantificazione e della matematizzazione delle grandezze sociali. Ma le sole grandezze sociali quantificabili e matematizzabili sono quelle puramente economiche, sulla base del concetto di valore economico come tempo di lavoro sociale medio incorporato nel bene-merce. Lo spazio sociale prolungato nel futuro diventa cosi effettivamente uno spazio prevedibile, ma soltanto se esso viene ferreamente limitato alla dimensione economica dello scambio delle merci.

Chi capisce questo (ma non facciamoci illusioni – l’intera comunità universitaria rema contro) capisce che la pretesa di conoscere il futuro del capitalismo come se fosse un oggetto scientifico non trova affatto la sua radice nel pensiero greco, nella escatologia cristiana o nell’idealismo tedesco di Fichte e di Hegel (i confusionari postmoderni sono particolarmente attaccati a questa ultima versione), ma trova la sua origine in una estrapolazione economicistica della futurizzazione del tempo storico, sorta all’interno dell’economia politica inglese e poi generalizzata dal positivismo e dal suo grillo parlante, il  neokantismo universitario arrogantemente “post-metafisico”.

Poveri noi!

 

utente anonimo
Scritto il 1 Febbraio 2011 at 13:54

Molti scrutano l'orizzonte per capire se il tempo sarà favorevole.
E ciascuno farà la propria previsione in base a quello che vede, alla propria sensibilità , alla capacità di elaborare le informazioni.
Ma inevitabilmente a colmare l'inevitabile vuoto di certezza che ogni previsione lascia interverranno gli auspici personali la propria visione del mondo la propria indole.
Andrea ha mostrato di essere capace più di molti altri di scrutare l'orizzonte e trarne previsioni coerenti. Ha anche dimostrato di non essere in conflitto di interessi con le proprie previsioni.
Certo Andrea desidera fortemente un cambiamento nella struttura economico-finanziaria-sociale che oggi detta le regole e l'agenda per cui è sicuramente più sensibile e magari attratto da quegli eventi e situazini che potrebbero essere forieri di una rottura sistemica.
Con la crisi del 2008 con il crollo di BS, L&B, AIG, CITY Fanny&Freddy sembrava che il sistema stesse vacillando e fosse pronto per crollare, è stato puntellato. Così si aspetta la prossima onda, c'è sempre una prossima onda. Tanto nel lungo periodo…   

Scritto il 1 Febbraio 2011 at 14:05

di nuovo buongiorno a tutti.
caro capitano ancora una domanda ,
visto che ti ritengo uno dei massimi esperti silla bolla immobiliare
in america ,recentemente i dati sulla vendita delle case esistenti
dicono che le vendite sono aumentate mentre i dati sui mutui dicono che le
concessioni dei mutui sono diminuiti.
come si concilia questa contraddizione?
dati falsi o massicci acquisti in contanti?
grazie

utente anonimo
Scritto il 1 Febbraio 2011 at 14:37

Caro Virgilio del post #1, l'ottimismo ed il pessimismo sono solo misure relative. 
Per me, ad esempio, il signor Mazzalai e' un ottimista, perche' ritiene che da questa crisi, seppur con grossi sforzie e decenni perduti, si possa riemergere.

Io, dal mio canto, non mi faccio eccessive illusioni, e ritengo che ci andra fin troppo bene se ci assesteremo in modo semipermanente sugli standard di vita degli anni 50 del secolo scorso.

Purtroppo temo che non sara' cosi', gli scenari parlano chiaro, e gli scenari non sono previsioni, ci azzeccano molto di piu'.

Abbiamo banchettato selvaggiamente con le ricchezze di questo mondo, e ora iniziano ad arrivare i primi conti, a partire dai dissesti climatici che sempre piu' ferocemente piagano la terra, passando per le convulsioni dei sistemi economici, in anemia di energia e della sua forma duale che e' il capitale, per finire sulle enormi pressioni che l'esplosione demografica stessa, abbinata alle ingiustizie di una societa' umana che non riesce a capire il valore della redstribuzione, esercitera' sulla stabilita sociale di interi continenti.

Non so se lo avete capito bene, ma tutti questi tumulti in Nord Africa e presto in Medio Oriente nascono dalla mancanza di pane, di lavoro e di fiducia nell avvenire.
Non sara' certo tramite cambi di regime che potra essere estratto altro petrolio dal nulla per far andare le economie, o raccolto piu' grano dalla terra devastata da alluvioni, siccita' e incendi.

Se l'egitto e' in crisi, lo e' perche la sua economia e' in crisi, non per altro.
Se l'alBania e' in crisi, lo e' per la stessa ragione, e anche l'Algeria, la Tunisia, e ben presto la Libia, lo Yemen, l' Arabia.
Ho dimenticato qualcosa? Il Pakistan? La Corea del Nord?

Ma non crediate che noi si sia su ghiaccio molto piu' spesso. Ci si puo' ritrovare in default dal giorno alla notte, dato che e' supremo (conflitto di) interesse dei vari stati nascondere l'oggettiva gravita' della situazione fino a quando la crisi non e' piu' contenibile. VI insegna nulla la Grecia?

Credete forse che gli Stati Uniti possano continuare a lungo ad andare avanti solo appoggiandosi sulla minaccia armata costituita dal suo esercito, e sul rischio sistemico collegato al default della sua economia?

Se non si pone rimedio, si arrivera' fatalmente al punto in cui la situazione sara' talmente compromessa da equivalere ad un default sistemico americano, e quello sara' il momento in cui , vista l'indifferenza della scelta, il default americano si materializzera'.

Saluti
Phitio

utente anonimo
Scritto il 1 Febbraio 2011 at 15:21

 Per il Capitano e il Futuro economico II

se non volete firmavi ok..ma almeno citate le fonti per cortesia
 
se proprio vogliamo estrapolare:

In una società dominata da rapporti sociali improntati alla logica economicista del mercato, si può constatare solo l’assenza di ogni forma di progettualità che implichi trasformazioni politiche e nuovi e diversi modelli di sviluppo. Le stesse crisi economiche non possono essere superate da un capitalismo ormai incapace di progettualità ed evoluzione: esso non è in grado di mettere in dubbio sé stesso e i propri dogmi economici e politici.
Costatiamo dunque come il fenomeno capitalista abbia condotto alla completa oggettivazione dell’uomo nei processi economici, in una fase storica in cui la logica dello scambio ha prodotto un tipo umano espropriato della coscienza di sé stesso e del senso della sua esistenza nel divenire storico. In questo processo di alienazione globale dell’uomo nell’oggettività immanente, possiamo dunque scorgere i sintomi di una crisi sistemica involutiva del fenomeno capitalista, che, spogliandosi di ogni contenuto umanistico, è giunto probabilmente alla fase terminale della sua parabola epocale.
 
 
Ma la risoluzione verrà da uno sforzo collettivo e comune, di cui (il futuro è imprevedibile) non possiamo avere conoscenza, tantomeno “scientifica”. E tuttavia, non partiamo da zero.
 
L’antropologia socialedi questa nuova ed inedita universalizzazione dell’individualismo anomico deve ancora essere studiata, e non possiamo certamente aspettarci alcun aiuto dalle caste mediatiche ed universitarie.
E tuttavia io credo nella natura umana,equindi non credo nella sua manipolabilità infinita. Se la natura umana fosse infinitamente manipolabile, non ci sarebbero soggetti sociali capaci di tirarci fuori, né tanto meno futurismi tecnologici o ideologie del progresso. Per questo non bisogna chiedere aiuto all’ideologia, ma ad un rinnovamento filosofico.
Rivolta delle élites e disfacimento del capitalismo
di Costanzo Preve – Luigi Tedeschi – 26/10/2010
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35344
 

Scritto il 1 Febbraio 2011 at 18:52

Non prendetevela….semplifichiamo il tutto dicendo che chi vivrà vedrà! Scalper …probabilmente anche il prossimo mese le vendite saliranno migliorando questa depressione ma ciò non nasconde la prossima revisione negativa alla quale nessuno fara più caso. Una cosa sono le vendite un’altra sono i prezzi mentre le prime probabilmente sono vicine ad una stabilizzazione e sottolineo la parola stabilizzazione per i prezzi il percorso non e’ ancora concluso. Per quanto riguarda poi rifinanziamenti e nuove richieste di mutui dai rubinetti scendono gocce! Andrea

utente anonimo
Scritto il 2 Febbraio 2011 at 00:28

Sono vivo e penso positivo…ma questo non mi obbliga avivere nel mondo delle fate !

Dalla scorsa crisi, iniziata prima del 9/11 basta vedere le serie storiche ne son usciti conflitti regionali, Afghanistan e Iraq…e mo che nel circo della finanza  i pagliacci hanno finiti i numeri di intrattenmento vedo …grigio !

In Égitto scusate ma vedo troppi cartelli fotocopiati..non vorrei che dall´instabilita´ ne nasca una bella connessione con l´Iran, che magari sobillano il tutto (vero o falso non importa, lo dicono i media) e poi saltiamo dentro an un fritto misto con l´Iran….chissa penso male ma spesso si ha ragione.

Un saluto e su con la vita !
Massimo

Scritto il 2 Febbraio 2011 at 00:30

Salve a tutti si parla di pessimismo, ottimismo e forse troppo poco di "realismo"

a proposito di ottimismo leggetevi l'intervista di Profumo di oggi sul sole 24 reduce dai lavori del World Economic Forum a DAvos   e vedrete come dall'ottimismo di wall strett passa (apparentemente senza contraddirsi) a una certa preoccupazione (pessimistica o realistica ?) per la situazione europea e per la mancanza di lavori (all'interno del forum)  sul problema occupazionale.

questo il link all'articolo
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-01-31/euro-ripresa-egitto-prima-233649.shtml?cq_mod=1296602221305#comments

questo il mio commento (ammeso che lo pubblichino..)

Profumo fa delle considerazioni ben lontane da un principio di realtà, fatto che è sotto gli occhi non di tutti ma di molti, profonde ottimismo senza considerare che i modestissimi risultati economici che si stanno ottenendo sono basati tutti sulla LEva finanziaria, quindi su moneta stampata (alias quantitative easing) ciò significa non nel breve ma nel medio ulteriore indebitamento degli stati sovrani; in Italia il consumo di petrolio e di gas è in diminuzione, l'instabilità della produzione del greggio è palesemente decisa dai cartelli approfittando ovviamente anche delle situazioni attuali (Egitto et al) che danno spalla alla speculazione mai regolamentata. La ripresa di Wall Street non significa nulla, la borsa non c'entra più nulla con l'economia reale. Si staglia invece nell'intervista l'affermazione VERA sulla occupazione, NON c'E' Vera ripresa senza occupazione reale Quindi se nessuno se ne occupa in un meeting così importante E' un PESSIMO SEGNALE per tutti. Paolo Cogorno  

utente anonimo
Scritto il 2 Febbraio 2011 at 06:18

Ho vissuto in Egitto con la mia famiglia per quattro anni dal 2000 al 2004. Per noi espatriati il paradiso. Mare, case bellissime, servitu', golf club, ristoranti sul nilo e chi piu' ne ha piu' ne metta. L a maggior parte degli espatriati viveva non al Cairo, ma in una ben delimitata area del Cairo, separati da un bellissimo muro di comodita' da quall' altra parte della citta, la strgrande parte, che viveva in miseria e disperazione. Ho conoscito Samir Ingegnere Copto, nella societa' in cui lavoravo, il cui fratello medico era anche segretatrio di Pope Shenuda, la massima autorita' Copta in Egitto. Con lui ho visitato tutti i monasteri Copti in Egitto, anche quelli non acessibili ai fedeli. Una esperienza straordinaria. Il monacheismo e' nato in Egitto, il primo monastero fu fondatao da San Antonio Abate in una localita' poco distante da Hurgada (il posto e l' atmosfera sono di una bellazza mozzafiato). Ma con lui ho viositato sopratutto l' altro Egitto, gli orfanotrofi, i quartieri dove vivono 150000 persone per chilometro quadrato (si avete capito bene 150000), gli ospedali dei poveri (loro li chiamano ospedali io non posso trovare un nome), le baracche costruite sulle immondizie, i bambini e i vecchi con polmoniti (anche in Egitto la notte fa' freddo e si prende la polmonite), ho visto piu' della miseria, ho visto la fame. Nessuno di questi uomini, reitti per la societa', mi ha mai negato un sorriso. Ho capito la fame ma non l' ho compresa. Quello che avevo compreso comunque e' che le cose non potevano continuare cosi' Con i ricchi che lettralmente ingozzavano i figli al punto che l' obesita' e le malattie che ne conseguono e' il maggior problema fra la classe abbiente.
Ho visitato i quartieri dove i fratelli musulmani avevano le loro sedi, e mi sono reso conto che erano gli unici a prendersi cura per quel che potevano della gente. Hanno aperto scuole, ambulatori, avevano una polizia locali;in quei quartieri non esitevano i borseggiatori e la notte si poteva tranquillamnte paseggiare. Distribuivano cibo, pulivano le strade ….. Ma noi dovevamo sostenere  Moubarak perche' faceva gli interessi degli occidentali e non potevamo pernmetterci di perdere quel paese. Che importa se i nostri interessi andavano a scapito degli Egiziani, il sole di Sharm come l' oppio cancella velocemente i ricordi… Ho visitato il quartiere musulmano (la citta' dei moprti) dove doppo l' attentato al museo del Cairo dove persero la vita una decina di turisti tedeschi, Moubarak ordino' una retata. 50000 maschi venero prelevati, piu' di diecimila non tornaro mai piu' a casa. Alle porte delle loro case sono appesi ancora i drappi neri.. Ma Moubarak faceva i nostri interessi…. e ora

Ora vivo in Kazhakstan con la mia famiglia una moglie stupenda e tre bellissimi figli. Non e' l' Egitto o forse lo e'? La storia si ripete? alle volte, ma quando ci manda i suoi segnali come dice il nostro Capitano  siamo sempre impegnati a fare  altro. ah dimenticavo anche la classe dirigente Kazaka fa' i nostri interessi.

Giovanni
 

utente anonimo
Scritto il 2 Febbraio 2011 at 22:50

Ti ringrazio Giovanni per la tua testimonianza sul Cairo e sulla intollerabilità
di questa separazione sociale egiziana..

Paolo Cogorno

utente anonimo
Scritto il 2 Febbraio 2011 at 23:31

Grazie Giovanni,
molto bello il tuo commento, se non sbaglio in alcuni quartieri lasciano l´immondizia sul tetto visto che nessuno la raccoglio… che dire ci sarebbe tanto da dire anche sul Kazakistan…e l´H2S che stiamo facendo respirare in tanti…ma come tu hai detto fanno tutti i nostri interessi. Per ora.
Ciao
Massimo

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