PICCOLE BOLLE SCOMPAIONO….MOMENTANEAMENTE!

Scritto il alle 07:29 da icebergfinanza

" La Fed ha alzato il tasso di sconto, cioè il valore con cui presta denaro alle banche per le "emergency loans", di un quarto di punto passando dallo 0,50 allo 0,75%. i Fed funds invece rimangono compresi nella forchetta tra zero e 0,25%. Si tratta di una mossa ampiamente attesa dal mercato, che rappresenta un ulteriore piccolo passo verso quella normalizzazione della politica monetaria che il presidente della Fed, Ben Bernake, ha più volte indicato. SOLE24ORE "

Come ho evidenziato in PICCOLE GOCCE SCOMPAIONO …

(…)Ecco che finalmente dopo un’autentico tsunami di liquidità la Federal Reserve, in particolare nella figura del suo governatore, Bernanke, decide che la sorgente è da prosciugare lentamente, in quanto l’economia reale non è nelle condizioni da tornare a immergersi nel debito e quella virtuale, quella finanziaria, rischia di afforgarci dentro, trascinando nelle speculazioni, il mondo intero.
Per essere chiari, come ho più volte ribadito, la mia convinzione è che la Federal Reserve non toccherà i cosidetti "Fed Funds" almeno per tutto il 2011, se non oltre!

Non si tratta di considerazioni nate da un lancio di monetina, ma supportate da analisi empiriche e storiche. Tralasciando gli ovvi riferimenti al progressivo abbandono della politica di sostegno ai mercati immobiliari, tramite l’acquisto di titoli MBS e RMBS, Bernanke si concentra sul tasso di sconto, tasso remunerativo delle riserve bancarie.

" A seguito del grande volume di riserve presenti  nel sistema bancario, il livello di attività e di liquidità nel mercato dei fondi federali è diminuito considerevolmente, aumentando la possibilità che il tasso sui fondi federali per un tempo potrebbe diventare un indicatore meno affidabile del solito delle condizioni a breve termine sui mercati monetari.  Di conseguenza, la Federal Reserve sta valutando l’utilità, della transizione verso una configurazione più normale della politica monetaria , di comunicare un orientamento della politica in termini di un altro obiettivo operativo, come alternativa a breve dei tassi di interesse a lungo termine. In particolare, è possibile che la Federal Reserve possa usare il tasso di interesse pagato sulle riserve, in combinazione con gli obiettivi per i quantitativi di riserva, come guida per la sua politica monetaria, conseguendo allo stesso tempo il controllo di una serie di tassi di mercato."

Per chi ieri mi ha chiesto se ciò significa un possibile, futuro aumento dei tassi io rispondo di no. Nessuna novità nelle parole di Bernanke, come abbiamo visto in passato, visto che il cavallo non vuole bere, ovvero l’economia reale, si toglie liquidità, o meglio liquori, dall’abbeveratorio della finanza, prima che ubriachi l’intera economia. Nella sostanza si tratta solo di un chiaro segnale, che l’aumento della remunerazione delle riserve, automaticamente potrebbe drenare liquidità dal mercato, ammortizzando le paure di esplosioni inflative quando l’economia potrà uscire dalla tempesta perfetta.(…) "
 
Queste invece sono le parole di Dennis Lockhart, governatore della Fed di Atlanta, nel suo ultimo discorso:
 
" Come dovrebbe essere interpretato l’annuncio di oggi?" Non vorrei interpretare questa azione come un inasprimento della politica monetaria o anche un segno che un inasprimento è imminente. Piuttosto, questa azione deve essere considerata come una fase di normalizzazione.(…) La politica monetaria come evidenziato da parte del fed dunds rate target, resta accomodante. Questa posizione è necessaria a sostenere una ripresa che è in una fase iniziale e a mio avviso ancora fragile."
Aggiornamento ore 6.15 del 20.02.2010
E ancora: Fed: Bullard, rialzo Fed Funds non arrivera’ fino a 2011 MEMPHIS (MF-DJ)–La possibilita’ che la Federal Reserve Bank alzi il tasso di interesse di riferimento e’ minima, almeno per ora. Il rialzo non arrivera’ fino al 2011.

E’ quanto ha dichiarato James Bullard, Presidente della Fed di St. Luis in occasione dell’Economic Club a Memphis, aggiungendo che un aumento dei tassi di riferimento "e’ lontano cosi’ come e’ sempre stato".

Il mercati finanziari, ha continuato Bullard, stanno probabilmente scontando troppo la possibilita’ di un aumento del Fed Funds rate nel corso dell’anno. La priorita’, spiega Bullard, e’ quella di ritirare il programma di allentamento quantitativo che ha stimolato l’attivita’ di credito durante la crisi. Solo in seguito la Fed potra’ alzare i tassi, "ma non tutti sono d’accordo con me su quel punto". 

 ( …ma nel computo della rilevanza di diritto di voto, non contano nulla  aggiungo io come abbiamo visto in INFLAZIONE/DEFLAZIONE: Un concorso di bellezza. )
Quindi messaggio chiaro, nessun eminente rialzo dei tassi come sembrano voler provare a scontare i mercati. D’altronde gli ultimi sussidi di disoccupazione parlo chiaro. Sino a quando non si scende sotto le 400.000 richieste settimanali nella media a quattro settimane, nessuna possibilità di osservare un reale e consistente incremento dei posti di lavoro. Abbiamo già osservato lo scorso anno una imponente revisione di circa un milione e quattrocentomila anime che hanno perso il posto di lavoro in più e quest’anno la tendenza migliorerà, ma non scomparirà. La mia previsione è che il tasso di disoccupazione balzi ben oltre l’asticella dell’ 11 % nei prossimi mesi.
Sono curioso di osservare la dinamica dei prezzi al consumo, oggi, osservare come le imprese intendono trasferire al consumatore finale, l’incremento dei prezzi alla produzione; diversamente, significa che continueranno nella riduzione dei costi, tagliando investimenti e personale, per continuare a rispondere al dogma assoluto di questo sistema, il massimo risultato di breve termine, in nome del dio mercato.
Come ho evidenziato nell’ultima analisi dedicata dal titolo " La quiete prima della tempesta", occupazione, immobiliare e le dinamiche inflazione/deflazione sono le nostre stelle polari nella tempesta perfetta, immobiliare che vedremo insieme domani.
Nel frattempo, " Archimede " e la sua leggenda della leva finanziaria, è in viaggio verso le Vostre case, di coloro che hanno contribuito o vorranno contribuire liberamente al nostro viaggio. Si tratta di un’analisi, sintetizzata al massimo, proveniente da fonti di assoluta affidabilità e prestigio, che vi invito a consultare e leggere, per cercare di comprendere, le prospettive future di questa crisi, avendo sempre ben presente, che all’improvviso, bisogna essere sempre pronti e disponibili, ad abbandonare le proprie visioni, le proprie considerazioni, quando all’orizzonte, il vento cambia e le correnti portano in altre direzioni. Molte mail sono state disguidate! Se qualcuno non avesse ricevuto "Archimede" è pregato di richiederlo via mail, comunicando il nuovo indirizzo.

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Icebergfinanza come un cantastorie che si  esibisce nelle strade e nelle piazze delle città!   

La "filosofia" di  Icebergfinanza resta e resterà sempre gratuitamente a disposizione di tutti nella sua "forma artigianale", un momento di condivisione nella tempesta di questi tempi, lascio alla Vostra libertà, il compito di valutare se Icebergfinanza va sostenuto nella sua navigazione attraverso le onde di questo cambiamento epocale!   

Non solo e sempre economia e finanza, ma anche alternative reali da scoprire e ricercare insieme cliccando qui sotto in ……….

 

8 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 19 Febbraio 2010 at 11:15

da wikipedia
Il tasso di sconto è il tasso di interesse al quale un istituto di credito, ad esempio una banca, paga i fondi monetari di breve durata direttamente dalla banca centrale. Chiaramente la banca non emetterà mai prestiti alla clientela e allo Stato con un tasso inferiore al tasso di sconto.Il tasso di sconto informa l’intera struttura dei tassi di interesse, ed è la leva monetaria che le banche centrali usano per regolare l’offerta di moneta.

E mi si dice che non è una mossa restrittiva! Il solito fumo per nascondere la realtà.

Il tasso di riferimento Fed  Funds è un tasso interbancario che viene calcolato sia giornalmente che su base mensile e su base con più mesi. Tale tasso di interesse interbancario indica il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie che avvengono in Dollari  tra le principali banche Americane ed in sostanza è l’interesse a cui le banche si prestano i soldi. Potete quindi capire che più è alto tale tasso di interesse, e maggiore saranno i tassi di interesse a cui le banche e gli istituti finanziari presteranno a loro volta i soldi a noi consumatori sotto forma di credito al consumo, finanziamenti o prestiti e mutui personali.

Insomma aumenta il tasso di sconto, ma non il fed funds (tasso interbancario), come dire se tu banca  li vieni a prendere da me fed li paghi 0,75, se invece li prendi da un’altra banca ,a trovarla, lo paghi 0,25.
Riprendo la frase riportata sopra:
Chiaramente la banca non emetterà mai prestiti alla clientela e allo Stato con un tasso inferiore al tasso di sconto.
Ai tempi io ricordo che si parlava sempre in termini aumento-calo del tasso di sconto, questa storia   che non cambia nullaperchè il fed funds non aumenta non mi quadra.

utente anonimo
Scritto il 19 Febbraio 2010 at 11:15

da wikipedia
Il tasso di sconto è il tasso di interesse al quale un istituto di credito, ad esempio una banca, paga i fondi monetari di breve durata direttamente dalla banca centrale. Chiaramente la banca non emetterà mai prestiti alla clientela e allo Stato con un tasso inferiore al tasso di sconto.Il tasso di sconto informa l’intera struttura dei tassi di interesse, ed è la leva monetaria che le banche centrali usano per regolare l’offerta di moneta.

E mi si dice che non è una mossa restrittiva! Il solito fumo per nascondere la realtà.

Il tasso di riferimento Fed  Funds è un tasso interbancario che viene calcolato sia giornalmente che su base mensile e su base con più mesi. Tale tasso di interesse interbancario indica il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie che avvengono in Dollari  tra le principali banche Americane ed in sostanza è l’interesse a cui le banche si prestano i soldi. Potete quindi capire che più è alto tale tasso di interesse, e maggiore saranno i tassi di interesse a cui le banche e gli istituti finanziari presteranno a loro volta i soldi a noi consumatori sotto forma di credito al consumo, finanziamenti o prestiti e mutui personali.

Insomma aumenta il tasso di sconto, ma non il fed funds (tasso interbancario), come dire se tu banca  li vieni a prendere da me fed li paghi 0,75, se invece li prendi da un’altra banca ,a trovarla, lo paghi 0,25.
Riprendo la frase riportata sopra:
Chiaramente la banca non emetterà mai prestiti alla clientela e allo Stato con un tasso inferiore al tasso di sconto.
Ai tempi io ricordo che si parlava sempre in termini aumento-calo del tasso di sconto, questa storia   che non cambia nullaperchè il fed funds non aumenta non mi quadra.

utente anonimo
Scritto il 19 Febbraio 2010 at 15:04

 Il Fed Funds Rate è il tasso al quale le banche
prestano ad altre banche i fondi da esse depositati
presso la Federal Reserve. Con la decisione di ieri la
FED ha manifestato l’intenzione di spingere le
banche ad usare il mercato interbancario per i
finanziamenti a breve termine, ricorrendo alle linee
di credito primarie della Federal Reserve solo come
backup. Storicamente il Tasso di Sconto è sempre più
alto del Federal Funds Target Rate, per penalizzare le
banche costrette a ricorrere alla FED per finanziarsi.
Normalmente la differenza è 1%, ma era scesa a 0,50%
nell’agosto 2007 e a 0,25% nel marzo 2008; con la
mossa di ieri è risalita a 0,50%. La reazione dei mercati
monetari è stata contenuta.
finanzaonline

utente anonimo
Scritto il 19 Febbraio 2010 at 15:09

i dati  sull’inflazione US. al consumo CPI confermano l a PREVISIONE di Andrea Mazzalai.
cpi core  mensile genn.2010  – 0,1 e annuale +1,6
rimango convinto che se le MANINE (Fed Goldman e Morgan e JP Morgan )  non controllassero così  bene il CRUDO, saremmo qui ora a stabilire il tasso di DEFLAZIONE.
cpi no core mensile genn.2010 +0,2  e annuale +2,6

solo dopo il 2011 l’inflazione risorgerà. Ha ragione Mazzalai 

giobbe  1971

utente anonimo
Scritto il 19 Febbraio 2010 at 18:18

SP supera anche la terza crisi dopo quella di luglio ed ottobre,  adesso se buca il 1150  prosegue con un altro gradino (1250) altrimenti la corsa è al capolinea.
Ma la determinazione con cui viene sorretta dalle "mani forti" per non cadere mi fa pensare ad un nuovo allungo.
Peraltro l’hanno detto e stradetto che può, vuole e deve andare a 1250.

utente anonimo
Scritto il 19 Febbraio 2010 at 23:14

IL DUBBIO!

 Aumentare il tasso di sconto dallo 0,5 allo 0,75% è un’azione puramente tattica, per quanto Bernanke sia  incastrato fra l’eccesso di liquidità e l’esigenza di finanziare il deficit pubblico, che è detenuto in buona parte da mani straniere e in dollari. C’è da dire che  un dollaro troppo forte nuoce gravemente "all’economia reale" americana che si trova, già adesso, con un deficit commerciale spaventoso.

Se sommiamo a quest’aumento del tasso di sconto, alla strana campagna di allarmismo sulle economie Europe,  quasi a volersi dimenticare di stati come Ucraina, Argentina, Repubbliche Baltiche, Messico,  Corea e gli Emirati ,(per non parlare di USA e GB) versano in condizioni non di certo migliori …… viene un terribile sospetto.

Sembra quasi che ci sia un’accorta regia che cerchi in tutti i modi per distrarre tutti sullo spaventoso deficit di bilancio USA e cerchi di perdere pezzi di potere finanziario su scala globale, ma dato che non sembra affatto riuscirci ora abbia puntato ad una sorta di ultima mossa.

Non mi stupirei se a partire dalle prossime settimane assisteremo a una fuga di capitali dagli USA e dal dollaro.
Fuga organizzata stesso dalle grosse banche, che sfrutteranno il momento di forza del dollaro sull’Euro.
Forse questa è l’ultima occasione che è stata offerta agli "amici" di squagliarsela con il malloppo prima del grande evento.

Ovviamente non ne posso avere certezza ma Bernanke, alla fine, svaluterà il biglietto verde.

-IL Compasso-

utente anonimo
Scritto il 20 Febbraio 2010 at 08:39

http://nsdottorx.blogspot.com/2010/02/perche-i-famosi-economisti-attuali-non.html

Perchè i famosi economisti attuali non ne azzeccano una
Pubblicato da dottorx a 16.59
Ludwig Von Mises

I primi economisti si dedicavano allo studio dei problemi economici. Insegnando e scrivendo libri essi erano ansiosi di comunicare i risultati delle loro riflessioni ai concittadini. Tentavano di influenzare l’opinione pubblica per far prevalere sane politiche nella condotta dei civici affari. Ma non concepirono mai l’economia come professione.
Lo sviluppo di una professione economica è conseguenza dell’interventismo. L’economista di professione è lo specialista per studiare le varie misure dell’interferenza governativa negli affari. Egli è esperto nel campo della legislazione economica che oggigiorno invariabilmente tende ad impedire il funzionamento della libera economia di mercato.
Vi sono migliaia e migliaia di tali esperti occupati negli uffici dei governi e dei vari partiti e gruppi di pressione politica e negli uffici editoriali, nei giornali di partito e e periodici dei gruppi di pressione. Altri sono impiegati dalle imprese come esperti o gestiscono uffici propri. Taluni hanno una reputazione nazionale o addirittura mondiale. Accade spesso che tali esperti siano chiamati a dirigere gli affari di grandi banche e imprese, siano eletti nella legislatura e incaricati come ministri di gabinetto. Essi rivaleggiano con la professione legale nella condotta suprema degli affari politici. La parte eminente che essi hanno è uno dei tratti più caratteristici della nostra era interventista. Non può esserci dubbio che una classe di uomini così rilevante includa individui di grande talento, e addirittura gli uomini più eminenti del nostro tempo. Ma la filosofia che guida le loro attività restringe il loro orizzonte. In virtù della loro connessione con partiti e gruppi di pressione definiti, avidi di acquistare privilegi speciali, essi diventano unilaterali. Chiudono gli occhi alle conseguenze più remote delle politiche da loro sostenute. Nulla conta per essi all’infuori degli interessi di breve andare dei gruppi che servono. Lo scopo ultimo dei loro sforzi è di avvantaggiare i propri clienti a spese degli altri. Sono intenti a convincere se stessi che il destino dell’umanità coincide con gli interessi di breve andare del loro gruppo e tentano di vendere quest’idea al pubblico. Lottando per un più alto prezzo dell’argento, del grano, dello zucchero, per più alti salari ai membri del loro sindacato, o per una tariffa sui prodotti stranieri più convenienti, ritengono di combattere per il bene supremo, la libertà e la giustizia, per la prosperità della loro nazione e per la civiltà.
Il pubblico guarda di traverso gli intrighi di corridoio e li biasima per i tratti oscuri della legislazione interventista. Tuttavia la radice del male è molto più profonda. La filosofia dei vari gruppi di pressione ha penetrato i vari corpi legislativi. Nei parlamenti attuali vi sono rappresentanti dei coltivatori, degli allevatori, delle cooperative agricole, degli interessi argentiferi, dei vari sindacati operai, delle industrie che non possono sostenere la concorrenza straniera senza tariffe, e di molti altri gruppi di pressione. Ve ne sono pochi per i quali la nazione conti più del proprio gruppo di pressione. Lo stesso è vero per i ministeri e le amministrazioni. Il ministri dell’agricoltura si considera esponente degli interessi agricoli; suo principale obbiettivo è di far levitare i prezzi degli alimentari. Il ministro del lavoro si considera l’avvocato dei sindacati dei lavoratori; lo scopo preminente è di rafforzare i sindacati quanto più possibile. Ogni ministero segue il suo proprio corso e lavora contro gli sforzi degli altri ministeri. Molta gente si lamenta oggi della mancanza di una politica costruttiva. Tuttavia predominando le idee interventiste, una carriera politica è aperta soltanto a uomini che si identificano con gli interessi di gruppi di pressione. La mentalità di un capo sindacale o di un segretario delle associazioni agrarie non è quanto ci vuole per un uomo di stato lungimirante. Al servizio degli interessi di breve andare di un gruppo di pressione non si sviluppano le qualità che fanno un grande uomo di stato. La politica non è invariabilmente politica di lungo andare; ma i gruppi di pressione non si preoccupano del lungo andare. Il penoso fallimento del sistema della Germania di Weimer e della terza Repubblica di Francia fu dovuto sopratutto al fatto che i loro politici erano semplicemente esperti degli interessi di gruppi di pressione.
Le universtità e gli economisti

Le università finanziate dalle tasse sono sotto l’influenza del partito al potere. Le autorità tentano di nominare solo professori pronti a sostenere le idee che essi stessi approvano. Poichè tutti i governi non socialisti sono attualmente fermamente interventisti, essi nominano soltanto interventisti. Secondo loro, primo dovere dell’università è di vendere la filosofia sociale ufficiale alla nuova generazione. Così non sanno che farsene degli economisti.Secondo un antichissima tradizione, l’obbiettivo delle università non è soltanto l’insegnamento, ma anche l’avanzamento della conoscenza e della scienza.
Uno storico eminente descrisse una volta l’importanza psicologica ed educativa della tesi dottorale dichiarando che essa dà all’autore l’orgogliosa sicurezza che vi è un piccolo angolo nel campo del sapere e della conoscenza nel quale egli non è secondo ad alcuno. E’ ovvio che quest’effetto non può essere realizzato con una tesi su un soggetto dell’analisi economica. Non vi sono angoli isolati nel complesso del pensiero economico.

Il Folletto

utente anonimo
Scritto il 20 Febbraio 2010 at 08:39

http://nsdottorx.blogspot.com/2010/02/perche-i-famosi-economisti-attuali-non.html

Perchè i famosi economisti attuali non ne azzeccano una
Pubblicato da dottorx a 16.59
Ludwig Von Mises

I primi economisti si dedicavano allo studio dei problemi economici. Insegnando e scrivendo libri essi erano ansiosi di comunicare i risultati delle loro riflessioni ai concittadini. Tentavano di influenzare l’opinione pubblica per far prevalere sane politiche nella condotta dei civici affari. Ma non concepirono mai l’economia come professione.
Lo sviluppo di una professione economica è conseguenza dell’interventismo. L’economista di professione è lo specialista per studiare le varie misure dell’interferenza governativa negli affari. Egli è esperto nel campo della legislazione economica che oggigiorno invariabilmente tende ad impedire il funzionamento della libera economia di mercato.
Vi sono migliaia e migliaia di tali esperti occupati negli uffici dei governi e dei vari partiti e gruppi di pressione politica e negli uffici editoriali, nei giornali di partito e e periodici dei gruppi di pressione. Altri sono impiegati dalle imprese come esperti o gestiscono uffici propri. Taluni hanno una reputazione nazionale o addirittura mondiale. Accade spesso che tali esperti siano chiamati a dirigere gli affari di grandi banche e imprese, siano eletti nella legislatura e incaricati come ministri di gabinetto. Essi rivaleggiano con la professione legale nella condotta suprema degli affari politici. La parte eminente che essi hanno è uno dei tratti più caratteristici della nostra era interventista. Non può esserci dubbio che una classe di uomini così rilevante includa individui di grande talento, e addirittura gli uomini più eminenti del nostro tempo. Ma la filosofia che guida le loro attività restringe il loro orizzonte. In virtù della loro connessione con partiti e gruppi di pressione definiti, avidi di acquistare privilegi speciali, essi diventano unilaterali. Chiudono gli occhi alle conseguenze più remote delle politiche da loro sostenute. Nulla conta per essi all’infuori degli interessi di breve andare dei gruppi che servono. Lo scopo ultimo dei loro sforzi è di avvantaggiare i propri clienti a spese degli altri. Sono intenti a convincere se stessi che il destino dell’umanità coincide con gli interessi di breve andare del loro gruppo e tentano di vendere quest’idea al pubblico. Lottando per un più alto prezzo dell’argento, del grano, dello zucchero, per più alti salari ai membri del loro sindacato, o per una tariffa sui prodotti stranieri più convenienti, ritengono di combattere per il bene supremo, la libertà e la giustizia, per la prosperità della loro nazione e per la civiltà.
Il pubblico guarda di traverso gli intrighi di corridoio e li biasima per i tratti oscuri della legislazione interventista. Tuttavia la radice del male è molto più profonda. La filosofia dei vari gruppi di pressione ha penetrato i vari corpi legislativi. Nei parlamenti attuali vi sono rappresentanti dei coltivatori, degli allevatori, delle cooperative agricole, degli interessi argentiferi, dei vari sindacati operai, delle industrie che non possono sostenere la concorrenza straniera senza tariffe, e di molti altri gruppi di pressione. Ve ne sono pochi per i quali la nazione conti più del proprio gruppo di pressione. Lo stesso è vero per i ministeri e le amministrazioni. Il ministri dell’agricoltura si considera esponente degli interessi agricoli; suo principale obbiettivo è di far levitare i prezzi degli alimentari. Il ministro del lavoro si considera l’avvocato dei sindacati dei lavoratori; lo scopo preminente è di rafforzare i sindacati quanto più possibile. Ogni ministero segue il suo proprio corso e lavora contro gli sforzi degli altri ministeri. Molta gente si lamenta oggi della mancanza di una politica costruttiva. Tuttavia predominando le idee interventiste, una carriera politica è aperta soltanto a uomini che si identificano con gli interessi di gruppi di pressione. La mentalità di un capo sindacale o di un segretario delle associazioni agrarie non è quanto ci vuole per un uomo di stato lungimirante. Al servizio degli interessi di breve andare di un gruppo di pressione non si sviluppano le qualità che fanno un grande uomo di stato. La politica non è invariabilmente politica di lungo andare; ma i gruppi di pressione non si preoccupano del lungo andare. Il penoso fallimento del sistema della Germania di Weimer e della terza Repubblica di Francia fu dovuto sopratutto al fatto che i loro politici erano semplicemente esperti degli interessi di gruppi di pressione.
Le universtità e gli economisti

Le università finanziate dalle tasse sono sotto l’influenza del partito al potere. Le autorità tentano di nominare solo professori pronti a sostenere le idee che essi stessi approvano. Poichè tutti i governi non socialisti sono attualmente fermamente interventisti, essi nominano soltanto interventisti. Secondo loro, primo dovere dell’università è di vendere la filosofia sociale ufficiale alla nuova generazione. Così non sanno che farsene degli economisti.Secondo un antichissima tradizione, l’obbiettivo delle università non è soltanto l’insegnamento, ma anche l’avanzamento della conoscenza e della scienza.
Uno storico eminente descrisse una volta l’importanza psicologica ed educativa della tesi dottorale dichiarando che essa dà all’autore l’orgogliosa sicurezza che vi è un piccolo angolo nel campo del sapere e della conoscenza nel quale egli non è secondo ad alcuno. E’ ovvio che quest’effetto non può essere realizzato con una tesi su un soggetto dell’analisi economica. Non vi sono angoli isolati nel complesso del pensiero economico.

Il Folletto

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