DEATH BOND: PARTITA A SCACCHI CON LA MORTE!

Scritto il alle 19:07 da icebergfinanza

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Il "Settimo sigillo", rappresentato da una lunga partita a scacchi con la morte, un film del grande Ingmar Bergman, ambientato in una Danimarca dove imperversavano peste e disperazione.

Il nobile cavaliere, Antonius Block,  esclamò: " Allora la vita è un assurdo orrore! Nessuno può vivere con la morte davanti agli occhi sapendo che tutto è nulla. E la Morte rispose: La maggior parte della gente non pensa né alla Morte né al nulla. ( Wikipedia )

Durante la sfida con la Morte, Antonius e il suo scudiero Jons, attraversando la Danimarca, incontrano molte persone, le quali, prese dalla  paura della morte, si sottopongono a violente pratiche per l’ espiazione dei propri peccati, ed altri che inseguono gli ultimi piaceri prima della fine.

John Maynard Keynes, nella sua Teoria Generale  del 1930, amava ricordare….

"Gli speculatori possono non causare alcun male, come bolle d’aria in un flusso continuo d’intraprendenza; ma la situazione è seria quando l’intraprendenza diviene la bolla d’aria in un vortice di speculazione. Quando lo sviluppo del capitale di un paese diventa un sottoprodotto delle attività di un casinò, è probabile che vi sia qualcosa che non va bene. I successi conseguiti da Wall Street, come organo rispondente alla specifica funzione sociale di  instradare l’investimento nuovo nelle direzioni più redditizie in termini di rendimenti futuri,  non si possono certo ritenere uno dei più clamorosi trionfi del capitalismo del "laissez-faire" del lasciar fare; nè vi è da stupirsene, se è corretto il mio convincimento che le menti migliori di Wall Street sono state di fatto rivolte verso scopi diversi"
 
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, nella lunga partita a scacchi con la Madre di tutte le crisi, la finanza è tornata a muovere le sue pedine, arroccandosi nello status quo, di un sistema che ha sequestrato la vita di milioni di esseri umani, facendoli sedere al tavolo con la Morte, la perdita del proprio lavoro, una partita a scacchi dove la mossa finale spetta sempre alla finanza.
 
AIG, American International Group, ex colosso assicurativo americano, uno dei più demenziali castelli di carta creati dai tempi di Charles Ponzi, castello di carta al cui confronto, la truffa di Madoff appare come il gioco innocente di un bimbo qualsiasi.
 
Nel febbraio di quest’anno incominciò a girare la notizia, secondo la quale, AIG avrebbe potuto ammortizzare le proprie perdite, provvedendo a cartolarizzare le polizze vita dei propri assicurati.
 
Nel marzo del 2008, Massimo Gaggi, sul Corriere_della Sera svelo come Wall Street stava incominciando a scommettere sulla scacchiera della vita, sui tempi e le aspettative di vita di un individio.
 
" E’ cominciata come una delle tante storie di utile diversificazione dei mercati finanziari: risparmiatori che, arrivati a una certa età, con i figli ormai cresciuti ed entrati nel mercato del lavoro, vendevano le loro polizze-vita a società specializzate perché non sentivano più il bisogno di assicurarsi e non volevano più pagare le loro rate. Negli Stati Uniti è finita con gli anziani in buona salute inseguiti dai broker fin nelle case di riposo con la proposta di sottoscrivere una polizza-vita nuova di zecca e di rivenderla subito dopo. Incassando un compenso di qualche migliaio di dollari, ma senza sapere chi sarà l’ acquirente finale della polizza: colui che da quel momento avrà interesse a una sua morte prematura. "
 
Immagino già migliaia di disperati aspiranti angeli della morte, che accompagnano l’assicurato, verso l’ultima mossa, magari aiutandolo a spostare l’ultima pedina, prima di sentire esclamare "scacco matto."
 
" Sulla porta dell’ ospizio della contea di San Luis Obispo, in California, è addirittura comparso un cartello di uno di questi agenti che, con onesta sfrontatezza, si presenta ai suoi possibili clienti come il rappresentante di «investitori intenzionati a speculare sulla vostra aspettativa di vita». La crisi finanziaria che sta travolgendo una parte del sistema creditizio americano e alimenta la recessione, nasce dal disastro dei mutui «subprime» ma, più in generale, dalla leggerezza con la quale, in assenza di regole, il mercato è stato riempito di strumenti innovativi ma anche fragili, senza valutarne reale consistenza e rischi.
La vicenda dei «death bonds» (letteralmente «obbligazioni della morte») è una finestra aperta su questo fenomeno: un business che ha attirato avventurieri ma anche le più celebri banche d’ affari di Wall Street. Uno strumento nato per offrire una possibilità in più al risparmiatore, è, così, diventato un altro modo per confezionare «jumbo bonds»: pacchetti di polizze trasformate in maxi-emissione obbligazionaria di cui nessuno è più in grado di valutare il grado di rischiosità. Dentro ci può essere di tutto.
 
Certo, pure la promessa di una morte indolore……, ho un messaggio, un augurio di morire prima possibile, un po come avviene con la cessione della nuda proprietà di un immobile, una formula dove in realtà chi stipula il contratto è consapevole di quanto sta avvenendo, anche se non sempre.
 
A Los Angeles, ad esempio, due broker sono stati denunciati dopo aver convinto tutti i duemila fedeli di una chiesa evangelica afro-americana a sottoscrivere e rivendere una polizza che gli investitori consideravano particolarmente conveniente, visto che i neri – negli Usa – vivono mediamente meno degli altri gruppi etnici. Vicende sulle quali, a volte, è difficile dare giudizi perentori. Si è cominciato a investire sulle aspettative di vita negli anni ‘ 80, con i malati di Aids. Chi comprava le loro polizze scommetteva su una morte imminente, ma dava a questi malati le risorse per pagarsi cure migliori.
Raccapricciante ma utile, negli Usa della sanità privata.
 
Certo utile, come quando si pensa a scatenare una guerra per muovere l’economia e sfoltire il numero degli esseri umani, una partita a tavolino, una partita a scacchi!
 
Riprodotto in mille modi e degenerato, quel meccanismo ha dato vita a un mercato sul quale, alla fine, sono saltate anche le grandi banche, convinte che, per quanto macabri possano essere, i «death bonds» siano destinati a diffondersi sempre più man mano che invecchia la ricca generazione del «baby boom». A dicembre Goldman Sachs ha addirittura lanciato il suo «mortality index» per misurare le aspettative di vita degli anziani. Ma ora l’ implosione del mercato dei derivati spinge tutti i «big» a una pausa di riflessione. massimo.gaggi@rcsnewyork.com
 
Nessuna pausa di riflessione a Wall Street, ma non solo, nessuna pausa di riflessione, anzi, si studiano le mosse per tornare a mettere sotto scacco l’economia, le mosse per svincolarsi dall’abbraccio della politica.
 
Un paio di giorni fa, Federico Rampini, inviato della Repubblica ha aggiornato il mistero delle obbligazioni della morte:
La finanza fiuta l´affare, e riparte lo "spezzatino" delle obbligazioni in barba al G20 Molte le polizze riscattate per integrare la pensione o pagare le spese mediche :

NEW YORK -In barba ai proclami del G20 la malafinanza dei "titoli strutturati" è viva e vegeta più che mai. La cartolarizzazione torna in auge, malgrado il ruolo chiave che ha giocato nel collasso finanziario del 2007-2008. Si è appena spenta l´eco delle polemiche sui metodi opachi con cui venivano triturati nello spezzatino delle obbligazioni i debiti sui mutui subprime, ed ecco che spunta una nuova speculazione. Questa volta avrà per bersaglio gli anziani e i malati. Sempre alla ricerca di "innovazioni" finanziarie, Wall Street punta gli occhi sulle loro polizze vita.

In particolare quelle che vengono stipulate perché l´accumulazione dei premi si traduca in un pagamento ai familiari sopravvissuti, nel momento del decesso dell´assicurato.

Accade, soprattutto in tempi di crisi, che l´assicurato abbia bisogno di incassare il premio da vivo. O perché la sua pensione è troppo magra. O perché un´improvvisa malattia ha trascinato con sé dei costi sanitari esorbitanti. In questi casi alcuni contratti consentono la vendita anticipata della polizza a terzi. L´acquirente paga subito una somma scontata – per esempio il 40% del premio finale – e diventa il titolare dell´assicurazione. Così alla morte dell´assicurato, chi ha comprato la polizza per 400.000 dollari incasserà un milione.

Il rendimento di un simile investimento dipende naturalmente dalla durata della sopravvivenza: prima muore il titolare del contratto, più alto è il profitto di chi è subentrato nella polizza. Finora questo tipo di transazione avveniva con un contatto diretto fra l´assicurato e l´investitore.

E´ qui che Wall Street ha fiutato la possibilità di costruire un nuovo business. Dando un´organizzazione "industriale" a questi scambi, diffondendoli in titoli da piazzare sul mercato. Proprio come accadde con i mutui subprime, quando le grandi banche d´investimento crearono un passaggio d´intermediazione nel tradizionale rapporto fra il debitore e la banca. In quel caso, i debiti dei proprietari di case vennero frazionati e impacchettati in bond (titoli obbligazionari) che il mercato collocava nel mondo intero, fino ai fondi comuni d´investimento emessi da importanti banche europee. Lo stesso gioco è pronto a ripartire con le polizze vita.

E’ affascinante pensare che il rendimento del mio fondo, della mia obbligazione dipenda per una parte variabile, dalla morte di un altro essere umano, decisamente affascinante, ecoc in fondo il senso degli investimenti etici, investimenti da non subire, investimenti consapevoli, in fondo un giorno, gli avvoltoi potrebbero bussare anche alla nostra porta.

Anche in questo caso è decisiva la comparsa di un nuovo intermediario: il gruppo finanziario compra le polizze scontate cedute dagli anziani e dai malati bisognosi di incassare subito il premio; impacchetta questi futuri crediti in nuovi bond; li colloca sul mercato.

Dove magari saranno comprati da fondi pensione a caccia di elevati rendimenti per compensare i tassi ridottissimi sui titoli del Tesoro. L´intermediario lucra commissioni abbondanti e (come sempre in queste innovazioni) si libera dal rischio vendendo subito sul mercato. Proprio qui sta l´incognita: nella valutazione del rischio. Che può assumere tante forme.

I calcoli di probabilità sui decessi usano le tavole attuariali delle compagnie assicurative, non sono infallibili. Le stesse compagnie assicurative, pagatori di ultima istanza, non hanno tutte lo stesso grado di solvibilità. Nei "titoli strutturati" la distinzione di qualità tra debitori scompare nella nebbia. All´epoca dei subprime bond, il trucco per collocarli era nell´etichetta delle agenzie di rating. Che spesso promuovevano con la tripla A (il voto massimo) titoli ad alto rischio di insolvenza. Salvo scoprire, dopo lo scoppio della bolla e la crisi sistemica dei mercati, il gigantesco conflitto d´interesse: le agenzie di rating sono remunerate dagli stessi emittenti dei titoli.

Immagino inoltre migliaia di medici fiscali o specialisti che con stetoscopio e TAC mobile, si affacciano sulla scacchiera di altrettante migliaia di pretendenti alla morte, per verificare la salute del "collaterale", del sottostante, magari utilizzando una delle tante tavole attuariali utilizzate per distribuire graziose tripleA alle innovazioni finanziarie immobiliari.

Un conflitto d´interessi che è passato indenne attraverso tutti i G20 e i vertici dei banchieri centrali, dove il ruolo delle agenzie di rating è rimasto ai margini delle discussioni sulle grandi riforme.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, sino al giorno nel quale la " Morte " bussa alla porta della Storia.

7 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 9 Settembre 2009 at 20:10

Grande e macabro post..!

Altap

Scritto il 9 Settembre 2009 at 21:03

Semplicemente strepitoso!!!…così crudo e vero…
Senza false demagogie…

Una vita sprecata è una morte precoce.
(Wolfgang Goethe)

Ciao
Valentina

utente anonimo
Scritto il 9 Settembre 2009 at 21:19

Pezzo di straordinaria verità in un mondo di crudeli menzogne.

utente anonimo
Scritto il 9 Settembre 2009 at 21:35

#38 09 Settembre 2009 – 21:15

per chi non lo avesso capito questa mano è chiusa…..ed hanno vinto i soliti

#21 IL Compasso intervento strepitoso, l’unica appunto è che l’uomo contemporaneo non è adatto alla guerriglia

utente anonimo
Scritto il 9 Settembre 2009 at 23:36

Per DORF #22 di ieri, condivido molte cose scritte da -Il Compasso – #21.
Come ho scritto diverse volte, mi intresso “semplicemente” delle mie cose; io non mi occupo di comunicazione/media (non devo convincere/confondere nessuno!!!) e neanche di finanza; Inflazione o Deflazione che sià non è un “problema mio”….se ho i soldi per comprarmi qualcosa che mi interessa….la compro…altrimenti non importa, posso vivere benissimo anche senza questa cosa (anzi…forse meglio!!!).

Riguardo ai debunker voglio postare un link dove viene spiegato la loro “funzione” http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/03/il-debunker.html ed anche un link sugli schiavi, lavoro e cultura dominante http://www.youtube.com/watch?v=7pEjwMiswOo&feature=PlayList&p=C62F7E88BE48E28A

Per il resto…forse è inutile commentare. La nostra società è malata sino all’osso, il resto sono solamente chiacchere!!!
Non ricordo chi l’o ha detto..Il mondo và sempre avanti, ma non nella direzione che vogliamo noi!!!

Un saluto

SD

utente anonimo
Scritto il 10 Settembre 2009 at 00:10

Compro la polizza sulla morte di qualcuno. Pago un killer. Guadagno.

Nuovo business in arrivo?

Questo è L’orrore, ma non mi stupisco di fronte alla stupidità dell’uomo.

CRISALIDE

utente anonimo
Scritto il 10 Settembre 2009 at 10:05

Questa crisi, in cui ci siamo e ci saremo dentro per molto, ha fatto scoprire a tanti ma siamo ancora molto pochi, che gli USA sono una nazione drogata di finanza che pretende di tenere in scacco il resto del mondo perchè troppo big to fail.
Non sono un antiamericano, anzi. Spero però che gli altri facciano come le banche virtuose, che non danno credito a chi non lo merita.

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