DEBT DEFLATION o DEFLAZIONE, UN MISTERO FONDAMENTALE!

Scritto il alle 08:28 da icebergfinanza

 

Non credo che sia una novità per nessuno che sia Greenspan che il suo allievo Bernanke, siano da sempre ossessionati dalla possibilità che la Deflazione avvolga il sistema finanziario ed economico americano e mondiale.

Da sempre Bernanke allievo fedele di Milton Friedman e Anna Schwartz sostiene che il loro storico studio dal titolo " A Monetary History of the United States, 1867-1960 " considerata la migliore tra le spiegazioni da dare al peggior disastro economico della storia americana, un pò la bibbia delle banche centrali a tal punto da dichiarare al 90° compleanno di Friedman, nel 2002……

"Vorrei dire questo a Milton e Anna: per quel che concerne la Grande Depressione, avevate e avete ragione; è stata nostra responsabilità. Chiediamo perdono. E grazie a te, Milton, non commetteremo più lo stesso errore". 

Qualche anno più tardi Friedman dirà in un’intervista al Financial Times della sua non più completa convinzione sull’efficacia della politica monetaria e Anna in un’intervista al Wall Street Journal dispenserà alcune tiratine di orecchie agli uomini della Federal Reserve! ( WSJ )

Dopo aver sottovalutato la portata di questo autentico tsunami Bernanke prevede che le azioni della Federal Reserve per stabilizzare i mercati porteranno ad una graduale ripresa della crescita economica.

Ritiene anche però che alcuni rischi di inflazione potrebbero essere originati sulla stabilità dei prezzi nel lungo periodo, quel lungo periodo nel quale secondo il buon Keynes siamo tutti morti, quel lungo periodo che ormai è una moda per non dire nulla.

Bassi tassi ad oltranza e bilanci federali in espansione costante e continua quasi che l’onnipotenza della banca centrale fosse infinita, 1250 miliardi di dollari per gradire. Tutte le politiche per agevolare il credito delle famiglie e alle piccole e medie imprese per il momento sono una goccia nell’oceano e poi vedremo il perchè, se non bastasse la Fed si dichiara pronta ad altre iniziative. La Fed continuerà a monitorare la composizione e le dimensioni del proprio bilancio.

Peccato che invece non abbia proprio monitorato secondo quanto scrive il Washington Post, ma il sottoscritto non aveva alcun dubbio, il fatto che AIG aveva già segnalato l’intenzione di versare ai propri dipendenti quei due spiccioli, ma che probabilmente si è dimenticata di segnalarlo alla Casa Bianca o al Tesoro.

Misteri nella nebbia che avvolge la banca centrale americana, una centrale nucleare che produce scorie radioattive a ritmo continuo.

Ora come spesso succede la politica monetaria attuale è il riflesso incondizionato della paura delle deflazione, si cerca di stimolare il ricorso al debito, debito che per fortuna a parte le manovre sugli spread dovrebbe risultare più agevole. La Fed e lo stesso Bernanke sono ossessionati dal risparmio, come già scritto Keynes lo chiamerebbe il " Paradosso della Parsimonia " merce rara dimenticata, il risparmio che fa crollare il risparmio, se tanti risparmiano come dicono gli ultimi dati in America, allora vi sarà meno consumo e quindi il PIL americano composto per oltre il 70 % dai consumi scenderà ancora riducendo gli investimenti i redditi e quindi come in un circolo chiuso il risparmio stesso. Non uomini ma consumatori senza alcuna alternativa siamo……ma questa è una delle balle di questo sistema, consumi sostenibili e non orgie al servizio di redditi e patrimoni esponenziali.

Tornando a noi se il cavallo non va alla fonte, non serve portare l’acqua se questo non vuole bere. Qualcuno potrebbe sostenere che si può anche costringere a bere chi non vuole e se il cavallo si accontenta di sorseggiare, l’ acqua naturale, basta ridurre la purezza della fonte abbassando i tassi a lungo termine, sino a quando anche quell’acqua perderà il suo valore.

Ma per il momento nulla di tutto ciò è avvenuto.

Ora grazie alla segnalazione di un lettore sono andato a visitare il sito della FED e ad visionare i FLOW OF FUNDS del quarto trimestre 2008 e girovagando per internet, cercando tra i tulipani della storia, mi sono di nuovo imbattuto in questo sito…. ITULIP.

Ebbene sentite cosa dice il suo autore: 

Buried in the details of yesterday’s quarterly Fed Flow of Funds report is the collapse of the private credit market in Q4 2008 and attempts by the Federal Reserve and Treasury Department to compensate for the loss with government credit as the world’s largest lender of last resort. 

……un crollo del mercato del credito che certifica il fallimento della politica della FED 

La percentuale del debito delle famiglie è negativa cosi come tutti i settori tranne naturalmente quello federale, io la chiamerei DEBT DEFLATION! La curiosità è che, siccome oggi la "saggezza convenzionale" o l’ideologia accademica è da sempre concentrata sul dogma delle capacità autoregolatorie del mercato dove lo squilibrio è un fatto occasionale, interessante sarebbe sapere per quale motivo Bernanke non ha mai accennato alla Debt Deflation di un Irving Fisher che nel crollo di Wall Street vide scomparire quasi l’intero patrimonio e anche la sua reputazione. Ma si sa alle volte dai propri errori si impara e la sua teoria è un piccolo capolavoro che i lettori che sostengono Icebergfinanza hanno già conosciuto.

Resta da sottolineare che Bernanke probabilmente attratto dal pensiero accademico convenzionale degli ultimi anni, che si basa su concetto di autoregolamentazione del mercato, dimentica che ha coniato il concetto di " acceleratore finanziario " ovvero quel concetto, che dimostrerebbe la possibilità, che gli squilibri del sistema finanziario siano in grado di accelerare i rischi di una trasmissione all’intero sistema economico, un po il concetto di rischio sistemico.

Resta inspiegabile ma probabilmente da ricondurre all’imperfezione umana il perchè il governatore della Federal Reserve abbia più volte sostenuto che il sistema finanziario era solido e che molto difficilmente la crisi immobiliare si sarebbe potuta trasferire all’economia reale, quando noi tutti sappiamo bene che ha un effetto deflativo non indifferente specialmente in una società che negli ultimi anni ha vissuto un boom economico virtuale basato esclusivamente sull’irrazionalità immobiliare.

Interessante è inoltre la situazione dei fondi pensione…….ma sul sito troverete altri grafici.

Sono inoltre crollate le imposte sul reddito delle persone fische e delle imprese come naturalmente accade sempre in ogni recessione che si rispetti.

 
Come potete vedere dai grafici la magia delle cartolarizzazioni si è dissolta, eliminando la possibilità di sostenere il credito, la disoccupazione nel frattempo anestetizzata la voglia di fare investimenti o di consumare.
 
Come sottolinea l’autore, il mercato del credito non potrà più essere stimolato per lungo tempo dalle cartolarizzazioni e la disoccupazione taglierà i consumi e le famiglie non potranno che risparmiare in attesa di un calo dei prezzi ovvero di una spirale deflativa.
 
Che fine faranno le rendite, le entrate fiscali, i redditi, le plusvalenze e i fatturati se non ci sarà un ripresa economica, come potrà continuare il governo a cercare di salvare il sistema finanziario e a creare posti di lavoro se le entrate fiscali diminuiscono e il deficit aumenta.
 
Il pareggio di bilancio aggiungo io, per qualcuno non è una virtù, quindi polvere sotto il tappeto e ci penseremo domani, o meglio ci penserà qualcun altro…..sembrerebbe dire la maggioranza che da tempo brucia il futuro dei nostri figli. E i bilanci regionali chi li copre, e quelli dei fondi pensione e delle pensioni sociali.
 
Conclude l’autore con il rischio che il governo non sia in grado di adempiere al suo compito di prestatore di ultima istanza per un periodo sufficientemente  lungo da scongiurare una tempesta perfetta sui bilanci federali.
 
Gettito fiscale inferiore alle stime ( fine aprile o inizio maggio ? ) sostegno al sistema finanziario e all’economia reale ( in corso ) aumento dell’inflazione provocato dalla reflazione ( 4 ° trimestre 2009 o 1 ° trimestre 2010 ) Cina che con la contrazione dell’economia non è più in grado di sostenere l’acquisto di titoli americani quindi un possibile crollo del dollaro e di conseguenza un volo dell’oro e delle materie prime ( 3° o 4° trimestre 2009 ) queste sono le motivazioni dell’autore, ma per il momento il rischio inflazione resta lontano! La conseguenza finale potrebbe essere una perdita di fiducia nella qualità del merito di credito del paese.
 
Personalmente al di la della pura speculazione non credo possibile nessuna seria ripresa del prezzo delle materie prime, in una economia dove la produzione sta crollando all’unisono.
 
Non solo l’accesso al credito è crollato, ma pure come abbiamo visto per le carte di credito stanno pensando bene di modificare il livelli di merito creditizio dei consumatori in maniera di accentuare ulteriormente questa nemesi, sempre e comunque quando è troppo tardi.
 
Ieri Gross di PIMCO sempre molto interessato quando si parla di bond, ha sostenuto che la FED comprando treasury a lunga scadenza sia in grado di far scendere i tassi sui mutui ipotecari sotto il 4 %, peccato che Calculatedrisk dal quale molti hanno ancora molto da imparare, abbia bollato questa uscita come pura utopia dipendente dal fatto di far scendere i rendimenti a 10 anni almeno all’1,5 %.
 
Interessante inoltre,  la risposta dell’oro alle dichiarazioni della FED!
 
A dimenticavo se andate a dare un’occhiata in dettaglio ai FLOW of FUNDS troverete inoltre che la leva delle istituzioni finanziare continua a dilattarsi: Ricordate quanto scrissi tempo fa, date un’occhiata QUI e vedrete che la favola del deleveraging è solo l’ennesima illusione di un sistema che non vuole affatto abbandonare l’idea che questa volta è diverso, molto diverso, che è ora di finirla di creare ricchezza dal nulla!
 In questo momento, non vi è nulla o quasi, se non ciò che è successo in Giappone nel decennio perduto, che possa aiutarci a comprendere la dinamica di questa crisi, se non la teoria della deflazione da debiti di Irving Fisher spesso ripresa da Hyman Minsky.

Il cosidetto " momento Minsky " è un pò il fulcro di questo eccesso di  " leverage " che ha attraversato il sistema finanziario mondiale negli ultimi anni, un’esaltazione collettiva esponenziale che secondo i dati della Federal Reserve riprende imperterrita, diluendo la possibilità di un riequilibrio del sistema.

Questa è principalmente una crisi della finanza, l’economia reale ne è stata contagiata, ma anche se il sistema lo vuole nascondere le istituzioni finanziarie sono sostanzialmente insolventi, tecnicamente fallite. Il rischio di un fallimento porta a liquidare spesso qualsiasi attività liquida che permetta di ristabilire il capitale, ma è in sostanza un effetto deflativo in quanto i prezzi degli assets scendono e perdono di valore. Cosi avviene nel panico! Per l’economia reale il processo incomincia quando un’azienda si vede costretta a ridurre i prezzi per la diminuzione dei consumi che erodono i profitti e a mettere in moto un processo anch’esso con implicazioni deflative di blocco degli investimenti e ricorso ai licenziamenti che a loro volta implicano un minor potere di acquisto dei consumatori che saranno costretti a rinunciare a determinati beni e che non procederanno ad investimenti come l’acquisto di una abitazione o altro.

Non necessariamente la deflazione è un male, in quanto favorirebbe un maggiore potere di acquisto dei consumatori e potrebbe stimolare maggiori economie di scala e quindi una futura crescita virtuosa. D’altra parte come nel caso di una crisi, provoca un crollo della domanda dovuta alle attese di prezzi in discesa che provocano il posticipare degli acquisti e degli investimenti.

Ovviamente la deflazione nel nostro caso facendo scendere i valori mobiliari, case e azioni, provoca un minor livello di garanzie esistenti sul mercato che mettono in crisi il sistema finanziario.

Basta pensare che oggi oltre 10 milioni di americani hanno un mutuo residuo superiore al valore della loro abitazione e quindi le garanzie non sono più sufficienti!

Il Giappone ha vissuto la Grande deflazione, vi è immerso ormai tra alti e bassi da oltre 18 anni, ma non ha mai conosciuto la Depressione. Qualcuno sostiene che questo fatto sia da ricondurre alla possibilità di continuare ad esportare in un mondo che nel frattempo tra alti e bassi procedeva nella crescita, magari svalutando la propria moneta. In effetti questo è vero, oggi la recessione è globale, non vi è una sola economia in crescita, la produzione crolla in tutto il mondo ed è in atto un sorta di corsa alla svalutazione silente delle varie monete.

In risposta a molti quesiti che i lettori spesso mi sottopongono, questa è la mia visione complessiva, queste sono le analisi e le motivazioni che fanno propendere per una visione deflativa, ma sono disponibile a rivedere le mie visioni non appena il sistema all’orizzonte lancerà segnali inflativi che non siano solo e sempre semplici speculazioni, come i prezzi del petrolio o delle materie prime che salgono senza motivazioni fondamentali!

Icebergfinanza come un cantastorie che si  esibisce nelle strade e nelle piazze delle città!

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20 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 20 Marzo 2009 at 08:30

Grande !
—-
AIG: TOP MANAGER SALVA LA FACCIA, RESITUITO IL MAXI BONUS. E LA FED GIA’ SAPEVA
di WSI – ANSA – Il Sole 24 Ore
Douglas Poling, carriera in Ford alle spalle, aveva incassato il bonus piu’ elevato, pari a $6.4 milioni. Sono 418 i dipendenti del gruppo ad aver ricevuto compensi milionari. La Banca Centrale era al corrente. Scatta l’indagine.

utente anonimo
Scritto il 20 Marzo 2009 at 08:57

non è che il prezzo del petrolio cresce semplicemente perché era sceso troppo?
Inoltre a differenza dell’oro l’offerta del petrolio è destinata a diminuire e e questo non può che provocare un aumento del suo prezzo.
Luigino

utente anonimo
Scritto il 20 Marzo 2009 at 09:39

NO COMMENT…..

Thanx to BCA!
Saluti

Il Cigno Nero

utente anonimo
Scritto il 20 Marzo 2009 at 10:23

Ma l’oro come mai è salito così tanto? Non è stato vittima anch’esso della speculazione selvaggia fomentata dal credito facile?
Matteo

Scritto il 20 Marzo 2009 at 10:42

(ANSA) – ROMA, 19 MAR –

”Prodotti finanziari come i futures
che scommettono e speculano sui prezzi delle materie prime
alimentari sono eticamente inaccettabili.

….questo è quello che va ripetendo da DUE ANNI Icebergfinanza, questo sistema deve essere disintegrato…….

Non si puo’ speculare
sulla fame nel mondo”. Lo ha ribadito il ministro
dell’agricoltura Luca Zaia uscendo dal G8 Farmers Union
organizzato da Coldiretti dove ha ricordato come ogni anno
muoiano di fame 3 mln di persone.
Per Zaia la speculazione sul cibo e’ una ”dead line”, una
sorta di linea di morte alla quale il mondo moderno e’ arrivato
e contro la quale gli organismi internazionali devono prendere
una posizione. ”E’ assolutamente necessario – ha detto Zaia –
che all’interno dei gentleman agreement internazionali si prenda
una seria posizione sulle speculazioni finanziarie che hanno per
oggetto le materie prime agricole. Queste speculazioni – ha
precisato – non garantiscono il diritto all’alimentazione e la
difesa dei produttori. E questa per me e’ una dead line”.
Il tema della speculazione sul prezzo del cibo sara’ uno degli
argomenti centrali del G8 agricolo che si terra’ dal 18 al 20
aprile a Cison di Valmarino (TV). (ANSA).

Andrea

utente anonimo
Scritto il 20 Marzo 2009 at 10:58

Sul primo grafico la scala del By major sector che cosa indica?

utente anonimo
Scritto il 20 Marzo 2009 at 11:58

rimango sempre a bocca aperta davanti alla mole di informazioni utili che snocciola… complimenti
ps quando esce il suo libro?
marco

Scritto il 20 Marzo 2009 at 13:12

…..indica i livelli di partenza del debito in rapporto ai maggiori settori che si avvalgono del credito……

Grazie per l’ammirazione, anche se non sono tanti quelli che sanno aprezzare la gratuità……per quanto riguarda il libro indicativamente entro l’autunno dovrebbe toccare terra……. sempre che gli impegni familiari e di lavoro lo permettano, per intanto la pausa “forzata” mi permette di procedere a gonfie vele.

Per quanto riguarda l’osservazione che se l’offerta di petrolio diminuisce il prezzo aumenta, mi pare che negli ultimi mesi le minacce dei paesi dell’ OPEC sono rimaste parole portate dal vento….e quindi non è una legge matematica.

Resta un’unico pericolo……impronunciabile ma del quale non si intravedono ancora gli orizzonti……

Andrea

utente anonimo
Scritto il 20 Marzo 2009 at 13:14

Magari potremmo assistere esclusivamente ad un aumento dei prezzi in dollari delle materie prime ma non nelle altre valute, come è successo in questi giorni per il petrolio, cresciuto in dollari ma stabile in euro.

Scritto il 20 Marzo 2009 at 14:25

I prezzi dei Beni Primari purtoppo saliranno, l’Inflazione del settore primario sarà un problema. Pensate che i terreni agricoli in questo momento si comportano in modo opposto dei terreni edificabili……

Occhio!!!

Scritto il 20 Marzo 2009 at 16:02

E’ molto presto per l’inflazione ma potrebbe arrivare. Un pozzo di petrolio arriva ad una produzione soddisfaciente dopo diversi anni e prima vanno trovati, in più c’è una domanda vista in forte crescita, spinta anche dall’agricoltura… la crisi durerà più di un anno e abbiamo un po’ di tempo per investire in capacità energetica. P.S. dopo Chernobyl nessuno vuole centrali nucleari ma resta una fonte economica e sicura visto che il terrorismo si finanzia coi petrodollari

utente anonimo
Scritto il 20 Marzo 2009 at 16:24

idea3online….
il prezzo dei terreni agricoli nn centra niente con il prezzo dei prodotti agricoli.

in questo momento il terreno è visto come un bene rifugio…
ma i prezzi dei prodotti agricoli sono in calo dal 30 al 50%….tanto ke quasi nn conviene seminare.

se dovessimo guardare al guadagno di 1 ha di terreno buono di pianura(rispetto al valore), si parlerebbe ,in questo momento, di un 0,05% annuo.

questo nn vuol dire ke i prezzi nn possano salire ,… ma nn è correlato al prezzo del terreno stesso

maat

Scritto il 20 Marzo 2009 at 18:07

Andrea,

qualche riflessione

Credo sia chiaro a tutti che i disastri non aiutano nessuno e che in ogni caso le autorità che in questo momento governano (dal latino gubernator ovvero timoniere)
cercano a tutti i modi di evitare gli scogli navigando necesssariamente “a vista”.

E come sa chi è andato per mare con la burrasca è tutta questione di sensibilità.

Io credo, e mi auguro, che pur con fortissimi conflitti di interessi tra le varie anime in competizione in questo mare in tempesta
ci sia la comunanza di intendi di evitare il naufragio che in definitiva sarebbe un danno per tutti (o quasi tutti e qui sarebbe interessante discutere su chi potrebbe desiderarlo),
anche se alcuni forse lo hanno capito un po’ tardi.

Entrambi gli scenari iperbolici di inflazione e deflazione sono rovinosi.
Il primo creerebbe devastazioni sui mercati internazionali di materie prime e beni di prima necessità,
instabilità politica, sollevazioni pololari, necessità infine di interventi su i tassi che deprimerebbero definitivamente l’economia reale.
Il secondo porterebbe ad una spirale negativa che porterebbe ad una riduzione devastante delle attività dell’economia reale.

La via di mezzo di una moderata deflazione (in singola cifra in media) darebbe respiro ai redditi da lavoro, i più penalizzati in questi anni,
abbiamo più volte detto che una delle ragioni della crisi sta nella progressiva riduzione del potere reale d’acquisto dei salari.
Questo, unito ad una riapertura del credito (non sub-prime), potrebbe permettere ai consumi di normalizzarsi ed all’economia di ripartire.
A quel punto si riporterebbe in “tiro” l’economia con una moderata inflazione

Se debito c’è bisogna riassorbirlo, per non scassare tutto bisogna riassorbirlo a dosi tollerabili, quindi va rispalmato negli anni futuri;
se riprenderemo una strada di crescita, moderatissima nei paesi sviluppati, robusta nei paesi emergenti, con politiche monetarie non inflattive, piano piano
(agotta agotta) riporteremo la linea di galleggiamento al livello di sicurezza.

Non è che chi sta al timone ispiri tutta questa fiducia ma in questo momento non si può cambiare…

ad maiora
Il Cuculo

utente anonimo
Scritto il 20 Marzo 2009 at 19:16

Caro Andrea,
non crede che questa svalutazione competitiva che alcuni stati hanno già cominciato con le loro valute atta a favorire le proprie esportazioni sarà il vero detonatore dell’inflazione ed eventualmente della fine dell’attuale sistema monetario???
Grazie e complimenti sinceri per il Suo straordinario lavoro!
Andrea P.

utente anonimo
Scritto il 21 Marzo 2009 at 01:50

per Numero 2

L’offerta dell’oro è destinata a salire???

Perche?
+zero

utente anonimo
Scritto il 21 Marzo 2009 at 09:12

Seguo il blog da circa due anni, e sono sempre più curioso di sapere dove sono finiti tutti quei commenti che davano del catastrofista all’autore…

C@se

utente anonimo
Scritto il 21 Marzo 2009 at 09:37

Contrariamente alle aspettative,leggo dal sole 24 ore:
Roubini vede la luce in fondo al tunnel.
Non c’è scritto quanto sia lungo il tunnel…
Andrea grazie ancora.
Saluti
Lui580

utente anonimo
Scritto il 21 Marzo 2009 at 09:47

sono convinto che nel prossimo futuro nel mondo verranno statalizzate delle banche .non investite in titoli bancari . il giorno dopo non varranno più nulla e di solito lo fanno di domenica. mi voglio sbilanciare nel fare un piccolo prinostico .il rimbalzo è finito da lunedi si incomincia a sendere fino alle prime trimestrali di aprile ,( che saranno negetive )li dipende dalla negatività presumo che si continuerà a sendere : prima a 600 epoi 490 ,come da tempo detto da andrea un ciao a tutti (minghin)

Scritto il 21 Marzo 2009 at 11:45

E’ affascinante come i giornali siano in grado di fare apparire mille luci in fondo a qualsiasi tunnel con un semplice titolo, ben impostato.

Non c’è alcun dubbio che oggi si continui a ricercare la soluzione nelle ideologie accademiche o convenzionali, soluzioni che passano tra le maglie strette del protezionismo e del nazionalismo…….degli interessi privati e delle lobbies!

Leggendo l’intero pezzo si scorge come questa luce ha bisogno di molti fattori che si realizzino……a denti stretti osserva Nouriel….leggete quello che scrive a proposito di iperflazione o deflazione…….un’altro inesperto suppongo per molti……

Chi ha il coraggio di domandare a Dr. Doom Nouriel Roubini se la crisi ha toccato il fondo, se il peggio è passato, deve anche avere il coraggio di ascoltare la risposta che, sintetizzata in due lettere, è prevedibilmente “no”. Per il professore di economia della New York University che gode oramai di una indiscussa fama mondiale per aver previsto con ampio anticipo e accurate analisi la crisi che ha messo in ginocchio il mondo, i mercati devono ancora scontare qualche altra cattiva notizia: è dell’opinione – in verità non è il solo – che i rialzi delle Borse di questi ultimi giorni siano un “bear market rally”, con nuovi ribassi in arrivo. Tuttavia, in una intensa presentazione tenuta ieri a Milano in un incontro a porte chiuse organizzato da Calyon Crédit Agricole, Dr. Doom ha concesso un barlume di speranza: “la luce in fondo al tunnel c’è”, ha detto, anche se a denti stretti. E ha subito posto una serie di condizioni: purchè i Governi e le Banche centrali dei Paesi maggiormente colpiti dalla peggiore recessione dalla Grande Depressione del ‘29 – Stati Uniti, Unione Europea, Cina e Giappone in primis – “adottino misure anti-crisi molto aggressive di breve periodo”. Quel che è stato fatto finora, tra stimoli fiscali e politiche monetarie anche non convenzionali, non basta. La gravità della crisi è tale (“l’economia mondiale rischia di cadere nel baratro della depressione”, per dirla come la dice Roubini) da richiedere sforzi maggiori, azioni più tempestive e scelte più coraggiose da parte dei Governi. Ecco in sintesi il Doom-pensiero sulle principali questioni aperte che stanno più a cuore ai mercati, aggiornato al 20 marzo 2009.

Le banche
La “buona notizia” per Dr. Doom è che dopo il fallimento di Lehman Brothers il rischio sistemico dovuto alla bancarotta di una grande istituzione finanziaria è stato neutralizzato: i Paesi del G7 e l’Unione europea “hanno ammesso che far fallire Lehman è stato un errore” e hanno promesso che faranno di tutto per evitare che un evento di tale portata si ripeta. Per Roubini le garanzie sui depositi e sulle obbligazioni delle banche e le ricapitalizzazioni con intervento pubblico sono una buona notizia. Tuttavia, per Dr. Doom resta ancora molto da fare: le banche americane e inglesi sono ancora “instabili, fragili” e numerosi istituti dovranno essere “nazionalizzati temporaneamente”, unica strada per “ripulirne i bilanci”. Per Roubini spetta allo Stato il compito di mettere in ordine i bilanci delle banche insolventi, dividere gli asset buoni da quelli cattivi. Sono in arrivo altre brutte notizie da parte di banche, compagnie di assicurazione, hedge fund e persino da Stati che hanno commesso gli stessi errori dell’Islanda: chi naviga in cattive acque sarà costretto a vendere asset, e innescherà nuovi ribassi anche sui mercati azionari.
A proposito dei titoli tossici, Roubini ha spiegato perchè le sue previsioni sull’entità delle perdite del sistema bancario su scala mondiale (3.600 miliardi di dollari) sono peggiori di quelle del Fondo monetario (2.200 miliardi): perchè l’Fmi stima le perdite (che sono sempre virtuali con il sistema mark-to-market) ai livelli attuali mentre le previsioni di Roubini sono basate sulle proiezioni del valore di asset continuamente scontati al ribasso. Dr. Doom preferisce il modello svedese per il salvataggio delle banche perchè sostiene che il modello giapponese, “ricapitizzare banche-zombie”, ha dimostrato di non poter funzionare. Infine, tra le iniziative di breve periodo che possono aiutare a uscire dalla crisi, Roubini ha menzionato la sospensione del mark-to-market e l’allentamento dei requisiti di capitale delle banche.

La recessione: V oppure U oppure L
Dr. Doom aveva già previsto una recessione a forma di “U” quando nel mondo prevaleva la tesi di una recessione veloce a forma di “V”. Ieri Roubini ha messo in chiaro che la sua stima di recessione negli Usa sta passando da 24 a 36 mesi, con un tasso di disoccupazione negli Usa che si avvia verso quota 10 per cento. La sua “U” nel frattempo peggiora di giorno in giorno, si allunga. “Se l’Amministrazione Obama e il resto del mondo non interverranno in maniera drastica, con misure anti-crisi fiscali ancor più forti di quelle annunciate, la “U” rischia di trasformarsi in una “L”, in una depressione”. Le stime sull’andamento dell’economia globale di Roubini sono cupe. “Vi ricordate il detto che quando gli Stati Uniti starnutiscono, il mondo si prende il raffreddore? Ebbene: adesso gli Stati Uniti hanno la polmonite!”. Perchè Roubini vede nero su scala mondiale e non crede al “decoupling” (che l’Europa o altri Stati possano andare per la loro strada senza seguire gli Usa)? Ieri lo ha spiegato elencando gli eccessi della leva del debito che si trovavano nel mondo prima dello scoppio della crisi: il “troppo” leverage (debiti dei privati per acquistare case, automobili, mandare i figli a scuola, comprare beni di consumo) non è una malattia solo americana, ne soffrono anche Gran Bretagna, Spagna, Irlanda, Islanda, alcuni Paesi baltici, l’Est Europa, Cina e Dubai. Per Roubini, il fatto che la crescita in Cina rallenterà dal 10% al 5% rappresenta per il Paese un “hard landing”.

Un’altra fonte di preoccupazione nello scenario mondiale di Roubini è la crisi finanziaria e valutaria che sta colpendo una serie di Paesi emergenti: in Europa dell’Est (per esempio Estonia e Lituania), Turchia, Pakistan, Korea, Indonesia, Argentina, Venezuela, Ecuador sono stati tutti menzionati ieri. Per tutta questa serie di motivi le stime di Dr. Doom sulla contrazione dell’economia mondiale sono peggiorate per il 2009 da -0,5 a -1,2 per cento. “In altri tempi la crescita mondiale sotto la soglia di +2,5% era già una cattiva notizia”.

Spezzare il circolo vizioso
La luce in fondo al tunnel c’è. Di questo Roubini ne è convinto. Basta saper trovare la strada per uscire dal tunnel: e questo percorso, secondo Dr. Doom, lo possono percorrere soltanto i Governi e le Banche centrali che devono impegnarsi a “spezzare il circolo vizioso”, la mancanza di fiducia che sta bloccando gli investimenti nelle aziende sane, la voglia di spendere nelle famiglie non indebitate. Quel che va evitato a tutti i costi è che le piccole, medie e grandi imprese sane falliscano per mancanza di credito, che la carenza di liquidità prosciughi le parti buone dell’economia. Le imprese reagiscono al crollo della domanda investendo meno e riducendo la produzione e creando disoccupazione: il loro obiettivo è sopravvivere alla crisi. Ma la perdita di posti di lavoro o solo il rischio di divenire disoccupati tiene a freno i consumi delle famiglie. In questo scenario Roubini ricorda che le banche sottocapitalizzate, che sono tante, saranno costrette a ridurre i rischi e quindi a erogare meno credito. Ed è qui, rimarca il professore della New York University, che i Governi e le Banche centrali possono giocare un ruolo decisivo con interventi a favore delle Pmi e delle famiglie che rischiano di andare in bancarotta solo per mancanza di credito: vanno bene, quindi, le garanzie pubbliche sul rischio-impresa e le ricapitalizzazioni delle banche a carico dello Stato (come i Tremonti-bond). Governi e banche centrali, insomma,sono gli unici che possono fare veramente qualcosa per evitare il peggio. “Non resta altro che socializzare le perdite di banche,
imprese e famiglie, trasferire al pubblico i debiti dei privati: costerà caro, ma è l’unica medicina per scacciare la depressione o una recessione a forma di L”, è la sentenza di Roubini.

Deflazione e Iperinflazione
Roubini non ci sta a preoccuparsi oggi dell’iperinflazione di domani. E lo spiega così. “Se un malato entra in sala di rianimazione, è in coma, combatte tra la vita e la morte, non credo proprio che i medici in quella situazione si preoccupino della dieta del paziente, di farlo dimagrire se è sovrappeso, di convincerlo a smettere di fumare: prima di tutto devono evitare nell’immediato di farlo morire”. Ebbene, una recessione che rischia di trasformarsi in depressione è un’economia che rischia di morire: e per questo Dr. Doom (che nel corso della conferenza di ieri ha parlato di morte, di terza guerra mondiale, di armageddon e rischio di apocalisse) spinge Governi e Governatori delle banche centrali di concentrarsi sul rischio della deflazione. I prezzi scenderanno perchè le aziende che hanno un eccesso di offerta tenteranno di smaltirla in qualche modo riducendo i prezzi di listini. E Roubini prevede anche che le quotazioni delle commodities, nonostante i recenti cali anche del 60%, scenderanno ancora, alimentando le pressioni deflazionistiche. Vede in calo il petrolio e l’oro con “more downside risk”. La domanda cala (meno consumi), i prezzi scendono, la produzione diminuisce, il numero degli occupati crolla, e la domanda va in picchiata: è questa la spirale che secondo Roubini va fermata dagli Stati.

Il ruolo delle banche centrali
Menzionando lo spettro della “liquidity trap”, Roubini ieri ha concesso che i tassi a zero e il quantitative easing (creare moneta in via elettronica anche tramite l’acquisto di titoli sul mercato equivale a stampare…

utente anonimo
Scritto il 21 Marzo 2009 at 14:02

“Uguale” all’articolo del sole 24 ore.
Andrea, grazie della traduzione.Di cuore.
Lui50

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