UN MESSAGGIO DALLA STORIA!

Scritto il alle 19:01 da icebergfinanza

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In uno dei miei primissimi post risalente al lontano gennaio 2007 in un’epoca in cui non era ancora venuto alla luce il fenomeno subprime, cercai di evidenziare le analogie del nostro tempo in riferimento a quanto accadde durante la Grande Depressione del ’29.

Successivamente scrissi alcuni post che cercavano di evidenziare in maniera costruttiva alcuni dei sintomi della Grande Depressione, che tra l’indifferenza della quasi totalità degli attori del mercato, ripercorrevano in maniera dettagliata le analogie con il nostro tempo. 

Insieme abbiamo già letto J.Kenneth Galbraith, grande economista americano , il quale sintetizza nel suo libro " THE GREAT CRASH " le cause fondamentali di questa nemesi storica.

a) Cattiva distribuzione del reddito, sembra che il 5 % della popolazione ricevesse in quell’anno circa un terzo dell’intero reddito personale della nazione! Vi dice qualcosa in riferimento alla nostra epoca e ai bonus del sistema finanziario che ti gratifica anche quando distruggi un’azienda!

b) Cattiva struttura societaria, una debolezza che a quei tempi risiedeva nella struttura delle holding e degli investment trust dove era costantemente presente il pericolo di una devastazione ad opera del principio della leva alla rovescia. Vi dice niente l’utilizzo della leva finanziaria o dei derivati di questa epoca!

c) Cattiva struttura bancaria, credito espansivo che sarebbe stato di buona qualità se non fosse stato per il crollo della capacità di produrre reddito dei mutuatari e del valore delle garanzie da esso prestate. Secondo Galbraith i banchieri cedettero all’umore gaio, ottimistico ed immorale dell’epoca, ma forse non più di tanto. Vi dice qualcosa la vicenda delle banche d’affari americane che ricapitalizzano con costanza le perdite o l’esempio di Societè Gènèrale, che nasconde perdite miliardarie imputandole ad un trader interno!

f) Lo stato dubbio della bilancia dei pagamenti in eccedenza che portò ad aumentare le tariffe doganali per bloccare le esportazioni dei paesi debitori con conseguente crollo delle esportazioni americane.

e) Il misero stato dell’informazione economica. Scrive Galbraith, che sembra certo che gli economisti e i fornitori di consulenza economica a quell’epoca fossero eccezionalmente fuori strada. Nel novembre del 1929 Hoover presidente degli Stati Uniti, annunciò gravi fiscali e chiese alle aziende di continuare gli investimenti in beni capitali e di mantenere inalterati i salari. Entrambe le misure erano dirette ad accrescere il reddito disponibile per la spesa, ma purtroppo rimasero in gran parte senza effetto. Vi dice niente questo in riferimento al piano di aiuti governativi?

Ma quello che mi preme affrontare oggi è proprio il centro di gravità permanente di questa crisi e in maniera speculare della crisi dei nostri giorni, la mancanza di equità nella distribuzione del reddito, uno squlibrio devastante per l’intera economia mondiale.

Nel 1929 anche se le cifre non sono del tutto soddisfacenti, sembra che il 5 % della popolazione con in redditi più elevati ricevesse in quell’anno approssimativamente un terzo dell’intero reddito personale della nazione. La proporzione di reddito personale ricevuta sotto forma di interessi dividendi e rendite era circa il doppio di quella degli anni successivi alla seconda guerra mondiale e noi tutti sappiamo quale proporzione esiste oggi anche a questo livello.

L’interrogativo maggiore riguarda il valore reale creato da questo tipo di economia, attraverso l’irreale rivalutazione di titoli e patrimoni che non procede di pari passo con la crescita di redditi personali adeguati ma questo lo vedremo insieme nel post successivo.

Non di rado si vedono economisti, analisti e attori del mercato sorridere di fronte alle conseguenze di un ripetersi delle dinamiche storiche del passato, quasi a comunicare una certezza nella impossibilità che eventi accaduti in epoche diverse possano trovare riscontro sia nella dinamica, che nelle conseguenze, nel nostro tempo.

 

Esiste però un sottile confine tra la realtà e la fantasia, tra il passato, il presente e il futuro che porta con se generazioni che non hanno la memoria storica necessaria a comprendere come spesso la Storia si ripresenti puntuale all’appuntamento di una nuova crisi finanziaria.

 

 

Primo Levi sosteneva che …..

 

chiunque dimentica il passato è condannato a riviverlo

 

mentre Gibran invece ricordava che spesso ci indebitiamo con il futuro per pagare i debiti con il passato.

 

In fondo ambedue le citazioni si addattano alla situazione reale di questa crisi finanziaria che nasce da lontano, da molto lontano.

 

La visione di Mises e Hayek, gli economisti più eminenti della scuola austriaca, spiega l’eccezionale gravità della Grande Depressione sostenendo  che essa fosse il prodotto inevitabile e disastroso delle conseguenze sull’economia e sul sistema finanziario, provocate dagli eccessi finanziari e monetari verificatesi tra gli anni 1927 e il 1929.  Nel 1963 il pensiero di  Milton Friedman e Anna Shwartz rivoluzionò radicalmente questa opinione, attravreso un libro la  " Monetary History of the United States "  nel quale veniva affermato che il collasso economico non fosse imputabile ne all’inflazione e nemmeno agli eccessi di credito e monetari, ma esclusivamente alle politiche monetarie considerate troppo restrittive.

 

Ecco forse perchè oggi prevale la teoria delle manovre espansive come prevenzione alla recessione, ma sappiamo pure che la dolce Anna in una recente intervista al TELEGRAPH.CO ha affermato:

 

"Liquidity doesn’t do anything in this situation. It cannot deal with the underlying fear that lots of firms are going bankrupt," POLVERE_DI_STELLE.

 

Entriamo ora nei dettagli facendoci aiutare dalle memorie di MARRINER.S.ECCLES governatore della Federal Reserve tra il 1934 e il 1948 uomo che condivise accanto a Franklin Delano Roosevelt gli anni della Grande Depressione, il suo punto di vista su quello che causò la depressione, scovato sul blog di ROBERT_REICH professore presso l’University of California a Barkeley, più o meno la traduzione è la seguente:

As mass production has to be accompanied by mass consumption, mass consumption, in turn, implies a distribution of wealth — not of existing wealth, but of wealth as it is currently produced — to provide men with buying power equal to the amount of goods and services offered by the nation s economic machinery.

Come la produzione di massa deve essere accompagnata da consumi di massa, i consumi di massa aloro volta implicano una distribuzione della ricchezza – non di ricchezza esistente, ma di ricchezza prodotta attualmente per fornire agli uomini il potere d’acquisto  di importo pari a quello di beni e servizi offerti dal circuito economico nazionale.

Instead of achieving that kind of distribution, a giant suction pump had by 1929-30 drawn into a few hands an increasing portion of currently produced wealth.This served them as capital accumulations.

Invece di realizzare questo tipo di distribuzione, una pompa di aspirazione gigante aveva attirato nel 1929-30 in poche mani una crescente quota di ricchezza. Questo serviva come accumulazione di capitale.

But by taking purchasing power out of the hands of mass consumers, the savers denied to themselves the kind of effective demand for their products that would justify a reinvestment of their capital accumulations in new plants.

Ma prelevando il potere d’acquisto dalle mani della massa dei consumatori, i risparmiatori hanno negato a se stessi il tipo di domanda effettiva per i loro prodotti, che giustificano un reinvestimento del capitale accumulato in nuovi impianti.

In consequence, as in a poker game where the chips were concentrated in fewer and fewer hands, the other fellows could stay in the game only by borrowing.

Di conseguenza, come in un gioco di poker dove i chips sono concentrati  in poche mani, gli altri giocatori possono rimanere in gioco solo mediante assunzione di prestiti.

When their credit ran out, the game stopped. Quando si esaurisce il loro credito, il gioco viene interrotto.

That is what happened to us in the twenties. Questo è ciò che è accaduto a noi negli anni Venti.

We sustained high levels of employment in that period with the aid of an exceptional expansion of debt outside of the banking system.

Abbiamo sostenuto livelli elevati di occupazione in quel periodo con l’aiuto di un eccezionale espansione del debito al di fuori del sistema bancario.(mutui subprime finanziarie di credito al consumo)

This debt was provided by the large growth of business savings as well as savings by individuals, particularly in the upper-income groups where taxes were relatively low.

Questo debito è stato fornito da una grande crescita del business di risparmio, nonché dal risparmio da parte di privati, in particolare ad alto reddito, dove le tasse sono relativamente basse. ( vedi le politiche dell’amministrazione repubblicana di oggi!)

Private debt outside of the banking system increased about fifty per cent. Il debito privato al di fuori del sistema bancario è aumentato di circa il cinquanta per cento.

This debt, which was at high interest rates, largely took the form of mortgage debt on housing, office, and hotel structures, consumer installment debt, brokers’ loans, and foreign debt.

Questo debito, contratto a tassi di interesse elevati, in gran parte ha assunto la forma di debito ipotecario sulla casa, ufficio, hotel ,  credito al consumo, prestiti da parte di brokers e il debito estero.

The stimulation to spending by debt-creation of this sort was short-lived and could not be counted on to sustain high levels of employment for long periods of time.

Lo stimolo al consumo offerto dalla creazione del debito è stato di breve durata e non può essere fatto affidamento per sostenere elevati livelli di occupazione per lunghi periodi di tempo.

Had there been a better distribution of the current income from the national product — in other words, had there been less savings by business and the higher-income groups and more income in the lower groups — we should have had far greater stability in our economy.

Se ci fosse stata una migliore distribuzione del reddito corrente dal prodotto nazionale – in altre parole, se ci fosse stato meno risparmio da parte delle imprese e gruppi dal reddito più alto e più redditi nei gruppi di redditi bassi  – avremmo avuto una maggiore stabilità nella nostra economia. 

The time came when there were no more poker chips to be loaned on credit. Il momento è arrivato, quando non vi erano più chips da poker per essere prestate.

Debtors thereupon were forced to curtail their consumption in an effort to create a margin that could be applied to the reduction of outstanding debts.

I  debitori di conseguenza, sono stati costretti a ridurre il loro consumo, nel tentativo di creare un margine da applicare alla riduzione dei debiti.

This naturally reduced the demand for goods of all kinds and brought on what seemed to be overproduction, but was in reality underconsumption when judged in terms of the real world instead of the money world. Questo, naturalmente, riduce la domanda di beni di tutti i tipi e diretto  su ciò che sembrava essere sovrapproduzione, ma in realtà era sottoutilizzo. This, in turn, brought about a fall in prices and employment. Questo, a sua volta, ha portato ad un crollo dei prezzi e nell’occupazione.

Unemployment further decreased the consumption of goods, which further increased unemployment, thus closing the circle in a continuing decline of prices.

Il tasso di disoccupazione in aumento ha diminuito ulteriormente il consumo di beni, con un ulteriore aumento della disoccupazione, chiudendo così il cerchio in una continua diminuzione dei prezzi.

Earnings began to disappear, requiring economies of all kinds in the wages, salaries, and time of those employed. I rendimenti hanno incominciato a scomparire,  richiedendo economie ( risparmio ) di tutti i tipi negli stipendi, nei salari e nel tempo di questi lavoratori.

And thus again the vicious circle of deflation was closed until one third of the entire working population was unemployed, with our national income reduced by fifty per cent, and with the aggregate debt burden greater than ever before, not in dollars, but measured by current values and income that represented the ability to pay.

E quindi di nuovo il circolo vizioso della deflazione è stato chiuso sino a che  un terzo di tutta la popolazione attiva è rimasta disoccupata, con il nostro reddito nazionale ridotto del cinquanta per cento, e con il debito totale più grande che di  prima, non in dollari, ma misurato dal valore corrente e  redditi che hanno rappresentato la capacità di pagare.

Bene sino ad ora abbiamo letto una nuova testimonianza di come siano incredibili le analogie con quell’epoca, un’epoca che Bernanke conosce molto bene, come pure la Grande Deflazione giapponese, ma in fondo si tratta di studi accademici che devono trovare conferma nella realtà e tutti suoi studi, le sue conoscenze non gli hanno impedito di sottovalutare in maniera clamorosa il battito della farfalla subprime.

Il professor REICH in uno suo intervento sul NEWYORKTIMES dal titolo, TOTALY SPENT sintetizza cosi il suo pensiero:

"Stiamo scivolando verso la recessione o peggio, e Washington utilizza rimedi normali per la recessione economica, ma questa volta rimedi normali non sono in grado di produrre effetti in quanto questo non è un normale rallentamento. Il problema è più profondo, è il culmine di tre decenni durante i quali il consumatore americano ha vissuto al di là dei suoi mezzi ed ora tutto ciò stà terminando. I consumatori hanno esaurito la possibilità di mantere un alto livello di consumi.

L’unico rimedio duraturo è quello di accettare un più basso tenore di vita e le imprese adeguarsi ad un’economia di tono minore, dare ai redditi medio bassi più potere di acquisto e non solo temporaneamente.

Gran parte dell’attuale dibattito è irrilevante, anche con più sgravi fiscali per le imprese esse non investirebbero nell’acquisto di attrezzature quando la domanda è in calo e un pacchetto di stimolo fiscale per le famiglie temporaneo non otterrà che i consumatori ritornino nei centri commerciali, perchè i consumatori sanno che l’assistenza è temporanea. I problemi per la maggior parte dei consumatori sono di natura permanente. Un’ulteriore riduzione di tasso potrebbe sbloccare i mercati del credito e dare accesso a prestiti meno onerosi ma non si tornerà più al credito facile di anni fà, creditori e debitori sono rimasti scottati e il valore delle abitazioni e altri beni sono caduti più velocemente delle riduzione dei tassi. (…)

L’unico modo di mantenere l’economia nel lungo termine è quello di aumentare il salario minimo a due terzi degli americani, non di proteggere i posti di lavoro attraverso il protezionismo commerciale…"

Per chi volesse sul suo Blog il professor ROBERT_REICH espone ulteriori considerazioni:

Under these circumstances, the usual remedies won’t work. Wall Street bailouts have no effect because housing prices continue to fall, and the Street is sitting on a giant pile of bad debt.

In sintesi quello che vado sostenendo da tempo ridare potere di acquisto alle classi medie e basse, un potere di acquisto che equilibri una disparità enorme in atto negli ultimi anni, dove alcuni redditi o profitti sono un’insulto all’ Umanità intera in nome di un presunta capacità imprenditoriale o manageriale che non tiene conto del fallimento che spesso alcuni manager infliggono alle loro aziende. Le vicissitudini del settore finanziario ne sono un esempio ecclatante dove manager che hanno distrutto ricchezza vengono ricompensati con bonus e buoneuscite a scapito di licenziamenti  di massa.

E pensare che la BCE si stà preoccupando per le pressioni inflazionistiche quando sarebbe ora di trovare un meccanismo che sia una sintesi tra lavoro, produttività, flessibilità, sicurezza e potere di acquisto.

Il lavoro, la capacità manageriale vanno ricompensati  in misura adeguata ma altrettanto vi sono responsabilità che non possono essere liquidate nel nulla.

Inoltre vorrei sollevare alcune riflessioni rispetto all’economia del consumo, un’economia che oggi più che mai dovrebbe essere rifondata, cercando un’alternativa che non ci renda schiavi del consumismo ad oltranza, ma liberi di consumare in base alle nostre necessità, liberi di poter vivere una vita equa e solidale, dove essenzialità e sobrietà possano coniugarsi con il rispetto del prossimo, di coloro che non hanno alcuna chance e badate bene non di coloro che non sanno afferrarla o non vogliono. 

 

Per aiutare il lettore ad avere una visione il più possibile consapevole di quanto stà accadendo cercherò di ripercorrere le tappe di questa crisi attraverso i miei precedenti post:

 

A) Creazione del credito a fini prettamente speculativi, al di fuori del tradizionale circuito finanziario Nel post relativo alla Grande Depressione scrissi che nel ’29 lo stesso sistema bancario non avendo particolari controlli, poté sviluppare con facilità una politica di credito facile e di speculazioni legate alla borsa, attraverso acquisti diretti o acquisizioni, favorendo operazioni allo scoperto che provocarono il fallimento di molti privati cittadini o delle stesse industrie, ritirando improvvisamente le linee di credito. Il crollo di Wall Street provocò quindi una serie di fallimenti a catena, dai mercati ai privati ed alle industrie, quindi al commercio, ritornando inevitabilmente alle banche.

UNO_DEI_SINTOMI_DELLA_GRANDE_DEPRESSIONE.

B) “In quelli anni di prosperità economica gli uomini conquistati dalla visione di una prosperità ancora maggiore, estendentesi all’infinito, capivano naturalmente l’importanza di essere ben provvisti di capitale d’esercizio ed impianti, Non era un tempo da spilorci, inoltre era un’epoca di consolidamento, e ogni nuova fusione richiedeva, inevitabilmente, una certa quantità di nuovo capitale ed una nuova emissione di titoli per farvi fronte. Bisogna parlare a questo punto, del movimento di fusione degli anni venti.”

Con queste parole John Kenneth Galbraith introduce il capitolo relativo alle fusioni ed incorporazioni avvenute negli anni precedenti la Grande Depressione. 

FUSIONI_M&A_HEDGE&PRIVATE

C) Nel ’29, lo stesso sistema bancario non avendo particolari controlli, poté sviluppare con facilità una politica di credito facile e di speculazioni legate alla borsa, attraverso acquisti diretti o acquisizioni, favorendo operazioni allo scoperto attraverso il margine di debito consistente in affidamenti atti a speculare in borsa.

In quegli anni quando un privato comperava delle azioni, non doveva necessariamente disporre di tutto il capitale.

Come scritto nel libro di Fabrizio Galimberti “Economia e Pazzia” lo strumento preferito era il “riporto”, una forma di prestito tuttora presente che consente di ricevere un prestito per un valore del 80/90 % del capitale impiegato nell’acquisto di azioni. I “caller loans” erano concessi non solo dalle banche, ma anche dalle imprese che partecipavano alla frenesia speculativa attraverso l’impiego delle proprie disponibilità liquide. Oggi in maniera impropria potremo paragonarli ai capitali impiegati nelle operazioni di acquisizioni in atto nel settore del private equity ed eventualmente ad operazioni ad alto rischio nelle acquisizioni e fusioni. Secondo Galimberti il denominatore comune delle crisi finanziarie è il ricorso alla “leva” qualunque essa sia, la possibilità di moltiplicare le fonti di guadagno con gli strumenti finanziari senza rischiare i “rigori” dell’economia reale.

Il cosiddetto “margin call” ovvero chiamata del margine consentiva di tenere sotto controllo con il margine del 10 % il prestito, ma nascondeva il rischio evidente che in caso di collasso o panico le perdite sarebbero state amplificate.

Nel canyon della finanza, l’eco delle "margin calls" e  del "margin debt" stà trascinando nel baratro progressivamente, alcune delle maggiori istituzioni finanziarie unitamente ai principali attori privati di questa epoca irrazionale ovvero Hedge & Private Equity.

Oggi nel sistema è in atto un processo di decelerazione finanziaria globale amplificato dai margin calls, che ha spinto il Fondo Monetario Internazionale a prospettare un impiego di risorse pubbliche, attraverso l’utilizzo di fondi pubblici per salvaguardare l’intero sistema finanziario. In sostanza il tramonto infuocato dell’ortodossia del mercato libero dall’intervento pubblico, la socializzazione delle perdite dopo la privatizzazione degli utili. GUADAGNI_FACILI_E_SOLDI_SENZA_FATICA_MARGIN_DEBT

D)  Durante gli anni della Grande Depressione  tutte le politiche di  protezionismo e barriere doganali contribuirono al prolungamento degli effetti depressivi del grande crollo di Wall Street. Oggi inevitabilmente, nelle sale del Congresso Americano continuano ad eccheggiare improvvisi richiami a politiche economiche che contengono il seme del protezionismo, come non sono ben viste le continue ricapitalizzazioni dei fondi sovrani.PROTEZIONISMO_COMMERCIALE.

In quel periodo con le esportazioni di capitali l’America aveva contribuito a mantenere in equilibrio la bilancia internazionale dei pagamenti e appena scoppiata la crisi iniziò il ritiro dei capitali  a breve termine. Questa tendenza al ritiro dal mercato internazionale, fu rafforzata dalla politica doganale che gli Stati Uniti perseguirono con l’introduzione della famosa HAWLEY-SMOOT a partire dal giugno 1930 che fu duramente protezionistica e costituì un  pericoloso precedente. Ciò che spinse molti paesi a scegliere la via dell’isolazionismo economico fu l’asprezza di quella crisi. ( fonte: “Le trasformazioni sociali” di Gabriele De Rosa ) 

 

Vorrei inoltre ricordarvi quanto scrissi in epoca non sospetta a proposito della nemesi immobiliare in corso:

 

“Per comprendere come la Storia sia una maestra di Vita straordinariamente inascoltata, basta riprendere per un attimo le vicissitudine della US.Savings & Loan Crisis degli anni 80 il più grande scandalo finanziario degli Stati Uniti, principalmente nel settore di ipoteca residenziale supportato da una legislazione risalente al lontano 1930.
L’avventura all’interno del mercato immobiliare commerciale altamente ciclico con l’allentamento dei campioni di sottoscrizione, le valutazioni del valore di un immobile che non tenevano conto delle probabili discese di prezzo prendendo in visione solo alternative speculative al rialzo, la pratica di aggiungere dei pagamenti di interessi non saldati in conto capitale e prestiti alterati usando l’accreditamento della banca per persuadere gli investitori a comprare il prestito deteriorato e gli investimenti della banca a valori gonfiati ricorda, anche se in forme differenti la vicenda subprime.

Nel febbraio del 1989 l’attuale presidente degli Stati Uniti George Bush annunciava che il Governo sarebbe intervenuto per salvare l’industria finanziaria delle S & L naturalmente a spese dei contribuenti con la crisi finanziaria più costosa che la storia ricordi.
 
Non bastasse la crisi americana, basta volare dall’altra parte dell’oceano per scoprire le principali cause e caratteristiche delle
“ JUSEN” giapponesi che provocarono la crisi immobiliare giapponese degli anni 80.
Le jusen erano istituti finanziari non bancari costituiti da joint.ventures di grandi banche che finanziavano i loro prestiti tramite prestiti ottenuti dalle banche fondatrici. Tali banche erano specializzate nell’erogazione di mutui ipotecari create con l’obiettivo di soddisfare la crescente domanda di prestiti per l’acquisto di beni immobili. Nel corso degli anni ottanta con l’emergere naturale della bolla speculativa il credito, si diresse verso le società immobiliari, indirizzando verso quest’ultime clienti potenzialmente insolventi in quanto le banche fondatrici non volevano assumersi il rischio diretto delle operazioni. Gran parte delle attività di prestito era puramente speculativa, sulla scia di prezzi che crescevano in modo esponenziale concessi nella convinzione che i valori avrebbero continuato a crescere all’infinito. Per concludere le “jusen” non erano soggette alle stesse regole vigenti nel settore bancario e una diminuzione nel valore dei beni immobiliari avrebbe causato seri problemi in quanto la garanzia era riposta nelle proprietà immobiliari.

 (http://www.nipponico.com/tesi/rotelli_giovanna/capitolo4.doc) Ora inevitabilmente è impressionante la similitudine totale con le vicende americane a tal punto da potersi definire una “JUSEN SUBPRIME” made in Japan.

 

In fondo rileggendo questo intenso poema Voi tutti potrete scendere nelle profondità di questa crisi per provare a trovare delle risposte ad alcune delle domande di questo tempo, una navigazione lunga un anno intero e più, in solitaria, attraverso una visione soggettiva di un uomo qualunque, uno di Voi, una navigazione in compagnia di un gruppo di  persone che credono agli stessi ideali, con in comune un’Utopia realizzabile nelle nostre famiglie, nelle nostre case, nelle nostre comunità in un tempo che chiama il cambiamento, per un’economia, una finanza, uno stile di vita etico e responsabile nei confronti di noi stessi, dei nostri figli, delle generazioni che verranno.

 

Come dice Yunus uno dei pionieri del Microcredito, premio Nobel per la Pace quando un’intuizione di tale portata meriterebbe perlomeno il premio Nobel all’Economia alla faccia di coloro che hanno affondato il LTCM, dicevo come dice Yunus la povertà potrebbe essere sconfitta se le istituzioni finanziarie, pubbliche o private, governative o internazionali, fossero capaci di sfruttare l’immensa potenzialità di ogni essere umano!”

Non aggiungo altro queste sono parole da scolpire sul marmo, parole che eccheggiano nei perchè di questo tempo. 

Prosegue Yunus:“Ho come la sensazione che l’economia basi le sue leggi su presupposti che ignorano gli esseri umani. Tratta gli uomini come macchine e nega gli elementi essenziali della natura umana. Considera gli imprenditori come uomini dalle capacità eccezionali e così ignora le potenzialità della gran massa dell’umanità.

 

L’economia ama definirsi come una scienza sociale ma non lo è!

 

Parla di lavoro e manodopera, non parla di uomini , donne e bambini quindi non può ignorare l’ambiente che pretende di analizzare!”

10 commenti Commenta
Scritto il 15 Marzo 2008 at 20:56

E’ un po’ di tempo che ti leggo, ma solo ora ho preso il “coraggio” di scrivere pertanto scusami se dico delle cavolate. I miei complimenti te li ho già fatti e le tue similitudini con i sintomi attuali e quelli pre e post la Grande Depressione” mi trovano completamente in sintonia. Sono completamente d’accordo anche quando dici che adesso, come allora, le ragioni della crisi vengono da lontano. Mi piacerebbe, però, cercare di capire quale potrebbe essere la causa che comporta in periodi distanti sintomi similari. Adesso come allora sorgono le invettive verso gli speculatori, la finanza creativa, la mancanza di etica rigore etc.etc. Con questo non voglio dire che sono favorevole a questi fenomeni ma tutto questo mi dà la sensazione di un dejavù e che potrebbe, forse, anche essere la ricerca di un facile capro espiatorio, la ricerca di una facile terapia sintomatica, la quale, come definizione, può portare soltanto un sollievo momentaneo ma certamente non cambiare il decorso. Solo se viene individuato il vero agente eziologico possiamo, forse e ripeto forse, avere la speranza di intervenire efficacemente. Comunque scusami per le eventuali cavolate dette e di nuovo grazie di darmi la possibilità di esprimere i miei “arrovellamenti notturni”
saluti

utente anonimo
Scritto il 15 Marzo 2008 at 21:02

ciao andrea come sempre ti debbo ringrazziare per tutte le tue fatiche ,a volte mi chiedo come fai , contina cosi un saloto (minghin)

utente anonimo
Scritto il 15 Marzo 2008 at 22:32

Interessantissimo. Grazie

stella

utente anonimo
Scritto il 15 Marzo 2008 at 23:10

Che cosa chiedere di + ….
Ciao Buona Notte, Roberto.

utente anonimo
Scritto il 16 Marzo 2008 at 14:19

olà capitano mio capitano,
ma cosa pensi della BCE che chiede come rimedio a questa crisi di non aumentare gli stipendi x non entrare in un baratro
non ti sembra miope la visione ???????’
ma tutti quei cervelloni pagati tantissimo (cosi torniamo al problema della ridistribuzione equilibrata) non potrebbero studiarsi i problemi passati
io non sono un economista, ma se alla maggioranza della popolazione togli la possibilità di star dietro all’inflazione , come puoi pensare di risolvere il problema
maat

utente anonimo
Scritto il 16 Marzo 2008 at 16:29

desta sollievo il constatare che c`e´ ancora chi ha lo “spudorato” coraggio morale e civile di richiamarsi ai valori della finanza etica…

tuttavia vi faccio un esempio di quale sia la realta´concreta: il risparmio postale e´tradizionalmente associato all´immagine della pensionata che presta fiduciosa i suoi risparmi allo sportello postale…
ebbene, Poste Vita, nell´ambito della serie di emissioni denominate “Programma Dinamico”, 2001 e 2002, ha distribuito ( con quanta consapevolezza da parte dei risparmiatori vi faccio immaginare) CDO sottostanti le obbligazioni contenute nelle sue polizze index linked per lo stratosferico ammontare di 2,068 miliardi di euro…

Queste sono le polizze interessate:

– Classe 3A, collocata dal 02/11/2001 al 30/11/2001
– Classe 3A Valore Reale, collocata dal 07/01/2002 al 09/02/2002
– Ideale, collocata dal 18/03/2002 al 20/04/2002
– Raddoppio, collocata dal 03/06/2002 al 10/07/2002
– Raddoppio Premium, collocata dal 12/08/2002 al 21/09/2002
– Index Cup, collocata dal 21/10/2002 al 16/11/2002

Quanti clienti sanno di avere in portafoglio un titolo tanto rischioso? quanti risparmiatori sanno CHE NON E´L´ASSICURAZIONE CHE GARANTISCE IL RIMBORSO DELLA POLIZZA INDEX LINKED, ma e´l´emittente della obbligazione strutturata sottostante?
Quanti clienti sanno che il rating di queste obbligazioni strutturate è stato abbassato, anche ripetutamente? Quanti risparmiatori sanno che il sottostante e´ stato ristrutturato più volte, e questo potrebbe ripetersi in futuro, con costi completamente a loro carico?

Non manca uno spudorato richiamo all´etica: la polizza “Ideale” venne pubblicizzata come “investimento etico”: questa aveva tra i componenti del CDO sottostante un derivato su un prestito ad un generatore nucleare….

L’Isvap il 10 giugno del 2003 (Circolare 507/D ) ha vietato il collegamento delle prestazioni dei contratti index-linked “a indici o altri valori di riferimento che siano costruiti o collegati, in modo diretto o indiretto, a titoli derivanti da operazioni di cartolarizzazione, effettuate anche in maniera sintetica, ovvero a derivati del credito” (…)
“(Index linked) che offrono prestazioni direttamente collegate al valore di credit linked notes o di titoli emessi da società veicolo nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione di elevata complessità, spesso associate all’utilizzo di derivati del credito, che rendono difficile la valutazione del reale rischio di investimento da parte degli assicurati. Caratteristica comune di tali prodotti è il trasferimento agli assicurati, secondo articolazioni contrattuali variamente definite, dei rischi di credito degli attivi oggetto di cartolarizzazione ovvero di portafogli o “entità di riferimento”.

come vedete, basta entrare all´ufficio postale sotto casa per toccare con mano le tanto famigerate sigle della finanza derivata…

ad maiora

Gabriel

utente anonimo
Scritto il 16 Marzo 2008 at 18:10

E’ incredibile!!!
Grazie Gabriel della perziosa segnalazione.

Mas

Scritto il 16 Marzo 2008 at 18:40

E meno male che qualcuno pensa che siamo soli…..Grande Gabriel!

Andrea

utente anonimo
Scritto il 16 Marzo 2008 at 21:13

olà, anche questa parte del commento di RIOLFI su il sole 24 ore ci da l’idea che l’america abbia finito l’egemonia mondiale.
se hanno bisogno dell’aiuto di paesi emergenti e arabi dovranno pur dar in cambio qualcosa:

Si parla di altri 4-500 miliardi di $ che servirebbero a tamponare le situazioni più difficili. Siccome non si trovano molte JPM disposte a muoversi per salvare i concorrenti, dovranno intervenire ancora le banche centrali e probabilmente anche i Governi. E dove trovano la Fed o la Bce tutto quel denaro? Se lo faranno prestare dalle banche centrali asiatiche e dei Paesi arabi probabilmente, come già ipotizzano alcuni banchieri, attraverso operazioni di pronti contro termine. E poi si vedrà. Date le dimensioni del fenomeno non c’è una cura risolutiva. Si tratta di far sopravvivere il sistema confidando nel beneficio del tempo. Perché solo il tempo può curare la psicologia del mercato.
maat

utente anonimo
Scritto il 22 Marzo 2008 at 07:59

non credete che alla fine il problema nasce dal fatto delvoler fare soldi con i soldi, che, specialmente se lo si fa non usando soldi propri(vedi banche), porta a correre rischi molto alti?
E non sarebbe il caso di fare qualcosa contro questi squali che rompono , ma che fanno pagare alla massa il conto e si tengono anche i cocci? Ruggero

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