ANATOMIA DEL CANTO DEL CIGNO.

Scritto il alle 18:58 da icebergfinanza
Incredibile, melodioso, affascinante e struggente questo ultimo "Canto del Cigno"!
Una crescita superiore anche alle più rosee aspettative, una crescita di un’economia di REVISIONE!
Revisioni,revisioni ed ancora revisioni! Un mondo in cui si rilasciano dati economici e congiunturali approssimativi, sull’onda delle richiesta spasmodica dei mercati, per poi rividerli a distanza di mesi, anni, lustri.
Il canto di un cigno che durante la sua recente vita, la sua recente crescita ha visto una revisione al ribasso del dato del primo trimestre impercettibile passando da 0,7 % a 0,6 %, una crescita pur sempre "recessiva" che sarà rivista ancora nell’arco degli anni.
Sono stati rivisti al ribasso, anche i dati relativi agli anni 2004/2006, una crescita relativamente stabile che scende dal 3,9 al 3,6 % nel 2004, dal 3,1 al 3,2 % nel 2005 e infine dal 3,3 % al 2,9 % nel 2006.
Variazioni insignificanti direte Voi e su questo non vi è dubbio, ma se le revisioni riguardassero dati che ormai danzano vicino allo 0 ovvero vicino alla recessione, incominciano ad avere un diverso significato.
Qualcuno mi chiede spesso perchè continuo a seguire le vicende americane e non svolgo l’occhio sulle vicende di casa nostra sul boom globale. Premetto che non credo affatto alla teoria del recente decoupling e sono convinto che il boom mondiale poggia sul pilastro del consumatore americano che ha permesso a Cina ed India di usufruire dell’acquisto delle loro merci e dei loro servizi, senza dimenticare la cara e vecchia Europa. La delocalizzazione del mercato del lavoro e l’outsorcing mondiale ha fatto il resto.
Dall’America nascono le maggiori insidie e le maggiori ingegnerie finanziarie, che in questi giorni stanno prosciugando il mercato del credito.
Se qualcuno crede che con il cambiamento della percezione del rischio, con una minore e quasi nulla in certi casi predisposizione degli investitori a sostenere M&A, private equity, hedge funds, mutuatari e investimenti delle imprese, i mercati finanziari e l’economia in genere possano riprendersi, credo che abbia fatto male i propri conti.
Elencherò ora sinteticamente alcuni dati che hanno sorpreso in questo ultimo canto del cigno e con le tabelle rilasciate dalla BEA :
Line      2006   
I
   2006   
II
   2006   
III
   2006   
IV
   2007   
I
   2007   
II
1       Gross domestic product 4.8 2.4 1.1 2.1 0.6 3.4
2 Personal consumption expenditures 4.4 2.4 2.8 3.9 3.7 1.3
3    Durable goods 16.6 0.8 5.6 3.9 8.8 1.6
4    Nondurable goods 4.5 2.3 3.2 4.3 3.0 -0.8
5    Services 2.1 2.7 2.0 3.7 3.1 2.2
6 Gross private domestic investment 4.3 0.6 -4.1 -14.1 -8.2 3.1
7    Fixed investment 7.9 -1.9 -4.7 -7.1 -4.4 2.2
8       Nonresidential 13.3 4.2 5.1 -1.4 2.1 8.1
9          Structures 15.0 16.4 10.8 7.4 6.4 22.1
10          Equipment and software 13.0 -0.1 2.9 -4.9 0.3 2.3
11       Residential -0.7 -11.7 -20.4 -17.2 -16.3 -9.3
12    Change in private inventories —   —   —   —   —   —  
13 Net exports of goods and services —   —   —   —   —   —  
14    Exports 11.5 5.7 5.7 14.3 1.1 6.4
15       Goods 15.5 6.5 7.4 9.6 0.9 6.1
16       Services 2.9 3.9 2.0 26.0 1.6 7.2
17    Imports 6.9 0.9 5.4 1.6 3.9 -2.6
18       Goods 6.5 1.1 6.2 -0.6 4.2 -2.4
19       Services 9.5 -0.1 1.3 14.2 2.3 -4.0
20 Government consumption expenditures
    and gross investment
4.9 1.0 0.8 3.5 -0.5 4.2
21    Federal 8.4 -1.6 0.9 7.3 -6.3 6.7
22       National defense 6.8 2.3 -1.5 16.9 -10.8 9.5
23       Nondefense 11.9 -8.8 6.0 -10.0 3.8 1.3
24    State and local 2.9 2.5 0.7 1.3 3.0 2.9

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a) un crollo nella spesa del consumatore sceso all’1,3 % che significa un contributo percentuale del 0,89% rispetto al 2,56, 2,68, 1,88 1,63 e 3,00 % degli altri trimestri sino al 1° del 2006. Con i dati preliminari di luglio relativi alle vendite al dettaglio e il petrolio vicino ai massimi storici, la risistemazione dei mutui che stanno per scadere rivisti a tassi stellari, la disponibilità di credito in contrazione e i valori medi delle abitazioni anch’essi sulla via del tramonto, possiamo affermare che se anche i mercati finanziari vedrano un lento ed inesorabile declino, il pilastro di questi ultimi anni verrà progressivamente a mancare.US housing market
  
b) esportazioni in ripresa dal 1,1 % al 6,4 % ma sotto i 14,3  5,7 5,7 e 11,5 % del 2006 che testimoniano un dollaro debole e una domanda globale sostenuta. Due piccoli interrogativi mi vengono alla mente! Ancora per quanto la svalutazione del dollaro eviterà di importare inflazione con la perdita del potere di acquisto interno? Dove è scomparsa la teoria accademica che vede l’inflazione accendersi con prezzi del petrolio e alimentari ormai non più volatili ma costanti nel tempo e propagarsi all’inflazione generale e non solo "core"? Effetto globalizzazione, per quanto ancora!nPer quanto tempo ancora il mercato globale acquisterà le merci americane ed investirà nel dollaro?
c) un aumento del 4,2 % della spesa governativa di cui 9,5 % per la difesa e 6,5 % per il bilancio federale, presuppongono una svolta significativa dal -0,5 % del trimestre precedente, oppure è solamente un rimbalzo temporaneo. La bilancia commerciale in leggera contrazione ha contribuito ad avere un buon risultato di insieme del PIL ma se i costi energetici dovessero esplodere ora che si avvicina la stagione storicamente più impegnativa, per scorte, uragani e richiesta estiva e se la spesa governativa dovesse tornare ad essere sostenuta, difficilmente la bilancia commerciale potrebbe riprendere a scendere.
d) le costruzioni non residenziali quindi gli investimenti nell’edilizia pubblica e privata commerciale sono immuni dall’effetto di un possibile "credit crunch" o anch’esse vivono ed hanno vissuto una stagione esaltante ad opera del credito diffuso e si suppone "cartolarizzato" e se la dinamica è la stessa delle costruzioni residenziali quanto ancora come riportano alcuni_articoli resisteranno alla mutata percezione del rischio?( +8.1 da +2.1 e -1,4 ).
e) altro dato di rilievo è sicuramente quello riferito agli investimenti in strutture ed impianti salito del 22,1 % da un 7,4 e un 6,4 % precedenti. In un articolo apparso su un blog leggo che talvolta la decisione di investire in strutture ed impianti avviene durante i picchi di un ciclo economico e talvolta pure nei primi mesi di una recessione. Guardando la tabella qui sotto e facendo riferimento all’ultima recessione del 2001 questa visione sembrerebbe confermata, ma protrebbe essere una casualità. 
Line                                            2001   
I
   2001   
II
   2001   
III
   2001   
IV
   2002   
I
   2002   
II
   2002   
III
   2002   
IV
 

8       Nonresidential 1,229.6     1,187.1   1,167.2   1,123.2   1,085.2  1,067.8   1,061.4   1,050.7
9          Structures 323.9 325.7 335.8 305.2 292.2 280.9 272.1 271.7
10          Equipment and software 905.7 861.4 831.4 818.1 793.0 787.0 789.3 779.0
Ovviamente ogni considerazione finale viene rimandata ai successivi rilasci, ma sin da ora si può comprendere la mancanza di entusiasmo da parte dei mercati per questo dato che dimostra di essere già vecchio, un canto del cigno, in fondo neanche tanto affascinante.
Qui sotto trovate le percentuali di contribuzione di ogni singolo settore alla formazione del PIL
Line      2006   
I
   2006   
II
   2006   
III
   2006   
IV
   2007   
I
   2007   
II
   Percent change at annual rate:            
1       Gross domestic product 4.8 2.4 1.1 2.1 0.6 3.4
   Percentage points at annual rates:            
2 Personal consumption expenditures 3.00 1.63 1.88 2.68 2.56 0.89
3    Durable goods 1.23 0.07 0.43 0.30 0.67 0.13
4    Nondurable goods 0.91 0.47 0.64 0.86 0.61 -0.16
5    Services 0.86 1.10 0.81 1.52 1.28 0.92
6 Gross private domestic investment 0.78 0.13 -0.70 -2.50 -1.36 0.49
7    Fixed investment 1.27 -0.32 -0.80 -1.19 -0.70 0.34
8       Nonresidential 1.31 0.44 0.53 -0.15 0.22 0.83
9          Structures 0.39 0.45 0.31 0.23 0.20 0.66
10          Equipment and software 0.92 -0.01 0.21 -0.38 0.02 0.17
11       Residential -0.05 -0.76 -1.33 -1.04 -0.93 -0.49
12    Change in private inventories -0.49 0.46 0.10 -1.31 -0.65 0.15
13 Net exports of goods and services 0.13 0.49 -0.25 1.25 -0.51 1.18
14    Exports 1.19 0.61 0.62 1.51 0.13 0.73
15       Goods 1.10 0.49 0.56 0.73 0.07 0.48
16       Services 0.10 0.13 0.07 0.78 0.05 0.25
17    Imports -1.07 -0.12 -0.88 -0.26 -0.63 0.45
18       Goods -0.83 -0.12 -0.84 0.09 -0.57 0.34
19       Services -0.24 0.00 -0.03 -0.35 -0.06 0.11
20 Government consumption expenditures
    and gross investment
0.92 0.18 0.14 0.66 -0.09 0.82
21    Federal 0.57 -0.11 0.06 0.50 -0.46 0.47
22       National defense 0.31 0.11 -0.07 0.74 -0.54 0.44
23       Nondefense 0.27 -0.22 0.14 -0.24 0.08 0.03
24    State and local 0.35 0.29 0.08 0.16 0.36 0.35
1 commento Commenta
utente anonimo
Scritto il 30 Luglio 2007 at 10:08

Il Deficit democratico avanza implacabile anche negli usa.Si pubblicano dati falsi, si rivedono continuamente le stime, si dicono bugie su bugie.
Noi italiani ci siamo abituati da decenni ad avere a che fare con politici disonesti che taroccano i dati sul Pil sull’inflazione, sulle entrate fiscali ‘ sui bilanci pubblici, sulle aziende pubbliche e chi più ne ha più ne metta..
Negli usa ormai fanno lo stesso!

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